ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 1 gennaio 2020

L’ira del Satrapo

ET DABAT EI ALAPAS - UN COMMENTO SULLE REAZIONI SCOMPOSTE DI BERGOGLIO



All’uscita dalla Basilica Vaticana, dopo il Te Deum di fine anno, l’esuberanza di una fedele ha suscitato una reazione a dir poco scomposta nel suo augusto destinatario. E forse il fatto che si sia trattato di un motus primo primus - come viene designato in termini scolastici un gesto istintivo e non filtrato dalla volontà - evidenzia la sua gravità non nell’atto in sé, quanto piuttosto in colui che lo ha compiuto. 

Nessuno di noi è tanto sciocco dal pretendere che una persona abbia un comportamento sempre misurato e composto: io stesso mi rendo conto di esser spesso oggetto di moti di collera o di insofferenza che a mente fredda condannerei senza problemi. E chi si trova alle prese con il traffico caotico della Città Eterna - incluse le voragini che si spalancano nelle vie o lungo i marciapiedi - sa bene che certi epiteti irriferibili affiorano quasi spontaneamente alle labbra, ma che come tali possono esser spazzati via senza dover correre al Confessionale. Immagino nondimeno che il fiaccheraio ed il primario di ortopedia adottino terminologia diversa, più o meno colorita, così come il fruttivendolo di Campo de’ Fiori e l’Officiale di Curia ricorrano ad un eloquio differente, allorché si trovano a commentare gli orrori che l’inquilino di Santa Marta quotidianamente ci riserva. Diciamo che in questi frangenti la natura della persona si svela, un po’ per esasperazione e un po’ perché certe sollecitazioni provocano reazioni che sfuggono al nostro controllo. E di certo anche la stanchezza può contribuire ad allentare certi freni. 

Non voglio quindi fingermi scandalizzato per l’atto in sé, nonostante esso sia evidentemente fuori luogo. Quel che mi sconcerta non sono le due pacche rifilate alla devota, né una simile reazione cui abbiamo assistito anni or sono, quando lo sventurato si meritò anche una reprimenda verbale ben poco appropriata per un Pontefice. Dubito che il Pastor Angelicus avrebbe reagito in questo modo, mentre non saprei se altri Papi di temperamento più sanguigno si sarebbero distinti da Bergoglio. Di certo - e questo credo che possa esser rilevato da tutti, specialmente da quanti conoscono personalmente il soggetto - stupisce ciò che muove l’azione, ossia l’affronto personale. Lo dico con molta pacatezza e dopo essermi interrogato su come io stesso avrei reagito. 

Trovo che un sussulto di santa collera si potrebbe perdonare o potrebbe esser considerato addirittura lodevole se fosse motivato da una causa proporzionata, come veder adorare l’idolo di un demone amazzonico in Vaticano, o trovarsi davanti una strega che si vanta d’aver ucciso 10.141 bambini nel ventre materno tramite l’ausilio di una pompa per biciclette. Anzi credo che padre James Martin o certi Prelati pervertiti si prenderebbero ben di più che un paio di sberle sulle mani, se qualcuno me li conducesse in udienza, e alle sberle seguirebbe la detenzione a Castel Sant’Angelo. E volerebbero manrovesci anche al chierico che mi dicesse che la corredenzione di Maria Santissima è una tonterìa o che il proselitismo è una solenne sciocchezza. Un calcio nelle parti molli farebbe forse rinsavire il traviato che in un Liceo romano raccomandasse ai giovani di non convertire i non Cattolici, o che cercasse ostinatamente di sciogliere le mani giunte di un chierichetto. Uno scapaccione sveglierebbe dal torpore chi rimane ostentatamente in piedi davanti al Santissimo Sacramento, e una ripassata di legnate riporterebbe alla ragione l’empio che osa profanare il Matrimonio, la Confessione e la Comunione ammettendo i concubinari ai Sacramenti. Tutte cose forse inopportune, deplorevoli soprattutto per la mentalità moderna, per i discepoli del Metodo Montessori e per i seguaci della Misericordia della setta bergogliana; ma reazioni umane - santo Cielo! - e in fondo motivate da una provocazione che non offende noi, ma nientemeno che Dio, la Vergine Santissima, la Chiesa, la salvezza delle anime. Anche intrecciare un flagello di cordicelle e ribaltare le bancarelle dei mercanti nel Tempio oggi meriterebbe video sui social e post su Twitter, e già sento dal pulpito l’Argentino prender le distanze dal fanatico che ha osato interferire con le attività commerciali dei piccoli imprenditori ebrei, chiedendo loro scusa, esattamente come ha fatto dopo che un coraggioso Cattolico austriaco ha affidato alle putride acque del Tevere il simulacro infernale della pachamama.«Domus mea domus orationis vocabitur: vos autem  fecistis illam  speluncam latronum» (Mc XI, 17). 

Ecco, credo sia questo che mi lascia sconcertato: l’ira del Satrapo si abbatte su chi tocca lui ed il suo ego monstre, su chi mette in discussione i suoi ordini, su chi leva la voce per denunciare le sue deviazioni dottrinali, il suo esempio scandaloso, le sue parole al limite della bestemmia. Su chi cerca nientemeno che di baciargli l’anello o di genufletterglisi innanzi, sulle suorine che gli stringono le mani, o sulla poveretta che cerca di trattenerlo un po’ più del dovuto. Non un moto di santa collera per chi offende pubblicamente Nostro Signore proprio durante il periodo natalizio, esponendo in giro per Roma manifesti indecenti e blasfemi. Non un sussulto di protesta per chi vilipende la Madonna. Non un moto di reazione per chi massacra i Cristiani nel mondo e i nascituri nel grembo delle madri. Niente. La più totale atarassia, che par declinarsi piuttosto in smaccato menefreghismo, per usare un’espressione più calzante. 

San Nicola di Bari prese a ceffoni quell’eretico di Ario, davanti ai Padri del Sinodo di Nicea, e quelle furono sberle benedette, perché mosse dall’oltraggio di sentir falsata la purezza della dottrina affidata da Cristo alla Chiesa. Non altrettanto si può dire della reazione di Bergoglio, che si trova più dalla parte di Ario che del Santo Vescovo. In quelle pacche scomposte, in quello sguardo torvo immortalato dalle telecamere e diffuso in tutto l’Orbe si vede affiorare un’altra persona, abilmente dissimulata dalla propaganda di regime e da tanti discorsi inneggianti alla pace e alla concordia. Una persona che sta progressivamente sfuggendo anche al controllo di chi l’ha voluta sul Soglio di Pietro, e che teme che l’immagine agiografica faticosamente costruita dai cortigiani possa venir sconfessata da queste piccole cose, da reazioni inconsulte, da gesti istintivi. 

Ma anche questo è un bene. Perché - come ho scritto molte volte - il vero volto della setta infeudata in Roma non può non emergere almeno a tratti: il peccato, la menzogna, la dissimulazione, l’adulazione dei malvagi e la denigrazione dei buoni presuppongono un’assiduità con il Male che logora anche i più abili attori, costretti a mostrarsi ingannevolmente per quello che non sono in realtà. E quel tetro «Sono finite le carnevalate», pronunciato nella camera lachrimatoria a fianco alla Sistina, suona paradossalmente una delle poche cose sincere dette involontariamente da Bergoglio. É caduta la maschera di una frode durata più di cinquant’anni in nome di un buonismo d’accatto, di una solidarietà pelosa, di una tolleranza per tutto fuorché per ciò che è Vero, Buono e Giusto. Né poteva esser diversamente, perché tutto ciò cui assistiamo oggi era contenuto in nuce nella deliberata equivocità, negli equilibrismi semantici, nelle volute omissioni inaugurate dal Concilio. E non crediate che i congiurati del Vaticano II, gli autori della riforma liturgica, i traditori della Mafia di San Gallo siano anime belle, divorate dall’amor di Dio e del prossimo: erano solo più prudenti ed educati. 

Poco importa se, dopo la figuraccia plateale, i suoi spin doctor gli preparano due righe di scuse da pronunciare pubblicamente: anzi, è proprio questo correre ai ripari che dimostra quanto in pericolo si trovi oggi la credibilità di cui gode questa conventicola di eretici e lussuriosi che ha scelto in Bergoglio il proprio vessillifero. Il loro attuale campione sconfessa ledulcorata narrazione mediatica quando costui smette la maschera da Papa e si mostra per quello che è. Oportet ut scandala eveniant. 

Copyright MMXVIII - Cesare Baronio

La “carezza” e il “sorriso” di Papa Francesco

Un papa Francesco visibilmente irritato ha dovuto allontanarsi con vigore da una donna che l’ha afferrato per il braccio e l’ha tirato verso di sé, mentre la sera del 31 dicembre il Pontefice camminava in piazza San Pietro e salutava i pellegrini. Nel video si vede Francesco divincolarsi con forza, dando anche alcuni schiaffetti alla mano della donna, e poi allontanarsi con il volto rabbuiato. Papa Francesco è poi tornato sull’episodio durante l’Angelus del primo dell’anno commentando la sua reazione: «Tante volte perdiamo la pazienza, chiedo scusa per il attivo esempio di ieri».

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