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lunedì 21 ottobre 2019

Tra canti e applausi ..

Ricompare la figura lignea femminile nuda durante la “Via Crucis amazzonica”

Durante una “via Crucis amazzonica” che si è tenuta sabato scorso fuori del Vaticano, organizzata nell’ambito di una serie di eventi semiufficiali legati al Sinodo dei Vescovi sull’Amazzonia in Vaticano, è ricomparsa la ormai celebre figura lignea di una donna nuda  amazzonica che che è stata variamente descritta come immagine della Vergine Maria, come simbolo religioso indigeno della Pachamama, o Madre Pasqua, o come simbolo della vita.
Ce ne parla in questo articolo lo staff del Catholic News Agency . Ecco l’articolo nella mia traduzione. 
“Via Crucis amazzonica” fuori la basilica di San Pietro a Roma
“Via Crucis amazzonica” fuori la basilica di San Pietro a Roma


Una “Stazioni Amazzoniche della Via Crucis” è stata pregata fuori dal Vaticano sabato, organizzata nell’ambito di una serie di eventi semiufficiali legati al Sinodo dei Vescovi sull’Amazzonia in Vaticano.
Il 19 ottobre si è tenuta la “Via Crucis Amazonico” nell’ambito del progetto “Casa Comune”, un’iniziativa che promuove più di 115 eventi ospitati da una rete di liberi gruppi, collegati in varia misura alla Chiesa cattolica.
Tra le organizzazioni coinvolte nel progetto vi sono un’organizzazione di difesa sostenuta dalle conferenze episcopali in America Latina, due organizzazioni di aiuto e sviluppo della Conferenza episcopale tedesca e una confederazione di gruppi di giustizia sociale con sede a Bruxelles.
Alle Stazioni della Via Crucis di sabato hanno partecipato persone indigene della regione amazzonica e i loro sostenitori, insieme a religiosi, sacerdoti e vescovi che hanno partecipato al Sinodo sull’Amazzonia, una riunione vaticana dei vescovi chiamati a discutere il ministero pastorale della Chiesa nella regione amazzonica dal 6 al 27 ottobre.
Tra i vescovi partecipanti, il cardinale Pedro Barreto, arcivescovo di Huancayo e vicepresidente della Rete Ecclesiale di Panama (REPAM) – principale organizzatore del progetto Casa Comune, insieme al vescovo Roque Paloschi, arcivescovo di Porto Velho e presidente del Consiglio Missionario Indigeno (CIMI) – un’altra delle organizzazioni che sponsorizzano l’iniziativa Casa Comune.
Le Stazioni della Via Crucis, come la maggior parte degli eventi organizzati dal progetto Casa Comune, hanno incluso sia i simboli tradizionali cristiani sia l’uso di simboli e immagini derivanti dalla cultura dei gruppi amazzonici indigeni.
La Via Crucis è iniziata nei pressi di Castel Sant’Angelo, a circa un chilometro da Piazza San Pietro, e si concludeva fuori dalla Basilica di San Pietro.
I partecipanti hanno portato con sé oggetti simbolici della cultura amazzonica, tra cui una grande canoa, ciotole con cibo, strumenti musicali indigeni e la controversa, e ormai familiare, immagine di una donna nuda incinta, che è stata variamente descritta come immagine mariana, come simbolo religioso indigeno della Pachamama, o Madre Pasqua, o come simbolo di vita.
All’inizio delle stazioni, i partecipanti hanno messo a terra la canoa, l’immagine della donna e le fotografie dei “martiri dell’Amazzonia”, tra cui San Oscar Romero, l’unico dei rappresentati che è stato canonizzato dalla Chiesa cattolica.
Le altre persone identificate come “martiri amazzonici” sono state Suor Cleusa Coelho, Marçal de Souza, Josimo Morales, P. Vicente Cañas, Suor Inés Arango, Galdino Pataxó, P. Alcides Jiménez, Suor Dorothy Stang, Mons. Alejandro Labaka, P. Ezequiel Ramín, P. Rodolfo Lunkenbein, P. Simao Bororo e Chico Mendes.
Dopo i canti iniziali, si è spiegato il significato della celebrazione: “Ricordare i martiri del cammino, le vite date dal Regno della vita. Ricordiamo anche le nostre vite, le gioie e le speranze che ci hanno portato qui, e la tristezza e l’angoscia del nostro popolo della Panamazonía e della terra. ”
Poi, il fumo di alcune piante che bruciavano in una ciotola è stato diffuso tra i partecipanti con una piuma.
Dopo questa cerimonia iniziale, la stessa “Via Crucis” è iniziata con le sue 14 stazioni, più una 15ª stazione dedicata alla resurrezione. Una grande croce di legno, in cui sono stati inchiodati un rosario e le fotografie dei martiri, ha guidato il gruppo.
Le 14 stazioni sono state adattate dalle tradizionali stazioni della Via Crucis e ogni stazione è stata accompagnata da una frase o da un tema: “diritti umani”, “i grandi progetti di ‘sviluppo’ nel bacino amazzonico”, “riconciliazione”, “incontro”, “le culture di Panamazonía”, “una chiamata per tutti”, “la distruzione della natura”, e altri ancora.
Alla fine di ogni stazione, una persona diversa ha letto una breve riflessione. Tra i messaggi che sono stati trasmessi c’era “Madre Terra piange per l’eccessivo sfruttamento che si commette nei 9 paesi della Panamazonía”.
Il perdono è stato chiesto anche “per gli errori commessi come Chiesa e come umanità; specialmente attraverso gli abusi della colonizzazione, la sistematica violenza ai diritti umani e l’etnocidio di tanti popoli in tutto il continente”.
Una riflessione avvertiva che “gli scienziati e gli ambientalisti preannunciano tenebre e ombre di morte per la nostra terra se non fermiamo l’uso indiscriminato delle risorse”. Pertanto, “la chiamata come Chiesa è quella di annunciare il Vangelo di Gesù e denunciare gli abusi che sorella Madre Terra sperimenta”.
Arrivati in Piazza San Pietro, mentre si meditava sulla stazione finale, alcuni partecipanti giacevano a terra, sulle fotografie dei cosiddetti martiri dell’Amazzonia, fingendo di essere morti. Alla fine della 15ª stazione, dedicata alla Resurrezione, le persone sdraiate a terra si sono alzate, portando la resurrezione dai morti e alzando le mani al cielo in segno di ringraziamento.
Infine, il volto di una donna è stato dipinto con segni amazzonici, adornato con una corona di piume e poi sollevata in canoa, tra canti e applausi dei partecipanti.
Di Sabino Paciolla

Come un rito pagano amazzonico mi ha portato a 48 anni di tormento demoniaco, fino a quando Cristo mi ha liberato

Una donna inglese è stata vittima per molti anni di una “legatura” diabolica conseguenza di un rito tribale di guarigione cui fu sottoposta in Brasile da una anziana india. Gli effetti, racconta la donna in questa intervista, l’hanno portata ad una “sofferenza molto più grande” che è durata decenni.
A seguito di questa sua dura esperienza mette in guardia dal rischio di infiltrazioni dell’occulto presente nel sincretismo religioso nella regione amazzonica e, di conseguenza, in certe “aperture” a queste pratiche presenti nell’Instrumentum Laboris del Sinodo Amazzonico.
Ecco la sua intervista rilasciata a Edward Pentin sul National Catholic Register nella traduzione di Annarosa Rossetto.
Guaritrice amazzonica (fonte: Vaudou Aze da Pinterest)
Guaritrice amazzonica (fonte: Vaudou Aze da Pinterest)
 Nel 1968 Jane Porter, una studentessa cattolica britannica, era in Brasile per gli studi universitari, ma dopo aver contratto una malattia, cadde vittima di una “falsa” guarigione effettuata da una rito pagano indigeno in un ambiente “cattolico”. Gli effetti, dice, l’hanno portata ad una “sofferenza molto più grande” che è durata decenni.
In questa intervista al  NCR, la Porter racconta la sua esperienza traumatica ed esprime preoccupazione per il fatto che il documento di lavoro del Sinodo dell’Amazzonia – e quindi il Sinodo stesso – rischia di introdurre nella vita cattolica una pratica simile a quella da lei vissuta in Brasile.
Il sinodo dovrebbe cercare di evangelizzare queste persone “nel potere salvifico di Cristo”, dice la Porter, piuttosto che, come afferma il documento di lavoro, guardare alle popolazioni indigene come se avessero “già ricevuto rivelazioni divine” e la loro spiritualità dovesse essere una “fonte di ricchezza per l’esperienza cristiana” con la “catechesi che ne assuma il linguaggio e il significato”(123).
Quali esperienze ha avuto in Brasile che la  hanno fatto preoccupare riguardo il sinodo in corso?
Nell’estate del 1968 andai in Brasile come studentessa britannica dell’Università dell’Essex per svolgere una tesi per il mio corso di laurea in Studi Comparativi Latinoamericani in Portoghese Brasiliano.
Quale cattolica praticante in una delle prime università laiche Americane in Gran Bretagna, avevo trovato scarno l’insegnamento degli aspetti religiosi sulla storia e la politica dell’America Latina. Pertanto avevo una scarsa comprensione della vera natura della cultura da un punto di vista teologico di come si era evoluta dalla colonizzazione da parte dell’Occidente nel XVI e XVII secolo.
La mia fede era tradizionale, trasmessami dai miei genitori sin dalla nascita. All’università di Essex, avevo appreso della nuova Teologia della Liberazione introdotta nella Chiesa latinoamericana e del lavoro sociale intrapreso dai “sacerdoti operai” nei quartieri poveri della città, in particolare a Rio de Janeiro. E mentre ero in Brasile, avevo deciso di indagare su questo argomento come base della mia tesi finale di laurea.
Cosa è successo dopo?
Sono andata in Brasile attraversando l’America, partendo dalla Florida su un aereo sud-americano per Lima in Perù, da dove avevo programmato di viaggiare attraverso l’Amazzonia per unirmi al mio gruppo universitario a Rio de Janeiro. Sfortunatamente, ho contratto un enterovirus dall’acqua bevuta sull’aereo e sono stata ricoverata in ospedale a Lima con flebo e farmaci forti per diverse settimane con un grave sfogo sulla pelle noto come “grande orticaria”, che provoca infiammazione della cute, con suppurazione e piaghe, e il cui effetto più devastante fu la deturpazione del viso e della testa, fino a quando le croste non si staccarono.
Una volta rimessami abbastanza per viaggiare, sono volata direttamente a Rio de Janeiro, dove l’ambasciata britannica mi aveva sistemata con due giovani sorelle nel distretto di Ipanema, entrambe insegnanti. Erano cattoliche, avevano studiato lì ed erano molto accoglienti e gentili. Ho appreso in seguito che facevano parte della nuova classe media che aveva avuto origine dalle popolazioni povere di indigeni (caboclo) delle baraccopoli, le favelas, dove risiedevano ancora le loro famiglie.
Per alcune settimane, ho proseguito con la mia tesi, visitando l’Università Cattolica di Rio, i bassifondi della città, e successivamente anche l’arcivescovo di Brasilia, volando lì con l’aviazione militare, poiché la città stava appena iniziando a essere costruita.
[Qualche tempo dopo ho avuto] un grave attacco di grande orticaria, a causa del quale sono rimasta nella mia stanza sotto farmaci forti, al buio e lontana dal caldo. Le sorelle [che si prendevano cura di me] erano gentili e comprensive, ma le mie condizioni peggiorarono al punto che il mio viso fu di nuovo sfigurato e pieno di croste per la reazione allergica.
E cosa ha fatto?
Un pomeriggio, mentre ero sola nell’appartamento, ho aperto la porta a una piccola anziana signora sorridente che credevo fosse imparentata con le sorelle (loro madre). Alcune ore dopo, ho sentito un vociare molto animato dalla stanza accanto e inizialmente credevo fosse una lite in famiglia.
Andò avanti fino a sera e quando aprii la porta trovai fuori la sorella minore. Mi disse di non avere paura, ma la famiglia si era raccolta per una guarigione – poco dopo è venuto fuori che era per la mia guarigione. Mi ha incoraggiato ad entrare nella stanza affollata da diversi membri della famiglia. Ho notato sullo scaffale una candela accesa, un bicchiere d’acqua (simbolo della salute) e due statuine di santi cattolici, Cosma e Damiano, ciascuno coperto da un sacchetto di plastica (per “trattenere gli spiriti”, mi hanno detto).
Al centro c’era una persona che indossava abiti larghi, si strappava i capelli e urlava/cantava; era una donna, ma sembrava molto grande, virile e forte. Sono stata sospinta verso di lei e lei mi ha messo le mani sul viso e sul corpo con una preghiera cantilenante. Quindi è crollata sul pavimento.
A quel punto tutti lasciarono tranquillamente la stanza e io rimasi a guardare mentre un giovane della famiglia sollevava delicatamente la donna, le spazzolò i capelli e le asciugò il viso. Ho quindi riconosciuto la madre delle ragazze, che avevo fatto entrare prima. Rimase a cena. Poiché parlava solo il suo dialetto indigeno, caboclo , non ero in grado di conversare con lei, ma ci sorridevamo. A metà del pasto, la sorella minore mi fissò con forza.
Pensavo che le croste del mio viso avessero suppurato ulteriormente, quindi mi scusai e andai in bagno. Con mio stupore, la deturpazione e le croste erano completamente scomparse e la mia pelle era diventata liscia e normale. Mi resi conto di aver ricevuto una “guarigione”. La madre partì e il mio soggiorno a Rio proseguì con ulteriori viaggi in tutto il Brasile fino a quando non presi l’ultima nave per la Gran Bretagna per l’inizio del primo trimestre dell’anno accademico.
 Quando è tornata la malattia?
Non ho mai finito la mia tesi né laurea, poiché mi sono ammalata gravemente nel giro di sei mesi dal mio ritorno a casa. Dovetti sottopormi a cure con steroidi forti e terapie per l’orticaria presso il St. George’s Hospital di Londra, dopo essere tornata a vivere a casa dei miei genitori finché non sono stata abbastanza in forze da fare un corso di segreteria multilingue e iniziare una vita tranquilla lavorando a Cambridge, Bruxelles e Norwich. A 30 anni, ho conseguito una seconda laurea a Londra come restauratrice e ho lavorato al restauro di sculture museali in Scozia fino a quando non sono andata in pre-pensionamento per malattia autoimmune nel 1997.
Con il senno di poi, credo che la malattia fisica durante la mia vita sia stata esacerbata dalla falsa “guarigione” in Brasile, che in seguito ho appreso era conosciuta come umbanda, il lato bianco curativo della religione occulta conosciuta come Macumba . In Brasile ho fatto esperienza di quest’ultima quando sono andata con amici una sera ad un evento di una scuola di samba. Non mi sono resa conto finché non era troppo tardi che lo spettacolo bello e ritmato della danza della samba era diventato un rito religioso di odio e vendetta, la Macumba, durante il quale la pratica di uccidere i polli e di estrarne il sangue viene eseguita con l’intento di evocare “spiriti della natura” che si effondano/entrino in qualcuno per ferire o uccidere una persona specifica, di solito prima che finisca la notte. Le famose poesias e le canzoni che accompagnano la samba possono essere molto oscure,  e incoraggiare a fuggire la luce e a entrare nell’oscurità e fino al suicidio. Contrariamente alla nostra cultura, ho imparato che la vita in Brasile valeva poco e in quel periodo a Rio ricordo di aver visto cadaveri avvolti nella carta giacere a lato della strada che sembravano lasciare indifferenti le forze dell’ordine e i passanti.
 Cos’altro ha provato oltre alla malattia fisica?
Le conseguenze spirituali della falsa “guarigione”, comunque, furono una sofferenza molto più grande.
Per 10 anni dopo ho sperimentato continui attacchi e apparizioni del male; la più impressionante avvenne nel mio monolocale vicino a Avenue Louise, a Bruxelles. Lì fui svegliata una notte dal rumore di finestre che andavano in pezzi in corridoio, in cucina e in bagno. Pensavo fosse uno scassinatore, ma non c’era nessuno tranne una presenza ostile. Credevo fosse uno spirito infelice che in precedenza aveva vissuto nell’appartamento, quindi mi sono alzata e ho pregato per lo spirito per circa due ore con il rosario. Ciò si è verificato ogni notte per una settimana fino all’ultimo giorno, quando il rumore è stato più forte del solito. Mi resi conto che non potevo muovermi, né parlare o aprire gli occhi, ma avvertivo una schiacciante presenza di male intorno e sopra il mio letto. Mi sembrava di venir strangolata. Nella mia mente, ho sentito le parole: “Sono più forte di te e non puoi fare nulla”.
Ero terrorizzata e in quel momento ripetevo nella mia mente il segno della croce, mi è sembrato di vedere la figura di una donna in piedi ai piedi del mio letto, che pensavo fosse mia madre, e la presenza malvagia scomparve. Ora credo che la donna possa essere stata la nostra Beata Madre, Maria.
 Come si è manifestata la malattia negli anni successivi?
Sono tornata in Inghilterra poco dopo per lavorare come assistente personale del direttore del Norfolk Museums Service di Norwich. Sebbene la presenza del male fosse meno ostile, le visite occasionali hanno continuato a svegliarmi di notte per i successivi cinque anni. La presenza era relegata in un posto particolare nella stanza e potevo individuare dove fosse. Sebbene preoccupante, non avevo tanta paura e mantenevo le mie preghiere e la vita cattolica nel miglior modo possibile, ma la mia fede era chiaramente indebolita e mi sentivo molto fragile e priva di fiducia.
Dopo aver iniziato la mia seconda laurea e aver cominciato una nuova vita a Londra, le visite maligne si sono fermate e non menzionavo mai la mia falsa “guarigione” o le successive esperienze in confessione, poiché non pensavo che qualcuno mi avrebbe creduto. L’unica persona a cui l’avevo detto era un amico anglicano di Oxford, che era stato il mio tutor in restauro medievale di pittura murale; amava la Madonna.
Quando ho iniziato la mia vita professionale come restauratrice in un museo a Glasgow, mi ero semplicemente aggrappata alla mia fede ed ero molto dipendente dal sapere che Gesù mi era vicino nell’Eucaristia. A quel tempo, mia madre ebbe una profonda conversione a Medjugorje e anch’io sono andata, riprendendo le mie preghiere e il mio Rosario a Maria all’interno di un gruppo mariano di preghiera a Glasgow.
Quando alla fine sono andata in pre-pensionamento per problemi di salute, il mio amico anglicano di Oxford mi ha raccontato di un prete cattolico trasferitosi in Scozia, che aveva esperienza nella preghiera di liberazione e amava la Madonna. Nella sua chiesa ha recitato per me potenti preghiere di liberazione con l’aiuto di un secondo sacerdote e il supporto della sua squadra di preghiera. Ho anche avuto una serie di incontri con un cappellano mariano appositamente formato per la direzione spirituale. In entrambi i casi, ho ricevuto la guarigione di Dio.
Dopo un intervento chirurgico per il cancro al seno nel 2010, ho deciso di lasciare Glasgow e di stare vicino alla mia famiglia nell’East Anglia, tornando a Walsingham, dove trascorrevo le vacanze nella fattoria di famiglia. Il Santuario di Nostra Signora di Walsingham mi ha permesso di vivere sotto il suo manto e di dedicare più tempo alla preghiera. È stato, tuttavia, un momento di prova e apprendimento.
Inaspettatamente nel 2016, sono stata guidata direttamente da Nostra Madre in Francia per il 300° anniversario di St. Louis-Marie Grignion de Montfort, dove ho incontrato un vescovo che aveva completato i suoi studi del seminario in Brasile alla fine degli anni ’80. Con mia sorpresa, conosceva in modo approfondito le pratiche religiose sincretiste del Brasile, che mescolano la fede cattolica con le religioni indigene pagane delle culture native indie e di origine africana.
Anche lui collegò gli effetti fisici e la legatura spirituale con la mia falsa “guarigione” ottenuta con la Umbanda. Sotto il sigillo della confessione, nella Chiesa di Nostra Signora di Walsingham, mi ha dato l’assoluzione e una benedizione. Da quel momento ho saputo di essere stata completamente ripulita e liberata da ogni legame malvagio. Ho sentito che era un momento simile alla guarigione della donna che aveva toccato l’orlo della veste di Cristo, “sentì nel suo corpo che era stata guarita da quel male… Figlia, la tua fede ti ha salvata. Và in pace e sii guarita dal tuo male”(Marco 5: 25-35).
Mi ci è voluto fino alla Settimana Santa e alla Pasqua successive per rendermi conto della piena implicazione della libertà spirituale che avevo ricevuto e per crescere come voleva il Signore, dopo 48 anni di lotta, oscurità e malattia. Un completo rinnovamento e liberazione del mio spirito. Il vescovo mi assicurò che ora ero libera da questa sofferenza, che sarebbe servita per il progetto di Dio, per il quale dovevo essere grata.
Nell’avvicinamento del Sinodo panamazzonico, ho scritto questa testimonianza pubblica in segno di gratitudine a Dio e alla nostra Beata Madre per la mia piena guarigione e per mettere in guardia chi potrebbe prendere in considerazione di introdurre tali pratiche sincretiche nella propria vita, pratiche che rischiano di essere causa di malattia per i loro corpi e di male duraturo per le loro anime, “legatura” e morte spirituale.
 Quali aspetti del prossimo sinodo la fanno preoccupare che esperienze come la sua possano trovare spazio nella Chiesa?
L’ Instrumentum laboris indica chiaramente la sua volontà di introdurre nella pratica della fede cattolica degli aspetti della cultura cosmologica delle tribù amazzoniche, che è pagana e aperta all’occulto: “Armonizzare le relazioni tra natura, uomini, essere supremo e …le varie forze spirituali (12-13)… altri elementi tradizionali che fanno parte dei processi di guarigione…conoscenze dagli anziani, specialmente dalle donne. (88-89) … nel dialogo con gli spiriti (75) … riguardo alla divinità dai molti nomi (25) … (per) vivere in armonia con la Madre Terra” (88) descrive le caratteristiche della religione sincretica della pratica di guarigione occulta dell’Umbanda , da cui ho ricevuto una falsa guarigione “miracolosa”, lasciandomi “legata” da malattie fisiche, attacchi maligni e oscurità spirituale per 48 anni.
Questa è l’origine delle pratiche pagane del New Age sviluppate in Occidente, incluso il Regno Unito, per le quali la musica del samba, il canto delle poesias, i tamburi e la danza ritmica attirano e evocano gli spiriti, con Gaia – Madre Terra come simbolo principale. L'”essere supremo” menzionato nel documento mi fa venire in mente colui da cui origina l’occulto, il nemico di Dio, insieme alla sua legione di “vari spiriti”. La mia esperienza dovrebbe mettere in guardia chiunque dal farsi coinvolgere.
L’insistenza del documento di adattare i ministeri cattolici alle consuetudini ancestrali delle popolazioni aborigene consentirebbe liberamente agli “anziani guaritori” nativi (88), comprese le donne, di svolgere rituali e cerimonie indigene sciamaniche integrando i propri riti, simboli, stili di celebrazione nei rituali liturgici e sacramentali della Chiesa senza alcun controllo strutturale, cioè nessuna “censura, dogmatismo o discipline rituali” (138). Ciò rischia di introdurre nella liturgia cattolica una pratica simile a quella che ho sperimentato a Rio de Janeiro, cioè una donna in ruolo un ministeriale/sacerdotale posseduta da uno spirito di “guarigione” che aveva un potere “preternaturale” sufficiente a far sparire in modo anomalo una terribile deturpazione fisica del viso, una patologia che richiede settimane cure mediche con terapie specifiche, nel giro di due ore.
Sarei preoccupata del fatto che, se la Chiesa cattolica non mantenesse il controllo della sua liturgia e  non proteggesse la sua Tradizione Sacra, una potente influenza dell'”essere supremo” della morte e delle tenebre rischierebbe di sopraffare la Chiesa, i cuori e le anime degli uomini e – nel peggiore dei casi, incoraggiare il sacrilegio e la profanazione dell’Eucaristia, così come sacrifici pagani e l’ispirazione di uccidere portati dallo spirito di odio e vendetta contenuto nel rituale della samba, la Macumba. Questo “essere” è ingannevole e, per esperienza, l’uomo sa di essere “legato” solo quando è troppo tardi.
Sebbene molti preti abbiano ascoltato con cortesia la mia storia, solo pochi hanno compreso appieno la natura e i pericoli della mia esperienza con il male e i suoi effetti dovuti alla pratica occulta.
A questo proposito, temo che al Sinodo possano esserci clero e sacerdoti ignari dei pericoli che queste proposte possono comportare per la fede e la Chiesa. Essi possono, infatti, concordare con i suggerimenti di benevola accettazione e inclusione nei confronti delle popolazioni indigene, accogliendo all’interno della Chiesa le loro pratiche, che sono, però, un’antitesi della Verità, senza evangelizzarli né arricchirli con la fede vivificante della Chiesa.
 L’inculturazione ha lo scopo di prendere ciò che è buono in una cultura per arricchire la Chiesa. Pensa che alcune delle pratiche e delle tradizioni delle culture indigene amazzoniche che finora erano state pagane e dannose potrebbero essere cristianizzate e diventare una forza per il bene?
La mia unica conoscenza ed esperienza delle culture indio/amazzoniche proviene dalla mia unica esperienza di Umbanda e Macumba a Rio de Janeiro, come descritto sopra. Sono quindi molto consapevole del male attivo che emana da queste pratiche, che in alcuni casi ne sono proprio l’origine.
Nonostante ciò, la mia esperienza con i brasiliani di etnia indigena e mista che ho incontrato personalmente è stata calorosa, accogliente, con forti legami familiari, desiderosa sempre di aiutare e portare la guarigione a qualcuno malato o in difficoltà. I loro sforzi per portarmi alla guarigione, attraverso la loro pratica religiosa dell’Umbanda, che mescolava in modo sincretistico elementi mistici cristiani con la loro pratica indigena, erano per benevolenza, non per farmi del male. … Ed era chiaro che credevano fermamente nel potere curativo degli spiriti, dato che la loro preghiera su di me con la medium caboclo era stata abbastanza forte da produrre una guarigione “miracolosa” innaturale, che loro si aspettavano e in cui credevano. Erano chiaramente capaci di una forte fede nelle divinità/spiriti che pregavano. Credo che queste persone ben intenzionate ignorassero gli effetti malvagi a lungo termine di cui avrei sofferto in conseguenza, comprendendo solo che ero stata immediatamente “guarita” dalle loro preghiere e dai loro sforzi.
Secondo me, queste persone sarebbero fedeli a qualsiasi fede in cui credessero, poiché sono devote e serie nella loro preghiera e tradizione. Le loro credenze sono profondamente radicate, basate su una tradizione di generazioni, tra cui culti e riti ancestrali. Ritengo che troverebbero difficile adattarli o rinunciarvi facilmente, in particolare quegli aspetti già sincretizzati con la fede cattolica in cui Maria, la Madre di Dio, è venerata nella loro cultura come una Dea, cioè Iphagenu, la divinità del mare e i santi cattolici vengono invocati, magari integrandoli con altri spiriti non provenienti da Dio.
Il termine “inculturazione” nel documento di lavoro sembra suggerire di integrare le pratiche delle popolazioni indigene nella Chiesa cattolica, piuttosto che portarle a una nuova comprensione della salvezza attraverso la fede cattolica; questo è fuorviante e pericoloso. Piuttosto, i loro cuori dovrebbero prima essere evangelizzati e incoraggiati, nel loro modo di pensare, a scambiare le loro pratiche con la pratica della Chiesa, basate sull’unico potere di guarigione di Gesù Cristo, della sua Eucaristia, del suo Vangelo e della sua preghiera.
Il sinodo amazzonico è una grande opportunità per la missione di evangelizzare questi popoli alla potenza salvifica di Cristo. Mi chiedo, tuttavia, se gli autori di questo documento non confondano il termine “inculturazione” con “sincretizzazione”, il che sarebbe dannoso per la Chiesa e non evangelizzerebbe queste persone nella pura verità della fede cristiana.
 Quali sono le sue opinioni sull’evidenziazione del cardinale Raymond Burke e del vescovo Atanasio Schneider di quelli che considerano gravi errori teologici ed eresie nel documento di lavoro del Sinodo?
Il cardinale e il vescovo hanno messo in evidenza sei problemi con il documento di lavoro del sinodo, che sostengono chiaramente la mia esperienza in Brasile di “falsa guarigione” da parte di una religione indigena sincretistica. La mia testimonianza mostra che le credenze di queste persone, intrecciate con la natura, non ammettono l’unico vero Dio soprannaturale e creatore, ma al di là di Lui, il mondo naturale e l’universo. È panteismo implicito.
Con loro, sarei fortemente in disaccordo con l’affermazione del documento secondo cui i popoli indigeni  avevano già ricevuto “la rivelazione divina da Dio” (19) e che la spiritualità indigena (dovrebbe essere) una fonte di ricchezza per l’esperienza cristiana formata in una “una catechesi che assuma il linguaggio e il significato delle narrazioni delle culture indigene e afro-discendenti”(123). Nella mia esperienza, il dio delle culture indigene e afro-discendenti è il “dio” nella pratica religiosa sincretista a cui ho assistito a Rio de Janeiro – un dio di molti dei e di molte fedi, costruito su fonti di spiriti delle tenebre e inferi ancestrali basati sulla morte. Non vorrei seguire un simile catechismo, ma affermare la mia convinzione che esiste “un unico Salvatore, Gesù Cristo, e la Chiesa è il suo unico Corpo mistico e Sposa”, come affermato dal cardinale e dal vescovo.
Con loro, rifiuto la proposta dell’interazione della Chiesa con le popolazioni indigene come “un semplice arricchimento interculturale”, che considero inconsapevole dei pericoli della pratica religiosa indigena. La Chiesa deve essere molto chiara sulle influenze occulte che formano la base di molte di queste pratiche native. Come affermato in precedenza, credo che gli autori del documento sinodale possano aver confuso il termine “inculturazione” con “sincretizzazione”, che mescola aspetti cristiani con pratiche occulte che sono da lungo tempo incorporate nella vita e nella cultura dei popoli brasiliani; sembrano inconsapevoli di incorporare tali pericoli nella Chiesa.
Con loro, concordo sul fatto che il documento sta relativizzando l’antropologia cristiana, il che riduce l’uomo ad un semplice anello nella catena ecologica della natura, oscurando o falsificando la sua responsabilità divina come amministratore della creazione in accordo con il progetto di Dio per esso, e di usare la sua libertà di svilupparsi come essere creato ad immagine e somiglianza di Dio. Avendo appena riguadagnato la mia libertà di crescere come Dio mi ha creato, non sarei disposta a far parte di alcuna fede che nega questo.
Con loro, come affermato in precedenza, sarei contraria ad adattare i ministeri cattolici alle usanze ancestrali delle popolazioni aborigene “senza alcun controllo strutturale” e concordo sul fatto che una tale mossa distruggerebbe la natura del sacerdozio cattolico che rappresenta Cristo come Eterno Sacerdote, puro e celibe, trasmesso dalla benedizione apostolica sacramentale di Pietro. Sarei totalmente contraria a consentire rituali sciamanici e il coinvolgimento delle donne nell’opera del sacerdozio, ma piuttosto vorrei che le donne sostenessero il sacerdozio seguendo l’esempio di Maria, Madre di Dio e Madre della Chiesa.
Con loro, sarei contraria a qualsiasi modello come il collettivismo tribale, che priva ogni individuo della sua personalità e libertà come data da Dio. Dopo una vita passata da ‘legata’ spiritualmente a causa degli effetti di una ben intenzionata ma falsa guarigione indigena, la mia recente vera guarigione mediante l’azione salvifica della croce di Cristo attraverso l’intercessione di Maria, Madre di Dio, mi ha permesso di vedere con il senno di poi come queste pratiche occulte/pagane non solo hanno allontanato e compromesso la mia fede impedendo la mia visione spirituale e il rapporto con Dio, ma hanno anche ridotto la mia fiducia personale e autostima. Questa nuova consapevolezza mi rende particolarmente preoccupata che la Chiesa cattolica possa introdurre, di default, influenze che potrebbero far diminuire la fede dei suoi membri o addirittura distruggerla.
Vorrei concludere questa intervista con la seguente riflessione. All’inizio e alla fine della stesura di questa testimonianza, ho partecipato a due importanti Messe: in primo luogo il 18 settembre ad una Messa di guarigione con le reliquie di Santa Teresa di Lisieux, Patrona delle Missioni, nella Cattedrale di Glasgow e infine il 4 ottobre, festa giorno di San Francesco d’Assisi, presso il Santuario di Nostra Signora di Walsingham. In entrambe le occasioni, è stato recitato lo stesso prefazio per le vergini sante e le religiose di cui mi ha colpita la pertinenza delle parole con la discussione sinodale. Si legge:
 “…Nei tuoi santi, che per il regno dei cieli hanno consacrato la vita a Cristo tuo Figlio,
noi celebriamo, o Padre,l’iniziativa mirabile del tuo amore,
poiché tu riporti l’uomo alla santità della sua prima origine [enfasi dell’autore]
e gli fai pregustare i doni che a lui prepari nel mondo rinnovato…”
Di Annarosa Rossetto 

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