Ecco dove è iniziata la rottura della Tradizione. Come il paganesimo è entrato dalla porta principale della Chiesa di Cristo. Siamo agli antipodi del vero Magistero e il trucco è nella libertà religiosa della Dignitatis humanae
di Francesco Lamendola
Quando è iniziata, nella chiesa, la rottura con la Tradizione? È doveroso chiederselo, ora che siamo entrati negli ultimi tempi, quelli dei quali parla l’Apocalisse e che Gesù ha profetizzato; quelli di cui parla la Madonna a Lourdes, a La Salette, a Fatima, alle Tre Fontane, ad Akita e in tanti altri luoghi; quelli dei quali già le beata Katharina Emmerich aveva annunziato l’avvento. In questi ultimi anni, si sta verificando anche un fenomeno che era stato preannunciato dalle Scritture: l’apostasia generale, camuffata da fede cattolica, ma in realtà votata al paganesimo e al culto dei demoni.
Non abbiamo forse visto il signore che si fa chiamare papa assistere compiaciuto a delle cerimonie pagane, e non abbiamo forse visto dei signori vestiti da vescovi portare a spalla un idolo pagano fin dentro la Basilica di San Pietro e nella sala del Sinodo per l’Amazzonia, rivolgendogli preghiere e facendosi “benedire” da sciamani, nel corso di rituali che prevedevano di bruciare della salvia, a mo’ d’incenso, sempre nel nome del demone chiamato Pachamama, una specie di Grande Madre o dea della fertilità di origine incaica? E non li abbiamo forse visti partecipare, insieme a delle suore e a dei sacerdoti, ad una sorta di via crucis demoniaca? E un’altra chiesa di Roma, Santa Maria in Transpontina, profanata da un culto pagano, con tanto di divinità pagana issata sull’altare, fra gli applausi e le invocazioni entusiastiche dei “fedeli”? E un’associazione di streghe (magari fosse uno scherzo!) esprimere tutta la propria soddisfazione per il fatto che questa chiesa, la chiesa del signor Bergoglio, ha sdoganato il paganesimo e la stregoneria e si compiace di dialogare ed instaurare relazioni amichevoli con tutti, quindi anche con loro?
Il sinodo dell'Amazzonia? stiamo assistendo ad una sorta di via crucis demoniaca?
Sì: tutto era stato predetto. San Paolo aveva ammonito che per la smania di udire cose nuove, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità; e Gesù Cristo: Come il tralcio non può dar frutto se non rimane attaccato alla vite, così anche voi: se rimanete in me darete molto frutto, altrimenti sarete come il tralcio che si secca, e viene gettato nel fuoco, a bruciare. Infatti quei vescovi, quei preti e quelle suore che hanno adorato la dea Pachamama, che si sono genuflessi fino a terra davanti agli idoli, che hanno adorato la Madre Terra, che hanno ricevuto la “benedizione” degli stregoni, che hanno profanato la santità delle chiese introducendovi i simulacri delle false divinità, non sono rimasti uniti alla vite di Cristo; non hanno voluto dare ascolto alla verità, ma, per la smania delle cose nuove, si sono messi alla sequela dei falsi pastori, di “maestri” secondo le loro voglie e le loro umane passioni; e soprattutto, cosa più grave di ogni altra, non hanno annunciato la Parola di Dio, ma si son fatti, proprio loro, auditori di parole puramente umane, o peggio, diabolicamente ispirate. Da chi infatti, se non dal diavolo, vengono le parole che non indirizzano le anime verso la sola Verità del Signore Gesù Cristo, Re dell’universo, ma le spingono verso l’adorazione di vuoti simulacri, dietro i quali sogghignano altrettanti demoni, lieti di averle allontanate dalla salvezza?
Scrive san Paolo nella Seconda Lettera a Timoteo (3, 1-5; 4, 1-5):
1 Devi anche sapere che negli ultimi tempi verranno momenti difficili. 2 Gli uomini saranno egoisti, amanti del denaro, vanitosi, orgogliosi, bestemmiatori, ribelli ai genitori, ingrati, senza religione, 3 senza amore, sleali, maldicenti, intemperanti, intrattabili, nemici del bene, 4 traditori, sfrontati, accecati dall'orgoglio, attaccati ai piaceri più che a Dio, 5 con la parvenza della pietà, mentre ne hanno rinnegata la forza interiore. Guardati bene da costoro! (…)
1 Ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù che verrà a giudicare i vivi e i morti, per la sua manifestazione e il suo regno: 2 annunzia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e dottrina. 3 Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, 4 rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole. 5 Tu però vigila attentamente, sappi sopportare le sofferenze, compi la tua opera di annunziatore del vangelo, adempi il tuo ministero.
Giovanni XXIII il 25 gennaio 1959, appena tre mesi dopo la sua elezione (il 28 ottobre 1958), annunciava l’indizione del Concilio: una fretta a dir poco lodevole!
Sono parole terribilmente di attualità: rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole. Che pena vedere dei sacerdoti e dei fedeli “cattolici” portare in processione degli idoli e umiliarsi fino ad adorarli! Eppure, non si può negare che vi sia una logica in tutto questo. Il paganesimo che entra dalla porta principale della chiesa e che si affianca alla fede in Gesù Cristo, con l’ambizione di sostituirlo, perché ha la “colpa”, rispetto agli dèi pagani, di essere il dio dei conquistatori e dei colonizzatori, non viene fuori dal nulla; non è una forzatura o un’improvvisazione estemporanea e balorda di pochi traviati, ma è il naturale punto d’arrivo di una tendenza ereticale che si è apertamente affermata nel “magistero” al tempo del Concilio Vaticano, precisamente con il suo documento forse più famoso e rappresentativo, la dichiarazione Dignintatis humanae del 1965. Ancora adesso si sente dire, dagli ammiratori di quel documento, che attribuire ad esso tendenze ereticali è una pura e semplice sciocchezza e che in tutti i casi, non vi è alcuna connessione fra esso e la presente deriva apostatica e pagana della chiesa di Bergoglio. Siamo sempre alle solite: chi parla così, oltre a non essere in grado di produrre alcun argomento a sostegno delle sue affermazioni, e oltre a mostrare una totale ignoranza di cosa sia stato il vero Magistero della Chiesa, per millenovecento anni, sulla questione della cosiddetta libertà religiosa, si aggrappa disperatamente a un elemento ideologico, o semplicemente emozionale, il Concilio Vaticano II, e cerca invano di separarlo dagli effetti che quei documenti, quelle idee e quelle prassi hanno avuto, sotto i pontificati del periodo postconciliare. Ma come!, insorgono essi: tutti i papi del post-concilio si sarebbero macchiati di eresia? Certamente, e lo provano i fatti. Anche Giovanni Paolo II? Certamente. Non è forse sotto il suo pontificato che, il 27 ottobre 1986, si è svolto il cosiddetto incontro interreligioso di Assisi; e non è da allora che i cattolici si sono abituati a vedere il “loro” papa pregare accanto a imam islamici, rabbini giudei, monaci buddisti e sciamani amerindi con le penne sul capo, come se fosse la cosa più normale del mondo? Non è forse da allora che essi hanno cominciato a introiettare l’idea, falsa ed eretica, che, se Dio è sempre lo stesso, non fa tanta differenza se lo si adora secondo il Vangelo di Gesù, o secondo il Corano, o secondo il Talmud, o magari secondo gli scongiuri di qualche stregone indigeno, e, al presente, amazzonico? Tuttavia, essi dicono, le intenzioni di Giovanni Paolo II erano buone! E anche le intenzioni di Paolo VI, quando approvò la Digninitasi humanae, il 7 dicembre 1965, a sigillo e coronamento del Concilio. Erano buone, anzi ottime anche le intenzioni di Giovanni XXIII allorché il 25 gennaio 1959, appena tre mesi dopo la sua elezione (il 28 ottobre 1958), annunciava l’indizione del Concilio: una fretta a dir poco lodevole, senza dubbio nata dallo zelo e ispirata dalla carità cristiana. E magari erano buone anche le intenzioni del signor Bergoglio, che il 18-20 settembre 2016 ha rinnovato l’incontro di Assisi, sempre nello spirito del “dialogo” interreligioso! Strano, tuttavia, perché Gesù Cristo in persona ha insegnato che l’albero buono non può produrre frutti cattivi, né l’albero cattivo, frutti buoni. Invece questi signori vengono a dirci che il Concilio è stato un evento divinamente ispirato, che il dialogo interreligioso è una cosa ottima, solo che l’uno e l’altro stanno producendo frutti velenosissimi. E allora lasciamo che a parlare siano i fatti e non i giudizi, e andiamo alla fonte, a vedere cosa dice la Dignitatis humanae sul principio della libertà religiosa.
Con il Concilio Vaticano II si passò da un concetto di fratellanza Cattolica ad uno, rivoluzionario, di tipo "massonico"!
Nel Proemio, essa afferma che:
Anzitutto, il sacro Concilio professa che Dio stesso ha fatto conoscere al genere umano la via attraverso la quale gli uomini, servendolo, possono in Cristo trovare salvezza e pervenire alla beatitudine. Questa unica vera religione crediamo che sussista nella Chiesa cattolica e apostolica, alla quale il Signore Gesù ha affidato la missione di comunicarla a tutti gli uomini, dicendo agli apostoli: « Andate dunque, istruite tutte le genti battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto quello che io vi ho comandato » (Mt 28,19-20). E tutti gli esseri umani sono tenuti a cercare la verità, specialmente in ciò che concerne Dio e la sua Chiesa, e sono tenuti ad aderire alla verità man mano che la conoscono e a rimanerle fedeli.
E fin qui sembrerebbe che siamo ancora dentro i limiti del Magistero perenne e infallibile, dato che si afferma che la Chiesa cattolica custodisce l’unica vera religione. Poi però (1,2) si dice:
Questo Concilio Vaticano dichiara che la persona umana ha il diritto alla libertà religiosa. Il contenuto di una tale libertà è che gli esseri umani devono essere immuni dalla coercizione da parte dei singoli individui, di gruppi sociali e di qualsivoglia potere umano, così che in materia religiosa nessuno sia forzato ad agire contro la sua coscienza né sia impedito, entro debiti limiti, di agire in conformità ad essa: privatamente o pubblicamente, in forma individuale o associata.
Un gioco delle 3 carte: cosa dice la Dignitatis humanae sul principio della libertà religiosa? Fu una sottile falsificazione, che spostò la discussione su un terreno laico, immanente, relativista e che ingannò i cattolici falsificando "sotto il loro naso" un concetto fondamentale della dottrina!
Ecco dove è iniziata la rottura della Tradizione
di Francesco Lamendola
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