ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 9 settembre 2019

La gallina di Cochi e Renato

MANGIARE UOVA E' DA FASCISTI

                                          
Greta e le lobby travestite di verde: fascista è chi mangia uova, assassino chi si gusta una bistecca? Il cretino postmoderno come la gallina di Cochi e Renato “non è un animale intelligente lo si capisce da come guarda la gente" 
di Roberto Pecchioli

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Everything is a lie, tutto è menzogna, è un programma televisivo internazionale venduto a decine di canali in tutte le lingue. Raccoglie i contenuti più sorprendenti della rete, quelli che, come si dice, diventano virali. Di recente il format ha dato voce ai creatori di Anime Vegane, un autoproclamato “santuario animale “che divulga proclami contro il consumo di uova. Non vogliamo che violentino le galline, è uno degli slogan. Attraverso Twitter, il gruppo teorizza che “le uova provengono dalle galline”, meritevoli di una “vita tranquilla e dignitosa”, motivo che ha portato gli attivisti, quasi tutte ragazze, a separarle dai galli “perché non vogliamo che siano violentate”. Mangiare uova, asseriscono, porta allo sfruttamento delle galline. I polli sono separati per sesso, e quando la gallina non “si concede più”, è uccisa.

Questa è una conseguenza diretta del nostro consumo, insistono. Secondo i fondatori dell’associazione, i consumatori di uova sono complici dell'oppressioneUno dei militanti intervistati afferma che gli allevamenti sono campi di concentramento e gli avversari delle loro idee sono persone fasciste e “transfobiche”. “Noi non crediamo nel genere maschile-femminile e crediamo che gli esseri umani siano molto diversi. Si sta banalizzando un problema molto serio”, denunciano, ribadendo che “mangiare le uova è rubarle e finanziare la schiavitù degli animali. Ogni giorno uccidono milioni di animali e, con esso, distruggono il pianeta, "Mangiare prodotti animali è fascista", concludono. Tutti i salmi finiscono in gloria.
Non vi è dubbio che quelle esposte siano tesi estreme di gruppi isolati, ma esprimono un clima diffuso, una modalità di pensiero che, in forme più attenuate, si va diffondendo tra molti giovani occidentali. Si tratta di una prova in più che il progressismo liberal ha vinto, insieme con la guerra delle parole, la battaglia delle mentalità.  Non è solo che il centro politico, quel magico cinque tra uno e dieci si è spostato “a sinistra”. Il fatto è che hanno segnato l'idea di progresso, un fatto capitale per la progettazione della politica e per ciò che significa in termini di senso comune, agenda economica e sociale, istruzione e cultura. Termini come civile e civilizzato sono associati a obiettivi di sinistra, mentre è barbaro o arretrato chi non li condivide.  

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Greta e le lobby travestite di verde? La loro agenda è condivisa, anzi guidata, dalle stesse centrali oligarchiche che hanno sin qui appestato il pianeta. Esse sanno meglio di ogni altro di dover cambiare strategia; allo scopo, hanno costruito e imposto a livello planetario una nuova ideologia, il pianeta verde, inventando senza vergogna un’improbabile eroina, la ragazzina psicolabile Greta che parla con toni messianici alle Nazioni Unite, ai potenti del mondo, al papa!

Nell’idea contorta ma accettata di progresso vi è al centro la questione del “pianeta verde”. L’ambientalismo di ultima generazione ha diffuso un linguaggio largamente condiviso, fortemente sentimentale e aggressivo, sottilmente moralistico, in cui non è ammesso contraddittorio, dove i dati statistici convergono sempre con le parole d’ordine poiché vengono forniti o manipolati da organizzazioni sovvenzionate da un potente grumo di interessi politici ed economici.  Quel linguaggio, quegli slogan, sono passate dai media alle scuole e al discorso politico, diventando dogmi.
L'obiettivo di questo piano è una completa trasformazione sociale ed antropologica, costruire l'Uomo Nuovo nella Nuova Società. Il viaggio è lungo, attraversa le generazioni, e gli ecologisti radicali ritengono che il modo migliore per avanzare verso quel futuro sia vincere la battaglia del linguaggio – obiettivo in gran parte conseguito- del desiderio collettivo (pochi osano manifestare apostasia dal verbo ambiental-progressista) e della politica.
Il business consiste in quella che chiamano trasformazione ecologica, cioè la sostituzione delle attuali forme di produzione con altre proclamate più sostenibili. Stesso capitalismo ma un po’ meno inquinante, più cool. Per questo l’agenda è condivisa, anzi guidata, dalle stesse centrali oligarchiche che hanno sin qui appestato il pianeta. Esse sanno meglio di ogni altro di dover cambiare strategia; allo scopo, hanno costruito e imposto a livello planetario una nuova ideologia, il pianeta verde, inventando senza vergogna un’improbabile eroina, la ragazzina psicolabile Greta che parla con toni messianici alle Nazioni Unite, ai potenti del mondo, al papa. 

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L' icona adolescente Greta Thunberg con Bergoglio: la pseudo religione deve agire nello spazio di socialità più moderno e più lontano dalla natura: la città. Da qui un altro concetto caro al neo progressismo quello di “città abitabili. È un concetto astratto che genera una rete concretissima di clientele profittevoli, dirette da un clero di esperti sovvenzionati, guardiani dei comportamenti collettivi, con il fine di realizzare pianificazioni urbane il cui obiettivo politico è cambiare abitudini e idee fino a renderli comportamenti di massa e scelte elettorali!

L’intento delle lobby travestite di verde è evidente: tecnologie, prodotti, combustibili e macchinari nuovi, dai grandi costi, devono sostituire il modo di produzione corrente; tutto, con il linguaggio di Tancredi, nipote del Gattopardo, deve cambiare affinché nulla cambi negli assetti di potere e nella distribuzione della ricchezza. Attraverso la pressione popolare, il costo immenso della transizione deve essere sopportato dai governi, ovvero da noi tutti: servono opinioni pubbliche soggiogate. Il capitalismo cambia pelle una volta di più, convincendo che non cerca il profitto per sé, ma per sovvenire alle esigenze del pianeta. Un progetto tanto ampio può diventare realtà se si costruisce un nemico: il cambiamento climatico attribuito all’opera dell’uomo. Il meccanismo è di tipo semi religioso. C’è un paradiso futuro per cui sacrificarsi (il pianeta verde), un dogma indiscusso, pratiche morali collettive e private, degli eroi santificati (l' icona adolescente Greta Thunberg), un male da combattere, il cambiamento climatico di origini antropologiche e i nostri cattivi costumi, i medesimi graditi al potere fino a ieri.
La pseudo religione deve agire nello spazio di socialità più moderno e più lontano dalla natura: la città. Da qui un altro concetto caro al neo progressismo quello di “città abitabili. È un concetto astratto che genera una rete concretissima di clientele profittevoli, dirette da un clero di esperti sovvenzionati, guardiani dei comportamenti collettivi, con il fine di realizzare pianificazioni urbane il cui obiettivo politico è cambiare abitudini e idee fino a renderli comportamenti di massa e scelte elettorali.
Per alcuni, avere figli è un male perché nuovi abitanti inquinano il pianeta; avanza la perniciosa ideologia “antispecista”, che equipara gli esseri umani agli animali, cui vengono attribuiti specifici diritti o addirittura una personalità giuridica, esercitata ovviamente dagli autoproclamati loro difensori “umani”. Dietro la galassia del pianeta verde agisce un esteso business economico, un “Green New Deal”, per il quale è decisivo è il successo della comunicazione globale che genera mentalità, senso comune accettato per sovraesposizione e assenza di contraddittorio. Infine agisce il livello politico, quello di un progressismo per il quale la Terra conta assai poco. E’ solo uno strumento di potere per arrivare ad un nuovo tipo di collettivismo burocratico in cui sono gli alleati, anzi gli utili, ben retribuiti idioti del capitalismo che affermano di combattere. La vecchia lotta di classe è sostituita dalla mistica dei diritti e dalla narrazione “verde”.
Il congegno è bene oliato e funziona in quanto è stato modellato nel tempo un nuovo tipo umano occidentale, l’uomo impagliato, consumatore compulsivo, schiavo delle mode e dei continui cambiamenti, tecnologici e sociali. L’uomo nuovo è garrulo, mobile, plastico e gaio. Prendiamo il treno, viaggiamo in autobus, ci guardiamo intorno e la pandemia è ovunque: schermi, videogiochi, cuffie, emoticon, le faccine gialle di cui riempiamo i nostri messaggi, film, reti sociali, foto di sciocchezze, pose stupide o volgari. Robot di carne e abiti deambulano occupati e connessi. La più grande distopia è l'uomo occupato all'esterno e vuoto come una pagina bianca all'interno. L’uomo disegnato dal neocapitalismo è questo: gaio e ipercinetico, corre, compra e riacquista, a colpi di carta di credito.

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"Mangiare prodotti animali è fascista"? Il cretino postmoderno come la gallina di Cochi e Renato “non è un animale intelligente lo si capisce da come guarda la gente"!

Mangiare uova è da fascisti

di Roberto Pecchioli
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