ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 18 dicembre 2019

Obolì, obolà..

OBOLO DI SAN PIETRO. BADILLA: IL VATICANO NON PUÒ TACERE.


Cari amici e nemici di Stilum Curiae, come ben sapete il nostro piccolo blog non è molto amato Oltretevere, e neanche oltre le Alte Mura; e non è neanche amato, ahimè, dal Sismografo, quel sito gestito da un ex di Radio Vaticana, Luis Badilla, ferocemente papista e fervorosamente bergoglista che, di conseguenza ci vede proprio di mal’occhio; e si guarda bene dal considerare nella sua lista quotidiana e onnicomprensiva di articoli  su Chiesa e pontefice i nostri miseri sforzi. È vero che non siamo i soli, a cadere sotto la sua disapprovazione: testate come la Nuova Bussola Quotidiana, e La Verità, per esempio incorrono nella stessa scomunica latae sententiae. 

Ma non gliene vogliamo per questo, anzi. E così ci sembra giusto, quando dice qualche cosa di sensato, rilanciarlo. Questo è il caso di un commento dello stesso Badilla seguito all’articolo del Wall Street Journal sull’Obolo di San Pietro e sul suo uso. Solo un dieci per cento delle somme raccolte dalla colletta annuale per il Papa verrebbe usato per opere di carità, dice il quotidiano; e il resto andrebbe a coprire il deficit della Santa Sede. Ora, che una parte dei soldi offerti al Pontefice andassero a coprire i costi di funzionamento della Santa Sede è cosa nota da molti anni; e in effetti la Santa Sede non ha entrate (se si escludono musei vaticani, francobolli e numismatica), e quindi…Quello che stupisce però sono le percentuali citate dall’articolista. Ma leggiamo che cosa scrive el companero Badilla. Che, come ben sappiamo, non può essere certo accusato di attività o sentimenti anti-papalini…

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(LB) Da diversi giorni sulla stampa web e non solo, e in numerose lingue, si rilancia un servizio della testata statunitense The Wall Street Journal per sottolineare e soprattutto amplificare una denuncia: dei soldi che la Chiesa, in particolare tramite la bella consuetudine dell’Obolo di San Pietro, raccoglie espressamente per aiutare e sostenere i poveri, in realtà, solo il 10% finirebbe nelle mani e nelle vite di queste persone, e cioè, una parte non molto rilevante e ciò metterebbe in discussione che la Chiesa abbia una sollecitudine particolare per le opere di carità. Si è arrivato a dire che questi dati dimostrano che  tra “carità” e “affari” la Chiesa ha scelto di usare il suo denaro soprattutto per fare  investimenti e affrontare  il deficit. Il servizio tra l’altro dice di aver avuto queste informazioni da fonti interne, anonime, ma autorevoli perché vicine al dossier Obolo.
Il Vaticano, quindi il Papa, secondo quanto si scrive da giorni, utilizza invece il 90% di questo denaro per fare investimenti (dove non mancano errori clamorosi nonché corruzione) oppure per appianare il bilancio (in deficit perenne) che in molti casi rivela grandi sprechi, doppioni scandalosi e fitte ombre. In sostanza l’accusa è perentoria seppure fondata in modo generico, con argomenti piuttosto analitici che fattuali, eppure sino ad oggi dalla Santa Sede non è arrivata benché la minima riposta, smentita o precisazione. Tra i responsabili della materia si fa finta che nulla sta accadendo e s’ignorano decine e decine di articoli che ripetono, tutti, le medesime affermazioni, imprecisioni, falsità e confusioni.
Il metodo della “non risposta” o del “nessun commento da fare”, usato e applicato in altre situazioni, di per sé molto discutibile anche se legittimo, in questa specifica materia è pericoloso, molto pericoloso, e non fa altro che accrescere sospetti, sconcerti e dubbi, in particolare tra i cattolici laici.
Non vi è dubbio che la Santa Sede ha buonissimi argomenti per smontare e debellare questa campagna mediatica e dunque non si capisce il perché tace. Questo silenzio è lacerante per milioni di cattolici. In Vaticano qualcuno che conta capirà che questo silenzio è deleterio?
Sì, la questione a questo punto per il santo fedele Popolo di Dio è una sola: perché la Chiesa tace?
Marco Tosatti

18 Dicembre 2019 Pubblicato da  12 Commenti --

Solo i protestanti prendono sul serio il cattolicesimo
Jonathan Pryce, l'attore de "I due Papi", ha riconosciuto che l'autorità spirituale è un compito politico, proprio in quanto destinato a smuovere le coscienze. Ditelo anche ai nostri politici cattolici
Ormai solo i protestanti prendono sul serio il cattolicesimo. Ad esempio Jonathan Pryce, l'attore inglese che interpreterà Bergoglio nel film Netflix in uscita questa settimana, "I due Papi". Nelle dichiarazioni di prammatica per lanciare il film, si è lasciato sfuggire un inciso profondo: sono protestante ma Papa Francesco mi piace come politico - ha detto in sostanza - perché è in grado di smuovere le coscienze. Ora, non so come siano messi in Inghilterra ma è piuttosto ovvio che un uomo di Dio smuova le coscienze; cosa dovrebbe smuovere, il pancreas? Il dettaglio davvero rilevante è tuttavia che Jonathan Pryce abbia sottinteso che la religione non è spiritualità campata in aria, né difesa pittoresca di una tradizione, bensì conversione interiore; che la coscienza non è un'appendice rinchiusa nei conti che un uomo fa con se stesso ma un ponte, uno strumento di relazione con gli altri, con la società; che per questo motivo il ruolo di un'autorità spirituale - Papa, vescovo, sacerdote - non consiste nell'esortare al presepe e controllare che nei tortellini ci sia il manzo ma è un compito politico, proprio in quanto destinato a smuovere le coscienze (vedi sopra). Strano che l'abbia capito un attore inglese protestante sì e molti politici italiani cattolici no.


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