Scontro Becciu-Parolin, siamo alla guerra per bande
Il Segretario di Stato, Pietro Parolin, ha lasciato cadere una frase esplosiva sull'operazione immobiliare londinese: «E' opaca». A stretto giro di posta gli ha replicato il cardinal Becciu, che ha definito le accuse su di lui «infanganti».
Sembra proprio una strana storia, quella delle finanze vaticane a Londra che ormai coinvolgono anche il Primo Ministro italiano, Giuseppe Conte, sponsorizzato dal Vaticano, ex allievo e legato ancora oggi a Villa Nazareth, la scuola gestita dai diplomatici della Segreteria di Stato. Una storia strana, e pericolosa, di cui si colgono alcuni elementi, ma in cui è ancora difficile disegnare un paesaggio completo, e di cui è chiara soprattutto una cosa: che in Vaticano, fra gli uomini del regime di papa Bergoglio, si sta sviluppando una guerra per bande di cui è impossibile al momento attuale valutare le conseguenze. Ma che si svolge senza esclusione di colpi.
Gli ultimi, più eclatanti episodi riguardano il Segretario di Stato, card. Pietro Parolin, uno dei candidati alla nomination per la prossima successione, e l’ex Sostituto, il cardinale prefetto dei Santi, Angelo Becciu. Come vi ricordate il nodo del problema è un investimento immobiliare a Londra, un palazzo di grande valore, compiuto dalla Segreteria di Stato, e che ha creato problemi; soprattutto, a quel che si è capito, per uscire dall’affare, che non si era rivelato, di recente affatto lucrativo. Ora sembra che per quella storia siano stati usati i soldi derivanti dall’Obolo di San Pietro. Il che potrebbe anche dare fastidio, ma in fondo non sembra irragionevole: se per fare del bene faccio fruttare le risorse che mi vengono date, che problema c’è?
E il problema sta proprio in questo: che cinque persone sono state sospese – fra cui l’ex segretario di Becciu, di recente nominato responsabile della Sezione Economica della Segreteria di Stato dal nuovo Sostituto, mons. Pena Parra, - in seguito a un’inchiesta aperta dalla magistratura vaticana sull’affare di Sloane Square. Un’indagine, a quanto si sa, partita dalla denuncia dello IOR e dell’APSA, l’amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, dubbiose della correttezza dell’operazione. In Vaticano si parla di un incontro tempestoso del nuovo Sostituto con i vertici dello IOR, a cui si è presentato con la richiesta di poter disporre a nome del Pontefice di una cifra altissima necessaria a sciogliere quell’affare diventato ormai oneroso. Un incontro-scontro, perché i vertici dello IOR chiedevano qualche cosa di ufficiale e legale per accedere alla richiesta…
E ieri, dopo settimane di silenzio, è sceso in campo il Segretario di Stato, Parolin. Che ha lasciato cadere una frase esplosiva: "Questa operazione - ha detto Parolin sollecitato a margine di un evento all'ambasciata di Italia presso la Santa sede - era un'operazione piuttosto opaca. Che cosa era opaco? Ora non entriamo nei dettagli, ora si sta cercando di chiarire". A breve giro di dispaccio Ansa è arrivata la replica del card. Becciu: "Perché dovrebbero essere opache? Anzitutto è prassi che la Santa Sede investa nel mattone, l'ha fatto sempre: a Roma, a Parigi, in Svizzera e anche a Londra. Pio XII fu il primo ad acquistare degli immobili a Londra. Ci è stata avanzata la proposta di questo storico ed artistico palazzo e quando fu fatta e realizzata non c'era niente di opaco. L'investimento era regolare e registrato a norma di legge", ha aggiunto. Becciu, che ha definito "infanganti" le accuse mosse nei suoi confronti da più parti, ha detto di non aver "mai manomesso" i soldi dei poveri, e che le "difficoltà" dell'investimento immobiliare londinese sono "nate con il socio di maggioranza".
Cioè con il famoso Mincione, per cui ha lavorato Giuseppe Conte, poco prima di diventare Primo Ministro, e che adesso viene accusato (lo era un anno fa dai suoi attuali alleati del PD…) di palese conflitto di interessi, avendo esercitato al governo il “Golden Power” necessario a bloccare la scalata alla società del suo ex committente Mincione.
Ma lo scontro Parolin- Becciu è destinato ad ampliarsi, anche per la polemica legata all’IDI, e alla richiesta di un finanziamento straordinario (25 milioni di dollari) avanzata alla Papal Foundation, (in cui era importante il ruolo di McCarrick…) dal Pontefice, per coprire il buco dell’IDI. I laici della Papal Foundation si sono ribellati, alcuni hanno dato le dimissioni, e hanno abbandonato. Ma chi ha agito a nome del Pontefice? C’è chi sostiene che fosse l’allora Sostituto, Becciu; che però alla Catholic News Agency ha detto che “nel 2013 il cardinale Parolin ha assunto la carica di Segretario di Stato, e io non mi sono più occupato dell’IDI”.
In questa guerra per bande (Parolin, Becciu, Pena Parra, l’Apsa, lo IOR, l’AIF)…l’unico che ci ha rimesso finora è stato il generale Giani, “dimesso” da capo della Gendarmeria. La fuga di notizie relativa ai cinque sospesi è stata il pretesto per una liquidazione eccellente, e dai motivi tutt’altro che chiari. Tanto che sembra – e questo appare straordinario – che il Pontefice se ne sia pentito. Ma la saga dei soldi è tutt’altro che terminata: anche perché finora non si capisce se e quale reato sia stato commesso, nella turbinosa vicenda di Sloane Square.
Marco Tosatti
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“Un ospedale dermatologico italiano e due importanti cardinali sono al centro di un scandalo finanziario che si ingrossa sempre più che coinvolge una banca vaticana, la Papal Foundation, con sede negli Stati Uniti, e milioni di euro da contributi pubblici mal gestiti.“
Ed Condon ci illustra la questione con questo suo articolo pubblicato su Catholic News Agency, e che vi propongo nella mia traduzione.
Un ospedale dermatologico italiano e due importanti cardinali sono al centro di un scandalo finanziario che si ingrossa sempre più che coinvolge una banca vaticana, la Papal Foundation, con sede negli Stati Uniti, e milioni di euro da contributi pubblici mal gestiti.
Gli eventi riguardano il collasso finanziario dell’Istituto Dermopatico dell’Immacolata (IDI), un ospedale italiano.
Secondo i media e nuove fonti, il cardinale Angelo Becciu e il cardinale Giuseppe Versaldi sono stati protagonisti di una complicata serie di operazioni che hanno finanziato l’acquisizione dell’ospedale da parte della Segreteria di Stato vaticana nel 2015, collassato [finanziariamente] sotto grandi atti di sottrazione e riciclaggio di denaro che hanno portato all’incarcerazione del suo presidente.
Molteplici fonti negli Stati Uniti e a Roma hanno confermato al Catholic News Agency (CNA) che l’allora Arcivescovo Becciu è stato il responsabile dell’organizzazione di uno sforzo concertato da parte di altri funzionari vaticani e cardinali americani – tra cui l’allora cardinale Theodore McCarrick (ridotto allo stato laicale per abusi sessuali, ndr) – per fare pressione sul consiglio della Fondazione Papale con sede negli Stati Uniti per far approvare una sovvenzione di 25 milioni di dollari nel 2017. (La Fondazione Papale fu costituita da donatori facoltosi negli Stati Uniti d’America per sostenere le esigenze caritative del Papa e della Chiesa. La prima elargizione avvenne nell’aprile del 1990 a favore di Papa – ora Santo – Giovanni Paolo II, ndr).
Anche se ai donatori americani era stato detto che il denaro serviva ad alleviare una temporanea carenza di cassa all’ospedale IDI, fonti dell’Amministrazione per il Patrimonio della Sede Apostolica (APSA) e della Fondazione Papale hanno detto alla CNA che il vero scopo del prestito era quello di aiutare a rimuovere un debito di 50 milioni di euro dai libri [contabili] dell’APSA.
Il debito era il risultato di un prestito APSA ad una partnership senza scopo di lucro tra la Segreteria di Stato vaticana e un ordine religioso italiano, che aveva preso in prestito il denaro per l’acquisizione dell’IDI. L’ospedale, in fallimento al momento dell’acquisizione, non era stato in grado di rimborsare il debito e, poiché il prestito violava gli accordi bancari europei, pose l’APSA sotto stretta sorveglianza regolamentare.
Becciu, che all’epoca era la seconda figura di primo piano presso la Segreteria di Stato, sarebbe intervenuto per impedire che il prestito in sofferenza mettesse l’APSA e l’ospedale a rischio di scandalo finanziario più grave.
Secondo una fonte senior dell’APSA, il [card.] Becciu è stato il “motore” degli sforzi per ottenere la sovvenzione dalla Fondazione Papale, anche se ai cardinali americani era stato assicurato che la richiesta proveniva direttamente da Papa Francesco.
“Naturalmente è stato [il cardinale Becciu] a sostenere la richiesta di finanziamento”, ha detto a CNA una figura di alto livello dell’APSA. “Era molto preoccupato personalmente che l’accordo IDI fosse sanato e che non sollevasse ulteriori scandali”.
Becciu ha contestato quel resoconto, dicendo a CNA il 28 ottobre di non essere coinvolto nell'[operazione] di ottenere il sussidio della Fondazione Papale.
“Il cardinale Parolin ha assunto la carica di Segretario di Stato [nel 2013] e non mi sono più interessato di IDI”, ha detto Becciu al CNA.
Salvare l’IDI
L’amministrazione di IDI collassò nel 2012 con debiti per oltre 800 milioni di euro, quando diversi membri della sua amministrazione furono indagati con l’accusa di frode e appropriazione indebita. L’ospedale era di proprietà di una provincia della Congregazione dei Figli dell’Immacolata Concezione, dichiarata insolvente da un tribunale italiano nel 2013.
Dopo che l’ospedale era stato dichiarato in stato di insolvenza dal governo, i Figli dell’Immacolata Concezione convinsero la Segreteria di Stato vaticana a costituire una partnership senza scopo di lucro, la Fondazione Luigi Maria Monti, che acquisì l’ospedale nel 2015.
La Fondazione, a quanto si dice, avrebbe pagato 131 milioni di euro per l’IDI.
Circa 50 milioni di euro dell’acquisizione furono compensati sulla base dell’accordo della fondazione che prevedeva di assorbire una parte dei debiti in essere dell’IDI, coperti da un’ipoteca sugli immobili dell’ospedale.
Gli ulteriori 80 milioni furono elargiti cash dal Vaticano.
Cinquanta milioni di euro furono concessi sotto forma di prestito dell’Amministrazione per il Patrimonio della Sede Apostolica, anche se questo prestito ha probabilmente violato le norme operative della banca, lasciandola aperta al controllo delle autorità europee di regolamentazione bancaria.
Alla fine quel prestito è andato a male, perché le entrate dell’ospedale non hanno potuto ripagarlo.
All’inizio di questa settimana, il capo dell’APSA ha ammesso che la banca centrale vaticana è stata costretta a cancellare 30 milioni di euro del prestito, dopo che non erano andati a buon fine i tentativi di ottenere una sovvenzione di 25 milioni di dollari dalla Papal Foundation con sede negli Stati Uniti.
Funzionari della Segreteria di Stato e dell’APSA, a quanto pare spronati da Becciu, chiesero al Cardinale Donald Wuerl di farsi concedere la sovvenzione dalla Fondazione Papale nel 2017.
Gli amministratori e i donatori espressero scetticismo sull’importo, che era di gran lunga superiore ai normali esborsi. Anche se Wuerl aveva detto al consiglio della Fondazione Papale che i fondi erano destinati a salvare l’IDI dalla chiusura, i membri del consiglio di amministrazione laici sollevarono domande sul fatto che i fondi fossero realmente destinati a coprire un deficit operativo dell’ospedale, o a coprire il debito residuo dell’APSA.
Nonostante queste obiezioni, il sussidio fu infine approvato dal consiglio della Fondazione Papale con un voto segreto – fonti all’interno della fondazione hanno detto alla CNA che i membri del consiglio di amministrazione ritengono che tutti i membri vescovi tranne uno votarono a favore, mentre tutti i membri laici tranne uno votarono contro l’approvazione della sovvenzione.
L’erogazione del denaro si arrestò dopo che il consiglio continuò a porre domande sulla destinazione finale dei fondi.
Due rate iniziali furono inviate a Roma tra la fine del 2017 e l’inizio del 2018, per un totale di 13 milioni di dollari. Dopo che i disaccordi interni sulla sovvenzione furono resi pubblici, il Cardinale Wuerl disse che avrebbe chiesto al Vaticano di annullare la richiesta e restituire i fondi. All’inizio del 2019, il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, scrisse al consiglio di amministrazione dicendo che i 13 milioni di dollari sarebbero stati riclassificati come prestito, piuttosto che come sovvenzione, e sarebbero stati rimborsati.
Due fonti all’interno della Fondazione Papale hanno detto alla CNA che il Vaticano propose che il prestito venisse rimborsato attraverso “sconti” applicati ogni anno all’elenco delle sovvenzioni richieste alla Fondazione Papale dagli uffici vaticani e dall’apostolato cattolico.
“I poveri finiranno per pagare il debito”, ha detto alla CNA una fonte vicina alla Fondazione Pontificia.
Cardinale Versaldi
Dopo il prestito dell’APSA, i restanti 30 milioni di euro che il Vaticano utilizzò per finanziare l’acquisto dell’IDI in fallimento furono, secondo le intercettazioni giudiziarie pubblicate dai media italiani, disposte dal cardinale Giuseppe Versaldi, che fu posto a capo della Fondazione Luigi Maria Monti.
Mentre guidava la partnership per l’acquisto dell’IDI, Versaldi era anche presidente della Prefettura per gli Affari Economici della Santa Sede e delegato del Vaticano a sovrintendere alla provincia italiana dei Figli dell’Immacolata Concezione, che era stata trascinata nell’insolvenza insieme all’IDI.
Secondo le intercettazioni, nel 2014 Versaldi fece in modo di deviare 30 milioni di euro dall’Ospedale Bambino Gesù verso la non profit da lui diretta. Quel denaro proveniva da una sovvenzione di 80 milioni di euro che l’ospedale aveva ricevuto dal governo italiano.
Le intercettazioni hanno registrato Versaldi che discuteva il piano con Giuseppe Profiti, presidente del Bambin Gesù, e i due si accordarono per nascondere a Papa Francesco la non corretta destinazione dei fondi.
Versaldi e Profiti, entrambi negarono ogni illecito, con il cardinale che sosteneva di aver voluto solo risparmiare al papa i dettagli tecnici degli sforzi per salvare l’IDI.
Fonti vicine alle iniziative tese a finanziare l’acquisto dell’IDI hanno detto alla CNA che i funzionari del governo italiano hanno rifiutato di perseguire la questione a causa del coinvolgimento di alti funzionari vaticani e perché i fondi dovevano essere ancora utilizzati dall’ospedale.
Il Cardinale Becciu e don Decaminada
Anche se Becciu ha detto a CNA che non aveva più interessi con il progetto al momento della sovvenzione della Fondazione Papale, il legame del cardinale con l’affare IDI risale almeno alla sua nomina nel 2011 come sostituto, il secondo funzionario in termini di importanza, presso la Segreteria di Stato.
Poco dopo che Becciu iniziò a lavorare in quel ruolo, Don Franco Decaminada si rivolse a lui per ottenere il sostegno su una proposta che prevedeva una provvista di 200 milioni di euro [erogata] dal Vaticano all’IDI, apparentemente per aiutarlo a rilevare un altro ospedale di Milano. Già allora l’IDI era traballante per insolvenza.
Decaminada era allora un membro senior (importante, ndr) dei Figli dell’Immacolata Concezione, l’ordine che allora possedeva e controllava l’IDI. Il sacerdote è stato presidente dell’IDI fino al suo collasso [finanziario].
Nel 2014, un giornale italiano pubblicò i dettagli di una lettera di Decaminada a Becciu, datata 8 luglio 2011.
Ma Becciu questa settimana ha detto a CNA che non ricordava la proposta.
“Nel luglio del 2011 avevo appena assunto l’incarico di Sostituto e non ricordo se don Decaminada mi scrisse , ma non mi sono mai occupato di questa questione”.
Nel settembre 2011, Decaminada assunse Maria Piera Becciu, nipote di Becciu, come sua segretaria personale.
CNA ha chiesto al cardinale Becciu se lui o la sua posizione presso la Segreteria di Stato avesse avuto un ruolo nell’assunzione di sua nipote. [Becciu] ha detto a CNA semplicemente che “si è candidata per la posizione ed è stata assunta”.
All’inizio dello stesso anno, Decaminada è stato coinvolto nella creazione di una società chiamata Ibos II, con uffici in Lussemburgo, Kinshasa, e a Roma, dove l’ufficio si trovava nello stesso edificio dell’IDI. La società era stata costituita per attrarre investimenti per la prospezione petrolifera e mineraria lungo la regione di confine tra la Repubblica Democratica del Congo e l’Angola.
Prima di tornare a Roma nel maggio 2011, Becciu è stato per due anni nunzio apostolico a Cuba; prima di allora è stato ambasciatore del Vaticano in Angola per quasi un decennio. Nel 2012, Becciu è stato coinvolto in un caso di preoccupazione della Segreteria di Stato per un investimento di 200 milioni di dollari in un’altra compagnia petrolifera della regione angolana, Falcon Oil.
Becciu ha detto alla CNA di non essere a conoscenza della connessione tra Ibos II e IDI, e di non aver mai avuto alcun contatto con la compagnia.
Decaminada, che aveva la fama di aver lasciato gli uffici dell’IDI vicino al Vaticano con scatole di scarpe piene di denaro contante, è stato arrestato nel 2013. È stato mandato in prigione per la sua parte nella massiccia frode e corruzione intorno al crollo di IDI, e alla fine ridotto allo stato laicale.
Controllo in corso
Nel 2015, Papa Francesco abolisce la Prefettura per gli Affari Economici della Santa Sede e nomina Versaldi alla guida della Congregazione per l’Educazione Cattolica.
Profiti è stato successivamente rimosso e condannato da un tribunale vaticano a seguito di uno scandalo in cui ha abusato del suo ufficio presso l’ospedale per riciclare fondi per la ristrutturazione di un appartamento del cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano dal 2006-2013.
Nel 2016, poco dopo l’acquisizione dell’IDI dall’amministrazione, l’Arcivescovo Becciu è stato responsabile dell’annullamento di una programmata revisione contabile esterna di tutte le finanze vaticane da parte della società PriceWaterhouseCoopers. L’anno successivo è stato al centro di una complicata serie di eventi riguardanti il Sovrano Militare Ordine di Malta, in cui la Segreteria di Stato è stata accusata di aver sottratto all’Ordine oltre 30 milioni di euro da un fondo fiduciario svizzero lasciato in eredità all’Ordine.
La situazione si è risolta quando il Gran Maestro dell’Ordine, Matthew Festing, è stato costretto a dimettersi e il Papa ha nominato Becciu delegato speciale per sovrintendere all’Ordine.
Sempre nel 2017, Becciu ha imposto le dimissioni del primo revisore generale del Vaticano, minacciandolo di divenire oggetto di indagine per “spionaggio” sulle transazioni finanziarie private di alti esponenti vaticani, compreso lo stesso Becciu.
Nel 2018, Papa Francesco ha fatto di Becciu un cardinale e lo ha nominato alla guida della Congregazione delle Cause dei Santi.
Nelle ultime settimane, la sua permanenza presso la Segreteria di Stato è stata oggetto di una indagine sempre più approfondita, a seguito delle notizie sul suo utilizzo di un fondo di investimento con sede in Lussemburgo teso ad indirizzare più di 200 milioni di dollari in un piano di sviluppo immobiliare a Londra, e si ritiene che sia al centro di un’indagine finanziaria interna vaticana ancora in corso.
Di Sabino Paciolla
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