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lunedì 23 dicembre 2019

Cristo può essere sostituito?

La Croce, il giubbotto salvagente e il rischio di confusione

La croce recentemente svelata che porta il giubbotto di salvataggio di un immigrato sconosciuto, ora appesa in Vaticano, solleva seri interrogativi e preoccupazioni, poiché il Crocifisso per i cristiani conosce una sola persona che vi è stata appesa: Gesù Cristo.
Questo articolo è stato pubblicato anche su The Catholic World Report. Lo presento ai lettori di questo blog nella traduzione di Sabino Paciolla.
Papa Francesco benedice la croce con giubbotto di salvataggio (19.12.2019)
Papa Francesco benedice la croce con giubbotto di salvataggio (19.12.2019)


Il 19 dicembre 2019, Papa Francesco ha incontrato 33 richiedenti asilo provenienti dall’isola greca di Lesbo, portati a Roma dal cardinale Konrad Krajewski. Per l’occasione è stata svelata una croce nel cortile del Belvedere in Vaticano per rendere omaggio ai migranti che hanno perso la vita nel Mediterraneo. La croce è piuttosto insolita, per usare un eufemismo: il corpo della croce è trasparente, come l’acqua, ed è circondato da un giubbotto di salvataggio arancione proprio nel luogo in cui Cristo è stato posto sulla croce. Il giubbotto di salvataggio arancione apparteneva a un migrante sconosciuto che ha perso la vita in mare nel luglio 2019.
Quel migrante senza nome, ha sottolineato papa Francesco, è stato vittima di un’ingiustizia. “È l’ingiustizia che li respinge e li fa morire in mare”, ha detto il pontefice. La croce con il giubbotto di salvataggio del migrante, [il Papa] ha dichiarato,
Ci ricorda che dobbiamo tenere gli occhi aperti…, tenere il cuore aperto…, per ricordare a tutti l’impegno indispensabile per salvare ogni vita umana, un dovere morale che unisce credenti e non credenti… Come possiamo rimanere indifferenti agli abusi e alla violenza di cui sono vittime innocenti, lasciandoli alla mercé di trafficanti senza scrupoli? Come possiamo andare oltre, come il sacerdote e il levita della parabola del Buon Samaritano, rendendoci responsabili della loro morte? La nostra ignoranza è un peccato.
Potrebbe apparire come se la croce “indossasse” il giubbotto di salvataggio di un migrante. Infatti, il giubbotto di salvataggio del migrante occupa il posto di Cristo crocifisso; il giubbotto è il sostituto di Cristo sulla croce. L’insolita croce è controversa, con alcuni italiani che si chiedono se questo sia il messaggio di Francesco per il Natale, facendoli sentire in colpa per non aver aiutato e curato abbastanza i migranti. La croce insolita è uno strumento per far sentire in colpa i fedeli, soprattutto a Natale?
Sicuramente suscita seri interrogativi e preoccupazioni, perché il Crocifisso per i cristiani conosce un sola persona che ha occupato quel posto: Gesù Cristo, che è il centro e il vertice della fede cristiana. “La croce è il sacrificio unico di Cristo”, afferma il Catechismo della Chiesa Cattolica (par. 618), e l’Enciclopedia Cattolica Moderna (The Liturgical Press, 1994) spiega che la croce è “il simbolo più solenne e significativo della fede cristiana…”. In 2.000 anni di storia cristiana, i cristiani non hanno mai avuto nessun Crocifisso se non la Croce Redentrice che ha portato il corpo senza vita di Cristo crocifisso per i peccati dell’umanità. La Croce di Cristo, infatti, non è rimpiazzabile o sostituibile con nessun’altra immagine, perché una sola morte sulla Croce è una morte Redentrice e Salvifica, una morte che non può essere paragonata a nessun’altra morte o sofferenza, né per metonimia (salvagente che sostituisce Cristo) né per metafora.
Solo la sofferenza di Cristo e solo la sua morte in Croce sono Salvifici e Redentrici. La morte di Cristo abbraccia tutti ed include tutti, ma è stata la Sua morte; il Crocifisso abbraccia tutte le sofferenze e tutti i sofferenti, compresa l’ingiustizia subita da tutti gli uomini: i migranti annegati in mare, il nascituro assassinato, i cristiani perseguitati in Cina o in Medio Oriente, la famiglia che cerca di sbarcare il lunario questo Natale, i malati, i lebbrosi, i disoccupati, gli anziani, i genitori single, le donne maltrattate, i disoccupati e molti altri. Ogni vita è sacra agli occhi di Dio; Egli non fa discriminazioni: “Perché Dio non mostra alcuna parzialità” (Rm 2,11).
Perché non i giubbotti di salvataggio dei vigili del fuoco, o i giubbotti antiproiettile indossati da uomini e donne delle forze dell’ordine che muoiono nell’adempimento del loro dovere al servizio degli altri? Non si può prendere una particolare sofferenza umana, quella del migrante, e sostituirla con il sacrificio di Cristo sulla croce. Cristo non può essere sostituito. Il migrante non può diventare Cristo, il nuovo redentore. È davvero un peccato che il migrante sia morto in mare nel luglio 2019, cercando di raggiungere la sicurezza e una vita migliore, dando se stesso per una vita migliore, ma non per redimere l’umanità. Il migrante – o qualsiasi altro essere umano, se è per questo – non è mai capace di rinunciare a se stesso per salvare tutti. Solo uno si è offerto per la salvezza di tutti, e quell’Uno è Gesù Cristo. “E non c’è salvezza in nessun altro”, ha dichiarato il primo papa, San Pietro, “non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati” (At 4,12).
Il giubbotto di salvataggio non è il simbolo della fede cristiana; non è un simbolo della sofferenza umana che tutto comprende, e tanto meno della salvezza universale. Cristo ha sofferto per salvare tutti, l’intera umanità. Non c’è paragone e non c’è teologia per supportare la sostituzione di Cristo con un salvagente; il salvagente può salvare vite umane, ma è una “salvezza” radicalmente diversa. Il salvagente non può salvare per la vita; è una salvezza temporale dal mare, una salvezza che è esclusiva di un particolare gruppo di persone: migranti e rifugiati. Invece, secondo la dottrina della Chiesa di Cristo, Cristo Crocifisso è l’unica fonte e culmine della salvezza eterna per tutti coloro che lo seguono e gli obbediscono. La sofferenza e la redenzione di Cristo è stata una sofferenza e una redenzione che include tutti.
Sostituendo Cristo sulla croce con il giubbotto di salvataggio del migrante, Papa Francesco rischia di diventare parziale nello scegliere una sofferenza umana piuttosto che altre. Ancora peggio, la Chiesa rischia di non essere diversa da un’organizzazione non governativa (ONG) con sede a Trastevere. Inoltre, l’installazione di questo nuovo non-crocifisso rischia di diventare blasfema per la fede cristiana e per i cristiani. In questa recente esposizione, la Chiesa e la fede cristiana di 2000 anni fa sono diventate ideologia e il Crocifisso è strumentalizzato al servizio della politica.
Come dice il proverbio: “Custodite Cristo nel Natale!” Quest’anno, sembra particolarmente opportuno aggiungere: “Custodite Cristo sul Crocifisso!” Sono fatti l’uno per l’altra e non possono essere compresi in maniera separata. “perché mi ero proposto di non sapere fra voi altro”, scriveva san Paolo, “se non Gesù Cristo e lui crocifisso”.
Di Ines Murzaku

Video: Una drag queen al posto dell’angelo


“Un arcobaleno turbinando arriva e avvolge un albero di Natale sostituendo l’angelo con, avete indovinato ragazzi, una drag queen.
Posso immaginarmeli che se ne escono con l’idea ‘OK abbiamo distrutto le credenze e le tradizioni del Natale con il consumismo grossolano, ora dobbiamo solo far fuori l’angelo…'”.
Un lettore gli ha risposto:
“Distruggiamo la religione, la tradizione, il libero pensiero, la morale. Insegniamo ai ragazzi ad odiarli tutti e uniamoci alla nostra missione di creare un nuovo ordine mondiale”……
Di Sabino Paciolla

A scuola adesso nel presepe ci va pure la nave Mediterranea

Un presepe realizzato da un gruppo di studenti che tra Giuseppe, Maria e il Bambin Gesù hanno messo anche la nave Mediterranea. La docente: "I genitori sono contenti"

C'è una nave con la scritta in verde su sfondo nero Mediterranea, con dei bambini raffigurati che indossano la maglietta azzurra dell'equipaggio.
Sul tetto della imbarcazione una zattera con Gesù bambino e la Madonna con San Giuseppe. Un presepe particolare, quello che hanno voluto realizzare gli studenti della scuola media di Nonantola, piccolo comune di circa 15 mila abitanti della provincia di Modena, in Emilia-Romagna. La notizia è stata riportata da AdnKronos. L'idea è stata dell'insegnante di religione Giusy D'Amico. "Come docente di religione di terza media svolgo una programmazione finalizzata al rispetto della dignità umana e, nel corso dell'anno scolastico, vengono toccati temi importanti come quello dell'immigrazione, del diverso - spiega l'insegnante in una intervista all'Adnkronos -. Abbiamo avuto, tra gli altri, l'intervento di Don Mattia Ferrari che ha coinvolto i ragazzi nel progetto di accoglienza e loro hanno sviluppato la loro idea nel presepe. Abbiamo fatto delle indagini sui loro desideri e così abbiamo elaborato il progetto. Lo hanno voluto loro...". Ogni sezione dell’istituto ha realizzato una composizione della Natività di Gesù Cristo utilizzando materiali di riciclo. Il tema scelto per l’edizione 2019 è stato quello legato all’accoglienza.
Da novembre ogni classe ha avuto un suo spazio destinato al presepe. L’attività si è svolta durante le ore di religione cattolica nelle classi dei tre anni della scuola secondaria Dante Alighieri di Nonantola, dove anche quest'anno si è svolta l'edizione di “Presepi di Classe”. Don Mattia, un giovane prete, è stato in missione sulla nave di "Mediterranea Saving Humans", finanziata tramite raccolta fondi e animata da volontari, dal 30 aprile al 10 maggio, quando è rientrata a Lampedusa dopo aver tratto in salvo una trentina di profughi in balia del mare al largo delle coste libiche. Don Mattia Ferrari è tornato nella sua parrocchia di Nonantola dopo l'esperienza sulla nave umanitaria ma nel frattempo ha proseguito il suo impegno per il progetto e spesso incontra i parrocchiani o i giovani. Così c'è stato l'incontro con i giovanissimi alunni della media di Nonantola. "Hanno deciso loro di raffigurarsi sulla nave con la divisa azzurra di Mediterranea - dice ancora la docente Giusy D'Amico -. Abbiamo fatto testi sul tema dell'accoglienza e loro hanno fatto dei temi e visto il film "Quando sei nato non puoi più nasconderti" del regista Marco Tullio Giordana il cui protagonista è un adolescente. Loro hanno visto come ognuno di noi può trovarsi in una situazione diversa".
Una scelta che i genitori hanno condiviso in pieno, soprattutto perché per molti è stato un importante momento per riflettere sui temi dell’accoglienza e dell’immigrazione attraverso un vero e proprio laboratorio multidisciplinare che ha coinvolto in primis i giovani studenti e i docenti di diverse discipline. "Tutti hanno apprezzato e ammirato questa decisione di fare un presepe particolare dedicato alla nave Mediterranea". E loro, i responsabili della Ong, oggi, su Twitter hanno espresso la loro felicità per quel presepe anomalo. "Un presepe che ci emoziona, realizzato dagli studenti della 3G delle scuole medie Dante Alighieri di Nonantola. Grazie", hanno scritto sul social. Alla domanda se la politica debba fare di più per i giovani sul tema dell'accoglienza, la docente risponde: "Serve soprattutto l'educazione delle nuove generazioni, è quella che deve fare un passo in più". Perché "con le esperienze possiamo cambiare idea".
Roberto Chifari 

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