In viaggio negli Stati Uniti, il Gran Cancelliere dell'Istituto Giovanni Paolo II, monsignor Vincenzo Paglia, si dichiara convinto che tutti i problemi legati alla ristrutturazione dell'istituto, saranno presto superati. Ma in realtà non dice nulla, non entra nel merito delle questioni più scottanti che hanno caratterizzato l'estate. Ma i nodi stanno arrivando al pettine...
«Saremo capaci di risolvere i problemi e superare le perplessità che hanno accompagnato le rinnovate strutture della Pontificia Accademia per la Vita e anche della sua entità sorella, l’Istituto Giovanni Paolo II». Finalmente il Gran Cancelliere dell’Istituto Giovanni Paolo II nonché presidente della Pontificia Accademia per la Vita, monsignor Vincenzo Paglia, si è degnato di parlare sul caso dell’estate, ovvero la rivoluzione da lui compiuta all’Istituto Giovanni Paolo II, per eliminare insegnamenti e docenti maggiormente legati all’approccio voluto dal santo papa polacco. Lo ha fatto nel corso di una conferenza tenuta il 3 settembre alla Loyola Marymount University in California per illustrare il significato della lettera di papa Francesco Humana Communitas, pubblicata lo scorso gennaio per il XXV anniversario della istituzione della Pontificia Accademia per la Vita.
Paglia ha dunque parlato, ma in realtà non ha detto nulla: in questo ultimo mese, dopo le contestazioni di studenti e docenti e le forti critiche da parte del mondo accademico, per i nuovi statuti e le epurazioni di insegnanti “sgraditi”, dai vertici del Giovanni Paolo II è venuto solo silenzio. Sembra ormai una strategia diffusa e consolidata in Vaticano: non rispondere a chi fa domande o magari è anche critico, cercando di far passare il peggio e poi continuare per la propria strada come se niente fosse.
In questo caso, monsignor Paglia dovrebbe rispondere alle diverse petizioni che gli chiedono di reintegrare monsignor Livio Melina e padre José Noriega, agli accademici che lo mettono in guardia da procedure che allontanano il Giovanni Paolo II dal “processo di Bologna” (che stabilisce le misure che permettono alle Università il riconoscimento reciproco dei titoli di studio). Dovrebbe anche rispondere alla proposta di soluzione avanzata in questi giorni dal vice-preside José Granados e altri tre docenti (clicca qui).
Ma su questo nulla; solo l’assicurazione che ogni difficoltà sarà superata, grazie alle basi teologiche della Humana Communitas. Paradosso di chi, anche nella lezione nell’Università gesuitica californiana, parla tantissimo di dialogo con tutti. Evidentemente da questo dialogo i cattolici sono esclusi. Intanto però a pochissime settimane dall’inizio delle lezioni non sono ancora disponibili i piani di studio né si sa chi siano con precisione i nuovi insegnanti. Una situazione assurda, che non promette nulla di buono.
Proprio l’incombente inizio dell’anno accademico fa venire i nodi al pettine: il Gran Cancelliere Paglia e il preside, monsignor Pierangelo Sequeri, non potranno tacere a lungo e, in ogni caso, parleranno i fatti. Resta però la sgradevole sensazione di stare assistendo alla distruzione di una istituzione che garantiva una formazione teologica e pastorale unica.
Riccardo Cascioli
http://www.lanuovabq.it/it/istituto-gpii-parla-paglia-ma-non-dice-nulla
Spadafora, Bonetti e Speranza: ecco i ministri che spianano la strada all’agenda Cirinnà
di Bernardino Ferrero.
Non c’è da stupirsi. Sappiamo tutti quali sono le posizioni del M5S e del Pd con l’aggiunta della truppa di Leu (esiste ancora?) in materia di quelli che un tempo venivano definiti “principi non negoziabili”. Per questo, era chiaro sin dall’inizio che dal governo giallo-rosso-rosso sui temi etici non possiamo attenderci nulla di buono. E leggendo la lista dei ministri del governo Conte bis le conferme arrivano tutte: Vincenzo Spadafora, ministro della gioventù e dello sport; Elena Bonetti, ministra per la famiglia; Roberto Speranza, ministro della sanità.
Vincenzo Spadafora non ha tanto bisogno di presentazioni. E’ noto alle cronache politiche per essere uno degli strenui sostenitori delle battaglie Lgbt. Basta scorrere, anche velocemente, la sua bacheca Fb per rendersi conto di quale sia il punto focale della sua azione politica. Non a caso, da sottosegretario con delega alle Pari Opportunità ha istituito il “Tavolo di consultazione permanente per la promozione dei diritti e la tutela delle persone Lgbt”. Insomma, non proprio uno qualunque.
E c’è da scommettere che anche con le nuove deleghe sicuramente troverà il modo per portare avanti il suo “programma”.
Se alcuni sono rimasti sollevati dal fatto che non abbia occupato la casella del ministero della famiglia, a ben vedere la neo ministra per le politiche familiari e le pari opportunità non è poi tanto distante dalle posizioni di Spadafora. La renziana Elena Bonetti, nota per di più per essere stata ai vertici degli scout Agesci, è stata una sostenitrice delle unioni civili. E, stando a quanto riporta La Repubblica, avrebbe sottoscritto un documento che chiedeva alla Chiesa di aprirsi alle unioni omosessuali. Anche qui il buongiorno si vede dal mattino.
E, dulcis in fundo (si fa per dire), Roberto Speranza di Leu. Ora più che il lucano Speranza qui il problema è proprio Leu, dove un tempo militava una certa Laura Boldrini, partito – se si può ancora definire tale – acerrimo sostenitore dei diritti Lgbt, dell’eutanasia, dell’accoglienza incondizionata e chi più ne ha più ne metta. E vuoi che loro, pur di farsi notare e sentire nel nuovo esecutivo, dove sono rappresentati solo da Speranza, non imbastiscano battaglie a favore dei cosiddetti “nuovi diritti”? Certo che si.
Se alcuni sono rimasti sollevati dal fatto che non abbia occupato la casella del ministero della famiglia, a ben vedere la neo ministra per le politiche familiari e le pari opportunità non è poi tanto distante dalle posizioni di Spadafora. La renziana Elena Bonetti, nota per di più per essere stata ai vertici degli scout Agesci, è stata una sostenitrice delle unioni civili. E, stando a quanto riporta La Repubblica, avrebbe sottoscritto un documento che chiedeva alla Chiesa di aprirsi alle unioni omosessuali. Anche qui il buongiorno si vede dal mattino.
E, dulcis in fundo (si fa per dire), Roberto Speranza di Leu. Ora più che il lucano Speranza qui il problema è proprio Leu, dove un tempo militava una certa Laura Boldrini, partito – se si può ancora definire tale – acerrimo sostenitore dei diritti Lgbt, dell’eutanasia, dell’accoglienza incondizionata e chi più ne ha più ne metta. E vuoi che loro, pur di farsi notare e sentire nel nuovo esecutivo, dove sono rappresentati solo da Speranza, non imbastiscano battaglie a favore dei cosiddetti “nuovi diritti”? Certo che si.
Ecco perché, ora più che mai l’agenda dettata da Monica Cirinnà qualche giorno fa ha la strada spianata: “Ci sono alcuni temi sui quali si può senza dubbio ipotizzare un lavoro comune in Parlamento coi 5 Stelle. Penso ad una legge contro l’omotransfobia. Ma penso anche al fine vita, alla legalizzazione delle droghe leggere, al matrimonio egualitario, alla omogenitorialità e alla riforma delle adozioni per tutte e tutti. Adesso abbiamo di fronte una pagina bianca e un nuovo percorso da avviare”. C’è da crederci che ora più che mai ci si adopererà per fare tutto questo, se non altro per dare vita alle solite battaglie bandiera di sinistra. Ma si sa, il vento può cambiare rapidamente. Intanto ora si va in trincea.
Fonte: l’Occidentale
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