ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 20 febbraio 2020

Il nuovo popolo eletto da Dio

Americanismo,
la quarta grande religione dell’Occidente




Pubblichiamo questa intervista che, nonostante sia alquanto datata, offre una valida idea di quello che l’Americanismo ha rappresentato per la crescita dell’Europa a partire dalla Seconda Guerra Mondiale; nonché di quello che ancora rappresenta per la diffusione dell’attuale concezione mondialista che, quasi messianicamente, intende affermare il Nuovo Ordine Mondiale.
Ovviamente, il Prof. Gelernter non affronta quest’ultimo aspetto, soprattutto per la data del suo libro, ma l’idea che egli presenta è ancora la medesima e anzi ha finito col far parte dei convincimenti europei e mondiali: di cui l’esempio più evidente è l’attuale imperio dell’ecologismo e delle teorie sulle mutazioni climatiche, che hanno finito con l’infettare perfino la moderna Chiesa cattolica, il cui capo attuale, Jorge Mario Bergoglio, se ne è fatto paladino: al punto che sull’argomento ha pubblicato una “enciclica” (Laudato si’) e ha indetto un Sinodo, nominalmente “sull’Amazzonia”.



Introduzione di Davide Bianchi

David Gelernter è professore di computer science all’Università di Yale, in New Haven, e membro del National Council of the Arts. Tiene inoltre una rubrica sul Weekly Standard, un settimanale considerato vicino ai repubblicani.
In ragione dei suoi contributi fondamentali nel campo della “computazione parallela”, che sono serviti a progettare il noto software “Linda”, nel 1993 è stato vittima di un attentato di Theodore Kaczynski, meglio noto con l’appellativo di “Unabomber”, che, pur senza riuscire ad ucciderlo, gli ha procurato danni permanenti all’occhio e alla mano destra (di questo episodio ha parlato nel libro Drawing Life: Surviving the Unabomber, uscito nel 1997.

Galernter è la migliore dimostrazione di come le scienze esatte e le scienze umane possano marciare parallele e supportarsi a vicenda. Oltre che di informatica, è docente di Storia americana e cultura ebraica all’American Enterprice Institute di Washington; proprio in relazione a questo suo altro centro di interessi ha recentemente dato alle stampe un libro intitolato Americanism. The Fourth Great Western Religion (Doubleday) che illustra, con invidiabile padronanza della materia, quanto sia arbitrario e fuorviante non rimarcare il debito che l’America ha nei confronti del cristianesimo evangelico e dell’ebraismo, a tal punto, a suo avviso, da doversi considerare un’entità nata sotto la spinta di una forma originale di Sionismo, quella coltivata dai puritani inglesi che nel Seicento fondarono la colonia del Massachusetts e, nel contempo, andarono a costituire la prima élite politica e intellettuale della futura repubblica americana.

Intervista

Professor Gelernter, come è nata l’idea di scrivere questo libro?

Ritengo che le scuole americane si siano così deteriorate che, in esse, la propaganda abbia ormai preso il posto dell’insegnamento della storia. Viene insegnato ai ragazzi che gli Stati Uniti sono un paese che ha commesso molti errori ed oltraggi, ma del resto non così gravi e rilevanti. Il patriottismo e l’amore per il proprio paese sono idee di cui gli insegnanti si fanno beffe. Le religioni bibliche – Ebraismo e Cristianesimo – sono menzionate con disprezzo, ma più spesso ignorate.
Ho scritto questo libro perché voglio che i miei due figli sappiano la verità. E spero che lo leggano anche altri ragazzi con i loro genitori. In ordine alle materie umanistiche – in particolare per quanto riguarda la lingua e la letteratura inglesi, la cultura americana e la storia universale – le scuole americane ormai imitano le scuole sovietiche di un tempo (senza naturalmente l’intervento della polizia segreta per terrorizzare i dissidenti).
Se pensiamo alla famosa affermazione di Marx secondo cui la storia si ripeterebbe, in prima battuta in forma di tragedia, poi di farsa, oggi le scuole americane sono allo stadio della farsa.   

Se la può consolare, in Italia non abbiamo un’opinione migliore della nostra scuola; anzi, è in crisi profonda anche l’università e il mondo della ricerca in genere, ma lasciamo perdere. Nel suo libro lei scrive che l’America non andrebbe considerata una repubblica secolare, ma qualcosa di analogo ad una potente idea religiosa: ci può spiegare cosa intende?

Gli americani sono soliti prestare fede al “Credo americano” – oggi ci crede ancora grossomodo la metà della popolazione – con una passione che può essere interpretata solo in termini religiosi. Per “Credo americano” intendo l’idea che “libertà, eguaglianza e democrazia debbano valere per tutta l’umanità”. La maggior parte degli americani non ha familiarità alcuna con la filosofia, chi crede nell’Americanismo lo fa con fervore religioso.
Del resto, senza fervore religioso i Puritani inglesi del primo Seicento non avrebbero mai affrontato i rischi e le difficoltà di un viaggio verso una terra sconosciuta; senza fervore religioso i coloni americani non avrebbero mai avuto il coraggio di sfidare il potere britannico e dichiarare l’indipendenza.           
Naturalmente questo “fervore” può essere meramente ideologico, piuttosto che religioso. Ma sappiamo che i Padri Fondatori dell’America mutuarono i principi di libertà, eguaglianza e democrazia dalla Bibbia, in modo particolare dell’Antico Testamento; sappiamo che dei predicatori (soprattutto Puritani) furono i leader dell’opinione pubblica nelle colonie americane e negli stati dell’Unione subito dopo l’indipendenza. Nondimeno, sappiamo che, in pieno XX secolo, Woodrow Wilson – che fece entrare l’America nella Prima guerra mondiale, dandole di fatto il rango di potenza mondiale – era un fervente protestante che cercava ispirazione e conforto nella Bibbia; sappiamo che Harry Truman – che raccolse la sfida sovietica in Grecia e Turchia, introducendo l’America nella Guerra fredda – era un fervente protestante che, del pari, aveva la Bibbia come propria guida; sappiamo che Ronald Reagan – che decretò, per l’America, la vittoria della Guerra fredda – era un fervente protestante che si lasciava condurre dalla Bibbia.

Perché allora comunemente si considerano gli Stati Uniti come un paese agli antipodi di una “repubblica biblica”?

Gli intellettuali, in America e in Europa, hanno sempre creduto, in contrasto con l’evidenza dei fatti (ma molti intellettuali non hanno alcun interesse per l’evidenza), che la filosofia politica del primo Illuminismo britannico – alludo all’opera di John Locke e di altri – fosse stata decisiva nel forgiare la Repubblica americana e il suo Credo. Viceversa, alcune recenti ricerche – per esempio quelle di Fania Oz-Sulzberger, Jonathan Jacobs ed altri – hanno fatto notare quanto la Bibbia fosse importante per molti di questi filosofi, che la citano spesso.
Ovviamente gli intellettuali hanno a lungo cercato di minimizzare o ignorare il ruolo della religione nelle moderne società occidentali. Per quanto, come ovvio, “libertà, eguaglianza e democrazia” fossero degli ottimi principi, potenti e fondamentali, diventava necessario per gli intellettuali insistere sul fatto che non avessero nulla a che vedere (o che fossero persino in contrasto) con l’Ebraismo e il Cristianesimo.
Nella Rivoluzione francese in effetti era così, ma ci sono ottimi motivi per credere che la Rivoluzione americana – in cui non vi fu il periodo del Terrore, e che creò una democrazia e una costituzione stabili – per molto tempo fosse rimasta immune dall’esserne influenzata. In Europa gli intellettuali sono stati a lungo influenti, in America lo sono diventati solo dopo la Seconda guerra mondiale, e con risultati disastrosi.
Ma si deve rammentare che molti scrittori europei “post-cristiani” hanno riconosciuto le basi dell’Americanismo; anzi, buona parte del moderno anti-americanismo sembra originare della consapevolezza da parte europea che l’America sia ancora una nazione cristiana, cosa che viene giudicata assurda e infantile. In realtà, invece, ci sono ancora connessioni fra l’attuale atteggiamento europeo e la riforma luterana: si potrebbe forse sostenere che l’Europa non è “post-cristiana”, ma ha avuto accesso a una nuova forma di “Riforma protestante” basata su pacifismo, passività e appeasement.  

Quindi libertà, eguaglianza e democrazia non sarebbero un lascito della Grecia antica e della filosofia settecentesca…

Lo ribadisco: i puritani che fondarono le colonie americane nel XVII secolo non ne sapevano nulla; derivarono l’idea di “libertà” dal libro dell’Esodo; gli americani comparavano ripetutamente se stessi all’antica Israele che aveva sfidato la brutale tirannia del faraone. Abraham Lincoln diede un’eloquente spiegazione dell’interpretazione americana dell’eguaglianza: questa veniva direttamente dall’incipit della Genesi – sostenne – in cui si diceva che l’uomo fosse stato creato ad immagine di Dio; nessuna creatura creata ad immagine di Dio poteva essere oppressa o trattata malamente, tanto meno – disse Lincoln – fatta schiava.
La “prima costituzione scritta della democrazia moderna” fu stesa nel 1638 a Hartford, in Connecticut, in risposta ad un sermone sulla democrazia delle origini descritta nel Deuteronomio (e in omaggio pure all’esplicita condanna biblica della monarchia).      

Cos’è quello che lei chiama “Sionismo Americano”?

Gli Americani dicevano di essere il nuovo popolo eletto da Dio a cui era destinata la terra promessa (troviamo convincimenti analoghi in Inghilterra, specialmente nel XVI e XVII secolo ma anche più tardi). Conseguentemente credevano di essere in debito con Dio per la Sua benedizione, debito che andava molto al di là di quanto meritassero; ritenevano così di avere il dovere di non conservare libertà, eguaglianza e democrazia per loro stessi, ma di favorirne la diffusione nel mondo.
Questo convincimento – che l’America abbia un debito verso Dio, e che lo ripaghi diffondendo il Credo americano – è la principale motivazione della Guerra in Iraq. Molti europei hanno detto che libertà, eguaglianza e democrazia sono idee occidentali prive d’interesse al di fuori di America ed Europa; agli americani questa idea suona bigotta e condiscendente: ad essi sembrava chiaro che gli iracheni – come i tedeschi, i giapponesi ed altre nazioni di cui si era detto che non avessero interesse nella democrazia liberale – in realtà volessero libertà, eguaglianza e democrazia con la stessa passione degli Americani (sebbene non nello stesso modo, naturalmente).  

Qual è quindi, a suo avviso, il ruolo del Puritanesimo nella storia delle idee politiche?

Al Puritanesimo di origine inglese si deve il fatto d’aver focalizzato le idee bibliche sui problemi dello stato moderno. La Bibbia non è solo una storia molto importante, ma anche il libro più rivoluzionario. La storia dell’Esodo – centrata sulla frase “Lascia che il mio popolo parta!” – è essa stessa una delle più importanti (probabilmente la più importante) narrazione nella storia del mondo.
L’idea che l’uomo fosse creato ad immagine di Dio, opposta a quella pagana per cui erano gli dei ad essere creati ad immagine dell’uomo, porta al riconoscimento della dignità umana ed eventualmente dell’eguaglianza.
La condanna biblica della monarchia era estremamente importante prima del 1776, quando pressoché tutte le nazioni della terra erano monarchie di un qualche tipo. L’insistenza della Bibbia sulla tolleranza – dovete essere gentili con lo “straniero” e “dovete amarlo come voi stessi, perché voi eravate stranieri nella terra d’Egitto” – probabilmente portò alla diffusione della tolleranza nel mondo di lingua inglese. Per la prima volta, i Puritani indussero questo mondo (ed il mondo in generale) ad ascoltare attentamente la Bibbia.  

A suo avviso qual è oggi la missione degli Stati Uniti nel mondo?

Il primo luogo predicare il Credo americano: dire al mondo che tutte le nazioni hanno il dovere di veder realizzate entro i loro confini libertà, eguaglianza e democrazia; poi, se l’America è costretta ad intraprendere una guerra, deve combattere non solo per i suoi interessi ma pure per i suoi principi.

Cos’è il Nuovo Patto (Covenant) di cui lei parla nel suo libro?

Molte volte nella sua storia l’America ha conosciuto un “risveglio religioso”: il paese guarda attorno a sé, si vergogna e fa voto di migliorare. Oggi abbiamo disperatamente bisogno di un simile risveglio.
Le nostre scuole pubbliche non danno nulla di spirituale; ai nostri figli viene insegnato che soltanto spettacolari “carriere” (specialmente per le ragazze!) sono obiettivi legittimi. L’America è diventata una parodia di se stessa.
L’America è sempre stata descritta come una nazione mercenaria, ossessionata dal denaro, il che è completamente falso; tradizionalmente gli Americani sono stati ben più religiosi, molto più interessati alle cose spirituali di quanto, per esempio, lo fossero la maggior parte degli europei occidentali. Ma oggi le università e gli intellettuali americani sono determinati ad eliminare tutto ciò che è spirituale (a meno che sia pagano, come la venerazione della terra da parte degli ambientalisti) e ad insistere sul fatto che una carriera in cui si guadagnino molti soldi sia l’obiettivo ideale di ogni ragazzo.     

di
 David Gelernter

Intervista al Prof. David Gelernter sul suo libro “Americanism. The Fourth Great Western Religion”, Random House, New York, 2007

L'intervista, condotta da Davide Bianchi, è stata pubblicata il 14 agosto 2007 su L'Occidentale


Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.