ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 9 ottobre 2019

Dio è solo un poco senile?

L’inchino all’idolo

Destano un poco di sconcerto certe prese di posizione, certi documenti ecclesiali, che sembrano suggerire che il cristianesimo non è poi così vero. Che in fondo è una religione come le altre, non tutto quell’eccezionale che si pensava un tempo. Che Dio si sia fatto uomo e sia morto per noi potrebbe sembrare qualcosa di assolutamente nuovo e mai udito prima. Forse però esercita meno fascino di certi idoli sì muti, ma dorati. O verdi.

Una certa parte della Chiesa pare pensare che il cristianesimo abbia bisogno di aggiornarsi per essere al passo con i tempi. In altre parole, non è che Dio non ci sia, è solo un poco senile. Fuori moda. Mi rammenta quanto accadde alcuni secoli fa con il Rinascimento. Il Dio medioevale, centro di tutte le cose, fu spinto improvvisamente ai margini. Gli antichi dei greci e romani, umiliati e abbandonati secoli prima, ritornarono in auge. Con la differenza che nessuno davvero si inchinava di fronte ad essi.
L’inchino all’idolo è in fondo un inchinarsi a se stessi, alle proprie voglie. Solo un Dio assolutamente “altro” è differente da noi. Ma che senso ha inchinarsi a ciò che è Altro, cioè ineffabile, incommensurabile, incomprensibile? Ha senso solo se questo Altro diventa qualcosa di riconoscibile e incontrabile. Si incarna; pur essendo Altro si fa prossimo.
Inchinarsi all’Eucarestia non è piegarsi ad un idolo. E’ riconoscere che lì è il nostro destino. Certe liturgie fantasiose potrebbero anche essere accettabili se fossero fatte con vero amore per Chi ne è il protagonista, e non per desiderio di rubare a Lui la scena. Una messa celebrata con briciole di pane e acini schiacciati in una prigione di regime può essere più santa di una messa cantata in Piazza S.Pietro. Non è questione di paramenti, ma a Chi guardi. E’ sempre lì il punto: dove sta il cuore. Un anello di plastica regalato al proprio amore può essere infinitamente più prezioso di un diamante incastonato. Sì, i diamanti aiutano a dire che un regalo è prezioso, ma tutto dipende da cosa rende prezioso il dono. La bellezza non è sempre quello che pensiamo.
In fondo è come quegli amori finiti che cercano di sembrare vivi con fantasie sempre più improbabili, trucchi e vestiti. Quando invece basterebbe tornare a quel fascino iniziale, a quel primo momento in cui si è riconosciuto il proprio destino assieme all’altro. Il guaio è quando non si è mai creduto che quella storia potesse durare in eterno, e promettendo fedeltà già si cercava una via di fuga.
Così accade anche oggi. Se Dio non è tutto, se lo troviamo vecchio, allora ci si permette amori diversi, apparentemente più giovani. Scappatelle, finché una sera ci si dimentica di ritornare.
Ma la bellezza di Dio non sfiorisce, a differenza delle altre. Egli è eterno, e solo uno sguardo fatto d’eterno può amarlo davvero.
Pubblicato da Berlicche
https://berlicche.wordpress.com/2019/10/08/linchino-allidolo/


“OGNI GINOCCHIO SI PIEGHI”. UN LIBRO SULL’EUCARESTIA, PREFAZIONE DI DON NICOLA BUX.

Come seguito ideale del convegno del 5 ottobre sull’eucarestia, e della discussione sul tema che si è sviluppata nel nostro blog, pubblichiamo una nota su un libro di Sergio Russo, intitolato “Ogni ginocchio si pieghi!”.
«Come mai oggi un credente non si inginocchia più di fronte a Gesù Eucarestia, presente in Corpo, Sangue, Anima e Divinità? Perché non piega le ginocchia dinanzi al suo Signore e al suo Dio?»
Da questa domanda Sergio Russo prende l’avvio per un suo personalissimo viaggio spirituale mettendo in campo profezie e visioni di mistici cattolici, comparate ad autorevoli analisi di liturgisti contemporanei. Tutto ciò porta l’autore a formulare delle ipotesi che come tutte le ipotesi possono essere oggetto di discussione, ma che meritano di essere se non altro esaminate, e che individuano in quel “fumo di satana penetrato nel Tempio di Dio”, di montiniana memoria l’inizio drammatico di un vero e proprio offuscamento della Sacra Liturgia, e di conseguenza la causa remota dell’attuale disorientamento dottrinale e della crisi di Fede.
Questo testo porterà così il Lettore a riflettere sulla medesima conclusione a cui è giunto Benedetto XVI: «E’ nel rapporto con la Liturgia che si decide il destino della Fede e della Chiesa.»!
Il volume contiene anche una ricca antologia di preghiere eucaristiche, ed è arricchito da una Nota Pastorale sulla Comunione scritta da s. ecc. mons. Mario Oliveri, Vescovo emerito di Albenga e Imperia.
Pubblichiamo di seguito la prefazione di don Nicola Bux, sul tema – centrale in questo discorso – della grazia. Buona lettura.

§§§

La Grazia è la cosa più sublime che esista nell’universo mondo. Oggi l’uomo contemporaneo non sa neppure cosa sia: troppo impalpabile, troppo evanescente, non si può misurare, non è visibile! Quest’uomo moderno crede alle leggi della fisica e della scienza, ma anche queste non sono visibili, e nemmeno misurabili!
Ogni generazione ha i suoi maestri, e ogni società i suoi punti di riferimento.
L’uomo del “duemila” ha per maestro se stesso e come punto di riferimento: il progresso “inarrestabile” della scienza.
I cattolici hanno per maestro Gesù Cristo, e come punto di riferimento guardano al successore di san Pietro, cioè al Papa.
L’uomo razionalista auspica che il suo agire sia sempre più produttivo, sempre più finalizzato, sempre più pragmatico.
L’uomo spirituale aspira invece a che il suo agire divenga sempre più “liturgico”: ogni gesto un simbolo, ogni parola un effetto.
La Grazia è la vita di Dio nell’essere umano: essa eleva l’uomo, lo spiritualizza, gli fa desiderare di compiere cose belle e nobili.
La scienza moderna insiste che l’uomo sia soltanto un animale – sociale, senza dubbio – ma pur sempre un animale: uno fra i tanti nel gran mondo della natura. Questa moderna cultura può diffondersi grazie ai mezzi di comunicazione di massa e riesce ad uniformare gli individui attraverso questo suo “pensiero dominante”.
La Grazia si attinge nella preghiera e nella liturgia. La Grazia è verità e libertà, è bellezza ed è bontà.
La scienza moderna spesso è altèra, arrogante, orgogliosa dei suoi risultati. Si mostra cinica la scienza. E oggi essa insegna che solo i migliori sono destinati a prevalere, al contrario dei più deboli che, necessariamente, soccombono: è infatti questa la legge della “selezione naturale”. Dunque la guerra è, tutto sommato, un buon setaccio per l’umanità. Le guerre, si sa – dicono costoro – sono “inevitabili”!
Però – su altro fronte – la Grazia sta parimenti rinnovando il mondo intero: ma come una foresta che cresce, essa non fa rumore; e come la marea ti inonda, ma non te ne accorgi.
La Grazia permane in eterno, poiché essa procede da Dio. La Grazia è anzi la Vita stessa di Dio. E questa vita è resa disponibile a tutti (per coloro che ne vogliano usufruire) e si comunica per mezzo dei Sacramenti della Chiesa. Similmente però, proprio come ogni vita ha il suo centro nel cuore, così anche la Grazia divina ha il suo Cuore nell’Eucarestia.
Ed è proprio questo sublime Sacramento a costituire l’argomento attorno al quale gravita il presente libro.
Don Nicola Bux

§§§

Sergio Russo è nato a Livorno nel 1955. Ha conseguito il Baccalaureato in Filosofia presso la Pontificia Università “Angelicum” in Roma e il Diploma in Scienze Religiose all’I.S.S.R. di Volterra. Dopo aver scritto nel 2013 il suo primo libro “Il fumo di satana”. Riflessioni su un gesto fondante del Cristianesimo (con Prefazione di Nicola Bux e una Nota Pastorale del Vescovo Mario Oliveri), nel 2017 pubblica il suo secondo libro “Sei tu quello, o dobbiamo aspettarne un altro?” L’Ultimo tassello mancante alla celebre profezia di Fatima, ora invece riedita, nel 2019, una nuova edizione del primo, dal titolo “Ogni ginocchio si pieghi!

Attualmente vive e lavora a Guardistallo, in Toscana.
Marco Tosatti


8 Ottobre 2019 Pubblicato da  32 Commenti --
https://www.marcotosatti.com/2019/10/08/ogni-ginocchio-si-pieghi-un-libro-sulleucarestia-prefazione-di-don-nicola-bux/

Vescovo suggerisce: abolire il celibato serve a nascondere il fallimento dei prelati liberali

Il vescovo spagnolo Rafael Escudero López-Brea, 57, di Moyobamba, Peru, ha argomentato in un intervento coraggioso al Sinodo per l'Amazzonia contro la spinta contenuta nel documento operativo per abolire il celibato (trascrizione su InfoVaticana.com, 8 ottobre).

Escuerdo spiega che ordinare degli "anziani" come meri amministratori dei sacramenti senza poter loro insegnare e governare trasformerebbe i sacerdoti in "funzionari" eucaristici e così cesserebbero di essere pastori [col pretesto di essere "pastorali"].

Questo concetto sbagliato del Sacramento dei Sacri Ordini non proviene dalla Rivelazione, aggiunge Escuerdo, ma da tribù dell'Amazzonia che fanno alternare i loro capi.

Il vescovo ha ricordato che gran parte dei nativi [e anche i vescovi] non sono Cattolici e devono ancora imparare che Cristo è l'unico Salvatore dell'uomo.

Ha anche sottolineato che non c'è una "carenza di convocazioni" in quelle diocesi e comunità religiose che obbediscono alla dottrina Cattolica vivendo la spiritualità Cristiana.

In altre parole: la carenza di sacerdoti è causata dai vescovi modernisti, che chiedono l'abolizione del celibato per poter nascondere il loro fallimento.

Foto: Rafael Escudero López-Brea, #newsMdfmlbhlfj
it.news

Sinodo Amazzonico: il video-intervento di Mons Schneider

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