CRISIS MAGAZINE: AZZERIAMO I GESUITI E RIPARTIAMO DA CAPO…
Carissimi amici e nemici di Stilum Curiae, ci sembra interessante offrirvi la traduzione di questo articolo apparso su Crisis Magazine, e che tratta di gesuiti. In termini non esattamente elogiativi, come potete immaginare. E pensate che l’autore probabilmente non conosce alcuni esemplari italiani che voi invece potete apprezzare pienamente…buona lettura.
Rottamiamo i gesuiti e cominciamo da capo
di Michael Warren Davies
Ecco quello che gli storici della Chiesa del futuro diranno dei gesuiti: «La Società di Gesù fu fondata nel 1540 da sant’Ignazio di Loyola e giocò un ruolo di primo piano quando la Chiesa si impegnò ad arginare la nascente eresia protestante. Nel corso dei secoli, comunque, diventò il baluardo di un’altra eresia, il modernismo, e fu alla fine soppressa su mandato di papa Pio XIII. Rimasugli dell’ordine perdurarono negli Stati Uniti fino alla seconda metà del secolo XXI, soprattutto per il valore elevato dei terreni su cui avevano costruito i propri campusuniversitari. Finalmente, nel 2103, i sette sacerdoti dell’ordine rimasti furono collettivamente riordinati nella Chiesa Episcopaliana che, così, raddoppiò la consistenza quantitativa del suo clero».
Aspro e pungente? Forse. Ma che ragioni abbiamo per essere ottimisti sul futuro dei gesuiti nella Chiesa Cattolica?
Non più tardi della settimana scorsa, il Superiore generale della Società di Gesù, padre Arturo Sosa, è stato redarguito dall’Associazione Internazionale degli Esorcistiper aver definito satana «una realtà simbolica, non [una] realtà personale». Tale associazione ha fatto notare a padre Sosa che «[…] l’esistenza reale del diavolo, come un soggetto personale che pensa, agisce e che ha scelto di ribellarsi contro Dio, è una verità di fede che, da sempre, è parte integrante della dottrina cristiana».
«Il più bel trucco del Diavolo» scherzava Baudelaire, «sta nel convincerci che non esiste». Bene, il leader dei 16.000 gesuiti sparsi per il mondo c’è cascato.
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La situazione, da un certo punto di vista, continua a peggiorare. Il 28 agosto, organi di stampa cattolici e laici hanno riportato la notizia di un anziano omosessuale con un tumore aggressivo alla gola ha ricevuto una benedizione da un padre gesuita a Seattle, giusto prima di «sposare» il suo partner e di commettere un suicidio medicalmente assistito. «Non ho remore di alcun tipo per ciò che sto per fare» ha scritto Robert Fuller sulla propria pagina Facebook poco prima di togliersi la vita «e il mio pastore/sponsor mi ha anche dato la sua benedizione. Ed è un gesuita!».
Preghiamo, e con forza, perché all’anima del signor Fuller sia concesso l’eterno riposo. C’è una possibilità che la sua colpevolezza per questi due gravi peccati si attenui, se fosse vero che un’autorità competente – nel caso concreto, padre Quentin Dupont S.J. – gli ha detto che queste azioni erano coerenti con la fede cattolica.
Se le cose stanno così, sarà padre Dupont ha dover rendere conto delle sue azioni nell’Ultimo Giorno. Quindi, quindi è bene che si preghi anche per lui.
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Poi, naturalmente, c’è il padre gesuita James Martin. Non sarà necessario ricordare le sue campagne per erodere la dottrina cattolica sulla sessualitào per rendere la vita difficile a quei fedeli cattoliciche operano per neutralizzarne gli intenti. Non è il caso neanche di menzionare la determinazione con cui la sua rivista prova a riabilitare il comunismoagli occhi delle masse cattoliche.
No. Impareremo tutto ciò che occorre sapere sull’insipienza intellettuale di padre Martin semplicemente ricordando come costui ha commemorato sant’Agostino nel giorno della di lui festa liturgica: il Dottore della Grazia è stato dipinto come un gentiluomo di estrazione sub-sahariana.
Sant’Agostino, invece, era un berbero: un africano dalla pelle chiara di estrazione eurasiatica. Non che il colore della pelle abbia importanza, naturalmente. Ma, nel caso siate un combattente per la giustizia sociale a tempo pieno che indossa un collarino ecclesiastico, potrebbe venirvi in mente di fuorviare deliberatamente i vostri 250.000 seguaci su Twitter giusto per avere la meglio sui conserva-bigotti.
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A nessun cattolico ortodosso viene la voglia di gongolare dinanzi al triste declino della Società di Gesù. Pochi uomini, nell’anglosfera, hanno raggiunto vertici di santità superiori ai gesuiti Edmund Campion e Robert Southwell. I gesuiti ci hanno donato la Bibbia di Douay-Rheims, l’unica traduzione in inglese delle Scritture che può competere con quella del re Giacomo quanto a liricità dei versetti. Nessuno ha fatto di più per convertire questa nostro continente dei gloriosi Martiri del Nord America [si tratta di due laici e di un gruppo di sei gesuiti, fra cui san Renato Goupil, impegnati nel secolo XVII nell’evangelizzazione dei pellirosse. Alcuni furono torturati e uccisi dagli Irochesi, altri dai Mohawk, n. d. T.]. L’attuale generazione di statunitensi si è nutrita alla scuola di due dotti e illustri esponenti della Società di Gesù, padre James V. Schall (1928-2019) e padre Francis Canavan (1917-2009). Padre Robert McTeigue, anche lui gesuita, è uno fra gli apologeti più popolari e preparati del nostro Paese.
Ma non ce ne sono molti come loro. La dirigenza dell’ordine è corrotta da cima a fondo. Al piccolo e coraggioso manipolo di giovani sacerdoti ortodossi non rimane altro che separarsi e formare un ordine riformato. Potrebbero chiamarsi «Gesuiti scalzi» o «Ignaziani di primitiva osservanza». Preghiamo perché traslochino rapidamente. Mai come oggi la Chiesa ha sentito così forte l’urgenza di una devozione impavida e intransigente all’ortodossia. Quella che fece guadagnare alla Società di Gesù l’appellativo di «Soldati di Dio».
Marco Tosatti
3 Settembre 2019 9 Commenti --
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