ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 22 febbraio 2020

In multis tribulationibus

Malachìa: strane Coincidenze! Papi e date a 2, a 2


Il tempo che stiamo vivendo e che scorre ormai come un fiume in piena sotto lo sguardo semi-addormentato dell'umanità, in maggioranza non consapevole di quanto la sua storia così come la conosciamo volga al termine, è sempre più connesso alle radici cristiane ramificatesi ovunque dopo l'avvento di Cristo. (Cfr. QUI e QUI).

È stato soprattutto il monachesimo a diffondere in tutta Europa non soltanto la spiritualità  più  eccelsa,  ma  anche la cultura  raffinata di  arti e mestieri  che  hanno dato una spinta evolutiva determinante al progresso umano, ma soprattutto al suo pensiero che da allora ha cominciato ad elevarsi verso il Cielo.

I segni rivelatori della parabola temporale oggi in declino ci sono tutti, basta saperli vedere e, ovviamente, interpretare. Ne sono un esempio due crolli emblematici avutisi, l'uno con il disastroso sisma a Norcia, che ha sbriciolato la Basilica di San Benedetto, patrono dell'identità cristiana europea (ved. QUI), lasciandone in piedi solo la facciata, e l'altro con l'incendio, riguardante la guglia della Cattedrale di Notre Dame di Parigi.

L'uno, avvenuto il 30 ottobre 2016, proprio in concomitanza, guarda "caso", con il viaggio di Bergoglio a Lund per festeggiare i 500 anni di Lutero (emblematicamente durante la festa di Halloween), tradendo così vergognosamente la Chiesa fondata da Nostro Signore (ved. QUIQUI e QUI) che, malgrado tutto, rimarrà ben salda nei suoi cardini spirituali, come rivela il suddetto frontespizio rimasto ornato da un rosone e dalle figure dei quattro evangelisti. (Cfr. QUIQUI e QUI).

L'altro, del 15 aprile 2019, procurato dal fuoco indicante, con la sua "flèche" distrutta, la caduta ultima inequivocabile della cattolicità universale, come ho descritto nei dettagli QUI.

Ebbene, c'è un intrigante filo conduttore che unisce i monaci benedettini a tre dipinti eccellenti insieme alle profezie sui papi di Malachìa con Joseph Ratzinger e con l'«Usurpatore» argentino del seggio di Pietro. 

Strana commistione? La chiarisco, collegandomi all'inciso fatto QUI da fra' Bugnolo (al primo capoverso dopo la foto dei due "papi", uno in esercizio e l'altro ancora cardinale), dove Ratzinger, a detta del vaticanista Aldo Maria Valli, come da link aggiunto, avrebbe asserito che "tutto può essere" riguardo alle premonizioni del veggente irlandese e alla sua attribuzione di "Gloria Olivae" a lui stesso.




Nel 1595, Arnold de Wyon, un monaco benedettino proveniente dalle Fiandre, pubblicò un'opera in più volumi dal titolo "Lignum vitae, ornamentum et decus Ecclesiae" che riportava sul tomo 1, per la prima volta, uno scritto sconosciuto del XII secolo attribuito ad un arcivescovo irlandese di nome Malachìa della diocesi di Armagh, vissuto tra il 1095 e il 1148, e proclamato santo da Clemente III nel 1190.

Il testo profetico in questione presentava un elenco di 111 motti in latino (ved. QUI) che indicavano in modo criptico tutti i papi che si sarebbero succeduti nei secoli fino ai giorni nostri a partire da Celestino II ‒ "Ex castro Tiberis" = "Dal castello sul Tevere" ‒ che era nato infatti a Città di Castello, per arrivare a Benedetto XVI – "Gloria Olivae" = "Gloria dell'Olivo" ‒ un chiaro riferimento a San Benedetto da Norcia, fondatore dell'Ordine degli Olivetani.

Inoltre, papa Ratzinger nacque il giorno del sabato santo, con evidente riferimento all'olivo pasquale.

Ma la lista dei pontefici del Santo Malachìa non si conclude così, perché viene menzionato un certo "Pietro Romano" NON papa, che concluderà la sequenza in un tempo molto drammatico per Roma:  il suo motto è ‒ "In persecutione extrema Sanctae Romanae Ecclesiae sedebit." = "Siederà nella persecuzione estrema della Santa Romana Chiesa." ‒ (ossia un personaggio assiso sul soglio petrino di cui Malachìa non precisa subito l'appellativo come per gli altri, ma inspiegabilmente poi, andando a capo).

Questo, perché c'è uno strano punto di interpunzione dopo il verbo "sedebit", e soltanto dopo si trova il soggetto con cui inizia la frase finale:

«Petrus Romanus, qui pascet oves in multis tribulationibus; quibus transactis, civitas septicollis diruetur, et Judex tremendus iudicabit populum suum. Finis.» = «Pietro Romano, che pascerà il gregge fra molte tribolazioni; passate queste, la città dai sette colli sarà distrutta e il tremendo Giudice giudicherà il suo popolo. Fine.»




Per questo motivo, il nome di "Pietro Romano" potrebbe indicare solo il "Vescovo di Roma", come ama definirsi Bergoglio sin dal 13 marzo 2013, e come in effetti è; ved. QUI. Anticamente, infatti, era bene specificare il "Pietro di Roma" per distinguerlo da eventuali antipapi scismatici in altre parti d'Europa.

Tornando dunque al tema centrale di questo mio scritto e all'attinenza di diversi aspetti sulla profezia dei papi resa nota dal monaco Wyon, sono emerse altre tessere sorprendenti che sembrano confermare ancor più come Benedetto XVI (Gloria Olivae) corrisponda all'ultimo papa e Jorge Mario Bergoglio a Petrus Romanus, e ciò è avvenuto per mano di Alfredo Barbagallo appassionato studioso che, nel suo voluminoso libro "I tesori di San Lorenzo", ha dedicato una parte delle ricerche sulle reliquie a Malachìa. (QUI il suo breve studio su questo tema in pdf).

Egli dice che nel riportare le visioni profetiche di questo Santo irlandese, il monaco Arnold de Wyon non si limitò unicamente a preservarne il testo, ma commissionò tre importanti raffigurazioni pittoriche sul tema della Gloria benedettina. (Ricordo, come già detto, che anche lui ne faceva parte).

Una di esse si trova tuttora nel convento riminese della Scolca e simboleggia il poderoso "Albero genealogico" dell'Ordine; poi chiese di eseguirne un'altra dal Vassilacchi (nel 1592) per la Basilica benedettina di San Pietro a Perugia, forse la più grande tela del mondo con i suoi 92 m² che, per una sua scioccante particolarità è divenuta famosissima, e infine, dice Antonio Socci nel suo articolo QUI:

«Wyon fece realizzare la stessa rappresentazione in Piemonte (oggi conservata ad Alessandria), all'abbazia benedettina ‒ ora non più esistente, di San Pietro in Bergoglio ‒ non distante da Bosco Marengo". Torna il riferimento a San Pietro in ambedue le chiese, ma soprattutto qui colpisce il nome "Bergoglio".»

Ecco le tele dedicate alla grande famiglia benedettina.


Albero genealogico benedettino

"L'Apoteosi dell'Ordine dei benedettini" dipinto nel 1592 da Antonio Vassilacchi detto l'Aliense.

La splendida Basilica benedettina di San Pietro a Perugia, sotto lo sguardo terrificante del Maligno...

Prosegue Barbagallo nella sua descrizione, menzionando un altro breve scritto "La mystérieuse prophétie des Papes" pubblicato da un professore gesuita, mons. René Thibaut che, sebbene con criterio essenzialmente matematico cita una data, quella del 2012, definendola ripetutamente come "sostanziale conclusione dell'intero ciclo profetico malachiano".

A Thibaut era ovviamente del tutto sconosciuta la previsione del calendario Maya del 21 dicembre 2012 che ha suscitato un così grande scalpore ma, nonostante questo, egli ha valutato che Benedetto XVI, proprio il 30 aprile di quell'anno, aveva confidato a Bertone di volersi dimettere. Cosa che poi si è concretizzata l'11 febbraio 2013.

Ma quale spinta ha condotto il gesuita Thibaut a riferirsi al fatidico 2012? Egli ha considerato, e a ragione, che l'interesse e la pubblicazione del testo sui papi da parte di Wyon (nel 1595) era intermedio all'intero ciclo profetico per come poi si sarebbe realizzato.

Infatti, questo monaco benedettino, che lo era diventato da più di vent'anni, nutriva una particolare devozione per il grande papa di allora, Pio V (1504 – 1572), il vincitore della battaglia di Lepanto e il promulgatore della Messa antica "Vetus Ordo" che, nel lungo elenco dei motti con l'epiteto "angelus nemorosus" = "angelo boscoso" e l'incredibile dicitura successiva "Michael vocatus, natus in oppido Boschi", si trova in posizione centrale.

Eh sì, perché la frase latina, che significa "nomato Michele, nato nella città di Bosco" concerne il nome e il luogo di nascita di Pio V, ossia Antonio Michele Ghislieri di Bosco Marengo, una volta semplicemente Bosco. Proprio il luogo nei cui pressi c'era l'abbazia benedettina di San Pietro in Bergoglio dove era esposta la famosa tela commissionata da Wyon.

Non solo, ma la data del decesso di questo papa eccezionale, il 1° maggio 1572, coincide in maniera perfetta con quella dell'intenzione dimissionaria confidata a Bertone da Benedetto XVI il 30 aprile 2012, esattamente 440 anni dopo.

«La circostanza, già singolare ed inquietante ‒ dice Barbagallo ‒ sembra acquisire valore decisivo se consideriamo come la stessa ordinazione ad Arcivescovo e Primate d'Irlanda di Malachìa abbia storicamente avuto luogo nel 1132, quindi, ancora 440 anni, prima della scomparsa di Pio V.»

In questo impressionante intreccio di "coincidenze", lo schema appare dunque così:




Dice ancora Barbagallo:

«Malachìa e Wyon sono due consacrati e due ecclesiastici. Per loro Roma significa il Papa e la Chiesa. Questo, e soltanto questo.

Attraverso lo strano messaggio della profezia avvertono ciò che più temono, la crisi definitiva della Chiesa romana, almeno per la sua funzione evangelizzatrice di massa. Crisi che misteriosamente sentono come reale in una data storica per loro futura ma per noi vera. [...]

Cosa induce il gesuita Thibaut, uomo di fede e di scienza, ad indicare nel 1951, proprio per il 2012, la data finale del ciclo profetico completo?

Cosa  induce  Papa Ratzinger  non solo al  gesto  delle  dimissioni – abbondantemente ed efficacemente motivate – ma anche alla prima confidenza interna (a Bertone appunto; ndr) esattamente in quella data prevista dai Maya?

Cosa induce Arnold de Wyon a far collocare il proprio quadro di "Lignum vitae" in un monastero la cui località accompagna il nome di Pietro con il cognome del presente "papa" Bergoglio?

Non possiamo saperlo. Ma possiamo – per chi permanesse scettico sino alla cecità – raccomandare almeno un esame obiettivo delle date e degli eventi. Chi poi pensi ancora, dopo tutto ciò, ad un insieme di casualità alzi pure la mano.»


San Malachìa di Armagh; ved. QUI

A  questo  aggiungo  che Malachìa  pare  abbia avuto la visione  della  sequenza papale a Roma, nell'anno 1140. "Avrebbe riportato per iscritto le visioni e consegnato il manoscritto a papa Innocenzo II, e il testo sarebbe stato poi 'dimenticato' per 450 anni" ‒ dice Aldo Maria Valli nel suo articolo QUI.

Ma per me quel documento dovrebbe essere stato rintracciato, logicamente, prima della pubblicazione effettuata da Wyon nel 1595. Se così fosse, ci avvicineremmo ancora ai 440 anni summenzionati che ritornerebbero alla ribalta.

Infatti, dal 1140 al 2020 corrono 880 anni, ed ecco un altro singolare periodo da dividersi in due: 1140+440 = 1580: il secolo non solo del ritrovamento delle profezie sui papi, ma anche del Concilio di Trento, della Controriforma e della lotta alle eresie di Calvino e Lutero che oggi Bergoglio, di nuovo dopo 440 anni e a 7 dal suo pseudo pontificato, è riuscito a vanificare quasi del tutto.

Manca soltanto l'invalidamento del Sacrificio dell'altare, la non Transustanziazione delle Specie nel Corpo e il Sangue di Cristo, probabilmente cambiandone in modo subdolo l'espressione verbale, per arrivare a capofitto in pieno "abominio della desolazione" come riportato dal profeta Daniele e da Giovanni nell'Apocalisse. Cfr. QUIQUI e QUI.

E poi,  abbiamo  mai  pensato che  proprio  i due papi precedenti  alla lista vaticinata dal Santo monaco irlandese con a capo Celestino II, sono stati eletti entrambi nel 1130 in quanto avversari fra loro? Erano Innocenzo II (vero pontefice) e Anacleto II (antipapa).

Così, ancora una volta, dopo circa 880 anni al 2013, data delle dimissioni e della elezione invalida di Bergoglio, il mondo cattolico si ritrova con due papi che, sebbene non in contrasto netto come quelli del XII secolo, sembra lo stiano diventando in base alle profonde divergenze di vedute emerse in questi ultimi tempi.

La storia si ripete! E, ahimè, speriamo che finisca presto lo sconfortante e tragico spettacolo di una Chiesa e di un pianeta in agonia che attendono con accresciuta ansia l'Intervento dell'Altissimo e il promesso Trionfo del Cuore Immacolato di Maria.

Sebirblu, 19 febbraio 2020


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