Napoli, offesa contro Sacra Famiglia: in strada esorcismo per Saviano
Il rito, avvenuto dinnanzi a Castel dell’Ovo, è stato officiato dal diacono David Fabbri in riparazione del post offensivo di Saviano sulla Sacra Famiglia
Il rito, avvenuto dinnanzi a Castel dell’Ovo, è stato officiato dal diacono David Fabbri in riparazione del post offensivo di Saviano sulla Sacra Famiglia
Un esorcismo per liberare dagli influssi del maligno Roberto Saviano. È il rito che è stato officiato questa mattina all'esterno di Castel dell'Ovo, l’imponente castello situato sull’isolotto di Megaride di fronte il lungomare di Napoli.
Ad organizzarlo sono stati "il diacono esorcista" Padre David ed il "gruppo di preghiera del Bambin Gesù".
Ma perché è stato compiuto questo esorcismo? Il motivo è semplice ed è legato ad una vignetta a dir poco sgradevole accompagna da una sua riflessione pubblicata dallo scrittore su Facebook alla vigilia di Natale. Con questo post Saviano aveva sparato a zero sul significato della festività.
"Stanotte la nascita di un bambino, nato tra contrazioni, dolori e sangue, come tutti. Da una madre carica di una responsabilità troppo grande, come tutte le madri. Con un padre spaventato, incerto su ciò che è giusto fare, come tutti i padri. Nato povero, in una famiglia costretta dalla burocrazia del censimento a un viaggio sfiancante. Celebro la nascita del Gesù uomo che, come tutti, viene scaraventato senza chiederlo nella vita e che, a guardarlo così, mi fa sentire meno solo. Buon Natale!".
Il testo è già di per sé piuttosto pesante. Ma l’autore di Gomorra ha voluto rimarcare il concetto pubblicando anche una immagine del parto di Maria, volutamente cruda. Saviano, così, per una volta non ha attaccato direttamente il suo acerrimo nemico Matteo Salvini. Un evento, questo, a suo modo incredibile considerando che su quasi ogni tema riesce a trovare un appiglio per lanciare strali contro il leader della Lega.
Ve lo ricordate Mac Gyver, il protagonista di una fortunata e popolare serie tv realizzata a cavallo degli anni ’80 e ‘90? L’agente segreto Angus Mac Gyver riusciva a creare armi e strumenti che funzionavano alla perfezione,e che lo tiravano fuori dai guai, usando comuni oggetti di uso quotidiano come una penna o lenti. Così fa in sostanza il buon Roberto. Quest’ultimo è un vero e proprio artista, non nel costruire marchingegni con mezzi semplici raccattati per caso, ma nel creare da situazioni semplici sermoni di altissimo profilo morale, moralista e buonista indirizzati in maniera diretta e non contro il leader della Lega.
Questa volta, però, lo scrittore ha puntato ancora più in alto tanto da mettere nel mirino il mondo della cristianità. Saviano ha fatto un clamoroso autogol. Il suo post non è piaciuto neanche a quelli che di solito lo seguono e ne apprezzano le invettive contro quelli che spesso vengono additati come razzisti, fascisti, xenofobi perché lontani dal pensiero dello scrittore.
"Tra chi ti segue con affetto, ci sono anche credenti come me", ha replicato una donna, "e scusami ma il dipinto che hai postato con tanta convinzione è irrispettoso verso di noi. Libertà di credere o non credere, ma il rispetto è dovuto a tutti. Buon Natale ". E lei è solo una delle tante persone che non hanno apprezzato il Saviano-pensiero.
Lo scrittore, però, non era presente al rito. L’esorcismo è stato compiuto attraverso una immagine fotografica dello scrittore, stella polare del radicalchicchismo italiano e sacerdote indiscusso del buonismo senza se e senza ma, allo scopo, come ha sottolineato il diacono David del “Cavalieri milizia arcangelo Michele, di "liberarlo dal Male che l'opprime e lo fa esprimere in maniera così sconsiderata, offendendo milioni di cristiani in Italia e nel Mondo".
E così in una Napoli ancora vuota, il diacono e altri due giovani appartenenti al “gruppo di preghiera Bambin Gesù” si sono incontrati all’esterno di Castel dell’Ovo per pregare così da riparare all’offesa contro la Sacra Famiglia compiuta da Saviano. Dovevano esserci molte più persone all’appuntamento ma molti hanno preferito pregare nelle proprie case.
David attacca subito affermano che solo in questo mese sono accadute tre cose sconcertanti: il party blasfemo della Immacolata contraccezione a Bologna, il manifesto di Gesù pedofilo a Roma e il post su internet di Saviano, rappresentante del pensiero unico che domina questi tempi.
Per il diacono non è un caso che questi attacchi avvengano in un mese come quello di dicembre, con importanti feste cristiane. Per David, infatti, è tutto riconducibile ad un piano massonico e anticristiano per tentare di eliminare o minare la fede. Tutto potrà crollare ma alla fine il cuore Immacolato di Maria vincerà.
Ma perché per officiare l’esorcismo è stata scelta Napoli? Il diacono afferma che i partenopei sono un grande popolo, profondamente cristiani e rispettosi delle tradizioni. Poi David lancia un durissimo attacco contro il Vaticano colpevole di un silenzio che sa di complicità con chi attacca i simboli cristiani e critica ferocemente il ''vescovo potente di Roma'' che in passato aveva dichiarato che “se uno offende mia mamma gli do un pugno”. Eppure, sottolinea David, “nessuna parola è stata espressa per difendere la Vergine celeste madre di tutti”.
Lo stesso diacono afferma che gli attacchi sono concentrati sempre e solo contro i cristiani. Mai nessuno tocca l’Islam. I fedeli dovrebbe reagire, senza violenza, a questo stato di cose. Non solo con la preghiera, però, ma anche con azioni concrete ma pacifiche. Per il diacono il nemico più perfido è il pensiero unico perché non visibile materialmente ma capace di indurre nell’inganno i più ingenui. Vedremo nel prossimo futuro se l'esorcismo ha prodottto qualche effetto su Saviano.
http://www.ilgiornale.it/news/napoli/napoli-offesa-contro-sacra-famiglia-strada-esorcismo-saviano-1805620.html
La Flop Ten del 2019
Non occorre scomodare i politici per trovare il peggio del 2019. I nuovi politici hanno distrutto tutto. Anche i proverbi. Persino “tutte le strade portano a Roma” ormai è soltanto un vecchio ricordo: se non precipiti in un viadotto, caschi in una buca della Capitale, se non cadiamo in una voragine ormai una voragine si è aperta in noi che “vediamo” la politica straparlare di ogni argomento tranne che di politica. Ormai l’abbiamo capito: in politica non ci sono traditori, ci sono solo perdenti.
Ed è così che la democrazia è più esibita che esercitata e la libertà più social che sociale. E allora ecco la Flop Ten del 2019
1. Greta Thumberg: forse non è un caso che al cinema e in libreria sia tornato Pinocchio. Greta Thumberg si aggiudica il primo posto come miglior burattino di questo anno. Vittima di un sistema di marketing comunicativo che è una associazione a delinquere di stampo immaginario. Anche un “non udente” capirebbe che i suoi discorsi sono come minimo scritti dal padre, il suo coach mentale o da un software troppo sofisticato. Greta parla parla parla, fa scendere in piazza milioni di ragazzi per protestare al venerdì, ormai gli unici ponti sicuri sono quelli delle vacanze, per poi tornare al lunedì in classe a scrivere con la penna biro di plastica, l’astuccio di plastica, lo zaino di plastica, lo smartphone di plastica. Greta invita tutti a scrivere a gesti, ad indossare un saio e a comunicare attraverso segnali di fumo. Solo allora sarà davvero il tuo “Time”.
2. Roberto Saviano. Il “Giovane Holding”, ex scrittore di successo, ex editorialista di successo, ex sceneggiatore televisivo di successo, trova spazio ormai soltanto sui social (attraverso video con i sottotitoli) o da Fabio Fazio con i suoi discorsi da Solone talmente inutili che Saviano è forse l’unico personaggio tivù a non avere avuto neanche una imitazione perché la miglior imitazione di Saviano è lui stesso.
La scorta ormai gli serve solo per fare la ruota (da pavone). Non togliamo la scorta a Saviano, ma liberiamo la scorta da Saviano. A questo punto potrebbe assumere, per i pericoli che corre (al massimo di non essere riconosciuto), anche dei figuranti o lui, sempre dalla parte dei precari, che assuma i Centurioni che fanno le foto al Colosseo. Almeno li paga e fa qualcosa di utile e magari ritrova il suo impero. Il rischio è che Saviano finisca a fare discorsi dalla finestra o nel suo attico a New York con applausi registrati di un pubblico che non c’è: così dopo aver gravato per anni e anni su noi contribuenti che paghiamo la scorta ci toccherà pagargli anche il Sistema Sanitario.
3. Chiara Ferragni. Dopo i nostri articoli di denuncia sullo sfruttamento pubblicitario del figlio Leo, è intervenuta l’Associazione Italiana Consumatori che ha denunciato la influencer. Detto, fatto. Il profilo del piccolo Leo, 2,5 milioni di follower è scomparso da Instagram e quando appare con i genitori finalmente qualche volta il viso, come vuole la legge, è pecettato.
Di destra o di sinistra, odiatori o haters, abbiamo almeno il merito di aver salvato un bambino dal pericolo di diventare uno squilibrato.
4. Michela Murgia. Ha iniziato l’anno con il suo libello Fascistometro una serie di idiozie talmente grandi che non ci entrava neanche lei. Dopo apparizioni in tivù e radio, cercando sempre lo scoop, adesso è in tour teatrale. È stato pubblicizzato su ogni giornale – nel senso di pubblicità a pagamento – ma nessuno ne ha scritto, nessuno ha fatto una foto. Non si sa nulla del suo tour teatrale. La speranza è che l’abbiano assunta per ciò che sa fare meglio: la maschera.
5. Gad Lerner. Dalle sprangate di Lotta Continua all’autolicenziamento da “la Repubblica” perché “pagato troppo poco”, da “Milano, Italia” è passato a “Lerner, Italia”. Se gli domandi dove abita risponde “Lei è un antisemita”, lo stesso se gli chiedi l’età, la squadra per cui tifa o qualsiasi argomento. Chi tocca Lerner muore di antisemitismo. Allora, caro Lerner, al posto di parlare giustamente di antisemitismo da 30 anni perché non si fa promotore di una raccolta firme per una legge che aumenti le pene per chi insulta gli ebrei? La risposta è semplice: non lo fa perché non avrebbe più nulla da dire. Quindi lei sull’antisemitismo ci campa e mi sembra che il suo campare non sia solo da “Ultima Spiaggia”
6. Zoro. Non è un caso che gli manchi una R perché tra l’interventista dei Parioli e Zorro la differenza non è poca. È il nuovo Fausto Bertinotti, ma meno simpatico e signore, che all’eleganza del cashmere è passato alle t-shirt personalizzate. Sempre con quell’altezzosità da tribuno del popolo è rinforzato da Marco Damilano, neo(n) Pancho Villa capace di passare da “Azione Cattolica” a “L’Espresso”.
Diego Bianchi “Zoro” ha sempre quell’aria di uno che si è appena svegliato (ad oggi non è scientificamente dimostrato se lo sia) e in coppia con Damilano, che si veste e parla come i Testimoni di Geova che quando eravamo piccoli ci suonavano al citofono, risulta il più spocchioso dei giornalisti. La fine del mondo non lo so, ma la sua è abbastanza facile da intuire. Diventare una macchietta alla fine stanca anche il più radical flop dei suoi telespettatori che hanno come minimo l’abbonamento alle figurine Panini e in casa ancora il Subbuteo a 50 anni.
Quando non lo vedranno neppure i parenti speriamo che si rifugi in casa, lo immaginiamo con la testa tra le mani sbattere la testa contro la scrivania di casa in ciliegio e ottone. La speranza è che comprenda che è Bianchi nel cognome come Bianchi nella vita e vada a vivere in qualche paese della Barbagia a fare il pastore o a girare l’Italia in ape-car per vendere le sue diapositive di porta in porta.
7. Ilaria Cucchi. Avrà anche ragione: sarà anche un delitto di Stato, ma quest’anno tra lei e suo marito in un anno l’ho vista più di mia sorella. Per pubblicizzare il suo libro sul “caso Cucchi” non ha mancato una trasmissione televisiva.
Una domenica l’ho vista dall’Annunziata (che meriterebbe la classifica dei “Flop Ten” ma il cognome la inserisce di diritto), poi a “Domenica In” e la sera nell’”Arena” insabbiata di giustizialismo di Giletti. E per fortuna, in questo caso, la domenica non ascolto la radio.
8. Liliana Segre. Ha tutte le ragioni del mondo ma la stanno trasformando in una circense. Non c’è trasmissione che non l’abbia invitata almeno 20 volte, non c’è città o paesino o borgo che non le abbia dato la cittadinanza onoraria, non c’è politico che non abbia una foto con lei.
Al posto di perdere tempo ad andare da Mara Venier con zoom fisso sugli occhi per aspettare una lacrima (della Venier), a girare di tv in tv, di borgo in borgo, di piazza in piazza, di giornale in giornale, non potrebbe andare nelle scuole tedesche a ricordare ai bambini, alle banche, alle grandi industrie, alla Merkek che forse non è il caso di sentirsi i padroni del mondo? Con la finanza stanno facendo più morti che qualsiasi olocausto.
9. Fabio Fazio. Lo so, lo so, lo so. È un caso clinico, eppure, in attesa di vederlo il prossimo anno su rai4 e rai5 e di farsi creare apposta Rai6 solo una domanda che da anni mi tormenta. Non la sua faziosità, ormai anche il mio cane si addormenta, ma un solo interrogativo mi assilla: perché noi, che ci trattengono il canone Rai direttamente dalla bolletta della luce, dobbiamo continuare a pagare Filippa Lagerback che da un ventennio dice solo quattro parole” “Oggi è qui con noi…” e poi il nome dell’ospite. Caro Fazio, non può far fare l’introduzione a qualche tecnico così risparmiamo?
E poi, caro Fazio, ma le decine di interviste che ha fatto sulle quote rosa, le decine di monologhi della Littizzetto sul ruolo marginale delle donne che fine fanno? Parlava più il pappagallo di “Portobello”. Eppure Filippa Lagerback (cognomen omen) ha dichiarato a “Tv Sorrisi e Canzoni” che “Il mio ruolo è piccolo, lo so, ma sono stata io la prima ad accettarlo e sono libera di avere il mio stile, i miei abiti dicono molto, si parla persino in silenzio”. Tutto chiaro? In sintesi, la paghiamo per indossare vestiti e accessori degli stilisti.
10. Noi. Noi siamo il peggio. Siamo i peggiori. Noi che crediamo ancora in una idea e non in una ideologia. Per noi che “stare vent’anni dalla parte del torto” non è uno slogan ma un modo di vivere, noi che veniamo sempre attaccati perché siamo cattivi.
Chi ce lo fa fare svegliarci tutte le mattine e denunciare quello che non funziona? Non abbiamo sempre ragione, spesso possiamo avere torto, spesso gridiamo, ma non c’è più violenza nelle parole silenziate delicate e sinistrate di chi è convinto di vivere in un nuovo fascismo? Certo, è vero. Ma non è razzismo. È il fascismo del consumismo. Perché siamo tutti uguali. Che siamo bianchi, neri, gialli, rossi, verdi o verdoni alla fine ognuno ha il suo telefonino ultimo modello, parabole sui tetti e televisori sempre più grandi così che al sangue nelle vene hanno sostituito il plasma alle pareti.
Gian Paolo Serino, 31 dicembre 2019
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