ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 7 gennaio 2020

Un noioso senso di déià vu..?

Verso la Terza Guerra Mondiale? Commento sull'uccisione del generale Soleimani - Matteo D'Amico


In questo video commento l'uccisione del generale iraniano Qassem Soleimani, spiegando cosa non torni nella versione dei fatti americana. Venerdì 3 Gennaio gli Stati Uniti hanno lanciato un attacco missilistico vicino all'areoporto di Baghdad, in Iraq, uccidendo il generale iraniano Qassem Soleimani, capo delle forze speciali iraniane Qods. Il gesto è gravissimo in quanto precipita il Medio Oriente sull'orlo di quello che potrebbe facilmente diventare un conflitto regionale, se non mondiale. Molto sconcerto hanno prodotto le dichiarazioni del presidente americano Donald Trump, del suo entourage, nonchè di alcuni politici europei fra cui lo stesso Matteo Salvini, che esultavano per l'accaduto, accusando Soleimani di crimini efferati e di terrorismo. La verità è che uccidere Soleimani è stato un gesto assolutamente estraneo al diritto internazionale, in quanto il generale era in visita ufficiale in Iraq, e nè l'Iraq, nè l'Iran sono in guerra con gli Stati Uniti.

https://www.youtube.com/watch?v=0IEG3G1zefI
LA FIRMA ISRAELIANA

L’accusa  del Primo Ministro Iracheno Adil Abdul-Mahdi,  ossia che Soleimani era a  Baghdad per recapitare un messaggio dall’Iran all’Arabia Saudita  con  una proposta per ridurre le tensioni nella regione, e  che qualche giorno prima  Trump aveva chiesto al primo ministro iracheno di “prestarsi per il ruolo del mediatore” tra la USA e l’Iran, insomma che il  generale era lì  in veste diplomatica, ed  è stato attirato in una trappola da  Trump che ha  tradito tutte le norme della convivenza civile internazionale diventa tanto più credibile, se si  ricorda che già nel  gennaio 2018,  Haaretz annunciava un  titolo inaudito:
Washington ha dato a Israele il via libera per assassinare Qassem Soleimani, il comandante della Forza Quds, il braccio d’oltremare della dell’Iran ‘s Guardia Rivoluzionaria “.

Il giornale ebraico citava il giornale kuwaitiano Al-Jarida,  spesso viene utilizzato da Israele come “mezzo per trasmettere messaggi  a paesi  del Medio Oriente”  arabi. Al-Jarida  diceva infatti che  aveva ricevuto da una sua fonte a Gerusalemme   che “è stato aggiunto un accordo, fra americani e  israeliani”, sul fatto che Soleimani è una “minaccia agli interessi dei due paesi nella regione”.
“L’accordo tra Israele e gli Stati Uniti”, si aggiungeva, “ arriva tre anni dopo che Washington   aveva sventato un tentativo israeliano di uccidere il generale”. Infatti “ Israele era “sul punto” di assassinare Soleimani tre anni fa, vicino a Damasco, ma gli Stati Uniti hanno avvertito la leadership iraniana del piano, rivelando che Israele stava seguendo da vicino il generale iraniano.
Un altro  attentato israeliano per assassinare Soleimani era stato sventato  dai servizi iraniani (della Forza Quds)  molto più recentemente:  nell’ottobre 2019, mese santo di Musharram.  Ne  ha parlato Times of Israel:
raccontando che gli attentatori avevano  pronti 500 chili di esplosivo, con cui intendevano  minare la tomba del padre  del generale, ed innescare l’esplosione sotto l’edificio quando Soleimani fosse all’interno”  durante la funzione commemorativa del  genitore ;  e, false flag nel false flag, avrebbero dato all’attentato i segni di un delitto di firma sunnita anti-sciita, probabilmente saudita. Il capo dell’intelligence della Guardia, Hossein Taeb, ha raccontato questo durante la conferenza annuale dei comandanti dell’IRGC, aggiungendo che l’arresto dei tre attentatori aveva sventato il piano.
Del  resto  nel  febbraio 2019,  Newsweek,  poteva titolare che
“ISRAELE DICE CHE VUOLE “GUERRA ALL’IRAN” E STA INCONTRANDO I PAESI ARABI PER “AVANZARE”  l’idea”
E  l’articolo diceva:
“il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha espresso il desiderio di entrare in guerra con l’Iran e ha dichiarato di incontrarsi con decine di inviati stranieri, compresi quelli del mondo arabo, per far avanzare l’iniziativa”.
Si ricordava che:
“Gli Stati Uniti hanno radunato paesi di tutto il mondo, in particolare dall’Europa e dal Medio Oriente, per partecipare a un vertice a Varsavia nel tentativo di formare un fronte unito contro il rivoluzionario Iran musulmano sciita. In un video pubblicato mercoledì sull’account Twitter del suo ufficio, Netanyahu ha affermato di aver appena avuto un “eccellente incontro” nella capitale polacca con il ministro degli Esteri dell’Oman, con il quale ha “discusso di ulteriori passi che possiamo fare insieme ai paesi della regione in ordine per promuovere interessi comuni “.
“Da qui vado a un incontro con 60 ministri degli esteri e inviati di paesi di tutto il mondo contro l’Iran”, ha continuato il capo di stato israeliano”….
Newsweek aggiungeva un  particolare:  “I tweet in lingua inglese  di Netanyahu   sono presto cancellati e ricaricati con la frase “combattere l’Iran” al posto di   “guerra con l’Iran”. Anche il video con sottotitoli in inglese è stato rimosso.
E’  da  segnalare  che dopo l’assassinio,  sia Bibi sia  altri  esponenti israeliani sono rimasti  alquanto silenziosi; mentre Donald Trump, dopo aver annunciato l’azione, ha abbandonato la conferenza-stampa senza  osare affrontare le  domande dei giornalisti (fra  cui sarebbe stata probabile quella: come mai non ha consultato  né chiesto autorizzazione per questo atto di guerra al Congresso, come è obbligo? Cosa che gli è stata rimproverata e avrà anche probabili  conseguenze negative per  lui:
E’ insomma parso o incapace di spiegare bene  l’assassinio, o di averlo ordinato “sotto influenza”:
Adesso,  giornalisti liberi in Usa segnalano  che  a  guidare Trump nell’omicidio  è  un “pensatoio” ( think tank)  che si chiama  Foundation of the Defense of Democracy (FDD). Un organo che prima si chiamava “EMET” (in ebraico, la Verità)  ed stato fondato inizialmente  per fornire (ai media) le istruzioni “per migliorare l’immagine di Israele nel Nord America”.    Lo finanzia per un terzo il miliardario Marcus  Beernard, j, grande donatore di Trump:
Visitatene il sito:
Noi vecchi cronisti proviamo un noioso senso  di déià vu. In anni terribili, a guidare l’aggressione dell’Irak e Afganistan sotto le note false accuse (Saddam aveva le armi di distruzione di massa,  i talebani non volevano consegnare Bin Laden  eccetera), furono  think-tank i cui nomi  sono sbiaditi:
American Enterprise Institute – AEI | The American Enterprise …
The American Enterprise Institute is a public policy think tank dedicated to defending human dignity, expanding human potential, and building a freer and safer  world”
Pieno di noti agenti ebraici, dentro e a fianco del governo Bsh jr.  Fra  cui  l’indimenticabile Michel Ledeen
 – Il Project for a New  American Century (PNAC), la centrale che  elaborò i documento, intitolato Rebuilding America’s Defences: Strategies, Forces And Resources for a New Century, fu scritto nel settembre del 2000 – quando Bush non era ancora presidente – dove  si auspicava “un evento catalizzatore.  Una nuova Pearl  Harbor”, quello che  doveva poi avvenire l’11 settembre
  • lo Jewish Institute for National Security Affair, cruciale perché ha  lo scopo di stabilire relazioni personali fra i generali e ammiragli USA e quelli israeliani.
Nel FDD, fra gli esperti, figura addittura Michael Leeden, anche se molto spelacchiato a giudicare dalla foto.  Ma il personaggio-chiave si chiama Richard Goldberg, raccomandato da John Bolton,  membro e “studioso  dell’Iran ” del FDD,  il quale è  stato inserito nel Consiglio di Sicurezza  Nazionale (ossia a fianco di Trump):  benché  il FDD gli paghi ancora lo stipendio, cosa di per sé scandalosa:




Richard Goldberg

“Ci son molti  segnali che lo FDD sta  sostanzialmente  guidando la  politica di Trump verso l’Iran”, asserisce il giornalista investigativo Adam H. Johnson: “Hanno suggerito la politica della amministrazione fin dal primo giorno. La loro strategia è di attrarre l’Iran in una guerra a  forza di “esercitare massime pressioni”, bombardamenti, sanzioni, l’uso di settari anti-sciiti..

Trump's strategy isn't coming from nowhere, it's what neoconservatives have been lobbying the US do for 20+ years. It's not random and haphazard. The threats and bombings are all designed to provoke war and eventually regime change (or mass punishment if that's all they can get)
Per  contro, si staglia il motivo per cui Teheran ha inviato il suo generale nella trappola:  la speranza di attenuare le tensioni nell’area, persino una iniziativa di pace coi sauditi, sotto  mediazione americana. Il contrario della  narrativa che diffondono da  tutti i media i “padroni del discorso”…
Il generale ha avuto la nobile illusione del leale combattente: che  gli Usa a direzione J avessero rispetto della loro stessa parola data.
Perché non avrebbe  dovuto? Un sito americano ha pubblicato una foto:
Il testo

“A quanto pare, Soleimani ha lavorato con le forze americane come alleato quando è stato utile agli interessi degli Stati Uniti, e dopo che Obama ha creato l’ISIS è diventato il nemico.

La foto  risale :
“La rivolta del 2001 ad Herat fu un’insurrezione coordinata dai talebani  –  come parte della guerra degli Stati Uniti in Afghanistan.  La città è stata catturata il 12 novembre dalle forze dell’Alleanza del Nord, nonché dalle forze speciali degli Stati Uniti, del Regno Unito  e della Repubblica islamica dell’Iran.
I team delle operazioni speciali statunitensi erano composti da Ranger dell’esercito americano e Delta Force sotto il comando del generale CENTCOM Tommy Franks.  Le forze iraniane erano composte da agenti della Forza Quds sotto il comando del Maggiore Generale Yahya Rahim Safavi, comandante dell’IRGC, e del  Maggiore Generale Qassem Soleimani, comandante della Forza Quds iraniana.  La fazione dell’Alleanza del Nord era composta da oltre 5.000 miliziani al comando di Ismail Khan, comandante della precedente invasione sovietica dell’Afghanistan ed ex governatore di Herat prima che i talebani salissero al potere nel 1995″.
Su  Wikipedia  riguardo alla battaglia di Herat,  Soleimani con la sua forza Al Quds  viene indicato  come “alleato”:





https://www.maurizioblondet.it/la-firma-israeliana/

OMICIDIO SOLEIMANI. PRIMO MINISTRO IRACHENO: TRUMP MI HA CHIESTO DI MEDIARE CON L’IRAN E POI HA ASSASSINATO IL MIO OSPITE

di Ben Beker
Trump ha assassinato il generale Soleimani, che era a Baghdad per i colloqui con i sauditi che gli iracheni stavano mediando, giorni dopo aver chiesto al Primo Ministro iracheno di fare lo stesso tra USA e Iraq.
Lo rivela la relazione del Primo Ministro Iracheno Adil Abdul-Mahdi rivolta oggi al Parlamento con una raccomandazione per la rimozione obbligata di tutte le truppe straniere dal paeseLa premessa del discorso è stata ampiamente coperta e non citata nei media occidentali, come la maggior parte delle sue rivelazioni esplosive che sono stati omesse o nascoste.
Nella sua relazione, Abdul-Mahdi ha rivelato che Soleimani era andato a Baghdad per recapitare un messaggio dall’Iran all’Arabia Saudita in merito a una proposta per ridurre le tensioni nella regione, che Soleimani avrebbe incontrato il Primo Ministro la mattina stessa in cui era stato assassinato e – più cruciale – che giorni prima Trump aveva chiesto al primo ministro iracheno di “prestarsi per il ruolo del mediatore” tra la USA e l’Iran.
Stranamente, questa informazione non è ancora un titolo importante in nessuna pubblicazione ufficiale e quelli che l’hanno menzionato di passaggio non ne spiegano le implicazioni complete.
Elijah J. Magnier:
@ejmalrai
Replying to @ejmalrai and 3 others
The information that #Iran Qassem Soleimani had an appointment with the PM in Baghdad and came to #Iraq to meet him the next day with established appointment, following a request of Trump for mediation, has been read to all MPs today by the #Iraq/i PM himself.
View image on Twitter
Questa rivelazione distrugge l’affermazione del Pentagono e della Casa Bianca secondo cui gli USA hanno preso “decisive azioni difensive” per prevenire un attacco orchestrato da Soleimani. Non vi è dubbio che l’amministrazione Trump avrebbe saputo in dettaglio dei negoziati segreti in corso dell’Iran con l’Arabia Saudita , uno dei suoi più stretti alleati, che erano mediati dal governo iracheno, che operava anche da vicino e comunicava spesso con Washington.
Questo significa che il Pentagono e la Casa Bianca sapevano pienamente , quando ordinarono l’attacco aereo per ucciderlo, mentre Soleimani stava viaggiando a Baghdad in qualità diplomatica come emissario dell’Iran ed aveva in programma un incontro con il Primo Ministro per discutere di una più ampia de-escalation.
La fonte di questa rivelazione – il Primo Ministro Abdul-Mahdi – fino a poco tempo fa era vista come uno stretto alleato, se non per procura, di Washington. Abdul-Mahdi, dice solo pochi giorni prima dell’assassinio Trump lo aveva personalmente chiamato per ringraziarlo per aver contribuito a porre fine all’assedio della U. S. ambasciata a Baghdad. Abdul-Mahdi aveva denunciato la manifestazione di protesta all’ambasciata , chiedendo che questa finisse e minacciando di dimettersi per convincere le milizie della PMU a ritirarsi.
Tuttavia gli attacchi aerei contro Soleimani e il leader delle unità di mobilitazione popolare irachena, Abu Mahdi Al-Mohandes, hanno cambiato all’istante la dinamica USA- Iraq.
Il Primo Ministro ha definito l’attacco aereo contro il suo ospite un “assassinio politico” che l’Iraq non ha potuto accettare come un’estrema violazione della sovranità nazionale.
In una dichiarazione ufficiale, ha spiegato che “i due martiri erano enormi simboli della vittoria” sull’ ISIS – un sentimento condiviso da una vasta gamma di politici iracheni e figure religiose, tra cui molti che in precedenza aveva collaborato con U. S. forze di occupazione.
Fino a quando non avremo ricevuto ulteriori elaborazioni, la rivelazione del Primo Ministro al Parlamento lascia in discussione se la Casa Bianca di Trump abbia effettivamente contribuito a programmare l’incontro tra Soleimani e Abdul-Mahdi con la pretesa di colloqui di pace e poi ha giustiziato Soleimani, quando lui era arrivato per questo – un assetto e un assassinio in stile mafioso.



Il premier iracheno Abdul Mahdi, nella sua relazione ha denunciato che gli USA hanno ucciso Soleimani che era suo ospite

La monarchia saudita era consapevole del complotto, nonostante sostenesse di non essere a conoscenza dell’attacco aereo in precedenza, o Washington stava cercando di sabotare un’iniziativa di pace saudita-iraniana?
Una fonte anonima del Pentagono ha detto al New York Times che l’assassinio aveva avuto poche riflessioni e che la decisione ha lasciato gli stessi vertici militari “sbalorditi”. La fonte afferma che il Pentagono ha consideròato l’assassinio a mezzo un drone di un leader ufficiale iraniano, così estremo quando lo avevano proposto a Trump che presumevano che non l’avrebbe ordinato.
Questi rapporti asseriscono che Trump ordinato il colpo dopo soli 15 minuti di deliberazione e suggeriscono che lui era ancora furioso per le immagini della U. S. Ambasciata sotto assedio da iracheni. Se questo è vero – o se tratta su di un pezzo di disinformazione trapelato dagli elementi all’interno del Pentagono, quelli che che ora stanno provando a tornare indietro dalla guerra totale – è la supposizione di nessuno.
In ogni caso, la storia ufficiale dell’assassinio di Soleimani alla Casa Bianca si sta rapidamente svelando, anche più velocemente delle “armi di distruzione di massa” del 2003 e delle costruzioni che hanno portato all’attentato in Libia nel 2011.
Gli analisti di tutto il mondo credono che un all-out U. S. guerra con l’Iran, un paese con formidabili difese e 90 milioni di persone – più grande di Francia e Germania – si tradurrebbe in morte e distruzione incalcolabile, e hanno enormi conseguenze regionali e globali.
Una dichiarazione rilasciata oggi dalla ANSWER Coalition, che ha contribuito a dare inizio alla giornata di 80 città di protesta contro la guerra di sabato, ha risposto alla rivelazione con rinnovati appelli all’azione: “Man mano che le bugie dell’amministrazione Trump vengono ulteriormente rivelate, dobbiamo continuare a non chiedono guerra all’Iran e che le truppe statunitensi lascino il Medio Oriente “.
Fonte: liberation
Traduzione: Luciano Lago
    
CHI E PERCHÉ CONDUCE TRUMP ALLA GUERRA CON L’IRAN


di Stanislav Tarasov
Le cause e le circostanze che hanno provocato un’escalation inattesa della situazione, culminata nell’assassinio di Suleimani, saranno presto conosciute. Secondo il Washington Post, è stato il segretario di Stato americano Michael Pompeo a “persuadere il presidente degli Stati Uniti Donald Trump a svolgere questa operazione per eliminare il generale iraniano” per diversi mesi, collegandolo alla prospettiva del mandatario della Casa Bianca di “rimanere alla presidenza”.

La portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova, commentando l’assassinio del comandante della brigata iraniana di Al-Kuds, il maggiore generale Kassem Suleymani, ha osservato: “Naturalmente, oggi abbiamo affrontato una manifestazione di una nuova realtà, vale a dire la eliminazione di un rappresentante del governo di uno stato sovrano, un funzionario, senza correlazione di questi azioni con qualsiasi base giuridica. “
Secondo lei, “questa è una circostanza estremamente importante che porta l’intera situazione su un piano completamente diverso”. In effetti, secondo molti esperti, “la liquidazione di Soleimani è un nuovo livello rispetto ad altre operazioni che erano eventi della categoria del “regolamento di conti “.
Allo stesso tempo, questa azione sembra ispirata dalla pratica della liquidazione mirata dei leader dei gruppi terroristici da parte di Israele, un metodo che viene utilizzato solo in situazioni estreme al fine di prevenire alcuni eventi indesiderati. È difficile dire se si sia verificata una situazione del genere nei confronti di Solimani. In Occidente, in particolare nei media americani, appaiono informazioni molto contraddittorie su questo argomento, che richiedono un’analisi speciale.




Forze Iranaiane

La caratteristica dei mezzi dell’aviazione impiegati, come la peculiarità del generale Soleimani, come “il più efficace ufficiale dell’intelligence militare nella regione”, che “era la mano destra del leader supremo dell’Iran Ali Khamenei”, colpisce immediatamente. Ma non conosciamo una sola persona, che si tratti del capo o di altri alti funzionari dei servizi speciali del Medio Oriente, la cui immagine sia stata presentata dai media occidentali in modo diverso rispetto al livello di una sorta di “star di Hollywood”. “Per gli sciiti del Medio Oriente, lui era James Bond, Erwin Rommel e Lady Gaga riuniti in uno”, come Kenneth Pollack, un ex funzionario della CIA, scrisse di Soleimani.
Il generale iraniano era stato pubblicizzato come un fattore chiave nell’influenza di Teheran nella regione, specialmente in Iraq e Siria. Forse è stato così. Tuttavia, per un ufficiale dell’intelligence militare, tale immagine è un’anomalia operativa.
Non tutto è chiaro nel modo in cui Trump ha preso la decisione di liquidare Soleimani. Secondo il Times, questo è successo in Florida, dove il presidente degli Stati Uniti stava riposando. Come se Trump volesse usare la cosiddetta tecnologia esplosiva, colpendo una persona con l’immagine di un “eroe popolare e un liberatore rivoluzionario”, rendendosi conto che un tale atto drammatico avrebbe causato un’enorme risonanza non solo in Iran e in tutto il Medio Oriente. A questo proposito, il New York Times afferma che il Pentagono, conducendo un’operazione su istruzioni di Trump, non la ha ritenuta “ragionevole” in tale opzione e ha ritenuto poco convincente l’argomentazione secondo cui Suleimani ha pianificato una serie di attacchi ai militari e ai diplomatici americani a Baghdad.
L’intelligence sulla situazione in Medio Oriente indicava che “non c’è nulla di insolito nei viaggi di Suleimani e della sua unità di Al Quds in Siria, Libano e Iraq”.
Ci sono altri dettagli. Il segretario di Stato americano Mike Pompeo e il vicepresidente americano Mike Pence hanno sostenuto politiche più severe nei confronti dell’Iran. Secondo la versione del Washington Post, fu Pompeo a “persuadere Trump a portare avanti l’operazione per eliminare Soleimani” per diversi mesi, collegandola alla prospettiva del mandatario della Casa Bianca di “rimanere alla presidenza di Washington”.
Allo stesso tempo, sono stati identificati chiaramente i possibili rischi: l’inizio di una nuova guerra in Medio Oriente, le azioni di ritorsione di Teheran, la sospensione della lotta contro l’ISIS (un’organizzazione le cui attività sono vietate nella Federazione Russa), la chiusura delle capacità diplomatiche per scoraggiare il programma nucleare iraniano e la reazione negativa dell’Iraq. A proposito, quest’ultimo ha già funzionato: il parlamento iracheno ha votato per ritirare le truppe straniere dal paese.




Missile balistico iraniano

Il Pentagono sta ora dichiarando che “le parole di Pompeo su una minaccia imminente e diretta erano sopravvalutate”. Ma l’azione è ormai fatta. Secondo Pompeo, “abbiamo rimosso il cattivo dal campo di battaglia e sono orgoglioso degli sforzi compiuti dal presidente Trump”. Allo stesso tempo, il Segretario di Stato ha sviluppato una grande attività, con chiamate in Russia, Germania, Gran Bretagna e Cina, qualificando l’operazione speciale come “misura di difesa”.
Tuttavia, l’assassinio del generale Suleimani ha perseguito determinati obiettivi: almeno per interrompere possibili accordi tra gli Stati Uniti e l’Iran su un programma nucleare, almeno per cercare di trascinare Teheran in una grande guerra.
Il primo obiettivo è raggiunto. Con il secondo, ci sono molti seri problemi, perché prima sembrava che Trump non avrebbe rischiato di iniziare una guerra calda nel momento delle imminenti elezioni presidenziali. Qualcuno lo ha convinto dopo.
Ma ora può ottenerlo da solo. In particolare, in Iraq. Il paradosso è che gli americani, con le proprie mani, hanno portato al potere a Baghdad organizzazioni sciite e gruppi filo-iraniani. Per la prima volta nella storia, un paese arabo cadde sotto il dominio sciita.
La “primavera araba” in Medio Oriente, in cui gli americani hanno preso parte attiva, ha permesso a Teheran di creare un “arco sciita” o “mezzaluna sciita”, cioè un’alleanza di stati con una predominante o vasta popolazione sciita contro l’alleanza sunnita-wahabita, basata sulla protezione degli Stati Uniti e sull’Occidente. Questa è una realtà geopolitica relativamente nuova, ma finora stabile nella regione.
Non dimenticare che gli sciiti nel mondo arabo hanno maggiori probabilità di identificarsi prima come sciiti e solo successivamente come arabi, mentre gli arabi sunniti aumentano la loro identità araba.
Il pericolo è che l’attuale guerra civile in Iraq possa trasformarsi in una versione più ampia della guerra Iran-Iraq del 1980-1988, che copre quasi l’intera regione. Quindi Trump potrebbe avere un conflitto in una situazione in cui la Turchia, come partner della NATO, prenderà le distanze, e i paesi “primavera araba” maltrattati andranno sulla difensiva, evitando Israele.
Il Medio Oriente è davvero rinato, ma secondo una formula non americana completamente diversa. Le cause e le circostanze che hanno provocato un’escalation inattesa della situazione, culminata nell’assassinio di Suleimani, saranno presto conosciute.
La Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti voterà questa settimana una risoluzione progettata per limitare le azioni militari di Trump contro l’Iran. Sottolinea la tradizionale responsabilità del Congresso di supervisionare le azioni del presidente. Si dice.
I democratici temono che gli Stati Uniti possano essere coinvolti nell’operazione di rovesciamento del regime, che hanno lanciato in Iraq nel 2003 e in Libia nel 2011, saranno trascinati in un altro conflitto in Medio Oriente per gli anni a venire.
Un anonimo della Casa Bianca ha riversato sulla stampa i dettagli della faida all’interno della cerchia del presidente sulla politica iraniana, provocandolo a commettere errori. A tutti gli effetti, a Washington, un intrigo a più vie inizia a distendersi, Trump dovrà uscirne. E l’Iran dovrebbe tenere le elezioni parlamentari a febbraio. (L’Iran non è l’Arabia Saudita dove essite una monarchia feudale ereditaria. In Iran si svolgono elezioni regolari).
Si prevede che i sostenitori del difficile percorso celebreranno la loro vittoria, mentre il governo e il presidente Hassan Rouhani restringeranno il campo di manovra. In una parola, si sta sviluppando un acuto intrigo politico e geopolitico a più vie con le conseguenze più incredibili.
Fonte: Regnum Traduzione: Sergei Leonov
Подробности: https://regnum.ru/news/polit/2823818.html
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Tamburi di guerra in Iran. Putin fa la sua prima mossa, in Siria

Putin appare in Siria, in quella che rappresenta la seconda visita ufficiale nel Paese. Una visita a sorpresa, che arriva mentre forti risuonano i tamburi di guerra della crisi iraniana, che vede gli Stati Uniti precipitarsi in una guerra contro Teheran,
Si aspettava una mossa di Putin a quella che è una crisi globale, dato che una guerra contro l’Iran non è affare regionale, e la mossa è arrivata.
Visitando la Siria, Putin ha fatto intendere che il Medio oriente resta una priorità per Mosca. Non poteva visitare Teheran, dato che sarebbe entrato direttamente nella criticità, cosa che vuole evitare, ma il viaggio a Damasco ha la stessa valenza.
Uno spariglio importante. Se guerra sarà, questo il messaggio, Mosca non starà a guardare, anche se con modalità da modulare.
E sembra affermare che le forze russe di stanza in Siria difenderanno Damasco da eventuali aggressioni, che non sono escluse dato che il Paese ospita milizie legate a Teheran.
Visita non fugace, quella di Putin, che oltre a guidare egli stesso per le vie di Damasco, ha visitato sia le forze armate russe stanziate nel Paese che diversi edifici importanti di Damasco, tra cui Grande Moschea omayyade e il santuario di San Giovanni Battista, nel quale ha annotato la sua presenza sull’apposito registro.
Ha anche visitato la cattedrale mariamita di Damasco, la chiesa più antica della città e la sede del Patriarcato greco ortodosso di Antiochia e di tutto l’Oriente, regalando un’icona raffigurante la Vergine Maria (notizie riprese dall’agenzia siriana Sana).
In un’intervista rilasciata a Ria Novosti a metà febbraio, il presidente siriano Bashar al-Assad aveva affermato: “la presenza militare della Russia in Siria è volta, innanzitutto, a mantenere l’equilibrio nel mondo, dal momento che il mondo di oggi non vive secondo criteri basati sulla legalità, ma obbedisce al principio della forza. Ecco perché l’influenza militare russa è necessaria per mantenere un equilibrio nel mondo “. Parole di stretta attualità.


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