In Giappone, dove papa Francesco atterrerà domani, i battezzati nella Chiesa cattolica sono appena lo 0,4 per cento della popolazione. Senza alcun segnale di crescita numerica.
Ma anche in due paesi dell’Occidente di consolidata presenza cattolica le statistiche piegano decisamente al ribasso. Questi due paesi sono gli Stati Uniti e l’Italia.
NEGLI STATI UNITI
Negli Stati Uniti fa testo l’ultima indagine del Pew Research Center di Washington, alla quale il 13 novembre anche “L’Osservatore Romano” ha dedicato un servizio:
Nell’insieme, i cristiani di tutte le confessioni sono calati dal 78 per cento della popolazione nel 2007 al 65 per cento nel 2019, mentre negli stessi anni coloro che si dichiarano atei, agnostici o senza religione – i cosiddetti “none” – sono cresciuti dal 16 per cento al 26 per cento.
Scomponendo i cristiani tra protestanti e cattolici, i primi sono calati negli ultimi dodici anni dal 51 al 43 per cento, e i cattolici dal 24 al 20 per cento.
I cristiani che hanno detto d’aver assistito in chiesa alla messa o a un altro rito almeno una volta al mese sono calati dal 54 per cento al 45 per cento. Mentre quelli che hanno detto d’averlo fatto solo poche volte in un anno o mai, esclusi i matrimoni o i funerali, sono cresciuti dal 45 al 54 per cento.
Questo calo nella pratica religiosa coinvolge quasi alla pari sia uomini che donne, sia bianchi che neri o ispanici, sia laureati che poco istruiti. A marcare una forte differenza sono soprattutto l’età e la tendenza politica. I “millennial”, cioè i nati negli anni Ottanta e nei primi anni Novanta, assieme a quelli che votano per il Partito democratico, sono i cittadini americani che registrano il calo più forte nella pratica religiosa e la crescita più decisa dei “none”.
Tra i “millennial” oggi i cristiani sono il 49 per cento e i “none” il 40 per cento. Vanno in chiesa almeno una volta al mese il 35 per cento e mai o quasi mai il 42 per cento.
Tra i cittadini americani di origine ispanica i cattolici erano dieci anni fa la maggioranza, il 57 per cento. Oggi sono meno della metà, il 47 per cento, con i “none” saliti nel frattempo al 23 per cento.
L’area in cui il calo dei cattolici è più pronunciato è il Nordest, dove negli ultimi dieci anni sono scesi dal 36 al 27 per cento della popolazione. Quasi stazionaria è invece la loro bassa presenza nel Sud, dove erano il 17 per cento dieci anni fa e sono il 16 per cento oggi. Nel Sud c’è invece il calo più marcato dei protestanti, scesi in dieci anni dal 64 al 53 per cento della popolazione.
Tra i protestanti, l’unico indice in crescita è quello dei “born-again” ed “evangelical”, passati dal 56 al 59 per cento del totale, negli ultimi dieci anni.
Mentre tra gli elettori del Partito democratico la variazione più vistosa è la crescita dei “none”, balzati negli ultimi dieci anni dal 20 al 34 per cento.
IN ITALIA
Anche in Italia i cattolici sono in declino. Lo prova l’ultima delle periodiche ricerche dell’IPSOS, il cui presidente Nando Pagnoncelli ne riferisce sull’ultimo numero di “Vita e Pensiero”, la rivista dell’Università Cattolica di Milano.
Rispetto a dieci anni fa, i cattolici impegnati, che frequentano almeno settimanalmente le funzioni religiose e prestano attività volontaria, sono calati di 2 punti e sono oggi il 9 per cento della popolazione.
I cattolici assidui, che frequentano le funzioni almeno una volta alla settimana ma non fanno volontariato, sono precipitati dal 21 al 14 per cento.
I cattolici tiepidi, che frequentano saltuariamente le funzioni religiose, sono diminuiti dal 39 al 34 per cento.
I cattolici non praticanti sono stabili, intorno al 12 per cento.
Mentre sono quasi raddoppiati coloro che si definiscono non credenti, dal 14 al 27 per cento degli italiani, con i picchi più alti tra i giovani – il 46 per cento tra i 18 e i 24 anni e il 39 per cento tra i 25 e i 34 anni – e tra i ceti più dinamici e istruiti, specie del Nord. I non credenti sono quindi oggi in Italia decisamente più numerosi dei cattolici che vanno a messa la domenica.
Quanto agli orientamenti politici, nelle elezioni europee della primavera del 2019 la Lega è stata il partito più votato dai cattolici praticanti, sia assidui, col 32,7 per cento dei voti, che saltuari, col 38,4 per cento.
Seguono il Partito democratico, col 26,9 per cento dei voti tra i praticanti assidui e col 20 per cento tra i saltuari, e il Movimento 5 Stelle, col 14,3 per cento tra gli assidui e il 18,9 per cento tra i non credenti.
Se si sommano i voti dati alla Lega, a Forza Italia e a Fratelli d’Italia, tra i cattolici il centrodestra è decisamente in testa, col 48,2 per cento tra i praticanti assidui e il 55,9 per cento tra i saltuari.
L’elevato gradimento espresso dai cattolici per il leader della Lega, Matteo Salvini, risulta legato prevalentemente ai temi dei migranti e della sicurezza. Scrive Pagnoncelli:
“Per quanto la Chiesa e il papa si siano esplicitamente e con fervore espressi per una politica di accoglienza sia pur ‘temperata’, anche tra i cattolici più assidui prevale un atteggiamento di condivisione delle politiche più restrittive. Nei momenti di intransigente chiusura dei porti praticata da Salvini, la maggioranza relativa dei cattolici impegnati, il 44 per cento, sposava la linea intransigente di impedire qualunque sbarco, consenso che arrivava alla maggioranza assoluta tra i cattolici assidui, col 51 per cento”.
Va notato che il fenomeno migratorio è influenzato da una percezione largamente distorta. Basti pensare che in media gli italiani ritengono che gli stranieri rappresentino il 30 per cento della popolazione residente, contro il 10 per cento reale, e che i musulmani siano il 20 per cento dei residenti, contro il 4 per cento effettivo.
In ogni caso, alla chiusura nei confronti dei nuovi arrivi si accompagnano rapporti sereni e civili con gli stranieri già presenti in Italia. “Questa ambivalenza di fondo – commenta Pagnoncelli – è ben rappresentata dalle mamme di una parrocchia del Nord Italia che sono solite trascorrere la domenica pomeriggio a cucire i vestitini per i bambini di famiglie straniere poco abbienti ma si dichiarano favorevoli alla linea della fermezza e alla chiusura dei porti e si esprimono con entusiasmo nei confronti di Salvini. Oppure all’attivista della Lega che si prodiga per cercare una camicia da notte e una vestaglia per una donna nigeriana sola e in procinto di partorire”.
In Italia, dunque, tra la Chiesa, il papa e i cattolici le opinioni non sono allineate, anche nei segmenti più praticanti. È un fenomeno che riguarda l’intero mondo occidentale, dove conta sempre di più l’opinione individuale. Anche quando si ascolta che cosa dice la Chiesa, la decisione la si prende da soli. Conclude Pagnoncelli:
“Fede e politica sono due frammenti di un’identità individuale multipla, frammenti che conformano sempre meno le opinioni e gli atteggiamenti dei credenti, che paiono essere lontani da una visione unica e coerente di se stessi. Questo passaggio, e la necessità di rapportarsi ad esso, è centrale anche per la Chiesa. E i cattolici sono parte di questa mutevole società”.
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In Italia, nel 2018, i matrimoni civili hanno anche superato per la prima volta i matrimoni religiosi, sullo sfondo di un calo numerico sia degli uni che degli altri:
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E intanto, nella patria di papa Francesco:
Settimo Cielo
di Sandro Magister 22 nov
Biancalani minaccia: "Niente dialogo con la Lega e Bella Ciao a messa"
Il parroco-attivista della diocesi di Pistoia ha scritto: "Anche Vicofaro non si lega" e poi: "Al termine della Messa canteremo Bella Ciao"
Il parroco-attivista della diocesi di Pistoia ha scritto: "Anche Vicofaro non si lega" e poi: "Al termine della Messa canteremo Bella Ciao"
Massimo Biancalani, il sacerdote immigrazionista molto attento alla provocazione mediatica, torna a far parlare di sé.
Con un post sulla sua pagina Facebook, pubblicato il 19 novembre alle ore 21:48, il parroco-attivista di Vicofaro, paese che appartiene alla Diocesi di Pistoia, ha scritto: "Anche Vicofaro non si lega. Nessun dialogo con chi fomenta odio. Al termine della Messa la Domenica canteremo 'Bella Ciao'".
Il sacerdote non ha specificato ma il riferimento sembra essere legato all'apertura di credito che ha ricevuto nei giorni scorsi la Lega di Matteo Salvini da un importante figura della Chiesa Cattolica italiana, il cardinale Camillo Ruini, già Presidente dei Vescovi italiani.
Non è la prima volta che don Biancalani attacca la Lega. Dopo essere diventato noto a livello nazionale per aver postato sui social sue foto, in piscina, in compagnia di alcuni migranti, partecipando ad una trasmissione televisiva aveva accusato Salvini di "troppa faziosità, eccessiva durezza e cattiveria", spiegando che "non siamo di fronte a un’invasione". Inoltre il prete toscano aveva attaccato il leader della Lega sostenendo: "Salvini tenta spesso di usare la religione, è una strumentalizzazione bella e buona".
Adesso la sua ultima provocazione ha attirato una risposta, seppur blanda, della Diocesi di appartenenza. Come scrive il quotidiano toscano La Nazione, dalla Diocesi di Pistoia hanno fatto sapere che quanto dichiarato da Biancalani sui social spinge "a dire con molta chiarezza che in chiesa nelle celebrazioni liturgiche non si possono eseguire canti inadeguati alla liturgia, come del resto il buon senso dovrebbe già far capire". Dalla Curia hanno spiegato che "alla manifestazione pubblica di una posizione non corretta in campo ecclesiale purtroppo non si può che rispondere con un'altra pubblica e netta presa di posizione di biasimo nei confronti di un comportamento provocatorio assolutamente inopportuno e oltretutto controproducente, che arriva dopo ripetuti richiami a una maggiore attenzione all'uso dei social". In conclusione dalla Diocesi di Pistoia hanno spiegato che la "forza del Vangelo e della preghiera domenicale parlano a tutti e tutti interpellano: non hanno bisogno di appendici fuori luogo o di strumentalizzazioni e forzature, di qualunque segno politico. Le manifestazioni o le prese di posizione personali richiedono altri contesti e altri luoghi".
Ancor di più, si potrebbe aggiungere, le prese di posizione dovrebbero veramente essere misurate da parte di un sacerdote che, in virtù della sua consacrazione, non può partecipare alla vita politica se non esprimendo il suo voto nella cabina elettorale, ma non godendo, almeno secondo le attuali norme della Chiesa Cattolica, del diritto di intervenire in campo politico promuovendo una parte politica piuttosto che un'altra.
Matteo Orlando
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