Lo scrittore e giornalista Phil Lawler in questo suo articolo pubblicato su Catholic Culture spiega la sua opinione riguardo il perché i progressisti nella Chiesa stanno addossando la colpa di uno ipotetico scisma sugli ambienti conservatori americani quando, è di tutta evidenza, i tentativi di scisma stanno arrivando dagli ambienti progressisti tedeschi. 
Ecco l’articolo nella mia traduzione. 
Papa Francesco in Piazza San Pietro
Papa Francesco in Piazza San Pietro
Perché stiamo parlando di scisma? Chi ha iniziato questa straordinaria conversazione e a chi interessa questa cosa?
Ross Douthat del New York Times ammette di aver usato il termine “scisma” molto tempo fa, come una possibilità teorica, che ora (giustamente) considera remota. Ma ora papa Francesco parla con calma della prospettiva dello scisma, e dice addirittura che non lo spaventa – il che, come ho già detto, è spaventoso di per sé.
Come siamo arrivati a questo punto, e così in fretta? Come siamo arrivati a un punto in cui il più prestigioso giornale laico della nazione (The New York Times, ndr) solleva l’idea che i cattolici americani potrebbero separarsi dalla Chiesa universale, e il Pontefice considera questa prospettiva come una possibilità seria?
I critici americani del Papa hanno minacciato di rompere con Roma? Mai! Al contrario, i critici più importanti di questo pontificato insistono sul fatto che stiamo facendo del nostro meglio per preservare l’unità della Chiesa universale, per mantenere i nostri forti legami con “tutti coloro che detengono e insegnano la fede cattolica che ci viene dagli apostoli”. Il cardinale Raymond Burke, spesso citato come leader di una fazione ribelle, ha infatti ripetutamente e con fermezza promesso la sua fedeltà al Romano Pontefice. Uno non può provocare uno scisma difendendo la dottrina consolidata della Chiesa.
(Si può, d’altra parte, provocare uno scisma tenendo una riunione dei vescovi di una nazione, cercando di cambiare gli insegnamenti della Chiesa universale, e ignorando le ammonizioni della Santa Sede che invitano ad abbandonare questo piano di divisione, come stanno facendo proprio ora i leader della Conferenza episcopale tedesca. Eppure, quando il New York Times parla di scisma, dice che la minaccia viene da “alcuni conservatori, specialmente negli Stati Uniti”, piuttosto che dai turbolenti “progressisti” in Germania.)
Quindi chiedo ancora una volta: come è nata questa conversazione sulla presunta minaccia di uno scisma americano. E se si seguono le conversazioni cattoliche su internet, si conosce la risposta. L’argomento è stato sollevato – e promosso, e ripetuto, e propagandato come minaccia imminente – dai difensori online più attivi e aggressivi del Papa.
Il che fa sorgere un’altra domanda: Perché queste persone – che hanno così entusiasticamente sostenuto le mosse del Papa per modificare gli insegnamenti della Chiesa su temi come il matrimonio e l’Eucaristia – sono così ansiose di parlare del rompere con il Papa? E di nuovo penso di conoscere la risposta.
Perché il presidente Lincoln manovró la Confederazione nel bombardamento del Forte Sumter? Poiché vedeva che la guerra era imminente, e voleva che il Sud sparasse i primi colpi. Allo stesso modo, i cattolici più “progressisti” riconoscono di non poter progettare i cambiamenti radicali che vogliono senza affrettare una spaccatura nella Chiesa. Così vogliono che i cattolici ortodossi rompano e si allontanino per primi, lasciandoli liberi di mettere in atto la loro agenda rivoluzionaria.
Permettetemi quindi di concludere con un sentito appello ai miei colleghi cattolici, e soprattutto ai miei amici che sono più eccitabili su internet. Non abboccate all’esca (non cadete in trappola, ndr). Non stiamo pensando allo scisma. Stiamo pensando – e lavorando e pregando per la conservazione dell’unità cattolica, un’unità che ci mantiene in piena comunione non solo con il Vescovo di Roma e con i nostri fratelli cattolici di tutto il mondo di oggi, ma anche con tutti i fedeli cattolici delle generazioni precedenti. È la nostra Chiesa: la Chiesa degli apostoli e dei santi e martiri e di noi poveri peccatori. Noi non ce ne andremo. Diavolo, no; non andremo via.
By Sabino Paciolla