Mons. Nosiglia a Breslavia accanto a frère Alois, capo della Comunità di Taizé
L’arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia, ha voluto essere presente a Breslavia, nella Polonia occidentale, in occasione dell’incontro internazionale dei giovani che gravitano intorno alla Comunità di Taizé, svoltosi alla fine del 2019. Nosiglia non è voluto mancare perché sapeva che sarebbe stato annunciato che il prossimo incontro si terrà a Torino.
Il «pellegrinaggio della fiducia della terra», come viene enigmaticamente chiamato l’annuale incontro organizzato dalla Comunità di Taizé, si svolgerà a Torino, dal 28 dicembre 2020 al 1 gennaio 2021. L’arcidiocesi di Torino si è impegnata ad accogliere i quasi 15.000 giovani che si prevede arriveranno da diverse parti del mondo.
E’ notorio che la Comunità di Taizé non appartiene alla Chiesa cattolica, essendo una Comunità a sé stante di impronta protestante e di tipo ecumenico: raccoglie persone appartenenti originariamente ai molteplici organismi religiosi cristiani e annovera anche un certo numero di ex cattolici. La compiacenza e la disponibilità dell’arcivescovo cattolico di Torino rientra nella logica moderna che ha quasi definitivamente relativizzato l’unicità e la veridicità della Chiesa cattolica romana, fatta scadere al livello di una qualsiasi organizzazione religiosa pari, non solo alle altre organizzazioni cristiane, ma perfino alle religioni non cristiane.
Quello che colpisce la semplice logica umana è l’inspiegabile voglia di fare i vescovi cattolici, quando basterebbe essere un personaggio religioso qualsiasi che guarda all’unico Dio attraverso le diverse ottiche, spesso configgenti, presenti oggi nel mondo. Perfino gli atei e i negatori di Dio sarebbero nulla senza Dio, perché non avrebbero da chi distanziarsi e chi negare.
Tuttavia, sembra che essere un ministro del culto cattolico che elogia quanto non è cattolico sarebbe come un titolo di merito, quasi una forma di vanteria meramente umana, che utilizza la religione di appartenenza come strumento per rendersi simpatico al mondo moderno che vive ormai prescindendo da Dio e dalla Sua Chiesa.
L’uomo di Chiesa a capo della diocesi cattolica di Torino ha perfino pensato bene di rendere omaggio ai non cattolici che si ritroveranno il prossimo Capodanno in città, offrendo loro una ostensione straordinaria della Sindone, riservata proprio a loro, che per l’occasione è stata chiamata “contemplazione”, anziché venerazione.
Ora, la Sindone è la più importante reliquia della Cristianità, perché è la prova tangibile della Morte e della Resurrezione di Cristo Nostro Signore; venerarla significa manifestare l’adorazione di Cristo stesso. Se invece si parla solo di “contemplarla” è evidente che si vuole negare ad essa il titolo e il valore di reliquia.
Si contempla un paesaggio, un tramonto, un’alba, una statua, che sono tutte espressioni naturali o umane, non si contempla una prova tangibile della potenza e della divinità di Cristo. E invece, in questa occasione, si parla di “contemplazione” perché i non cattolici raccolti intorno alla protestante Comunità di Taizé non ammettono le reliquie, figuriamoci la loro venerazione.
Ciò nonostante, per fare una bella figura, secondo lui, Mons. Nosiglia non esita ad usare strumentalmente la Sindone, come fosse un oggetto qualsiasi da mostrare orgogliosamente ai suoi ospiti: come Cornelia che si vantava dicendo haec ornamenta mea, ecco i miei gioielli, mostrando i suoi figli. Solo che la Sindone non è una figlia di Nosiglia, né gli appartiene in qualche modo, lui ne è solo il custode provvisorio, la Sindone è patrimonio della Chiesa cattolica e quindi patrimonio dei cattolici, ad esclusione dei non cattolici come i componenti della Comunità di Taizé.
E così si spande a macchia d’olio il cattivo esempio di Bergoglio che usa strumentalmente le chiese cattoliche per rendere omaggio agli idoli. Il tutto perché non è più la religione di Cristo ad essere oggetto delle cure dei moderni prelati ancora nominalmente cattolici, ma è il moderno ecumenismo a tutti costi che vuole sfociare in una religione unica mondiale al servizio del Nemico di Cristo.
di Giovanni Servodio
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