ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 20 gennaio 2020

Una femmina senza marito

Passeggiata notturna in piazza San Pietro


https://www.ibs.it/mpimg/2560733238494_0_0_0_768_75.jpg(immagine aggiunta)
    Sabato sera con mia moglie e due delle mie figlie ho fatto una passeggiata fino a piazza San Pietro, un luogo che ho visto migliaia di volte ma mi sorprende sempre per la sua bellezza e l’incanto che trasmette, specie di notte.
In quest’ultima occasione però è stato difficile non avvertire anche un forte dispiacere. Guardare in su, verso il palazzo apostolico, e non vedere la luce accesa nell’appartamento papale mi ha trasmesso un senso di vuoto, anche se forse la parola “vuoto” non dice tutto e non dice bene.
Lo so, lo so. Da più di sei anni l’appartamento papale è sfitto e la finestra viene aperta solo per l’Angelus domenicale, eppure mi è venuto spontaneo pensare al romanzo di Guido Morselli Roma senza papa, da me amatissimo, e mi sono sentito orfano di papa, oltre che di finestra.
Mi ha stupito anche non trovare più il presepe e l’albero di Natale. In passato, se non ricordo male, presepe e albero restavano in piazza fino alla vigilia della Candelora, a inizio febbraio. Invece quest’anno sono stati smantellati in fretta.
Infine, se proprio devo dirla tutta, mi ha trasmesso un’impressione sgradevole la scultura Angels Unwares (Angeli Inconsapevoli), posta sul lato sinistro della piazza (guardando la basilica), a ridosso del colonnato, un’opera in bronzo e argilla che raffigura un gruppo di migranti in piedi sopra una barca. Al di là del significato, mi è sembrata, così pesante e massiccia, avulsa dal luogo in cui si trova: una scura macchia di realismo socialista lì dove tutto, al contrario, è chiarore, eleganza, classe, finezza.
Forse ho proiettato sulla piazza quella che è la mia attuale disposizione d’animo nei confronti della Chiesa e del papato, ma non posso negare che me ne sono andato un po’ triste.
Ho letto da qualche parte che Federico Fellini, il celebre regista, nei suoi vagabondaggi notturni a Roma faceva spesso in modo di passare da piazza San Pietro proprio per poter guardare la finestra: sapere che il papa era là lo rassicurava. Anche per me, fino a Benedetto XVI, ha funzionato così, mentre adesso il palazzo apostolico, privo di luci e di inquilino, anziché rassicurarmi m’inquieta.  Le sue stanze buie, fredde e vuole saranno abitate da fantasmi?
Nel romanzo di Morselli (che avrò riletto dieci volte) a un certo punto un personaggio dice: “Roma senza papa è una rovina. Una femmina senza marito”. Ora, io non sono romano, ma ambrosiano, e anche se vivo a Roma da tanti anni non saprei dire che cosa avverte un civis romanus di fronte alla finestra buia. Da semplice fedele, mi sale dal cuore una parola, ed è ancora una volta una parola morselliana: dissipatio. Ecco: “dissipazione” dice meglio di “vuoto”. È come trovarsi davanti a un grande tesoro andato disperso, a una fonte di energia che non trasmette più la sua carica, o la trasmette in modo debole e stentato.
Dopo la passeggiata torno a casa, accendo il computer e trovo la mail con un messaggio dell’amico che da tempo mi invita a riflettere sull’impossibilità di avere un papa emerito. La riassumo in parole povere (canonisti, chiedo scusa): siccome non si riceve una consacrazione a papa, quando un papa rinuncia al pontificato non può diventare papa emerito, perché non è più papa. Non torna a essere neppure cardinale, ma vescovo, e stop. Di conseguenza Benedetto XVI, con la rinuncia al ministerium ma non al munus (sarebbe a dire all’esercizio attivo, ma non al mandato) ha fatto qualcosa che non poteva fare e dunque la sua rinuncia è invalida. Ma se la sua rinuncia è invalida, è invalido anche il conclave che ne è seguito, e pure il papa uscito da quel conclave.
Mi gira la testa. E se l’amico avesse ragione?
Mi torna, di nuovo, alla mente il protagonista di Roma senza papa: mentre si aggira fra gli “steli colossali” del colonnato berniniano, si accorge di avere il cuore in tumulto. Che succede? Ecco, laggiù, un corteo con le guardie, i dignitari, i flabelli! Il papa! Ma no. È solo una ripresa in “3 D Movielife”, ovvero “sacra cinematografia in tre dimensioni”, comprensiva di effetto touch, per cui la mano del papa la puoi anche toccare. Ma, veramente, il papa non c’è.
Aldo Maria Valli 

I cattolici lanciano l'allarme: rischio "scisma" in Germania

Il "fronte tradizionale" manifesta in Germania contro le spinte progressiste del cardinale Marx. Sullo sfondo rimane il rischio "scisma"

Il fronte cattolico tedesco si sta disunendo. A destra, per semplificare, sono certi dell'esistenza di un rischio "scisma".
La prova regina è un evento pubblico per frenare di netto le spinte riformiste della Chiesa tedesca, con tanto di presenza di mons.
Carlo Maria Viganò: in Germania i cattolici non sono affatto d'accordo tra di loro. Un po' come succede in Italia da qualche anno a questa parte. Monaco è stato il teatro della manifestazione, che si è svolta due giorni fa. I conservatori non vogliono che il processo sinodale intrapreso dal cardinale Reinhard Marx e da altri vescovi progressisti modifichi tanto la prassi della gestione ecclesiastica quanto alcuni punti essenziali della dottrina. Ma la Conferenza episcopale teutonica sembra intenzionata a perseguire un disegno teologico ed organizzativo di sinistra. L'abolizione del celibato sacerdotale - su cui è intervenuto anche il papa emerito Joseph Ratzinger, che è bavarese - è solo uno degli aspetti centrali in questa vicenda.
La protesta bavarese è stata condita da un documento, che è stato pubblicato su Stilum Curiae e nel quale si può leggere quanto segue"Chiediamo chiarezza a Papa Francesco. Egli non ignora le posizioni dei vescovi tedeschi né il loro obiettivo, che è quello di estendere alla Chiesa universale le decisioni “vincolanti” del loro “sinodo permanente”. Se egli condivide le loro deviazioni dottrinali abbia il coraggio di dirlo apertamente". Il Papa della Chiesa cattolica dovrebbe dunque chiarire la sua visione delle cose, considerando che Marx e gli altri sembrano disposti a: cambiare la dottrina sull'omosessualità, mettere in discussione il celibato sacerdotale ed istituire una forma di diaconato femminile. Poi nel testo viene lanciato un monito sul ritorno delle Chiese nazionali, con il rischio di una "separazione" da parte dei tedeschi: "Considerate le convinzioni ideologiche e le dichiarazioni pubbliche di molti vescovi tedeschi, non abbiamo dubbi a questo proposito: l’esito del percorso sinodale non può essere che la costituzione di una chiesa separata da Roma". I due anni di "concilio interno" - fanno presente i conservatori - non possono che produrre una sorta di effetto scismatico. E la creazione di una "Chiesa autocefala" può essere dietro l'angolo.
Il "fronte tradizionale" tedesco, come premesso, può contare sul sostegno dell'ex nunzio apostolico Carlo Maria Viganò. La presenza a Monaco del consacrato che nel recente passato è arrivato a domandare le dimissioni del pontefice argentino - come segnalato su Il Messaggero - non è passata inosservata. Qualche giorno fa, l'uomo che ha sollevato una vera e propria bufera in Vaticano attorno al caso McCarrick, è tornato a dire la sua, raccontando di un presunto "controllo" operato da mons. Georg Gaenswein nei confronti del papa emerito Benedetto XVI, che nel frattempo è intervenuto in maniera indiretta sulle dinamiche sinodali tedesche, mediante il libro scritto insieme al cardinal Robert Sarah. Dall'Amazzonia la partita per il futuro del cattolicesimo si sposta così in Germania, dove le correnti teologiche hanno spesso dato vita ad una dialettica senza sconti. Ora però è diverso, perché il "processo sinodale" voluto da Marx può consegnare la vittoria definitiva all'ala culturalmente guidata dal cardinale Walter Kasper. Nella alte sfere vaticane persiste più di qualche perplessità: vale la pena sottolineare come il cardinal Rainer Maria Woelki, quando si è trattato di decidere sull'organizzazione di un "sinodo interno", abbia votato contro.
Una posizione che può essere condivisa pure da altri due cardinali tedeschi: Walter Brandmueller Gherard Ludwig Mueller, da sempre considerati conservatori. A sollevarsi, per ora, sono stati soprattutto i laici. "Scisma" rimane una parola poco pronunciabile. Si è spesso immaginato come a confutare il presupposto dell'unità potesse essere la parte destra della gerarchia ecclesiastica. Una previsione che, dando un occhio agli accadimenti tedeschi, rischia di essere ribaltata.


  • La rivolta cattolica che fa tremare Macron 
Nell’ultimo mese e mezzo, la Francia ha vissuto la mobilitazione di massa dei movimenti contro la riforma delle pensioni che ha letteralmente bloccato il trasporto pubblico del Paese. Il 2018 invece era stato l’anno dei gilet gialli, che avevano iniziato le proteste contro l’Eliseo a causa degli aumenti previsti che avrebbero colpito principalmente la fascia medio-bassa del Paese. Adesso, un nuovo fronte di protesta a guida cattolica sta scendendo in strada, con una manifestazione che, ai dati della prefettura e come riportato da Le Monde, avrebbe raccolto oltre 41 mila partecipanti. Le proteste, che nascono a seguito della proposta di modifica della legislazione francese riguardante la fecondità assistita che si aprirebbe anche in parte alle coppie omosessuali, gettano nuove ombre sull’esecutivo guidato da Edouard Philippe, sempre più nell’occhio del ciclone per un piano di riforme troppo invasivo nella società della Francia.

Le opposizioni dei cattolici

Come ribadito dai portavoce della protesta, la gravità della riforma risiede nella distruzione della famiglia tradizionale, in quanto rendendo superflua la presenza della figura del padre all’interno del nucleo familiare. Infatti, aprendo la legge alla possibilità per le donne single e omosessuali di aver accesso all’inseminazione artificiale, la presenza o meno della figura maschile appare irrilevante ai fini riproduttivi e di costruzione della struttura familiare: particolare che i fedeli francesi aderenti alla manifestazione di protesta non possono tollerare.
La possibilità di aprire alla fecondazione assistita nelle situazioni in cui la struttura della famiglia tradizionale è snaturata apre inoltre a due importanti problemi, che il fronte cattolico ritiene di primaria importanza. Innanzitutto, i bambini diverrebbero di fatto oggetto di scambio, divenendo merce, entrando prima ancora di nascere all’interno delle logiche di mercato. In secondo luogo, una volta cresciuti i bambini sarebbero privati dei giusti punti di riferimento in assenza della figura paterna, particolare che si ripercuoterebbe sul regolare svolgimento della loro vita e creerebbe lacune difficilmente colmabili.

Il fronte delle proteste

All’interno dei partecipanti alla manifestazione indetta per la giornata di domenica non erano presenti però soltanto i fedeli cattolici. Il gruppo sceso in piazza era assai variegato, con i partecipanti provenienti da differenti culture e da diversi ambienti; particolare che sottolinea quanto sia compatto il fronte di opposizione alla riforma voluta da Emmanuel Macron.
Durante la manifestazione di domenica, i partecipanti hanno invitato la popolazione a presentarsi nella giornata di martedì davanti alle porte del Senato, all’interno del quale verrà effettuata la seconda lettura della proposta di legge. Nonostante gli stessi manifestanti riconoscono come facilmente la legge verrà convalidata, la volontà degli organizzatori risiede nel portare nelle piazze il disagio della popolazione verso una riforma che può compromettere le generazione future, che rischiano di essere private della presenza della figura paterna.
Inoltre, la mossa del governo di Philippe rischia di aprire ad un vero e proprio mercato attorno alla fecondazione assistita, con le grandi case mediche e farmaceutiche che trasformerebbero ovuli e feti in merci: situazione questa che la comunità cattolica del Paese non può assolutamente tollerare.

Macron è sotto attacco su più fronti

L’ondata di manifestazioni che ha caratterizzato il governo di En Marche! ha messo a dura prova la tenuta dell’esecutivo, che per mantenere la stabilità ha già dovuto ruotare oltre 10 ministri dal suo insediamento. I punti di attrito sulla popolazione sono sempre arrivati nei momenti in cui il piano di riforme voluto da Macron ha toccato i temi chiave del Paese: imposte indirette, sistema previdenziale e questioni legate alla famiglia tradizionale ed ai nuovi nuclei familiari.
Una parte del contrasto è dovuto alla forse eccessiva immobilità che ha avuto il sistema sociale francese negli anni scorsi e che non ha seguito le aperture che hanno caratterizzato invece gli altri Paesi dell’Unione europea. Dall’altra, è dovuto ad un’eccessiva fretta e dirompenza con la quale il governo ha voluto sviluppare il piano di riforme, mentre una implementazione più graduale avrebbe molto spesso limitato i contrasti. Tuttavia, la volontà dell’esecutivo di raggiungere il risultato nel più breve tempo possibile è stato sin da subito il tratto caratterizzante di En Marche!, in accordo anche con le promesse della campagna elettorale.
Tuttavia, il governo francese si ritrova ancora una volta sotto assedio, barricato all’interno delle mura dell’Eliseo ad osservare la folla che manifesta la propria opposizione alle volontà dell’esecutivo. La scena, che si ripete quasi senza sosta da oltre un anno a questa parte, evidenzia il forte distacco tra governo e popolo della Francia, in una situazione che sempre peggiorare sempre di più col passare delle settimane. Nonostante questa condizione, il governo francese continua il suo piano di riforme, sfidando la pazienza del popolo francese. La possibilità però che un giorno la popolazione della Francia giunga allo stremo sono elevate: e quel punto, per Macron diventerà difficile persino portare avanti l’ordinaria amministrazione.

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