ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 7 gennaio 2020

Il ground zero della fede

Verso il nichilismo di fede, in quattro tappe

Il percorso che alcuni uomini di Chiesa stanno tracciando per noi fedeli da un po’ di tempo a questa parte è un processo rivoluzionario che va ben oltre l'eresia e punta diritto al rovesciamento del piano di Dio.


Banale a dirsi che descrivere un fenomeno - di carattere sociale, economico, politico, etc. – dall’interno e mentre è ancora in corso è assai impervio. Non fa eccezione il fenomeno ecclesiale, ossia sviluppi e regressi recenti della Chiesa.


Quindi, premesso questo inciampo, tentiamo di tratteggiare il percorso che alcuni uomini di Chiesa stanno tracciando per noi fedeli da un po’ di tempo a questa parte. Vi sono essenzialmente quattro dinamiche in corso d’opera: distruttiva, conservativa, omissiva e innovativa. Iniziamo dalla prima elencando, in ordine sparso e senza alcun intento di essere esaustivi, alcune materie che sono state interessate da interventi in contrasto con la sana dottrina: l’indissolubilità matrimoniale e di conserva il significato del sacrificio eucaristico e del sacramento della riconciliazione, la nullità matrimoniale, gli assoluti morali, il sacramento dell’ordine, il celibato ecclesiastico, l’evangelizzazione, l’ecumenismo, il valore salvifico del sacrificio di Cristo presente solo nella Chiesa cattolica, la grazia e la giustificazione, la regalità sociale di Cristo, la figura e il ruolo di Maria, il primato petrino, la liturgia, le virtù teologali, la pena di morte, l’omosessualità, la contraccezione.

Poi esiste una seconda categoria di materie oggetto sì di interventi e discussioni, che però apparentemente non hanno subìto alcuna manipolazione. Ad esempio l’aborto, l’eutanasia, la vita eterna, la Trinità, il sacramento del Battesimo, la famiglia, le beatitudini. Abbiamo scritto “apparentemente”, perché nella dottrina o tutto si tiene oppure tutto si perde: ogni principio di fede o di morale è unito strettamente agli altri, sono come vasi comunicanti. Inquinare un ambito, così come descritto quando ci siamo riferiti alla prima dinamica, significa inquinare anche gli altri ambiti. Rifiutare un aspetto dottrinale porta a rifiutarne molti altri. Ad esempio qualificare come moralmente positivo l’affetto omosessuale necessariamente porta a minare anche il medesimo concetto di famiglia. E dunque queste materie prima o poi confluiranno nella prima categoria sopra indicata.

Terza categoria: aspetti dottrinali su cui è sceso il riserbo più assoluto. Ad esempio i Novissimi, la legge naturale, etc. Anche in questo caso però dovremmo affermare che rivoluzionare in senso demolitorio alcune verità di fede e di morale comporta formulare, implicitamente, anche un giudizio su ciò che si è tenuto volutamente chiuso in un cassetto. Ad esempio l’attacco agli assoluti morali, o principi non negoziabili, è un attacco anche alla teoria sulla legge naturale. Quindi, anche in questo caso, tali materie saranno oggetto in futuro di interventi demolitori.

Nella quarta categoria troviamo infine l’elaborazione di una nuova dottrina: l’immigrazione, la povertà, l’uguaglianza uomo-donna, l’ambientalismo, la filantropia, etc. Si badi bene: non sono materie, queste, proprie della giustizia sociale che attualmente vengono interpretate alla luce del pensiero cattolico ortodosso, bensì sono materie sganciate dal portato dottrinale e culturale cattolico e acquisite con i paradigmi del pensiero moderno e modernista. In breve, così potremmo esprimerci, costituiscono un nuovo credo che però viene fatto passare come compatibile con quello cattolico.

Questa quarta categoria segna – e il giudizio è volutamente iperbolico – una nuova fase della vita della Chiesa: dall’eresia al nichilismo di fede. Ossia, e sempre esprimendoci in modo un po’ ipertrofico, oggi la categoria dell’eresia pare quasi essere superata (ma in realtà non è così perché non potrebbe essere così), come se appellarsi alla negazione di verità di fede e di morale non fosse più sufficiente per descrivere la situazione attuale.
Porre al centro della predicazione, dell’indagine dottrinale, della pastorale, dell’insegnamento, lo scioglimento dei ghiacciai, i barconi degli immigrati, i giovani senza lavoro, la biodiversità, etc. significa quasi non più essere eretici, ma nichilisti, perché si parla del nulla, di aspetti del vivere che, certamente, sarebbero assai significativi se interpretati alla luce della dottrina cattolica, ma, spenta quella luce, diventano invece minutaglia insignificante, fervorini da sbadiglio, banalità soporifere, stereotipi e luoghi comuni da bar.

E, così, è in atto un processo di svuotamento dall’interno del contenuto della verità cattolica, per rendere cava la Chiesa, quasi fosse un tronco di cui rimane solo la corteccia. Sarà il punto terminale del processo di scristianizzazione? Probabilmente no. Perché laddove c’è un vuoto occorre riempirlo: natura abhorret a vacuo. Ora siamo approdati ai culti pagani e all’animismo – così potremmo definire l’ambientalismo in talare – ma poi, in un futuro non certo prossimo, dovremo adorare la Bestia perché, come ci raccontano i Vangeli quando narrano delle tentazioni rivolte a Cristo da Satana, quest’ultimo vuole essere il nostro vero dio.

L’esito potrebbe essere la conclusione logica di un certo percorso iniziato qualche secolo or sono. Come insegna Plinio Corrêa de Oliveira nel suo Rivoluzione e Controrivoluzione le fasi della rivoluzione prevedono un progressivo ribaltamento dell’ordine naturale e soprannaturale voluto da Dio. Da un'unica Chiesa cattolica fondata da Cristo vero uomo e vero Dio, si passa nel Protestantesimo ad una realtà in cui vi sono più chiese e dove la Chiesa cattolica è una delle tante. Contemporaneamente con l’Umanesimo non è più Cristo il centro dell’universo, ma l’uomo. La Rivoluzione francese rende Dio un ente anonimo – il Grande Architetto – e non è più il Dio di Gesù Cristo, un Dio con un nome e cognome ben precisi. La Rivoluzione comunista spazza via anche il concetto di dio, diffondendo l’ateismo di massa. Nel ’68 è la volta dell’attacco alla legge morale naturale. Tutti processi rivoluzionari infiltrati anche nella Chiesa.

Uccisa quindi anche la legge di Dio in interiore homine, ossia nel cuore dell’uomo, si è passati al culto, non più dell’uomo come accadeva in epoca rinascimentale, bensì degli animali e delle cose.

È il ground zero della fede e della morale a cui si faceva cenno prima. In questo deserto attecchirà alla perfezione una nuova pianta, il cui DNA è l’opposto dell’Albero della conoscenza, la pianta di Satana. È la perfetta inversione della gerarchia voluta da Dio: dal culto di Dio presente nella Chiesa cattolica, al culto di un dio sì cristiano ma non cattolico, per poi transitare al culto dell’uomo e infine approdare al culto degli animali e infine delle cose (i ghiacciai, la Madre terra, la Pachamama). Tutto è pronto per l’arrivo dell’Anticristo.

In sintesi occorre demolire le verità della Chiesa, ed un modo è anche quello di essere omertosi su alcune verità, e di seguito, conclusa la pars destruens, costruire il culto alla Bestia. Forse è uno scenario erroneamente distopico, dai tratti eccessivamente esagerati. O forse no.

Tommaso Scandroglio

https://lanuovabq.it/it/verso-il-nichilismo-di-fede-in-quattro-tappe
L’Arcivescovo Crepaldi difende la fede della Chiesa dalle profanazioni.

L’Arcivescovo Giampaolo Crepaldi, vescovo di Trieste e presidente emerito del nostro Osservatorio, nell’omelia durante la Santa Messa nella Solennità dell’Epifania, ha denunciato le profanazioni che anche quest’anno, e in crescendo rispetto al passato, hanno lamentevolmente caratterizzato il Santo Natale. Si è trattato di profanazioni materiali come le diffuse devastazioni dei Presepi, comunicative come i film che presentano un Gesù gay e pedofilo, perfino politiche come il paragonarlo alle “sardine”. Sono notizie molto tristi che tutti abbiamo letto ad opera per esempio di Saviano o della Maraini e che dimostrano il degrado assoluto del principio della libertà di espressione. Si è trattato anche di nuove interpretazioni teologiche scriteriate e progressiste che hanno negato la divinità di Gesù Cristo, nostro Salvatore. Il vescovo Crepaldi ha coraggiosamente e doverosamente condannato questi attacchi alla fede cattolica, invitando con calore i fedeli a respingerle e a contrastarle con impegno e fede apologetica. Nella tempesta bisogna rimanere fedeli alla Tradizione della Chiesa e alle verità che essa indefettibilmente ci tramanda dagli apostoli a noi: “Noi cristiani continueremo ad essere fedeli a quella regula fidei su Cristo che una luminosa e santa tradizione ecclesiale custodisce e tramanda, imitando i Magi che adorarono il Dio vivente in quel Bambino”.
Riportiamo il testo integrale dell’omelia. Le evidenziazioni in neretto sono nostre.
DIOCESI DI TRIESTE
EPIFANIA DEL SIGNORE
+ Giampaolo Crepaldi
Parrocchia di San Giacomo, 6 gennaio 2020

Carissimi fratelli e sorelle in Cristo!

Con la solennità dell’Epifania – la parola Epifania significa manifestazione – Cristo, luce del mondo, si rivela come il Salvatore di tutti i popoli. Questa dimensione universale della salvezza la troviamo espressa nel presepe, dove sono presenti il bue e l’asino. Essi sono portatori di un’illuminante richiamo simbolico: il bue rappresenta i Giudei e l’asino rappresenta i pagani, due provenienze etniche differenti che adesso sono unite e rese una da Gesù Bambino. Il Verbo fatto carne nell’evento di Betlemme, la Parola che era preesistente accanto al Padre e allo Spirito Santo e per mezzo della Quale era stato creato il mondo, il Verbo della vita ora si rende manifesto per dare salvezza al mondo intero. Tale manifestazione attira e unifica tutti i popoli, creando unità e comunione e mostrando a ciascuno di essi, come pure ad ogni singolo soggetto umano, che Dio è Padre che genera figli per Sé che si riconoscono come fratelli e sorelle tra di loro. Tutto ha origine nella casa di Betlemme che, dopo i pastori, viene raggiunta dai Magi i quali, con atti di prostrazione, adorazione e donazione, professano la loro fede in Gesù, il Dio-Bambino, Signore, Re e Salvatore di tutti e di tutto.
Carissimi fratelli e sorelle, questa esemplare professione di fede dei Magi in Gesù Signore, Re e Salvatore universale, durante le feste natalizie è stata oggetto di un attacco senza precedenti che è andato dispiegandosi in varie forme: dalla volgare e blasfema identificazione della sua persona con l’essere gay, pedofilo e “sardina”, fino a più sofisticate interpretazioni dei testi scritturistici che lo hanno privato della natura divina. Queste ultime, sono state proposte, in genere, da intellettuali liberal che, convinti di essere i depositari di non si sa quale arcana verità, pretendono di esercitare autorevolmente la missione di liquidare la regula fidei su Cristo alla quale ci riferiamo noi cristiani con la recita del Credo, naturalmente in nome del progresso umano di cui solo loro possiedono le chiavi di accesso. Sempre loro e sempre quelli, ogni anno a spararla più grossa, spacciando patacche cristologiche in nome del progresso. Noi cristiani, invece, continueremo ad essere fedeli a quella regula fidei su Cristo che una luminosa e santa tradizione ecclesiale custodisce e tramanda, imitando i Magi che adorarono il Dio vivente in quel Bambino, povero, umile, che giaceva in una mangiatoia e meritava tutta la loro adorazione, la loro fede e la loro preghiera, convinti che la vera signoria – quella che libera, promuove e salva – stava proprio lì e solo lì, in quell’umile Bambino, il Verbo fatto carne.
Carissimi fratelli e sorelle, nella luminosissima giornata odierna, resa tale dall’Epifania del Signore Gesù, sono lieto di conferire i ministeri del lettorato e dell’accolitato a Simone Bigi e Marco Eugenio Brusutti. Sono due ministeri – come tutta la ministerialità nella Chiesa – che trovano la loro ragione a partire da Cristo, che vanno esercitati in Cristo e che contribuiscono a far crescere il suo corpo ecclesiale nella santità. Il lettore legge, medita e proclama le Sante Scritture affinché diventino Parola di vita e di salvezza; l’accolito serve con amore e rispetto all’altare dove si rinnova sacramentalmente il sacrificio pasquale del Signore Gesù e, distribuendo la Santa Eucarestia, alimenta nella Chiesa il mistero della comunione con Lui. A questi nostri fratelli rivolgo l’invito a rendere fecondo il loro servizio nella Chiesa e per la Chiesa a partire da una fede profonda in Cristo Signore, che va amato sopra ogni cosa e al quale va riferita ogni speranza. A questi due fratelli nella fede, in questo giorno così speciale della loro vita, auguriamo che provino quello che provarono i Magi al vedere la stella: una gioia grandissima per aver trovato Gesù. Solo Lui può rendere felici. Inoltre, i Magi trovarono Gesù con Maria sua madre: sia così anche per loro e per tutti noi, perché chi trova Maria, trova Gesù.

https://www.vanthuanobservatory.org/ita/larcivescovo-crepaldi-difende-la-fede-della-chiesa-dalle-profanazioni/

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