La situazione venutasi a creare dal 2013, con la rinuncia di papa Benedetto XVI e l’elezione di papa Francesco al Soglio Pontificio, è a dir poco anomala. La convivenza (che dura ormai da sette anni) di “due papi” in Vaticano non ha precedenti nella bimillenaria storia della Chiesa, per lo più perché nessuno dei due, tra Benedetto e Francesco, sono pontefici illegitttimi o scismatici, ma lecitamente eletti dal Collegio Cardinalizio secondo le norme canoniche vigenti.
La rinuncia di Benedetto ha senza dubbio rappresentato un rompicapo per i canonisti giacché il Codice di Diritto Canonico non prevede, e dunque non regola, la figura di un pontefice emerito (mentre è usuale quella di un vescovo emerito). È prevedibile che nei prossimi anni venga contemplata l’opportunità di intervenire canonicamente definendo il ruolo, lo stato e altri dettagli riguardanti la vita e la missione dei futuri Sommi Pontefici emeriti.
Di per sé, dal punto di vista della vita e del governo della Chiesa, il problema non si pone: Francesco è il feliciter regnante, felicemente regnante secondo l’antica locuzione latina riservata al papa o al re al governo. E Benedetto XVI gode dei suoi ultimi anni nella preghiera e nel nascondimento rappresentando un patrimonio spirituale e teologico di enorme spessore per la Chiesa (come ha affermato lo stesso papa Francesco).
Di certo non sembra questo il momento per imporre norme di comportamento all’anziano Benedetto XVI. Non è certamente possibile pensare che, a più di sei anni dal suo ritiro, gli venga imposto di rinunciare al nome, all’anello, al titolo, alla veste e allo zucchetto bianchi o gli venga imposto il silenzio o un trasferimento lontano dal Vaticano per evitare interferenzedottrinali e cortocircuiti teologici col papa regnante. Eppure è ciò che molti sembrano desiderare temendo che la figura e le parole di Benedetto XVI possano rappresentare un pericolo per l’unità della Chiesa, interpretando ogni suo intervento pubblico come un “magistero parallelo”, quando non come azione sovversiva e mirata contro l’autorità di papa Francesco.
Molti atti e parole di papa Benedetto sono stati interpretati in questo senso. È bastato, ad esempio, un biglietto di cordoglio per la morte del card. Meisner nel luglio del 2017 o una foto assieme al prof. Melina, già preside dall’istituto Giovanni Paolo II escluso dall’insegnamento dal nuovo cancelliere mons. Paglia nella calda estate del 2019. Nell’aprile dello scorso anno provocò grande scandalo la pubblicazione, da parte dell’inquilino del monastero Mater Ecclesiae, di un lungo articolo dove espone la sua idea riguardo allo scandalo degli abusi sessuali all’interno della Chiesa. In quel contributo, pubblicato al margine del Summit Vaticano sugli abusi convocato da papa Francesco, Benedetto XVI additava tra i motivi principali del dramma degli abusi, il progressivo “collasso della teologia morale” all’interno del mondo cattolico e la crisi di fede che ha tolto di mezzo Dio dall’orizzonte del pensiero e dalla vita dell’uomo occidentale. La pubblicazione degli “appunti” sugli abusi fece scoppiare una polemica tra i settori più progressisti della Chiesa evidentemente offesi e feriti dal contributo di Benedetto XVI che, in quanto emerito, avrebbe dovuto evitare di opinare sulla questione.
In questi giorni una ondata di proteste contro il papa Emerito sta alimentando la polemica dopo l’annuncio di un libro scritto a quattro mani da Benedetto XVI e il cardinale Robert Sarah, considerato da molti come un cavallo di Troia in Vaticano, non solo per la sua stretta amicizia con papa Benedetto, ma soprattutto per le sua posizioni sulla liturgia, sulla morale e sull’immigrazione lette come posizioni in contrasto con quelle di papa Francesco (ma che, a dire il vero, sono in perfetta sintonia con la tradizione e il magistero ecclesiastico). Il libro, intitolato “Dal profondo dei nostri cuori” è in pubblicazione per i tipi della Fayard in Francia, della Ignatius Press in Stati Uniti d’America e della Cantagalli in Italia (editori che hanno pubblicato la trilogia del card. Sarah, tre libri diventati indiscussi i bestseller religiosi degli ultimi anni). Argomento centrale del libro è il celibato sacerdotale una disciplina che oggi è stata rimessa in discussione dal Sinodo sull’Amazzonia ma che gli autori reputano di vitale importanza per la tenuta del sacerdozio ministeriale e della Chiesa Cattolica. Scrivono “dal profondo del cuore”, per chiedere di non toccare il fondamento del sacerdozio, dopo aver pregato e meditato:
«C’è un legame ontologico-sacramentale tra il sacerdozio e il celibato. Ogni ridimensionamento di questo legame costituirebbe una rimessa in causa del magistero del concilio e dei papi Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Supplico umilmente papa Francesco di proteggerci definitivamente da una tale eventualità, ponendo il suo veto contro ogni indebolimento della legge del celibato sacerdotale, anche se limitato all’una o all’altra regione».
Senza attendere di leggere il libro molti commentatori sono saltati sulla sedia all’idea che l’Emerito potesse intervenire su un tema recentemente trattato – in maniera aperturistica – dall’ultimo spettacolare (è il caso di dirlo) Sinodo dell’Amazzonia, ma apparentemente ancora “aperto” e in attesa di definizione: quello del celibato sacerdotale. È probabile che molti sposi abbiamo un grande desiderio di diventare preti e che molti preti sentano un irrefrenabile desiderio di ammogliarsi (in ambedue i casi si dovrà parlare di “crisi vocazionale in età adulta”) altrimenti, come spiegare tanto clamore per un tema come questo? Oppure, il solo fatto che papa Benedetto XVI esprima un suo giudizio è ritenuto lesivo della dignità di papa Francesco?
Secondo il Vaticanista Iacopo Scaramuzzi di Aska News, si tratta di un vero “attacco a Francesco e al Sinodo”. Benedetto, “non rispetta la promessa di nascondimento e obbedienza da lui stesso preannunciata” ed ha avuto “poco senso delle istituzioni” pronunciandosi sul tema del celibato senza rispetto né nei confronti di papa Francesco, né nei confronti del Sinodo dei Vescovi che ha appena discusso la questione approvando in maggioranza un cambio nella dottrina.
Tuona su Twitter il biografo n. 1 di papa Francesco, il giornalista Austen Ivereigh che parla di “una sofisticata operazione editoriale gestita da Card Sarah, Nicholas Diat (giornalista collaboratore di Sarah, ndr.) e dai loro ricchi sostenitori anti-Francesco”. Una corte senza scrupoli che lavora alle spalle dello stesso Benedetto XVI.
Chi si scalda facilmente è il prof. Massimo Faggioli, docente di teologia nella prestigiosa Villanova University che ironizza sul web “È tornato Pio IX!” e ancora “Solo una Caterina da Siena del 21° secolo può liberare l’ Emerito dalla sua prigionia in Vaticano.
Christopher Strack Giornalista della Deutsche Welle di Berlino parla della presenza e della voce di papa Benedetto come uno “shock per la Chiesa” e attacca duramente il libro in uscita per la sua copertina! Il nome che appare sulla copertina è infatti Benedetto XVI che nella foto è vestito da Papa, ma – afferma Strack – “chi parla accanto a Sarah è in realtà un vecchio sacerdote che ha molti meriti teologici, che dal 28 febbraio 2013 non è stato Benedetto XVI. e il cui colore non è più bianco papale. È il vescovo dimesso di Roma”. Il successore (Francesco) se ne occupi. Così Strack. È tutto da Berlino.
Il giornalista Cernuzio di Vatican Insider ricorda sommessamente le parole di Benedetto XVI prima della rinuncia: (“In questo momento della mia vita, il Signore mi chiama a salire sul monte, a dedicarmi ancor di più alla preghiera e alla meditazione”) per sottolineare che “Sette anni dopo lettere, documenti, “appunti”, un libro”. Incoerenze da Emerito.
Non poteva mancare il sacerdote gesuita James Martin paladino della pastorale LGBT, ed editorialista della rivista America. “Non aveva forse detto, nel dimettersi, che sarebbe stato nascosto al mondo”? Si chiede il gesuita che si interroga su come abbia fatto un anziano come Ratzinger, che allo stato attuale è “incapace di mantenere una conversazione per più di quindici minuti”, a scrivere un libro.
Imbarazzanti reazioni scomposte non certo nuove per chi conosce questi professori pronti, Codice e Catechismo alla mano, a criticare il papa Emerito non appena apra la bocca. Nuovi maestri di una teologia senza più maestri dove vince chi parla più forte o chi osa di più.
Ma l’accusa più grave viene dalla rivista America dei Gesuiti Americani dove Gerard O’Connell afferma che Benedetto XVI non avrebbe scritto nulla né mai approvato la pubblicazione del libro. Un Benedetto XVI vittima di una grave estorsione da parte del Cardinale Sarah. La notizia è stata immediatamente ripresa da diversi personaggi appena citati (da Austen a Faggioli) senza attendere smentite o prove da O’Collins e la sua “fonte degna di fiducia”.
Non si è fatta attendere la risposta del cardinale guineano che ha twittato le prove della sua effettiva collaborazione con papa Benedetto (lettere autografate che parlano del testo in preparazione). Così Sarah: «Delle accuse sembrano insinuare che io abbia mentito. Queste diffamazioni sono di una gravità eccezionale. Offro da stasera le prime prove della mia stretta collaborazione con Benedetto XVI per scrivere questo testo a favore del celibato. Parlerò domani se necessario. RS +».
Attacchi gravissimi e ingiustificati contro un cardinale della curia costretto a dimostrare la propria innocenza contro fake news promosse dalla nuova censura dei vaticanisti che sembrano urlare: “Taccia l’Emerito. Taccia per sempre”.
di Miguel Cuartero Samperi
E ora Gänswein chiede di togliere la firma di Ratzinger. Dietro il pasticcio del libro sul celibato
Questa la dichiarazione con la quale monsignor Georg Gänswein, segretario di Benedetto XVI, dichiara che il papa emerito è estraneo all’operazione editoriale che ha portato al libro Dal profondo dei nostri cuori (edizioni Fayard) dedicato a un’accorata difesa del celibato sacerdotale.
Afferma Gänswein “ll Papa emerito sapeva che il cardinale stava preparando un libro e aveva inviato un suo testo sul sacerdozio autorizzandolo a farne l’uso che voleva. Ma non aveva approvato alcun progetto per un libro a doppia firma né aveva visto e autorizzato la copertina. Si è trattato di un malinteso senza mettere in dubbio la buona fede del cardinale Sarah. Il testo che Benedetto ha mandato al cardinale è un testo suo che rimane, è lui l’autore di questo testo e non degli altri testi”.
Da parte sua il cardinale Sarah su Twitter dichiara: “Considerando le controversie che hanno provocato la pubblicazione del libro Dal profondo dei nostri cuori, si decide che l’autore del libro sarà per le pubblicazioni future: il cardinale Sarah, con il contributo di Benedetto XVI. Tuttavia, il testo completo rimane assolutamente invariato”.
Quello che è stato definito un giallo assume i contorni del pasticcio. Possibile che su questioni così delicate, che chiamano in causa il già discusso e controverso ruolo del papa emerito, si proceda in modo da lasciare spazio per malintesi del genere? Possibile che al papa emerito non sia stato spiegato per filo e per segno quale utilizzo sarebbe stato fatto del suo testo e della sua firma?
Il cardinale Sarah, sempre via Twitter, dichiara: “Affermo solennemente che Benedetto XVI sapeva che il nostro progetto avrebbe preso la forma di un libro. Posso dire che abbiamo scambiato più bozze per stabilire le correzioni”.
Sarah precisa di essere andato a casa di Ratzinger il 3 dicembre “per ringraziare ancora una volta il Papa emerito per aver riposto tanta fiducia in me. Gli ho spiegato che il nostro libro sarebbe stato stampato durante le vacanze di Natale, che sarebbe apparso mercoledì 15 gennaio e che, quindi, sarei venuto a portargli il libro all’inizio di gennaio, al ritorno da un viaggio”.
Eppure ora monsignor Gänswein fa sapere che Benedetto XVI non sapeva del libro. Solo un malinteso o c’è dell’altro? All’origine del clamoroso dietrofront di Gänswein ci sono state pressioni?
Al di là del caso specifico, sorgono ancora una volta domande sulla coabitazione dei due papi. Già gli “appunti” che Benedetto XVI affidò a una rivista sulla questione degli abusi sessuali nella Chiesa erano diventati fonte di polemiche e contrapposizioni. E ora questa nuova vicenda.
Il Codice di diritto canonico dichiara: “I fedeli hanno il diritto di ricevere dai sacri Pastori gli aiuti derivanti dai beni spirituali della Chiesa, soprattutto dalla parola di Dio e dai sacramenti”. Ma quanto viene rispettato questo diritto in un momento come l’attuale, segnato da un’incredibile confusione?
A.M.V.
Marco Tosatti
Carissimi Stilumcuriali, parecchie persone mi hanno chiesto di cercare di fare luce sulla polemica per l’uscita del libro “Des profondeurs des nos coeurs” creato da Benedetto XVi e il cardinale Robert Sarah. Abbiamo allora raccolto da fonti estremamente affidabili tutta una serie di elementi, che vi offriamo.
A quanto sembra nessuno nel monastero Mater Ecclesiae aveva visto la copertina del libro; e questo è stato uno dei problemi principali.
Il punto centrale però per fare chiarezza sui contenuti e sulla polemica che la Bergoglio Press Team ha lanciato all’inizio (sostenendo che in pratica Benedetto sarebbe stato circuito, avrebbe solo messo la firma e insinuazioni miserevoli diverse). E la realtà è che Benedetto XVI ha corretto tutte le bozze del libro, ovviamente per la sua parte, ma leggendo anche quanto scritto dal cardinale Robert Sarah.
Inoltre ha detto, e scritto, a Sarah, di approvare sia l’introduzione che la conclusione del libro.
George Gaenswein non ha letto il libro, e questo ha costituito certamente un problema.
Tutta l’operazione è rimasta nelle mani oltre che di Benedetto e di Sarah, dell’editore, Nicolas Diat, che ovviamente ha fatto il suo mestiere il suo interesse, vedendo l’occasione di fare di questo libro il libro “importante” di Benedetto XVI e di Sarah; tutto a sua gloria e merito.
Perciò quando ieri mattina è esplosa la bomba (che aveva già cominciato a esplodere nella notte, perché in America si svegliavano), e gente come Faggioli ecc. cominciavano a sparare, con un’intenzione molto chiara. Si concentravano sulla copertina, che Diat aveva pubblicato, dicendo che qui si voleva fare un’operazione anti papa, contro papa Francesco.
Obiettivo loro era di evitare che si discutesse del contenuto. Al monastero Mater Ecclesiae non si sono resi conto, ieri mattina, bene, della portata della polemica, nonostante fossero stati avvisati. Gaenswein alla fine si è messo in contatto con Tornielli, che ha scritto un articolo per l’Osservatore Romano e Vatican News, riferendo le idee di papa Bergoglio sull’importanza del celibato, e cercando in buona sostanza di gettare olio sulle acque che la canea varia stava agitando, sostenendo fra l’altro che Benedetto XVI e Sarah non avevano scritto il libro insieme.
L’ultimo sviluppo, sinceramente piuttosto incomprensibile, lo abbiamo dalle dichiarazioni di Georg Gaenswein, che ha detto a un giornalista tedesco che bisogna cambiare il titolo e la copertina. Perché non si sa. Forse per difendere la sua posizione, che è certamente complicata, essendo lui la persona più vicina a Benedetto, e nello stesso tempo essendo vicino a papa Bergoglio come Prefetto della Casa Pontificia. En passant, possiamo notare che fra i guaiti e latrati della stampa filo-regime nelle prime ore si parlava di una manipolazione dell’”entourage” di papa Benedetto. Che invece, consistendo l’entourage in Gaenswein, era all’oscuro di tutto….Ma l’impressione che Gaenswein cerchi di evitare di restare schiacciato fra i vasi di ferro è forte; fino a far credere che se una qualche spinta è stata data a Benedetto, beh, è avvenuta adesso, e non prima.
Indubbiamente Gaenswein con le sue dichiarazioni di oggi mette in difficoltà Sarah che non c’entra niente, e che si è comportato in maniera estremamente lineare. Tutto questo lavoro però, è cominciato prima del Sinodo, in settembre.
Benedetto aveva già scritto in settembre, sulla base delle polemiche pre-sinodali sul celibato sacerdotale e sulla questione dei viri probati, quindici cartelle sul tema del celibato. Che sono confluite poi nel libro.
Da notare che il percorso sembra molto simile a quello compiuto in occasione del Vertice sugli abusi sessuali. Benedetto aveva preparato una sua riflessione, probabilmente con l’intenzione di offrire un contributo ai vescovi del vertice, inviandola al Pontefice e alla Segreteria di Stato. Lì era rimasta, ed era stata pubblicata qualche mese più tardi su un giornale tedesco dedicato al clero.
E, ancora una volta, ci sembra interessante ribadire come queste polemiche di carta abbiano fatto sì che si spostasse l’attenzione dai contenuti alla copertina!
SARAH, BENEDETTO, IL LIBRO: PREPARATO INSIEME, ECCO LE PROVE.
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, nelle ore scorse è stata varata un’operazione che definire abietta – come fa il cardinale Robert Sarah, è dir poco. Gli autori sono i giornalisti e propagandisti americani, inglesi e italiani, legati per questioni economiche, ideologiche o entrambe alla corte di papa Bergoglio. Più avanti aggiorneremo questo post con i dettagli dell’operazione, e dei suoi protagonisti. Questi sostenevano, in buona sostanza, che Benedetto XVI è rincitrullito, e che il libro in cui si demolisce l’ipotesi del Sinodo dell’Amazzonia non è roba sua, e che a quel povero vecchio è stata strappata una firma. Uno dei più inverecondi galoppini di questo regime è arrivato a mettere l’hashtag “#elderabuse #abusosenile sul suo commento al libro. Ma ora ci importa pubblicare quello che il card. Sarah ha reso noto questa mattina. E da cui appare chiaro che Benedetto XVI ha avuto un ruolo attivo e continuo nella vicenda.
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Communiqué de Son Eminence Monsieur le Cardinal Robert SARAH
14 janvier 2020 Le 5 septembre dernier, après une visite au monastère Mater Ecclesiae où habite Benoît XVI, j’ai écrit au Pape émérite pour lui demander s’il était possible qu’il compose un texte sur le sacerdoce catholique, avec une attention particulière concernant le célibat. Je lui expliquais que moi-même j’avais commencé une réflexion dans la prière. J’ajoutais : « J’imagine que vous penserez que des réflexions de votre part pourraient ne pas être opportunes à cause des polémiques qu ‘elles provoqueraient peut-être dans les journaux, mais je suis convaincu que toute l’Eglise a besoin de ce don, qui pourrait être publié à Noël ou au début de l’année 2020».
Le 20 septembre, le Pape émérite m’a remercié en m’écrivant que lui aussi, de son côté, avant même de recevoir ma lettre, avait débuté l’écriture d’un texte sur ce sujet, mais que ses forces ne lui permettaient plus de rédiger un texte théologique. Toutefois, ma lettre l’avait encouragé à reprendre ce long travail. II ajoutait qu’il me le transmettrait quand la traduction en langue italienne serait achevée.
Le 12 octobre, pendant le synode des évêques sur l’Amazonie, le Pape émérite me remettait sous pli confidentiel un long texte, fruit de son travail des mois écoulés. En constatant l’ampleur de cet écrit, tant sur le fond que sur la forme, j’ai immédiatement considéré qu’il ne serait pas possible de le proposer à un journal ou à une revue, eu égard à son volume et à sa qualité. J’ai donc immédiatement proposé au Pape émérite la parution d’un livre qui serait un immense bien pour l’Eglise, intégrant son propre texte et le mien. A la suite des divers échanges en vue de l’élaboration du livre, j’ai finalement envoyé, le 19 novembre, un manuscrit complet au Pape émérite comportant, comme nous l’avions décidé d’un commun accord, la couverture, une introduction et une conclusion communes, le texte de Benoît XVI et mon propre texte. Le 25 novembre, le Pape émérite exprimait sa grande satisfaction concernant les textes rédigés en commun, et il ajoutait ceci : « Pour ma part, je suis d’accord pour que le texte soit publié dans la forme que vous avez prévue ».
Le 3 décembre, je me suis rendu au monastère Mater Ecclesiae pour remercier une nouvelle fois le Pape émérite de m’accorder une si grande confiance. Je lui ai expliqué que notre livre serait imprimé pendant les vacances de Noël, qu’il paraîtrait le mercredi 15 janvier et que, par conséquent, je viendrai lui apporter l’ouvrage début janvier au retour d’un voyage dans mon pays natal.
La polémique qui vise depuis plusieurs heures à me salir en insinuant que Benoît XVI n’était pas informé de la parution du livre Des profondeurs de nos cœurs, est profondément abjecte. Je pardonne sincèrement à tous ceux qui me calomnient ou qui veulent m’opposer au Pape François. Mon attachement à Benoît XVI reste intact et mon obéissance filiale au Pape François absolue.
PIAZZA DELLA CITTÀ LEONINA, 9
Comunicato di Sua Eminenza Cardinale Robert SARAH
14 gennaio 2020
Il 5 settembre, dopo una visita al monastero della Mater Ecclesiae dove abita Benedetto XVI, scrissi al papa emerito per chiedergli se fosse possibile comporre un testo sul sacerdozio cattolico, con particolare attenzione riguardo al celibato. Gli ho spiegato che io stesso avevo iniziato una riflessione nella preghiera. Ho aggiunto: “Immagino che penserà che le sue riflessioni potrebbero non essere tempestive a causa delle controversie che potrebbero provocare sui giornali, ma sono convinto che l’intera Chiesa abbia bisogno di questo dono, che potrebbe essere pubblicato a Natale o all’inizio del 2020 ”.
Il 20 settembre, il Papa Emerito mi ha ringraziato scrivendomi che anche lui, da parte sua, anche prima di ricevere la mia lettera, aveva iniziato a scrivere un testo su questo argomento, ma che la sua forza non gli permetteva più di scrivere un testo teologico. Tuttavia, la mia lettera lo aveva incoraggiato a riprendere questo lungo lavoro. Ha aggiunto che me lo avrebbe inviato una volta completata la traduzione italiana.
Il 12 ottobre, durante il Sinodo dei vescovi in Amazzonia, il papa emerito mi ha consegnato sotto copertura riservata un lungo testo, frutto del suo lavoro negli ultimi mesi. Quando ho visto la portata di questo scritto, sia nella sostanza che nella forma, ho immediatamente considerato che non sarebbe stato possibile offrirlo a un giornale o a una rivista, dato il suo volume e qualità. Così ho immediatamente proposto al papa emerito la pubblicazione di un libro che sarebbe stato un immenso bene per la Chiesa, integrando il suo testo e il mio. A seguito dei vari scambi per la preparazione del libro, il 19 novembre ho finalmente inviato al papa emerito un manoscritto completo comprendente, come avevamo deciso di comune accordo, la copertina, un’introduzione e una conclusione comune, il testo di Benedetto XVI e il mio testo. Il 25 novembre, il Papa Emerito ha espresso grande soddisfazione per i testi scritti in comune, e ha aggiunto questo: “Da parte mia, sono d’accordo che il testo sarà pubblicato nella forma che hai previsto”.
Il 3 dicembre sono andato al monastero di Mater Ecclesiae per ringraziare ancora una volta il Papa emerito per aver riposto tanta fiducia in me. Gli ho spiegato che il nostro libro sarebbe stato stampato durante le vacanze di Natale, che sarebbe apparso mercoledì 15 gennaio e che, quindi, sarei venuto a portargli il libro all’inizio di gennaio al ritorno da un viaggio nel mio paese natale.
La controversia che per diverse ore mira a sporcarmi insinuando che Benedetto XVI non è stato informato della pubblicazione del libro “Dal profondo dei nostri cuori”, è profondamente abietta. Perdono sinceramente tutti coloro che mi calunniano o che vogliono oppormi a papa Francesco. Il mio attaccamento a Benedetto XVI rimane intatto e la mia obbedienza filiale assoluta a Papa Francesco.
PIAZZA DELLA CITTÀ LEONINA, 9
Marco Tosatti
Quei misteri dietro il "libro gate" che sta travolgendo il Vaticano
Dal "giallo" dietro la firma del libro alla riforma del pontificato emerito: il "gate" del Vaticano si infittisce sempre di più
Dal "giallo" dietro la firma del libro alla riforma del pontificato emerito: il "gate" del Vaticano si infittisce sempre di più
È la più classica delle bufere del Vaticano, ma sta assumendo contorni poco chiari, che solo le prossime ore saranno, forse, in grado di disvelare. Joseph Ratzinger e Robert Sarah sono contrari all'abolizione del celibato per i sacerdoti. E su questo non ci piove. Ma il mezzo tramite cui questa posizione era stata presa, un libro intitolato "Dal Profondo del nostro cuore", è finito all'interno di un bailamme mediatico-dottrinale che merita di essere analizzato per fasi.
Procediamo con ordine.
Da quando l'opera libraria a doppia firma viene annunciata alla richiesta di rimozione proveniente dallo staff di Benedetto XVI - una volontà che abbiamo conosciuto per mezzo di una dichiarazione in merito di mons. Georg Gaenswein - passa qualche tempo. Poco più di un giorno, per l'esattezza. La notizia del "ritorno" di Benedetto XVI è stata riportata nella serata del 12 gennaio. Il fatto che l'"entoruage" del papa emerito volesse prendere le distanze da quella "operazione editoriale-mediatica", invece, è stato reso noto dal Corriere della Sera nel corso della serata di ieri, ossia il 13 gennaio. Nel mezzo, insomma, possono essere contate circa ventiquattro ore. Quelle in cui nessuno ha smentito, quantomeno a livello pubblico, che Ratzinger e Sarah avessero scritto un libro in modo coordinato. E questo è già qualificabile alla stregua di un primo "mistero". Perché nessuno è intervenuto prima? Una domanda che rischia di rimanere senza risposta. Ma ce n'è almeno un'altra.
Nel corso della mattinata odierna, il cardinal Robert Sarah, rispondendo a quelli che ha definito "attacchi", ha pubblicato su Twitter una serie di "prove": tre lettere del predecessore di Bergoglio che sono state seguite da un documento ufficiale che ricostruisce passo passo la stesura concordata dell'opera. Testi tramite cui è probabile si possa provare almeno la compartecipazione del papa emerito al progetto librario del cardinal Robert Sarah. Eppure, su ogni schermo di Pc di ogni addetto ai lavori, verso l'ora di pranzo della giornata odierna, è comparsa quella che sembrava essere una certezza: "Posso confermare - ha fatto sapere mons. Georg Gaenswein, prefetto della Casa Pontificia e consacrato vicino al teologo tedesco in quanto segretario particolare - che questa mattina su indicazione del Papa emerito ho chiesto al cardinale Robert Sarah di contattare gli editori del libro pregandoli di togliere il nome di Benedetto XVI come coautore del libro stesso e di togliere anche la sua firma dall'introduzione e dalle conclusioni". La sensazione comune, a quel punto, è parsa la seguente: Joseph Ratzinger ha operato una marcia indietro.
Se non altro perché il carteggio avvenuto tra Sarah e Ratzinger, peraltro, presenta persino questa dichiarazione, che è da attribuire a Benedetto XVI: "Da parte mia il testo può essere pubblicato nella forma da Lei prevista". Certo, nelle tre lettere postate da Sarah non viene mai citato "Dal Profondo del nostro cuore", ma sembra di poter dedurre che Ratzinger abbia concesso carta bianca al cardinal Sarah. Perché, quindi, quella richiesta tardiva di rimozione della firma? La domanda centrale, a ben vedere, è questa.
Nel frattempo sui social è accaduto di tutto. Alcuni utenti hanno fanno riemergere il tema delle "minacce" subite da Benedetto XVI. Quelle che non sono mai state provate e che, secondo certa narrativa complottista, avrebbero portato alle dimissioni. Dal parlare di un libro si è passati così alla dialettica attorno alla storica rinuncia al soglio di Pietro. Quasi come se quelli che Benedetto XVI chiamava "lupi" fossero tornati ad agire in Vaticano. E questo è solo uno degli scenari palesatosi nelle discussioni dei fedeli, che hanno iniziato a dibattere del caso in maniera animata, come di consueto.
Un'altra delle tesi in campo sul perché Benedetto XVI abbia chiesto a Gaenswein di essere escluso dal libro - una tesi che viene a sua volta ventilata in alcune ricostruzioni giornalistiche - è che ci sia stato un "malinteso" tra l'ex papa e l'attuale prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei sacramenti. Magari Benedetto XVI non era a conoscenza della forma tramite cui quel suo testo sarebbe stato reso noto. Magari era mons. Georg Gaenswein a non avere contezza delle modalità di pubblicazione. Due congetture che, fino ad eventuali ed ulteriori dichiarazioni, devono essere considerate soltanto tali.
Quasi in contemporanea si è aperto anche un ulteriore dibattito: quello sulle "regole" che un pontefice emerito - una figura che ha introdotto Benedetto XVI e che prima di questi ultimi sette anni non era mai comparsa nella storia delle istituzioni ecclesiastiche - dovrebbe seguire dal momento in cui rinuncia ad esercitare il suo ministero. "Servono nuove regole per il papa emerito", ha titolato La Stampa. In Vaticano potrebbero aver interpretato questa situazione specifica come l'ennesima conferma dell'esistenza di una "confusione" che va risolta. Come? Forse ragionando su una disposizione interna che preveda quando e come un emerito possa pronunciarsi. Questo ultimo aspetto, a ben vedere, rischia però di infuocare gli animi delle "parti" in campo. Perché i ratzingeriani potrebbero vedere un'eventuale riforma come un'imposizione diretta a regolare tempi e temi scelti dal teologo tedesco.
L'opera, che secondo quanto scritto sempre da Sarah su Twitter, dovrebbe essere pubblicata a suo nome, ma con un contributo di Benedetto XVI (questo è il compromesso che dovrebbe essere stato individuato, ma bisogna ancora attendere per poterlo dire con certezza) può spalancare le porte alla soluzioni di questioni ben più complesse. Il celibato non è un dogma, si usa dire da parte progressista (ed è vero). Ma anche queste rotture del silenzio firmate Benedetto XVI potrebbero essere messe in discussione da chi, delle prese di posizione di Ratzinger, non vuol più sentir parlare.
L'ultima notizia sul libro, comunque sia, l'ha fornita ancora via Twitter il cardinal Sarah: "Confermo di essere stato in grado di parlare questa mattina con l'arcivescovo Georg Gänswein. Questo comunicato stampa (quello in cui Sarah racconta il coinvolgimento nel libro di Benedetto XVI) rimane la mia unica e unica versione dello sviluppo dei fatti. Ho anche avuto una conversazione con la direzione di Fayard per mettere in atto le richieste specifiche di Mons. Gänswein". Tradotto: possibile che il libro esca con un "contributo" di Ratzinger oppure no. Ma questo, con il trascorrere delle ore, sembra quasi il punto meno rilevante dell'intera vicenda che sta interessando il Vaticano.
Ancora dal libro bomba di Ratzinger e Sarah. Con una dichiarazione del cardinale
Dal libro a quattro mani di Joseph Ratzinger/Benedetto XVI e del cardinale Robert Sarah, di cui il post precedente ha dato la notizia e un primo estratto, sono qui estratti cinque passaggi, tutti riguardanti la questione del celibato dei sacerdoti.
I primi due hanno per autore il papa emerito, i successivi il cardinale Sarah. Con in più alla fine due "Post scriptum", il secondo dei quali riporta una dichiarazione del cardinale.
*
1. CELIBI O CONTINENTI, PER CELEBRARE L’EUCARISTIA
Molto presto – non sappiamo esattamente quando, ma in ogni caso molto rapidamente – la celebrazione regolare, e anche quotidiana, dell’eucaristia è divenuta essenziale per la Chiesa. Il pane “soprasostanziale” è nello stesso tempo il pane “quotidiano” della Chiesa. E ciò ebbe una conseguenza importante, che, appunto, assilla oggi la Chiesa.
Nella coscienza comune di Israele, i sacerdoti erano rigorosamente tenuti a rispettare l’astinenza sessuale nei periodi in cui esercitavano il culto ed erano dunque in contatto col mistero divino. La relazione tra l’astinenza sessuale e il culto divino fu assolutamente chiara nella coscienza comune di Israele. A titolo di esempio, vorrei ricordare l’episodio di Davide che, fuggendo da Saul, pregò il sacerdote Achimelek di dargli del pane: “Il sacerdote rispose a Davide: ‘Non ho sottomano pani comuni, ho solo pani sacri per i tuoi giovani, se si sono almeno astenuti dalle donne’. Rispose Davide al sacerdote: ‘Ma certo! Dalle donne ci siamo astenuti da tre giorni’” (1 Sam 21, 5s). Dato che i sacerdoti dell’Antico Testamento non dovevano dedicarsi al culto se non durante dei periodi determinati, il matrimonio e il sacerdozio erano compatibili.
Ma a motivo della celebrazione eucaristica regolare e spesso anche quotidiana, la situazione dei sacerdoti della Chiesa di Gesù Cristo si trova radicalmente cambiata. Ormai, la loro vita intera è in contatto col mistero divino. Ciò esige da parte loro l’esclusività a riguardo di Dio. Ciò esclude di conseguenza gli altri legami che, come il matrimonio, abbracciano tutta la vita. Dalla celebrazione quotidiana dell’eucaristia, che implica uno stato di servizio di Dio permanente, nacque spontaneamente l’impossibilità di un legame matrimoniale. Si può dire che l’astinenza sessuale che era funzionale si è trasformata essa stessa in una astinenza ontologica. Così, la sua motivazione e il suo significato erano cambiati dall’interno e in profondità.
Ai giorni nostri, si afferma troppo facilmente che tutto ciò non sarebbe che la conseguenza di un disprezzo della corporeità e della sessualità. La critica secondo la quale il fondamento del celibato sacerdotale sarebbe una concezione manichea del mondo è già stata formulata nel IV secolo. Essa fu tuttavia immediatamente respinta in modo decisivo dai Padri della Chiesa che le misero fine per un certo tempo.
Un tale giudizio è erroneo. Per dimostrarlo, è sufficiente ricordare che la Chiesa ha sempre considerato il matrimonio come un dono elargito da Dio fin dal paradiso terrestre. Tuttavia, lo stato coniugale coinvolge l’uomo nella sua totalità, ma dato che anche il servizio del Signore esige ugualmente il dono totale dell’uomo, non sembra possibile realizzare simultaneamente le due vocazioni. Così, l’attitudine a rinunciare al matrimonio per mettersi totalmente a disposizione del Signore è divenuto un criterio per il ministero sacerdotale.
Quanto alla forma concreta del celibato nella Chiesa antica, conviene ancora sottolineare che gli uomini sposati non potevano ricevere il sacramento dell’ordine se non si erano impegnati a rispettare l’astinenza sessuale, dunque a vivere il matrimonio detto “di san Giuseppe”. Una tale situazione sembra essere stata del tutto normale nel corso dei primi secoli. C’era un numero sufficiente di uomini e di donne che consideravano che era ragionevole e possibile vivere in questo modo donandosi assieme al Signore.
2. “IL SIGNORE È MIA PARTE DI EREDITÀ E MIO CALICE” (Salmo 16,5)
Nell’Antico Testamento, i leviti rinunciano a possedere una terra. Nel Nuovo Testamento, questa privazione si trasforma e si rinnova: i sacerdoti, poiché sono radicalmente consacrati a Dio, rinunciano al matrimonio e alla famiglia. […] Il vero fondamento della vita del sacerdote, il sale della sua esistenza, la terra della sua vita è Dio stesso. Il celibato, che vale per i vescovi in tutta la Chiesa orientale e occidentale e, secondo una tradizione che risale a un’epoca vicina a quella degli apostoli, per i preti in generale nella Chiesa latina, non può essere compreso e vissuto in definitiva che su questo fondamento.
3. NEI VILLAGGI REMOTI DELLA GUINEA
All’inizio del 1976, quando ero giovane prete, mi sono recato in alcuni villaggi remoti della Guinea. Alcuni di essi non avevano ricevuto la visita di un prete da quasi dieci anni, perché i missionari europei erano stati espulsi nel 1967 da Sékou Touré. Tuttavia, i cristiani continuavano a insegnare il catechismo ai bambini e a recitare le preghiere quotidiane e il rosario. Manifestavano una grande devozione per la Vergine Maria e si riunivano la domenica per ascoltare la Parola di Dio.
Ho avuto la grazia di incontrare quegli uomini e quelle donne che conservavano la fede senza alcun sostegno sacramentale, in mancanza di preti. Si nutrivano della Parola di Dio e alimentavano la vitalità della fede con la preghiera quotidiana. Non potrò mai dimenticare la loro gioia inimmaginabile quando io celebravo la messa che non avevano avuto da tanto tempo. Che mi sia consentito di affermare con certezza e con forza: io credo che se si fossero ordinati degli uomini sposati in ogni villaggio, si sarebbe estinta la fame eucaristica dei fedeli. Si sarebbe separato il popolo da questa gioia di ricevere, nel sacerdote, un altro Cristo. Perché, con l’istinto della fede, i poveri sanno che un prete che ha rinunciato al matrimonio fa loro dono di tutto il suo amore sponsale.
4. SUI PRETI SPOSATI DELL’ORIENTE
Dobbiamo ascoltare le testimonianze che promanano dalle Chiesa cattoliche orientali. Parecchi membri di queste Chiese hanno chiaramente sottolineato che lo stato sacerdotale entra in tensione con lo stato coniugale. […] Il clero sposato orientale è in crisi. Il divorzio dei preti è diventato un terreno di tensione ecumenica tra i patriarcati ortodossi. […] Perché la Chiesa cattolica accetta la presenza di un clero sposato in alcune Chiese orientali unite? Alla luce delle affermazione del recente magistero sul legame ontologico tra il sacerdozio e il celibato, penso che questa accettazione ha per fine di favorire una evoluzione progressiva verso la pratica del celibato, che avrebbe luogo non per via disciplinare ma per delle ragioni propriamente spirituali e pastorali.
5. SUI PRETI SPOSATI EX ANGLICANI O DELL’AMAZZONIA
Mi si potrebbe far notare che esistono già delle eccezioni, e che degli uomini sposati sono stati ordinati preti nella Chiesa latina continuando a vivere “more uxorio” con le loro spose. Si tratta effettivamente di eccezioni nel senso che questi casi procedono da una situazione particolare che non deve essere portata a ripetersi. È il caso dell’ingresso nella piena comunione di pastori protestanti sposati destinati a ricevere l’ordinazione sacerdotale. Un’eccezione è transitoria per definizione e costituisce una parentesi nello stato normale e naturale delle cose. Questo non è il caso di una regione remota che manca di preti. La loro scarsità non è uno stato eccezionale. Questa situazione è comune in tutti i paesi di missione, e anche nei paesi dell’occidente secolarizzato. Per definizione una Chiesa nascente manca di preti. La Chiesa primitiva si è trovata in questa situazione. Ma abbiamo visto che non ha rinunciato al principio della continenza dei chierici. L’ordinazione di uomini sposati, siano essi stati in precedenza diaconi permanenti, non è un’eccezione, ma una breccia, una ferita nella coerenza del sacerdozio. Parlare di eccezione sarebbe un abuso di linguaggio o una menzogna.
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POST SCRIPTUM 1 – In una nota a pagina 7 de “L’Osservatore Romano” andato in stampa nel pomeriggio del 13 gennaio, Andrea Tornielli, direttore editoriale del dicastero vaticano per la comunicazione, ha estratto da quanto detto da Francesco nella conferenza stampa sul volo di ritorno da Panama il 27 gennaio 2019 le parole più adatte a evidenziare la ritrosia del papa a un superamento della legge del celibato.
In realtà, le molte parole dette da Francesco in quell’occasione fanno pensare anche a una sua propensione per il sacerdozio uxorato almeno “nelle località più remote, penso alle isole del Pacifico”.
Non solo. In quella stessa conferenza stampa, Francesco dichiarò il suo vivo interesse per un teologo e vescovo tedesco che è chiarissimamente proprio uno dei teologi presi di mira dal cardinale Sarah a pagina 128 del libro scritto assieme al papa emerito Benedetto XVI.
Scrive Sarah:
“In vista dell’ordinazione di uomini sposati, certi teologi sono arrivati fino a prospettare di adattare il sacerdozio riducendolo alla sola distribuzione dei sacramenti. Questa proposta che mira a separare i ‘tria munera’ (santificazione, insegnamento, governo) è in totale contraddizione con l’insegnamento del concilio Vaticano II che afferma la loro unità sostanziale (Presbyterorunìm Ordinis, 4-6). Questo progetto, teologicamente assurdo, rivela una concezione funzionalista del sacerdozio”.
Ed ecco infatti che cosa disse papa Francesco in quell’occasione:
“C’è un libro di padre Lobinger, è interessante. […] Ha detto: ‘La Chiesa fa l’eucaristia e l’eucaristia la fa la Chiesa’. Ma dove non c’è eucaristia, nelle comunità, nelle isole del Pacifico, forse lì [in Amazzonia], in tanti posti… dice Lobinger: chi fa l’eucaristia? In quelle comunità i ‘direttori’, diciamo, gli organizzatori di quelle comunità sono diaconi o suore o laici, direttamente. E Lobinger dice: si può ordinare un anziano, sposato – è la sua tesi – si potrebbe ordinare un anziano sposato, ma soltanto che eserciti il ‘munus sanctificandi’, cioè che celebri la messa, che amministri il sacramento della riconciliazione e dia l’unzione degli infermi. L’ordinazione sacerdotale dà i tre ‘munera’: ‘regendi’ – governare, il pastore –; ‘docendi’ – insegnare – e ‘sanctificandi’. Questo viene con l’ordinazione. Il vescovo darebbe soltanto le facoltà per il ‘munus sanctificandi’: questa è la tesi. il libro è interessante. Forse questo può aiutare a pensare al problema. Io credo che il problema dev’essere aperto in questo senso, dove c’è problema pastorale, per la mancanza di sacerdoti”.
Va notato che per Fritz Lobinger, oggi novantenne, sacerdote e teologo tedesco emigrato in Sudafrica e lì divenuto vescovo, gli “anziani” ordinati preti nelle rispettive comunità non solo possono essere sposati ma anche essere indifferentemente uomini o donne.
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POST SCRIPTUM 2 – A seguito dell'attribuzione al papa emerito Benedetto XVI della smentita d’aver scritto il libro assieme al cardinale Sarah e di averne autorizzato la pubblicazione in questa forma, il cardinale ha emesso la seguente dichiarazione:
Comunicato di sua eminenza il cardinale Robert Sarah
14 gennaio 2019
Il 5 settembre, dopo una visita al monastero “Mater Ecclesiae” in cui abita Benedetto XVI, ho scritto al papa emerito per chiedergli se fosse possibile che egli componesse un testo sul sacerdozio cattolico, con un’attenzione particolare riguardo al celibato. Gli ho spiegato che io stesso avevo iniziato una riflessione nella preghiera. Ho aggiunto: “Immagino che lei penserà che delle riflessioni da parte sua potrebbero non essere opportune a causa delle polemiche che potrebbero provocare sui giornali, ma sono convinto che tutta la Chiesa ha bisogno di questo dono, che potrebbe essere pubblicato a Natale o all’inizio dell’ann0 2020”.
Il 20 settembre, il papa emerito mi ha ringraziato scrivendomi che anche lui, da parte sua, ancor prima di ricevere la mia lettera, aveva iniziato a scrivere un testo su questo argomento, ma che le sue forze non gli permettevano più di redigere un testo teologico. Tuttavia, la mia lettera lo aveva incoraggiato a riprendere quel lungo lavoro. Ha aggiunto che me lo avrebbe inviato una volta completata la traduzione italiana.
Il 12 ottobre, durante il sinodo dei vescovi sull’Amazzonia, il papa emerito mi ha consegnato in un plico confidenziale un lungo testo, frutto del suo lavoro nei mesi precedenti. Constatando l’ampiezza di questo scritto, sia nella sostanza che nella forma, ho immediatamente considerato che non sarebbe stato possibile proporlo a un giornale o a una rivista, a motivo del suo volume e della sua qualità. Ho dunque immediatamente proposto al papa emerito la pubblicazione di un libro che sarebbe stato un immenso bene per la Chiesa, integrando il suo testo e il mio. A seguito di vari scambi in vista della preparazione del libro, il 19 novembre ho finalmente inviato al papa emerito un manoscritto completo comprendente, come avevamo deciso di comune accordo, la copertina, un’introduzione e una conclusione comune, il testo di Benedetto XVI e il mio testo. Il 25 novembre, il papa emerito ha espresso la sua grande soddisfazione riguardo ai testi redatti in comune, e ha aggiunto questo: “Da parte mia, sono d’accordo che il testo sia pubblicato nella forma che lei hai previsto”.
Il 3 dicembre mi sono recato al monastero “Mater Ecclesiae” per ringraziare ancora una volta il papa emerito d’avermi accordato una così grande fiduciae. Gli ho spiegato che il nostro libro sarebbe stato stampato durante le vacanze di Natale, che sarebbe apparso mercoledì 15 gennaio e che, di conseguenza, sarei andato a portargli l’opera all’inizio di gennaio al ritorno da un viaggio nel mio paese natale.
La polemica che da parecchie ore mira a sporcarmi insinuando che Benedetto XVI non era informato della pubblicazione del libro “Des profondeurs des nos coeurs” è profondamente abietta. Perdono sinceramente tutti coloro che mi calunniano o che vogliono oppormi a papa Francesco. Il mio attaccamento a Benedetto XVI rimane intatto e la mia obbedienza filiale a papa Francesco assoluta.
Piazza della Città Leonina, 9
Città del Vaticano
Città del Vaticano
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Quanto all’attribuzione del libro, su richiesta del segretario particolare del papa emerito, Georg Gänswein, il cardinale Sarah ha convenuto che nelle future edizioni figurerà lui stesso come autore, “avec la contribution de Benoît XVI”, fermo restando l'intero contenuto del volume: “absolument inchangé”.
Settimo Cielo
di Sandro Magister 13 gen
http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/
Ultimo punto controverso, la copertina del libro. Nelle altre edizioni e nella seconda edizione francese, dovràindicare, come hanno confermato martedì a Le Figaro il cardinale Sarah e mons. Gänswein: “Il cardinale Robert Sarah, con la collaborazione di Benedetto XVI”. E non solo “Cardinale Sarah”, con l’eliminazione del nome di Benedetto XVI, come affermato da qualche parte.
Ecco come sarebbero andate le cose a proposito della pubblicazione del libro Des Profondeurs de nos cœurs (Dal profondo dei nostri cuori) scritto da Benedetto XVI ed il Card. Sarah.
Riprendo un articolo scritto da Jean-Marie Guénois su Le Figaro e rilanciato da Il Sismografo.
Eccolo nella mia traduzione.
Riprendo un articolo scritto da Jean-Marie Guénois su Le Figaro e rilanciato da Il Sismografo.
Eccolo nella mia traduzione.
Annarosa Rossetto
(Jean-Marie Guénois) All’indomani delle rivelazioni di Le Figaro sull’uscita di questa perorazione a favore del celibato dei sacerdoti, alcuni hanno sostenuto che non fosse di sua mano. Tuttavia, il suo segretario privato conferma che egli ha davvero dato il suo contributo nella scrittura del testo e che il suo nome rimarrà in copertina.
L’annuncio dell’uscita del libro di Benedetto XVI e del cardinale Sarah , «Des profondeurs de nos cœurs» (Dal profondo dei nostri cuori, n.d.t.), in difesa del celibato sacerdotale, che verrà pubblicato da Fayard questo mercoledì e di cui Le Figaro ha pubblicato un’anticipazionenella sua uscita di lunedì, ha suscitato una vivace controversia a Roma. La sera di lunedì diversi giornalisti, basandosi su informazioni dell‘ “entourage” di Benedetto XVI, hanno affermato che il testo pubblicato in questo libro non proveniva dal papa emerito. Senza alcun elemento di prova, però.
L’autenticità del testo di Benedetto XVI – confermata da Le Figaro e altri media martedì mattina con le parole del suo segretario privato, Mons. Georg Gänswein – non può in alcun modo essere messa in dubbio.
L’autenticità del testo di Benedetto XVI – confermata da Le Figaro e altri media martedì mattina con le parole del suo segretario privato, Mons. Georg Gänswein – non può in alcun modo essere messa in dubbio.
Le critiche si sono anche focalizzate sul fatto che il papa emerito non era stato informato in modo chiaro del progetto di pubblicare il suo testo in un libro con il cardinale Sarah.
Nella mattinata di martedì, il cardinale Sarah ha rilasciatouna dichiarazione in cui sostiene che Papa Benedetto XVI era stato espressamente informato di questo progetto editoriale e che lo aveva effettivamente approvato nella sua interezza, sia nella sostanza che nella forma. Cosa che il vescovo Gänswein non nega: “Questo non è un libro scritto a quattro mani con Papa Benedetto XVI, ma è un libro con un contributo del Papa Emerito”, ha detto a Le Figaro. L’opera è composta da due testi, il primo scritto daBenedetto XVI, il secondo dal cardinale Sarah. “Nessuna virgola è stata cambiata, il suo testo è al 100% suo“, ha dichiarato il vescovo Georg Gänswein.
Un terzo dubbio sollevato riguardava la stesura dell’introduzione e la conclusione del libro, le uniche parti del libro in realtà co-firmate dai due autori, Benedetto XVI e il cardinale Sarah nella versione francese. Dopo l’indagine di Figaro, a seguito di questa controversia, sembra che questi due testi non siano stati formalmente scritti a quattro mani ma che Benedetto XVI li abbia riletti e “approvati”.
Ecco perché l’edizione italiana e le successive, così come la seconda edizione dell’edizione francese, dovranno indicare per l’introduzione e la conclusione, la menzione “scritta dal cardinale Sarah, letta e approvata da papa Benedetto XVI “. Questo chiarimento è stato deciso di comune accordo martedì mattina dal segretario di Benedetto XVI e dal cardinale Sarah, che lo ha twittato per suo conto.
Ultimo punto controverso, la copertina del libro. Nelle altre edizioni e nella seconda edizione francese, dovràindicare, come hanno confermato martedì a Le Figaro il cardinale Sarah e mons. Gänswein: “Il cardinale Robert Sarah, con la collaborazione di Benedetto XVI”. E non solo “Cardinale Sarah”, con l’eliminazione del nome di Benedetto XVI, come affermato da qualche parte.
Benedetto XVI continua a impartire la "Benedizione Apostolica”
Benedetto XVI ha scritto la sua lettera del 20 settembre al cardinale Sarah “con la mia Benedizione Apostolica” (Originale: "imparto la benedizione apostolica”)
La “Benedizione Apostolica” viene impartita solo dal Papa.
Già nel 2018, Benedetto ha usato lo stesso termine in tedesco (“mit meinem apostolischen Segen”) a conclusione di una lettera al cardinale Brandmüller.
Allora, si era detto che Benedetto usava il termine con un senso più ampio, anche se sembra la sua mente sia ancora ben lucida.
#newsCzkijgzqxo
La “Benedizione Apostolica” viene impartita solo dal Papa.
Già nel 2018, Benedetto ha usato lo stesso termine in tedesco (“mit meinem apostolischen Segen”) a conclusione di una lettera al cardinale Brandmüller.
Allora, si era detto che Benedetto usava il termine con un senso più ampio, anche se sembra la sua mente sia ancora ben lucida.
#newsCzkijgzqxo
Chiunque pensasse veramente che Benedetto XVI si è validamente dimesso da Papa, dovrebbe considerarlo meno importante del Cardinale Sarah che è ancora Prefetto di Congregazione e ha meno di 80 anni. Quindi chiunque si è infuriato perché compariva anche Benedetto XVI come autore del libro e non il solo Cardinale Sarah considera Benedetto XVI ancora come il vero Papa, e di conseguenza considera Jorge Mario Bergoglio come un usurpatore!
RispondiEliminaIn effetti il vero Papa è ancora Benedetto XVI in quanto non si è dimesso l'11 febbraio 2013 (infatti dopo tale data è rimasto Papa a tutti gli effetti) e poi il 28 febbraio 2013 non ha fatto alcunché che lo potesse far passare da essere Papa a essere ex-Papa. Di conseguenza Jorge Mario Bergoglio è ancora soltanto un Cardinale. Inoltre già da tempo si poteva facilmente inferire che il Cardinale Jorge Mario Bergoglio è caduto in eresia manifesta e molteplice.
Potete trovare maggiori dettagli in quest'opera:
Pace C. M., "Il vero Papa è ancora Benedetto XVI", Youcanprint 2017: https://books.google.it/books/about/Il_vero_Papa_%C3%A8_ancora_Benedetto_XVI.html?id=v2EIDgAAQBAJ&redir_esc=y
oppure:
https://www.youcanprint.it/religione/religione-cristianit-cattolica/il-vero-papa-ancora-benedetto-xvi-9788892646698.html