CRISIS MAGAZINE: IL CORAGGIO DEL VESCOVO SCHNEIDER
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, la cortesia di un amico ci regala la traduzione di un articolo apparso su una rivista estremamente interessante, Crisis Magazine. Parla di un vescovo particolarmente coraggioso, il vescovo Athanasius Schneider, che non teme di dire quello che pensa in difesa della fede, e contro le ambiguità, le confusioni e le deviazioni a cui assistiamo ormai quotidianamente nel regime attuale. Buona lettura, e cerchiamo tutti di trarre esempio dal comportamento di questo presule senza paura. In un breve incontro qualche tempo fa, al termine di una celebrazione, lo salutai, e mi complimentai con lui per il suo coraggio. Mi rispose: “Se Dio è con noi, di che cosa dobbiamo avere paura”?. Punto. Buona lettura.
§§§
Il coraggio del vescovo Schneider
Nella storia della Chiesa, i cattivi vescovi non sono certo una novità. Gli storici stimano che, quando l’eresia ariana scosse la cristianità nel IV secolo, i quattro quinti dell’episcopato scelsero l’apostasia. Quando re Enrico VIII [1491-1547] impose ai vescovi il «giuramento di successione» [con il quale si riconosceva la legittimità di Anna Boleyn (1507-1536) come moglie del re e della sua prole per l’eredità al trono], tutti i vescovi accettarono di farlo tranne uno. Per questo suo rifiuto di rinnegare la propria fedeltà al pontefice, John Fisher [1469-1535], vescovo di Rochester, subì il martirio nel 1535 e, esattamente 400 anni dopo, fu canonizzato da papa Pio XI [1922-1939].
Non c’è dubbio che la maggioranza dei vescovi della nostra epoca rimanga nel proprio cuore fedele all’ortodossia delle fede. Ma, probabilmente, non si arriverebbe al 20% se volessimo contare chi, tra loro, è disposto a far sentire la propria voce a difesa di quell’ortodossia.
Non sono quindi i prelati ortodossi a essere rari, quanto i prelati ortodossi dotati di coraggio. Noi ne conosciamo almeno uno: Athanasius Schneider, vescovo ausiliare di Astana, in Kazakhstan, e canonico regolare della Santa Croce (O.R.C.). In una sua recente intervista dimostra di essere veramente degno del nome che porta: quello del santo vescovo di Alessandria d’Egitto che difese la dottrina della Trinità contro l’eresia ariana mille anni prima della nascita di John Fisher.
Le parole di mons. Schneider si leggono che è un piacere. Si distinguono per l’assoluta franchezza e per l’assenza dell’«ambiguità usata come un’arma» di cui sono maestri quei prelati «moderni» che seguono la direzione del vento come banderuole.
Per esempio, non è necessaria la saggezza di Salomone per rendersi conto che il summit organizzato lo scorso febbraio in Vaticano è stato uno specchietto per le allodole concepito per distogliere gli sguardi dai problemi che stanno alla base della nostra crisi.
Con una franchezza radicata in un assetto morale e teologico di spessore, egli ha identificato almeno quattro elefanti nella stanza[2]: l’omosessualità nei ranghi del clero, il relativismo nella dottrina morale, la formazione scadente nei seminari, e una mancanza di rapporto personale con Gesù Cristo. Le sue delucidazioni su queste quattro cause mostrano l’ostinarsi sul «clericalismo» da parte del Team di Papa Francesco per quel che è: una manovra diversiva.
Commentando la sottoscrizione vaticana di un documento nel quale si dichiara che «Il pluralismo e le diversità di religione […] sono una sapiente volontà divina», Schneider ha detto che ciò equivaleva «promuovere l’abbandono del primo comandamento» e un «tradimento del Vangelo», e ha continuato esprimendo preoccupazione che si stava relativizzando l’unicità di Gesù Cristo e della sua Chiesa: se il documento non sarà corretto – ammonisce mons. Schneider – la missione ad gentes della Chiesa, cioè l’evangelizzazione rivolta agli uomini di tutte le nazioni, ne sarà paralizzata.
A proposito del vescovo Erwin Kräutler, uno dei principali organizzatori dell’imminente sinodo sull’Amazzonia nonché estensore di primo piano del suo documento preparatorio, mons. Schneider dice che il tipo di ministri che lui e molti suoi compagni di viaggio tra il clero vagheggiano sono «figure caricaturali di preti, che hanno il loro modello negli operatori umanitari, nei dipendenti delle ONG, nei sindacalisti socialisti e negli ecologisti». Non è uno che gira intorno alle cose, mons. Schneider.
«La verità sulla questione» riassume, «è che quanti propugnano un clero amazzonico sposato con lo stratagemma dell’elegante motto “uomini provati” (“viri probati“) considerano i popoli amazzonici inferiori, perché presuppongono aprioristicamente che non abbiano la capacità di dare alla Chiesa sacerdoti celibi generati dal proprio ambiente».
* * *
Il coraggio e la franchezza del vescovo Schneider hanno senza dubbio radici nella sua famiglia. La sua giovinezza di cattolico tradizionale è stata forgiata nella fornace della persecuzione comunista: i genitori di Athanasius erano Tedeschi del Mar Nero che vivevano in Ucraina. Dopo la Seconda guerra mondiale, Stalin li aveva spediti nel Gulag di Krasnokamsk, fra le montagne degli Urali.
Gli Schneider erano attivi nella Chiesa clandestina. Maria, la madre di Athanasius, fu una delle molte anime coraggiose che nascosero il beato Oleska Zarycki [1912-1963], un sacerdote ucraino che, alla fine, morì da martire. Questa famiglia aveva una fede soprannaturale che si rifletteva in una santa riverenza e adorazione durante le celebrazioni dell’Eucaristia. I sovietici le avevano proibite e solo raramente gli Schneider potevano usufruirne nei loro incontri clandestini.
In uno di tali incontri, mentre un certo padre Alexij Saritski si apprestava a celebrare la Santa Messa, si sentì una voce esclamare: «Sta arrivando la polizia!». Quella stessa sera, Maria Schneider lasciò i suoi due figli piccoli con la madre e, con l’aiuto di una zia del marito, portò in salvo padre Saritski percorrendo 12 chilometri in una foresta a una temperatura che raggiunse i 22 gradi sotto zero. Questa famiglia veramente ha incarnato lo spirito del martirio: erano tutti disposti a rischiare la prigione e addirittura andare incontro alla morte per la propria fede.
Mons. Schneider dimostra lo stesso spirito di servizio disinteressato per la Santa Madre Chiesa. Per le sue prese di posizione pubbliche, probabilmente non indosserà mai la berretta cardinalizia in questo pontificato e, probabilmente, neanche nel prossimo. Ma il suo sguardo rimane fisso su un premio più grande: la corona imperitura che attende i prelati che hanno dedicato la propria vita terrena a condurre, da pastori, la Chiesa pellegrina sulla terra verso il paradiso.
Fra gli elementi distintivi della santità c’è quello di vivere la propria vita con lo sguardo all’eternità. Chi vi aspira agisce con coraggio, anche a costo di diventare persona non grata dei poteri mondani, perché sa che dovrà rendere conto al Pastore supremo nel Giorno del giudizio. In quel giorno, preti e vescovi verranno giudicati nei termini descritti dalla lettera di san Paolo ai Corinzi (1Cor 3,1-15): il fuoco proverà la qualità dell’opera di ciascuno – verificando se si tratta di oro, argento e pietre preziose, oppure di legno, fieno e paglia – per vedere che cosa sopravviva.
Tali portatori di santità sono poi corroborati dalle virtù teologali. Essi sperano di potersi presentare dinanzi al Pastore supremo irreprensibili, senza macchia e colmi gioia. Essi veramente credono di dover rendere conto a Cristo per le proprie opere, e la loro obbedienza è radicata nell’amore: «Se mi ami, osserva i miei comandamenti».
Tutto ciò che abbiamo scritto si applica, in principio, anche al laicato. Dobbiamo augurarci di poter correre la nostra corsa con pazienza, in modo da meritare anche noi, alla fine, una corona imperitura.
[1] Articolo dal titolo The Courage of Bishop Schneider apparso sul portale CRISIS MAGAZINE il 18-9-2019
[2] An elephant in the room è un’espressione tipica della lingua inglese per indicare una verità che, per quanto ovvia e appariscente, viene ignorata o minimizzata.
§§§
Marco Tosatti
https://www.marcotosatti.com/2019/09/23/crisis-magazine-il-coraggio-del-vescovo-schneider/
di Francesco Agnoli
E’ stato papa Francesco di ritorno dal suo viaggio in Africa a dichiarare che le critiche possono essere benvenute, se sono fatte per amore della Chiesa. Ha detto tra l’altro: “Le critiche aiutano e quando uno riceve una critica, subito deve fare autocritica. Io sempre delle critiche vedo i vantaggi. Delle volte ti arrabbi, ma i vantaggi ci sono”.
Nella medesima occasione ha raccontato un interessante aneddoto: “è stato il popolo di Dio a salvare dagli scismi. Gli scismatici sempre hanno una cosa in comune: si staccano dal popolo, dalla fede del popolo di Dio. E quando nel Concilio di Efeso c’era la discussione sulla maternità divina di Maria, il popolo – questo è storico – era all’entrata della cattedrale quando i vescovi entravano per fare il concilio. Erano lì con dei bastoni. Li facevano vedere ai vescovi e gridavano “Madre di Dio! Madre di Dio!”, come per dire: se non fate questo vi aspettano… Il popolo di Dio sempre aggiusta e aiuta”.
Ecco le tante persone semplici, del popolo di Dio, che si stanno organizzando per una preghiera pubblica, il 5 ottobre, alle ore 14.30, in largo Giovanni XXIII a Roma (vedi qui), hanno proprio questo spirito di critica costruttiva: rendere pubblico, senza bastoni, ma con un “semplice rosario”, il loro scoramento, la loro confusione, la loro paura… La barca di Pietro barcolla, “sembra quasi affondata”, come ha dichiarato recentemente Benedetto XVI, e il fatto che si parli spesso, anche pubblicamente, di scisma, lo dimostra.
Alla gente comune lo scisma fa paura, perché è sinonimo di lacerazione, di divisione, di confusione. All’epoca di Lutero l’Europa si divise religiosamente, e da qui sorsero tanti mali, guerre comprese. Da una parte il monaco eretico, violento, quasi selvaggio, precursore del nazionalismo germanico, ma dall’altra la corruzione di tanti uomini di Chiesa, soprattutto della gerarchia, papi compresi. Fu un papa avverso a Lutero, alle sue eresie e al suo “libertinaggio”, papa Adriano VI, a riconoscere che “in questa santa sede alcuni anni fa accaddero cose abominevoli, abusi nel campo spirituale, eccessi nel comandare e alterazione e perversione di tutto… Tutti noi, vale a dire prelati ed ecclesiastici, ci siamo allontanati dal retto cammmino”, generendo così grande corruzione “a tutti gli inferiori” (Federico Rossi di Marignano, Martin Lutero e Caterina von Bora, Ancora, Milano, 2013, p. 229).
Non era la prima volta che succedeva. Anche in un passato più lontano, all’epoca dell’eresia ariana, la gerarchia aveva tradito Cristo, ad eccezione di un vescovo, Atanasio, e dei fedeli laici. A quel tempo, scriveva il cardinale beato J. Henry Newman, “la tradizione divina, affidata alla Chiesa infallibile, fu proclamata e mantenuta molto più dai fedeli che dall’episcopato”, “molto più dalla Ecclesia docta che dalla Ecclesia docens”, al punto che “la totalità dell’episcopato come corpo non è stata fedele al suo ministero, mentre il laicato nel complesso è rimasto fedele alla sua grazia battesimale” (Citato in AAVV, “Chiesa cattolica dove vai?” (Fede & Cultura, verona, 2018).
Anche oggi sembra a molte persone del popolo che stia accadendo qualcosa di “cattivo”. Per fare un solo esempio vi sono cardinali potenti, come Theodore Edgar McCarrick, colpevoli di abusi sessuali, altri, come Donald Wuerl, costretti ad abbandonare la loro diocesi perché travolti dagli scandali… eppure i loro “amici” e collaboratori (Blase Joseph Cupich, Joseph William Tobin, Kevin Joseph Farrell) sono stati nominati cardinali e ne approfittano per gettare confusione, per modificare la dottrina cattolica sulla sessualità. Un altro esempio? Si distrugge sistematicamente il Pontificio Istituto teologico Giovanni Paolo II per le scienze del matrimonio e della famiglia , e nessuno risponde alle legittime richieste di spiegazione che vengono da centinaia di docenti universitari cattolici nel mondo.
E’ allora chiaro che è gunto il momento che il popolo di Dio faccia come ai tempi di Ario e Atanasio, come quei fedeli laici che gridavano “madre di Dio! Madre di Dio!” a pastori che avevano smarrito la via. Con la nostra preghiera, il 5 ottobre, diremo soprattutto una cosa:
“la povertà vera di oggi, è quella di un mondo senza Dio! Parlateci di Lui, pastori, ci renderete davvero ricchi. E lasciate la sociologia, la politica, l’economia, a chi se ne deve occupare. A chi se ne intende di più. E’ di Dio che il mondo a bisogno. Con Lui si può fare tutto, senza di Lui, nulla. Parafrasando Nanni Moretti: dite qualcosa di cattolico: parlateci di Dio, della Madonna, dei santi… ”!
https://www.sabinopaciolla.com/la-poverta-vera-di-oggi-e-quella-di-un-mondo-senza-dio-parlateci-di-lui-pastori-ci-renderete-davvero-ricchi/
Gotti Tedeschi: “Il vero incendio di cui preoccuparsi è quello che brucia la fede”
Cari amici di Duc in altum, vi propongo una lettera di Ettore Gotti Tedeschi nella quale l’economista e banchiere cattolico, da tempo impegnato sul fronte della difesa della retta dottrina e della fede, spiega con quali intenzioni si unirà in preghiera alle persone che si daranno appuntamento il prossimo 5 ottobre a Roma.
A.M.V.
***
La notizia riferitami da alcuni amici che il 5 ottobre ci sarà a Roma (ore 14:30, in largo Giovanni XXIII) un’iniziativa pubblica di preghiera per la Chiesa mi ha molto rallegrato. In un modo o nell’altro, non potendo fisicamente, sarò spiritualmente con loro per qualcosa che ritengo importante: mostrare, con grande parresìa, che ci sono uomini e donne che tengono ancora molto alla salvezza e alle cose sante, preoccupati che queste vengano loro tolte. Poiché hanno esaurito tutti i tentativi di trovare orecchie umane disposte ad ascoltarli, hanno deciso di ottenere udienza direttamente dal Fondatore, Capo e Padrone, certi (anche se non c’era il registratore) di una garanzia data: “Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro” (Mt 18,20).
Nella comune preghiera per la salvezza della Chiesa e delle anime sono certo che saranno convogliate molte preghiere particolari. La mia sarà rivolta a preservare la Chiesa da un’antica minaccia, mai sopita e oggi rinvigorita come non mai, quasi apparentemente trionfante : la gnosi. È la lusinga di poter giungere a una conoscenza che rimuove la natura del creato e fa della creatura il creante; un creante più lungimirante e più misericordioso del Creatore della Genesi divina, che sta cercando di sostituire con una genesi gnostica. Questa genesi gnostica vorrebbe ribaltare completamente la volontà del Creatore e modificare tutte le leggi naturali della Creazione. Queste leggi stabilite dal Creatore sembrano oggi venir considerate da molti nella Chiesa troppo rigide e poco misericordiose. Ecco così che alcuni, che hanno iniziato a praticare il loro superamento, si sono ora impegnati per accantonarle ufficialmente e, a meno di un intervento dal Cielo, parrebbe proprio che i loro sforzi siano destinati ad avere successo. L’ utilizzo strumentale del problema ambientale, non affrontato adeguatamente nella necessaria ricerca scientifica delle cause, ma solo negli effetti, sembra voler deporre l’uomo dal piedistallo su cui Dio lo ha posto, per degradarlo a minaccia della “casa comune” , quasi facendolo sentire “cancro della natura”. Il rischio di questa gnosi umanitaria è l’approdo a una nuova formula di fede: “Credo l’uomo, creatore del cielo e della terra, anche se credo che non sappia custodirla, perciò occorre imporre nuovi comandamenti …”. Ma questo è il capolavoro del grande “pensionato “, quel signore che dopo essere caduto dalle stelle del cielo alle stalle degli inferi ha oggi così tanti e solerti collaboratori da non sapere più cosa fare nel cantiere infernale da cui, annoiato, si assenta sempre più spesso. È così che ormai c’è chi, pur lavorando con grande zelo in quell’opificio, lo considera niente più che un simbolo.
Ecco, il 5 ottobre io farò una preghiera ecologista, pregherò perché nella Chiesa venga spento l’incendio che sta distruggendo il polmone che dà respiro al mondo: la fede. E naturalmente pregherò perché il riscaldamento globale, grazie alla ripresa della fede, si riduca conseguentemente . E sono certo che ciò avverrà poiché il riscaldamento globale davvero pericoloso è dovuto al numero elevato, e in crescita esponenziale, di tante povere creature che finiscono a bruciare nell’inferno, elevando così le temperature terrestri, grazie al fatto che non si insegna più la dottrina, ma altro.
Ettore Gotti Tedeschi
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.