ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 6 settembre 2019

E' nato il Governo "Orsola"

OLTRE LA NOTTE, PER L’ITALIA

                                        
La democrazia è la partecipazione del popolo al suo destino: l’esatto contrario dell'Italia di oggi. Alla dominazione finanziaria si è aggiunta la morsa del potere tecnologico: tutto è in mano ai nemici della nazione e del popolo 
di Roberto Pecchioli  

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La frittata è fatta. E’ in pista il governo rosso fucsia gradito a tutti i poteri forti, come dimostra l’euforia delle borse e il calo dello spread, il differenziale tra gli interessi dei nostri buoni del Tesoro e quelli tedeschi. I danni tremendi che produrrà saranno visibili nel tempo: immigrazione incontrollata, insicurezza, aumento delle tasse per foraggiare caste, clientele, finanziare Bruxelles e il famigerato MES (Meccanismo Europeo di Stabilità), esplosione del gender, distruzione accelerata degli ultimi brandelli di etica naturale, svendita di ciò che resta delle imprese italiane, acquiescenza agli ordini di tutte le centrali finanziarie e politiche oligarchiche. Un disastro totale.

Capiremo nel tempo se porre sul banco degli imputati Matteo Salvini e la sua improvvida rottura in pieno solleone o se il capo leghista è stato vittima di indicibili ricatti e oscure manovre. Quanto ai grillini, impressiona la traiettoria dal “vaffa”, dall’aprire le istituzioni “come scatolette di tonno” all’alleanza con tutti i poteri forti. Evidentemente la creatura di Grillo e Casaleggio ha assolto al suo vero compito: canalizzare la ribellione e il dissenso nel sistema sino a diventarne un pilastro. Ma restiamo ai fatti e prendiamo atto che la traversata nel deserto sarà lunga e forse drammatica. Nessuna illusione: molte volte interrogheremo la biblica sentinella idumea su quanto resta della notte. La risposta sarà per molto tempo la medesima: verrà il mattino, ma è ancora notte.

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La frittata è fatta. E’ in pista il governo rosso fucsia gradito a tutti i poteri forti!

Il compito, dunque, è arduo e meraviglioso: preparare l’aurora che verrà e dare risposta alla domanda di tanti italiani scoraggiati: che fare? Abbiamo una convinzione: occorre andare oltre. La risposta alla sfida che minaccia di travolgere lo Stato italiano, la nazione e il nostro popolo non può essere affidata ad un improbabile ribellismo, alle deprecazioni e neppure all’azione parlamentare di opposizione. Alla dominazione per via finanziaria si è aggiunta la morsa del potere tecnologico e adesso la tenaglia è completata con il governo della Repubblica in mano dei nemici della nazione, del popolo, dello Stato italiano.
Non è il momento delle elucubrazioni e delle analisi sociologiche. Occorre dare ragione all’ XI tesi su Feuerbach di Karl Marx: abbiamo osservato, analizzato al microscopio il mondo per troppo tempo; è l’ora di cambiarlo, cioè di agire. Occorre una rivoluzione degli animi che conservi e ripristini principi negati. La democrazia, scrisse Moeller Van Den Bruck , è la partecipazione del popolo al suo destino, l’esatto contrario di ciò che abbiamo davanti agli occhi.  E’ in atto la riscossa dell’alto contro il basso, delle élite contro il popolo.  Occorre alimentare una battaglia culturale che sia avanguardia, lievito di una lotta politica organizzata. Crediamo che l’errore più grave sarebbe reagire con i criteri di ieri: destra contro sinistra, moderati contro progressisti. In particolare, dobbiamo prendere atto una volta per tutte che la lotta è al sistema nella sua interezza, dunque non può essere risolta nei termini dei vecchi schieramenti. Del resto, l’enorme successo del M5S dovrebbe esserne una prova: ha saputo rompere lo schema destra/sinistra ottenendo consensi di ogni tipo. Altra questione è come stia spendendo in senso regressivo il capitale accumulato.
Non si risponde al governo Conte-Mattarella- Boldrini-Zingaretti, benedetto da Bruxelles, Parigi, Francoforte e Berlino opponendogli una destra tradizionale o, peggio, invocando un inesistente popolo moderato. La destra italiana, come gran parte di quella mondiale, ha scelto da tempo il suo campo: non più baluardo di valori e principi, ma guardia bianca del liberismo economico, della globalizzazione e della privatizzazione del mondo. Dall’altro lato, il progressismo materialista, la mistica dei diritti, mascherano la medesima adesione al neoliberismo.

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Beppe Grillo e Romano Prodi? la creatura di Grillo e Casaleggio ha assolto al suo vero compito: canalizzare la ribellione e il dissenso nel sistema sino a diventarne un pilastro!

Non si può più indugiare, ma prendere in mano le sorti del nostro popolo oltrepassando le appartenenze e le categorie del passato. Alain Soral, intellettuale francese, parla di destra dei valori e sinistra del lavoro.  Un grande sociologo americano, Daniel Bell, esperto di mutamenti sociali e ideologie totalizzanti, studioso degli effetti della tecnologia sulla società e la cultura, parlò di “politica tecnocratica” e si dichiarò socialista in economia, liberale in politica e conservatore nella cultura. La via è quella: uscire dal liberismo in economia significa contrastare l’enorme potere dei monopoli oligarchici, tecnologici, industriali, finanziari, che hanno confinato la politica in un ghetto servile. Del liberalismo classico va salvato il pluralismo – sostanzialmente espulso dalla finta dialettica destra-sinistra di sistema – il rispetto per la libertà e la forza delle istituzioni di garanzia, (check and balance) oggi del tutto svuotate e appaltate alle varie cricche di potere. Essere conservatori nella cultura vuol dire difendere e rilanciare l’identità di ogni popolo, le sue tradizioni ricevute, le sue specificità, i principi dell’etica naturale, l’apertura al trascendente, la forza delle comunità naturali, come la famiglia, le autonomie territoriali, i corpi intermedi, le libere associazioni, luogo di incontro, mediazione, responsabilità.
Bisogna coniugare i valori ed i principi con i legittimi interessi radicandoli nell’interesse generale; in una parola, occorre ritessere l’ordito di una comunità i cui fili sono gravemente lacerati. La lotta necessita di una vera e propria kulturkampf, una sfida culturale e spirituale di ampio respiro, ma intanto è indispensabile abbozzare un contenitore politico in grado di parlare agli italiani. Non può presentarsi, né essere percepito, come di destra o di sinistra. Con le forze disponibili schierate sui quei versanti, si potrà e dovrà dialogare, marciare divisi per colpire uniti, ma adesso è l’ora di qualcuno che superi antichi steccati in nome della salvezza della nazione e del popolo mai minacciate come oggi.

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E' nato il Governo "Orsola" come battezzato da Romano Prodi, ispirato alla nuova presidente dell'Unione Europea, sponda Merkel ed eletta dai "Grillini"! Alla dominazione finanziaria oggi si è aggiunta la morsa del potere tecnologico: tutto ora è in mano ai nemici della nazione e del popolo!

OLTRE LA NOTTE, PER L’ITALIA

di Roberto Pecchioli

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IL RIBALTONE DEI VAFFA-BOYS

Erano quelli del Vaffa, erano quelli del “mai accordi con i partiti”; erano quelli che definivano Renzi “l’ebetino”; erano quelli che si attribuivano l’etichetta di anti-politica. Erano, perché dal 3 settembre 2019 – giorno in cui, sulla piattaforma Rousseau, il 79 per cento dei 79.634 iscritti grillini votanti ha detto sì al governo che unisce in matrimonio Pd e 5Stelle – nessuno più, tra i militanti del Movimento 5Stelle, potrà invocare questa “differenza”, questa supposta “superiorità” (quale???) rispetto a tutto il resto dell’universo politico.
Dal 3 settembre, il Movimento 5Stelle, semmai prima sia stato davvero qualcosa di diverso, è un partito come tutti gli altri, che ha, tra i suoi obiettivi principali, non il bene dei cittadini, ma il raggiungimento e la conservazione, a tutti i costi, di posizioni di potere.
Quel che è avvenuto – e sta avvenendo – col governo Conte bis è qualcosa di vergognoso, che lascia esterrefatti. L’obiettivo unico di tutti gli attori principali di questa vicenda non era certo quello di salvare, ma fermare l’ascesa di Matteo Salvini, che in caso di elezioni politiche avrebbe stravinto.
Lui, il Capitano della Lega, ha facilitato il compito ai suoi nemici, con il clamoroso autogol dell’8 agosto, quando ha staccato la spina al governo gialloverde. Si è fidato, Salvini, non solo delle parole di quasi tutti gli esponenti del Pd – che a fine luglio definivano “impossibile” e “impensabile” un’intesa con i 5Stelle – ma delle decisioni di un organismo ufficiale, quale la Direzione del Partito Democratico, che il 26 luglio scorso ha approvato la relazione del segretario Zingaretti, nella quale si chiudeva a la porta a qualsiasi futuro accordo col Movimento di Grillo, assicurando che, in caso di crisi, il Pd avrebbe chiesto elezioni immediate.
È stato ingenuo, Matteo Salvini, perché gli infimi personaggi del Pd, appena scoppiata la crisi, si sono affannati a dire che “per il bene del Paese” era “necessario cercare di salvare la legislatura, anche accordandosi coi 5Stelle”. Il primo è stato Renzi, cui ha fatto seguito Zingaretti: pur di non votare, hanno smentito se stessi e la loro storia recente, cedendo ai diktat di chi li ha insultati per anni.
Il Pd, in tutte le sue sfaccettature, lo conosciamo, però, da sempre e non riusciamo a meravigliarci, davanti a una giravolta, che comporta l’ennesima rinuncia alla dignità. Ma la nascita del governo Conte bis segna, a nostro giudizio, l’inizio della fine del Movimento 5Stelle. Un conto era il governo del cambiamento, con una forza politica fresca e innovatrice, come la Lega di Salvini, ben diverso è sedersi al tavolo del Consiglio dei ministri, con Franceschini e compagnia. Un conto era trattare con l’Europa a petto in fuori, come stava facendo Matteo Salvini, diverso è mettersi proni, davanti agli ordini di Bruxelles e delle banche, come farà, senza ombra di dubbio, il Conte bis, che è già stato accolto da una benevola riduzione dello spread, gentile omaggio di finanzieri e banchieri, per aver eliminato il pericolo-Salvini e per tutto ciò che cercherà di fare nei prossimi mesi, favorendo i potenti e punendo i cittadini italiani.


Il premier Conte con uno dei suoi sponsor

Alla fine, ci risiamo. Pagheremo noi, come sempre. Ma stavolta grazie al Ribaltone di quei Vaffa-boys, che volevano cambiare l’Italia e l’Europa. E, invece, sono stati cambiati loro, dalle poltrone, dalle auto blu e da tutto ciò che significa essere ministri o, comunque, uomini di governo, che hanno in testa non il bene comune, ma l’interesse personale.
Non hanno capito, però, che il tradimento delle loro radici, delle loro origini, del motivo stesso per cui erano arrivati tanto in alto, sarà, inevitabilmente, la causa della loro morte politica.
di Ettore Savini

Fonte: Il Pensiero Forte

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