Cosa c'è dietro il "ritorno" di Benedetto XVI
Benedetto XVI effettua l'ennesimo "come back". Il fine, questa volta, è frenare le spinte progressiste attorno all'abolizione del celibato sacerdotale
Benedetto XVI effettua l'ennesimo "come back". Il fine, questa volta, è frenare le spinte progressiste attorno all'abolizione del celibato sacerdotale
Benedetto XVI è tornato. Almeno nella misura in cui le parole del Papa emerito peseranno sulla dialettica relativa al celibato sacerdotale. Per comprendere il perché Joseph Ratzinger abbia rotto di nuovo il silenzio, affermando di non poter tacere sulle nuove tendenze dottrinali che vorrebbero mettere in discussione una regola consolidata della vita ecclesiastica come quella del celibato, bisogna disegnare una lunga linea sul mappamondo.
Quella che collegherebbe in termini ideali l'Amazzonia con la Germania. Un viaggio in cui conviene procedere per tappe.
Il Sinodo panamazzonico di ottobre scorso si è limitato a dibattere dell'ipotesi che i cosiddetti "viri probati" - laici di chiara fede ma che hanno contratto nella loro esistenza un matrimonio - possano amministrare alcuni o tutti i sacramenti. Un ragionamento simile può essere fatto sull'ordinazione sacerdotale. Il calderone progressista è stato posizionato sul fuoco, ma per ora la pentola non bolle. Papa Francesco deve, se vuole, mettere le novità nero su bianco, con un'esortazione apostolica. Per i conservatori l'"appuntamento sinodale" voluto da Jorge Mario Bergoglio sarebbe potuto andare molto peggio. Tralasciando la vicenda della "Pachamama", che è ritenuta grave da parte tradizionalista, i padri sinodali hanno solo paventato di estendere ai laici la gestione sacramentale.
La "protestantizzazione" non è cosa fatta. E i "viri probati" sono rimasti in forse. Il diaconato femminile, per dirne un'altra, non è stato preso in seria considerazione. In Vaticano ne parleranno ancora. Il timore che una rivoluzione dottrinale si abbattesse sulle istituzioni ecclesiastiche e sulle certezze catechetiche è stato superato. E non senza polemiche e strascichi. Il tempo odierno non è ancora sottoposto a monopolio progressista. Poco prima dei lavori sinodali, è balzata agli onori delle cronache l'opinione del cardinale Marc Ouellet, un altro che sull'abolizione del celibato non la pensa come i teorici del cambiamento a tutti i costi. L'esito del Sinodo corrisponde ad una vittoria conservatrice? No. Semmai questa fase ha le fattezze di una tregua.
Ma la nostra linea immaginaria - dicevamo - parte dalle foreste amazzoniche per arrivare a Fulda, cittadina teutonica in cui si sono riuniti i vescovi che hanno organizzato un "Sinodo interno" dalla durata biennale. La partita vera si gioca in Europa. E la Chiesa nazionale tedesca rimane tra le più potenti e le più influenti del mondo. Sul campo dottrinale dove potrebbe non essere riuscito il Sinodo, vuole riuscire l'episcopato guidato dal cardinale Reinhard Marx. Il porporato ed altri alti esponenti progressisti sembrano pensare che il celibato dei sacerdoti sia una prassi antiquata. Capiamoci: non essendo un dogma, di celibato la Chiesa cattolica può discutere eccome. Trattasi però di "tabù" semi infrangibile. L'emisfero conservatore non ha dubbi sulla necessità che uno dei grandi capisaldi della vita sacerdotale resti intatto. Ma il cardinale Marx insiste, dichiarando che bisogna "volgersi" ad un "nuovo modo di guardare" e che la "tradizione è incompleta". È il certificato dell'esistenza di una spinta ideale che non ha alcuna intenzione di fare retromarcia.
Basandosi su queste brevi considerazioni, diviene più semplice circoscrivere i perché dietro l'ultimo intervento pubblico del papa emerito Benedetto XVI. "Non posso tacere, il celibato è indispensabile. Io credo che il celibato dei sacerdoti abbia un grande significato ed è indispensabile perché il nostro cammino verso Dio possa restare il fondamento della nostra vita". Il virgolettato centrale, che è già di dominio pubblico e che è rintracciabile all'interno di un'opera scritta a quattro mani da Benedetto XVI e dal cardinal Robert Sarah, merita di essere riportato per intero. Poi ci sono un'altra serie di passaggi, ma tutti vertono sulla medesima constatazione: Ratzinger e Sarah sono tutto fuorché convinti dalla bontà di qualsivoglia progetto riformistico che riguardi il celibato. A parte qualche rara eccezione: Benedetto XVI cita il caso di alcune isole del Pacifico, ma utilizza comunque il condizionale. Non è una vera e propria apertura alla singolarità.
La dialettica tra correnti teologiche è animata. E Ratzinger, che non ha affatto promesso di rimanere in silenzio quando ha rinunciato al soglio di Pietro, non si è voluto tirare indietro. In questo senso può essere interpretata anche la decisione di porre le basi affinché in Germania nasca una fondazione in difesa e in promozione del giornalismo cattolico. In "Dal Profondo del nostro cuore", che è il titolo del libro scritto da Ratzinger e Sarah, - lo stesso che verrà pubblicato il prossimo 15 gennaio - c'è una sorta di replica all'andazzo imperante.
E papa Francesco? A ben guardare il Santo Padre non è stato chiamato in causa dal duo conservatore. Anzi, a Roma in questi mesi non sono sembrati troppo concordi con la fuga in avanti dei teutonici, che puntano a prendere decisioni "vincolanti", prescindendo da Roma e dalla sua opinione. C'è un però: se il Papa nella esortazione apostolica che seguirà il Sinodo panamazzonico dovesse avallare i viri probati o qualche altra forma sacerdotale diversa da quella precostituita, che prevede il celibato, allora smentirebbe in parte la visione del suo predecessore Benedetto XVI.
Francesco Boezi -
I passaggi chiave del nuovo volume sono stati pubblicati domenica in esclusiva dal quotidiano francese Le Figaro. Qui di seguito pubblichiamo una traduzione non ufficiale in italiano di alcuni brani così come riportati in lingua inglese da Diane Montagna su LifeSiteNews. I brani tratti dall’introduzione e dalla conclusione del libro sono stati scritti congiuntamente da Benedetto XVI e dal Cardinale Sarah.
NON POSSO TACERE
Negli ultimi mesi, mentre il mondo risuonava del frastuono creato da uno strano sinodo mediatico che stava prendendo il sopravvento sul vero sinodo, ci siamo incontrati. Ci siamo scambiati idee e preoccupazioni. Abbiamo pregato e meditato in silenzio. Ognuno dei nostri incontri ci ha dato un senso di conforto e di calma. Le nostre riflessioni in modi diversi ci hanno portato a scambiarci lettere. La somiglianza delle nostre preoccupazioni e la convergenza delle nostre conclusioni ci ha portati a mettere il frutto del nostro lavoro e della nostra amicizia spirituale a disposizione di tutti i fedeli, sull’esempio di sant’Agostino. Infatti, come lui possiamo affermare: “Silere non opossum! Non posso tacere! So quanto sarebbe pernicioso il silenzio per me. Non voglio infatti crogiolarmi negli onori ecclesiastici, ma credo che sarà a Cristo, il primo dei Pastori, che dovrò rendere conto delle pecore affidate alle mie cure. Non posso tacere né rivendicare l’ignoranza”. (…) Lo facciamo in uno spirito di amore per l’unità della Chiesa. Se l’ideologia divide, la verità unisce i cuori. Lo studio della dottrina della salvezza non può che unire la Chiesa attorno al suo divino Maestro. Lo facciamo in uno spirito di carità.
(dalla Introduzione di Benedetto XVI e card. Robert Sarah)
ASTINENZA ONTOLOGICA
La celebrazione quotidiana dell’Eucaristia, che implica uno stato di servizio permanente a Dio, non lascia spontaneamente l’impossibilità di un vincolo matrimoniale. Si può dire che l’astinenza sessuale che era funzionale si è trasformata in astinenza ontologica. (…) Oggi è troppo facile affermare che tutto questo è semplicemente la conseguenza di un disinteresse per la corporeità e la sessualità. (…) Un tale giudizio è errato. Per provarlo, basti ricordare che la Chiesa ha sempre considerato il matrimonio come un dono concesso da Dio dal cielo sulla terra. Tuttavia, lo stato coniugale riguarda l’uomo nella sua totalità, e poiché il servizio del Signore richiede anche il dono totale dell’uomo, non sembra possibile realizzare le due vocazioni contemporaneamente. Così, la capacità di rinunciare al matrimonio per mettersi totalmente a disposizione del Signore è un criterio per il ministero sacerdotale. Per quanto riguarda la forma concreta del celibato nella Chiesa antica, va anche sottolineato che gli uomini sposati potevano ricevere il sacramento dell’Ordine solo se si erano impegnati all’astinenza sessuale, cioè a un matrimonio Josephite. Una situazione del genere sembra essere stata abbastanza normale nei primi secoli.
(di Benedetto XVI)
RINUNCIA A QUALSIASI COMPROMESSO
Senza la rinuncia ai beni materiali, non può esserci il sacerdozio. La chiamata a seguire Gesù non è possibile senza questo segno di libertà e di rinuncia a ogni compromesso. Credo che il celibato abbia un grande significato come abbandono di un possibile dominio terreno e cerchio della vita familiare; il celibato diventa addirittura veramente indispensabile perché il nostro cammino verso Dio possa rimanere il fondamento della nostra vita ed esprimersi concretamente. Ciò significa, naturalmente, che il celibato deve permeare tutti gli atteggiamenti della vita con le sue esigenze. Non può raggiungere il suo pieno significato se ci conformiamo alle regole della proprietà e agli atteggiamenti della vita comunemente praticati oggi. Non ci può essere stabilità se non mettiamo la nostra unione con Dio al centro della nostra vita.
(di Benedetto XVI)
LA MISSIONE DEL SACERDOTE
Cosa significa essere un sacerdote di Gesù Cristo? (…) L’essenza del ministero sacerdotale è definita in primo luogo dal fatto di stare davanti al Signore, di continuare a vegliare Lui, di essere lì per Lui. (…) Questo significa per noi stare davanti al Signore che è presente, cioè indicare l’Eucaristia come il centro della vita sacerdotale. (…) Il sacerdote deve essere qualcuno che veglia. Deve essere vigile di fronte ai poteri minacciosi del male. Deve tenere il mondo all’erta per Dio. Deve essere qualcuno che sta sul ciglio: retto di fronte alla corrente del tempo. Schietto nella verità. Franco nell’impegno al servizio del bene. Stare davanti al Signore deve sempre significare anche prendersi cura degli uomini davanti al Signore che, a sua volta, si prende cura di tutti noi davanti al Padre. E questo deve significare sostenere Cristo, la sua Parola, la sua verità, il suo amore. Il sacerdote deve essere retto, coraggioso e anche disposto a sopportare gli insulti per il Signore. (…) Il sacerdote deve essere una persona piena di rettitudine, vigile, che si erge in piedi. A tutto questo si aggiunge la necessità di servire. (…) Se la liturgia è un dovere centrale del sacerdote, significa anche che la preghiera deve essere una realtà prioritaria, da imparare sempre di nuovo e sempre più profondamente alla scuola di Cristo e dei santi di tutti i tempi.
(di Benedetto XVI)
COSA SIGNIFICA LA PAROLA “SANTO”?
La parola “santo” esprime la natura speciale di Dio. Solo Lui è il Santo. L’uomo diventa santo nella misura in cui comincia a stare con Dio. Essere con Dio significa mettere da parte ciò che è solo “Io” e diventare una cosa sola con tutta la vita di Dio. Tuttavia, questa liberazione di sé può essere molto dolorosa, e non si compie mai una volta per tutte. Tuttavia, il termine “santificare” può essere inteso anche in modo molto concreto per indicare l’ordinazione sacerdotale, nel senso che implica che il Dio vivente rivendica radicalmente un uomo per far sì che lo serva.
(di Benedetto XVI)
NESSUN SACERDOTE DI SECONDA CLASSE
Il celibato sacerdotale ben compreso, se a volte è una prova, è una liberazione. Permette al sacerdote di affermarsi coerentemente nella sua identità di sposodella Chiesa. Il progetto di privare le comunità e i sacerdoti di questa gioia non è un’opera di misericordia. Non posso in coscienza, come figlio dell’Africa, sostenere l’idea che i popoli in cammino verso l’evangelizzazione debbano essere privati di questo incontro con un sacerdozio vissuto in pienezza. I popoli dell’Amazzonia hanno diritto a una piena esperienza di Cristo Sposo. Non si possono offrire loro sacerdoti di “seconda classe”. Al contrario, più giovane è una Chiesa, più ha bisogno di incontrare la radicalità del Vangelo.
(di card. Robert Sarah)
È UNA BUGIA PARLARE DI ECCEZIONI
L’ordinazione di uomini sposati, anche se in precedenza erano diaconi permanenti, non è un’eccezione, ma una violazione, una ferita nella coerenza del sacerdozio. Parlare di eccezioni è un abuso di linguaggio o una menzogna (…). Inoltre, l’ordinazione di uomini sposati in giovani comunità cristiane vieterebbe la promozione delle vocazioni sacerdotali di sacerdoti non sposati. L’eccezione diventerebbe uno stato permanente che pregiudicherebbe la corretta comprensione del sacerdozio.
(di card. Sarah)
LA CHIESA NON È UN’ORGANIZZAZIONE UMANA…
Viviamo nella tristezza e nella sofferenza in questi tempi difficili e travagliati. Era nostro sacro dovere ricordare la verità del sacerdozio cattolico. Perché attraverso di esso tutta la bellezza della Chiesa è messa in discussione. La Chiesa non è solo un’organizzazione umana. È un mistero. È la Sposa mistica di Cristo. Questo è ciò che il nostro celibato sacerdotale ricorda costantemente al mondo. È urgente, necessario, che tutti, vescovi, sacerdoti e laici, non si lascino più impressionare da cattive suppliche, spettacoli teatrali, diaboliche menzogne, errori di moda che cercano di svalutare il celibato sacerdotale. È urgente, necessario, che tutti, vescovi, sacerdoti e laici, riscoprano uno sguardo di fede sulla Chiesa e sul celibato sacerdotale che ne protegge il mistero. Questa sarà la migliore difesa contro lo spirito di divisione, contro lo spirito politico, ma anche contro lo spirito di indifferenza e di relativismo.
(dalla Conclusione di Benedetto XVI e card. Robert Sarah)
Di Sabino Paciolla
DogmaTV traduce dell’ultimo libro di Benedetto XVI e il card. R. Sarah sul celibato sacerdotale
ESCLUSIVA – LA TRADUZIONE A CURA DI DOGMATV.IT DELL’AMPIO RESOCONTO DI LE FIGARO SUL LIBRO DI BENEDETTO XVI E DEL CARD. SARAH
Celibato del sacerdozio: il grido di allarme di Benedetto XVI
ESCLUSIVO – Il Papa Emerito prende una posizione ferma contro l’ordinazione sacerdotale degli uomini sposati in un libro co-firmato con il cardinale Sarah, di cui Le Figaro rivela i passaggi chiave.
Di Jean-Marie Guénois
(fonte)
Quasi sei anni dopo la sua rinuncia al trono di San Pietro, l’11 febbraio 2013, il Papa emerito Benedetto XVI, 92 anni, esce dal suo silenzio per chiedere a papa Francesco di non intraprendere il cammino di ordinazione al sacerdozio di uomini sposati. Insieme al cardinale Robert Sarah, di origine guineana, hanno scritto un libro intitolato Des Profondeurs de nos Cœurs, pubblicato per la prima volta in francese il 15 gennaio da Fayard’s. Le Figaro è stato in grado di ottenerlo in esclusiva per tutto il mondo.
Questa iniziativa assume un carattere storico a causa della stessa gravità delle parole di Papa Emerito Benedetto XVI e del peso della sua autorità di teologo. Due volte, nel 2017 su questioni liturgiche, poi nella primavera del 2019 sull’analisi della crisi della pedofilia, Benedetto XVI aveva pubblicamente – ma molto discretamente – preso la penna. Ciò che denuncia oggi ha una portata completamente diversa: considera compromesso il futuro della Chiesa cattolica latina se si tocca il celibato sacerdotale, uno dei suoi pilastri.
Il libro è quindi un motivo molto strutturato che giustifica il celibato sacerdotale, ma anche un potente messaggio di sostegno per i sacerdoti, che i due autori vedono “confusi dall’incessante messa in discussione del loro celibato consacrato”. A loro sono dedicate anche le 175 pagine: “In omaggio ai sacerdoti di tutto il mondo”. Presentano due testi, sostanziali, accessibili e molto robusti, uno per la penna dell’emerito Papa, l’altro per il cardinale, che co-firmano introduzione e conclusione.
Al contrario, nessuna aggressione o controversia appare in queste pagine contro l’attuale pontefice romano. Il papa emerito e il prelato africano si presentano come due “vescovi” in “obbedienza filiale a papa Francesco” che “cercano la verità” in uno “spirito di amore per l’unità della Chiesa”. Scrivono, quindi, prendendo le distanze dall'”ideologia” che “divide”. O anche “litigi di persone, manovre politiche, giochi di potere, manipolazioni ideologiche e aspre critiche che giocano il gioco del diavolo, il divisore, il padre delle menzogne”.
Attenzione
Ma non nascondono nemmeno la loro impossibilità di “tacere”: “Silere non possum! Non riesco a tenere la bocca chiusa”, affermano con fermezza, citando Sant’Agostino. In particolare dopo “lo strano sinodo dei media”, dedicato lo scorso ottobre all’Amazzonia, che ha effettivamente votato, a maggioranza dei due terzi, la proposta di ordinare diaconi permanenti al sacerdozio, quindi uomini sposati, a per compensare la mancanza di ministri della religione in Amazzonia. In questo, chiedono a tutta la Chiesa di non essere “colpita” da “cattive richieste, produzioni teatrali, menzogne malvagie, errori alla moda che vogliono svalutare il celibato sacerdotale”.
Papa Francesco pubblicherà nelle prossime settimane l’esortazione apostolica post-sinodale che dovrebbe formalizzare questa misura. A meno che non esegua il backup, sarebbe una sorpresa. Se Francesco ha sempre sostenuto pubblicamente il celibato sacerdotale, è anche aperto a un’eccezionale soluzione locale per rispondere alla crisi delle vocazioni. Un’idea alla quale il cardinale Sarah, nelle sue conclusioni, lo spinge a rinunciare: “Esiste un legame ontologico-sacramentale tra sacerdozio e celibato. Qualsiasi indebolimento di questo legame costituirebbe una riconsiderazione del magistero del concilio e dei papi Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Chiedo umilmente a Papa Francesco di proteggerci definitivamente da tale eventualità ponendo il veto a qualsiasi indebolimento della legge del celibato sacerdotale, anche limitato all’una o all’altra regione ”.
La possibilità di ordinare uomini sposati rappresenterebbe una catastrofe pastorale
Cardinale Robert Sarah
Cardinale Robert Sarah
Questo stesso cardinale – che ha seguito tutto il lavoro del sinodo sull’Amazzonia, sin da quando era membro – avverte anche: “La possibilità di ordinare uomini sposati rappresenterebbe una catastrofe pastorale, una confusione ecclesiologica e un oscuramento nella comprensione del sacerdozio”. Aggiunge con Benedetto XVI, nelle loro conclusioni, che “l’ordinazione sacerdotale porta all’identificazione con Cristo. Certamente, la sostanziale efficacia del ministero rimane indipendente dalla santità del ministro, ma non si può ignorare la straordinaria fecondità prodotta dalla santità dei sacerdoti“.
I due prelati non sottovalutano in alcun modo la difficoltà di vivere questo celibato. Lo riconoscono più volte e arrivano fino a dare consigli concreti ai sacerdoti. Ma questo non è ai loro occhi un motivo per abbandonare questa disciplina. Certo, non è un dogma, come sostenuto dagli avversari del celibato, che dimostrano, date dei consigli in mano, che la Chiesa cattolica avrebbe impiegato quindici secoli per imporre questa misura ai sacerdoti. E, secondo loro, è tempo di consentire loro di sposarsi di nuovo, soprattutto nel contesto di una crisi legata all’abuso sessuale.
Argomenti magistrali
La risposta a questa grande obiezione è il cuore pulsante del libro. E Benedetto XVI offre un magistrale argomento teologico. Attinge alle radici ebraiche del cristianesimo in cui i sacerdoti erano già “separati”, respinge nel passare le tesi di Lutero e dimostra che il sacerdozio e il celibato sono uniti dalla “nuova alleanza” di Dio con l’umanità, operati da Gesù, la cui totale oblazione è il modello stesso del sacerdote.
Questa “astinenza ontologica” non è, scrive, “un disprezzo per la corporeità e la sessualità”. Ma una scelta deliberata, insiste, spiegando che, anche “nella vecchia Chiesa”, quindi nel primo millennio, “gli uomini sposati potevano ricevere il sacramento dell’ordine solo se avessero commesso rispettare l’astinenza sessuale con la moglie”, sul modello di San Giuseppe.
Il cardinale Sarah, d’altra parte, difende il celibato sacerdotale con grande ardore, essendo particolarmente commosso da “molti sacerdoti disorientati, disturbati e colpiti nel profondo della loro vita spirituale dalle domande violente della dottrina della Chiesa”.
Ha quindi proposto una “riflessione pacifica e orante sulla realtà spirituale del sacramento dell’ordine”, basata su trenta argomenti teologici, storici, pastorali e sperimentali. Punto di forza del libro, in cui tutta la sua autorità e la sua esperienza di “figlio d’Africa”, nato animista, esprimono la convinzione che solo la “radicalità evangelica” attira: “Nella Chiesa, le crisi sono sempre superate da un tornare alla radicalità del Vangelo e non mediante l’adozione di criteri mondani ”. A riprova, “la fioritura delle Chiese africane”. Come quindi dare “sacerdoti di seconda classe” ai “popoli dell’Amazzonia”? chiede. “Non priviamoli della pienezza del sacerdozio. Non priviamoli del vero significato dell’Eucaristia”, chiede.
Come queste prese di posizioni saranno accolte da Francesco? Accetterà di aprire un vero dibattito? Rifiutandolo a rischio di un pesante attacco? O soffocandolo con complimenti gentili? Francesco non ha mai risposto ai cardinali che avevano espresso pubblicamente dubbi sulle conclusioni del sinodo sulla famiglia riguardo ai divorziati risposati … Può chiudere allo stesso modo la porta al papa emerito?
©Dogmatv.it – libera diffusione citando la fonte
https://cooperatores-veritatis.org/2020/01/12/dogmatv-traduce-dellultimo-libro-di-benedetto-xvi-e-il-card-r-sarah-sul-celibato-sacerdotale/
“Si lasceranno governare da bambini” (Isaia 3)
“Gli darò dei bambini come principi, e gli effeminati li domineranno”
(et dabo pueros principes eorum et effeminati dominabuntur eis)
12 Il mio popolo! Un fanciullo lo tiranneggia
e le donne lo dominano.
Popolo mio, le tue guide ti traviano,
distruggono la strada che tu percorri.
e le donne lo dominano.
Popolo mio, le tue guide ti traviano,
distruggono la strada che tu percorri.
1 Ecco infatti, il Signore, Dio degli eserciti, toglie a Gerusalemme e a Giuda ogni genere di sostegno, ogni riserva di pane e ogni sostentamento d’acqua, | 1 Ecce enim Dominator, Dominus exercituum, aufert a Ierusalem et a Iuda robur et praesidium, omne robur panis et omne robur aquae, |
2 il prode e il guerriero, il giudice e il profeta, l’indovino e l’anziano, | 2 fortem et virum bellatorem, iudicem et prophetam et hariolum et senem, |
3 il capo sopra la cinquantina e il notabile, il consigliere e il mago sapiente e l’esperto di incantesimi. | 3 principem super quinquaginta et honorabilem vultu et consiliarium et sapientem magum et prudentem incantatorem. |
4 Io metterò come loro capi ragazzi, monelli li domineranno. |
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