Non sappiamo più riconoscere gli indizi del Male. Cosa spinge Bergoglio a presentarsi all’altare impugnando una ferula che pare un "bastone satanico", a non piegar mai le ginocchia davanti a Gesù Eucaristico e sempre "ridendo"?
di Francesco Lamendola
Non sappiamo in quanti ne siano a conoscenza, ma uno dei papabili per il prossimo conclave che dovrà eleggere il successore di Bergoglio è l’arcivescovo di Manila, Luis Antonio Tagle, classe 1957 e quindi sessantatreenne: un’età relativamente giovane per salire al soglio di Pietro. La sua ascesa è divenuta irresistibile sotto l’attuale pontificato, ma a lanciarlo è stato Benedetto XVI: come nel caso di Enzo Bianchi, la straordinaria carriera di un uomo di secondo o terzo piano è stata promossa dal predecessore di Bergoglio e ciò mostra con l’evidenza dei fatti che esistono più somiglianze che differenze fra i due ultimi pontefici, anche se ora certi cattolici si aggrappano con la forza della disperazione alla tesi consolatoria che tutto andava bene fino al 2013 e che, se Ratzinger sedesse ancora in cattedra, certe cose che ora vediamo tutti i giorni, non sarebbero successe.
Tagle è stato nominato vescovo da Giovanni Paolo II nel 2001, arcivescovo da Benedetto XVI nel 2011 e poi cardinale, nel 2012, ancora da Benedetto. È vero, comunque, che i passi decisivi della sua carriera verso le alte vette li ha fatti per opera di Bergoglio, al cui conclave ha partecipato come cardinale elettore: presidente del Sinodo straordinario sulla famiglia nel 2014, della Caritas Internationalis nel 2015, gran cancelliere della Pontificia università urbaniana dal 2019, prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, sempre nel 2019. Bergoglio, durante il suo viaggio apostolico nelle Filippine, si è intrattenuto con lui abbandonandosi a gesti d’imbarazzante complicità e si è perfino fatto insegnare da lui a far le corna con tre dita, in codice massonico, entrambi ridendo sguaiatamente, davanti alla folla estasiata dei fedeli, come se fossero sul palcoscenico d’un teatrino di avanspettacolo di quart’ordine e non già presso l’altare di una chiesa cattolica. Sempre in chiesa il cardinale Tagle è solito intrattenere i fedeli con ogni sorta di piacevolezze e buffonate. Non disdegna di farsi fotografare, con un sorriso a trentadue denti, al fianco di transessuali oscenamente agghindati e con delle maschere da maiale sul viso: anche questo, per lui, far parte dell’evangelizzazione dei popoli. Nonostante abbia l’aria e i comportamenti tipici di un guitto assai scadente, è un uomo molto potente: sollevato dalla cura d’anime della sede episcopale di Manila, di cui è divenuto vescovo emerito, per potersi dedicare interamente alla Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, e avendo visto, specialmente con il Sinodo per l’Amazzonia, cosa intendano gli uomini di Bergoglio per “evangelizzazione dei popoli”, sono in molti a pronosticargli il raggiungimento di traguardi ancor più prestigiosi e forse l’elezione a papa nel prossimo conclave. A Tagle risale inoltre la diretta responsabilità per i gravissimi abusi liturgici immortalati dalla stampa allorché, nel gennaio 2015, Bergoglio gli ha fatto visita nella capitale filippina e i due si sono vantati di aver celebrato la più grande Messa della storia di tutti i tempi, addirittura con la partecipazione di sette milioni di fedeli. Si sono visti sacerdoti e laici, anche donne, distribuire le ostie per strada come fossero biscotti o caramelle; persone che le prendevano, se le mettevano in tasca o le portavano in giro senza neanche metterle in bocca, per destinarle chissà dove e a quali scopi; gente che si accalcava scompostamene, vociando e cantando, come se si fosse trattato di un evento da stadio o da discoteca, che nulla aveva di sacro e tanto meno di devotamente rispettoso nei confronti del Signore Gesù Cristo.
L’arcivescovo di Manila, Luis Antonio Tagle con Bergoglio
Lo stile pastorale del cardinale Tagle, se così vogliamo chiamarlo, è assolutamente inconfondibile. In rete è visibile un video (https://gloria.tv/post/uTF6vC6PGyxx2uVJbvRqMosqJ) che lo mostra mentre balla, canta e ride davanti all’altare, durante la santa Messa, agitando un ritratto incorniciato in una stella a cinque punte, accanto a un Crocifisso, come in una oscena, blasfema parodia del Sacrificio Eucaristico. Ma la cosa più inquietante, quasi agghiacciante, è la risata del cardinale, che risuona a lungo nel presbiterio, a scoppi intermittenti e ravvicinati, ed è fedelmente registrata nel video. Vi è un timbro, nella sua sonorità, che lascia veramente senza fiato: non è una risata normale, per quanto sguaiata e degna di un’osteria più che di una chiesa; è quanto mai tesa, lacerante, ostentata, aggressiva, come se venisse dal profondo dell’inferno. Si direbbe che non nasca affatto dall’emozione autentica di qualcuno che si stia realmente divertendo, per quanto in maniera assolutamente inopportuna e inappropriata, ma che il suo scopo sia quello di provocare il massimo dello sconcerto, della confusione, del turbamento e del dolore in quanti la odono, in quel luogo e in quella circostanza. E quel che abbiamo osservato per le strane ‘messe’ del cardinale Taglie, vale anche per la strana liturgia di molti altri pezzi grossi della contro-chiesa. Cosa spinge Bergoglio a presentarsi all’altare impugnando una ferula che pare un bastone satanico? A non piegar mai le ginocchia davanti a Gesù Eucaristico? A sottrarre l’anello al bacio dei fedeli, con la sveltezza di un prestigiatore, lasciandoli mortificati e increduli? E soprattutto cosa lo spinge a far tali cose ridendo? E cosa spinge il vescovo di Innsbruck, Glettler, a esporre nella sua chiesa una rana crocifissa, sostenendo tranquillamente che è una bellissima iniziativa artistica e devozionale, e ad ammirarla con un sorriso compiaciuto? E cosa spinge il parroco dell’antica pieve di San Martino ad Azzano, in provincia di Siena, ad esporre nel sacro edificio, dove si prega e si celebra la santa Messa, una scultura raffigurante due uomini che si baciano sulla bocca? E quale forza induce il cardinale di Vienna, Schönborn, a mettere a disposizione la cattedrale di Santo Stefano affinché vi si tengano dei concerti di propaganda LGBT? E l’allora vescovo di Terni, Paglia, a far affrescare la controfacciata del suo duomo con una blasfema ‘redenzione’ che è un inno al peccato contro natura, e a farsi rappresentare sorridente, per buona misura, in mezzo alle anime impenitenti dei peccatori che un Cristo blasfemo porta in cielo? E soprattutto, cosa fa sì che i fedeli non si rendano contro, se non pochissimi di loro, del carattere satanico di tali iniziative e di tali comportamenti da parte di quelli che, in teoria, sono i pastori del gregge di Cristo? Quale forza oscura chiude loro gli occhi e gli orecchi, li rende ciechi e sordi davanti alla terribile evidenza che il Male è entrato trionfalmente nel Santuario del Signore, in cerca di anime da divorare?
L’ammonimento di san Pietro a essere temperanti, pregare e vigilare, perché il Diavolo si aggira come un leone ruggente cercando chi divorare (1 Pt. 5,8) è stato del tutto disatteso!
Molti credono, erroneamente, che la possessione demoniaca debba manifestarsi sempre in maniera spettacolare e clamorosa, come si vede nei film hollywoodiani. Ma il Diavolo è molto più furbo di quel che essi credano e, fin quando gli è possibile, preferisce tenere le sue carte coperte; preferisce far sì che i segni della sua presenza tenebrosa passino inosservati, o colpiscano solo poche anime, più sensibili e soprattutto più vigili in senso cristiano. Ne avevamo già parlato in alcuni precedenti articoli (cfr. spec. Alla società secolarizzata sfuggono gli indizi della presenza diabolica, pubblicato sul sito di Arianna Editrice il 28/12/2007 e poi su quello dell’Accademia Nuova Italia il 04/02/18; e La parapsicologia può diventare il varco inconsapevole della possessione diabolica?, il 25/05/12 e il 26/01/18 rispettivamente). Scriveva l’ex gesuita Malachi Martin, già segretario del cardinale ultraprogressista Augustin Bea all’epoca del Concilio Vaticano II (e poi uscito dall’Ordine di Sant’Ignazio proprio per aver compreso la deriva modernista dei gesuiti e in genere della Chiesa cattolica), esperto di demonologia e di molti segreti vaticani, nel suo libro In mano a Satana. Cinque vite possedute dal demonio, nel quale riferisce con dovizia di particolari cinque casi realmente avvenuti di possessione diabolica (titolo originale: Hostage to the Devil. The Possession and Exorcism of Five Living Americans, New York, Reader’s Digest, 1976, poi San Francisco, Harper, 1992; trad. dall’inglese di Giorgio Cuzzelli, Milano, Sperling & Kupfer, 1978, pp. 503-505):
L’effetto più certo prodotto dalla possessione demoniaca su di un individuo, l’effetto più chiaramente evidente e impressionante, comune a tutte le persone possedute, osservato sia nel corso di un esorcismo oppure durante la vita quotidiana, è la perdita delle qualità umane, dello SPIRITO UMANO registrata nella vittima. Strano a dirsi, la difficoltà riscontrata oggi quando si tratta di parlare della possessione demoniaca e di descrivere lo sviluppo e gli effetti prodotti sui posseduti non deriva dai fenomeni sinistri, bizzarri o “inconcepibili” che possono accompagnarsi alla ossessione. Le difficoltà sono invece dovute ai “creatori” dell’opinione pubblica dei nostri giorni i quali insistono a sostenere che il concetto religioso del bene e del male sia superato, che la personalità di qualsiasi uomo, donna o bambino rappresenti solo una media di singole caratteristiche e attributi i quali vengono a galla attraverso il punteggio dei ‘test’ psicologici, che i modelli più veri e puri del nostro comportamento siamo un’eredità di ‘animali inferiori’ e dell’’uomo normale’, un’invenzione mitica che non è mai esistita e che non possiamo immaginare. Alcuni fattori addizionali moltiplicano le difficoltà. Si continua a insistere che la religione e qualsiasi forma di culto e tutti gli ideali basati palesemente sulla morale cristiana dovrebbero essere esclusi dalle istituzioni sostenute dal denaro pubblico, e che un atteggiamento simile sia ‘obiettivo’ e ‘democratico’. Nei divertimenti somministrati oggi alle masse, spettacoli cinematografici e televisivi, letteratura, rappresentazioni teatrali, non esistono protagonisti eroici e neppure il concetto del giusto e del non giusto, del bene e del male. La vita umana ci viene mostrata sotto forma di alterne vicende caratterizzate o dalla più nera disperazione oppure da una disperata lotta contro forze banali nella quale gli unici alleati sui quali possiamo contare siamo noi e le nostre risorse personali. Nonostante ciò, tuttavia, il punto di vista cristiano continua a essere quello della maggioranza. Esso continua a garantirci che ognuno di noi è una persona integra, non un fascio di reazioni separate da studiarsi per campionari e spinto agli estremi limiti della sopportazione in un mondo a rovescio. Il criterio fondamentale con il quale il cristianesimo prende in considerazione l’uomo e la donna consiste nell’affermazione che il nostro spirito di umanità, la nostra essenza e il nostro valore sia come individui separati sia come gente nel suo insieme, è custodito e protetto dallo spirito di Gesù. È infatti con lo scopo di riaffermare questo spirito di umanità e la sua integrità che l’esorcista non esita a presentarsi nel nome di Gesù e con i poteri da esso conferiti tiglio. Nella difesa dello spirito umano di una persona, l’esorcista si offre come ostaggio così come Gesù si è presentato come ostaggio per ognuno di noi. Potrà vincere questa battaglia solo in virtù della fede in Gesù che lo anima e della propria volontà irremovibile connessa alla redenzione assicurata da Gesù. Il buonsenso e l’opinione comunemente diffusa distinguono sempre tra l’ESSRE UMANO e lo SPIRITO DI UMANITÀ. (…) Come appare evidente da alcuni episodi riportati in questo libro e da molti altri generalmente noti, le perone possedute possono comportarsi e si comportano, almeno per un certo periodo, come esseri umani in maniera ragionevolmente accettabile sia al lavoro sia nei rapporti sociali in genere. In effetti, più perfetta è la possessione e meno probabile è che il posseduto soffra di disturbi nell’esplicazione delle sue funzioni a livello umano. (…) Tuttavia distinguiamo sempre tra la condizione di essere umano e ciò che in mancanza di un termine più preciso chiamiamo “spirito umano”. Nello spirito umano, comprendiamo delle qualità immanenti e strettamente connesse in maniera apprezzabile con il modo di vivere e agire palese. Queste qualità, prese nel loro insieme, conferiscono un’aura comunemente riconosciuta, una dignità, una configurazione di attrattività e di valore alla persona nel suo insieme. La qualità chiamata spirito di umanità può svilupparsi fino a raggiungere limiti impressionanti in alcuni di noi. Quando ciò accade, questa qualità sembra conferire un brillante alone tonale alle nostre comunicazioni con chi ci circonda, mentre gli altri hanno l’impressione di scorgere in una persona del genere un temperamento che risponde con impeto a valori fragili, ma intimamente preziosi. (…)
Per il cristianesimo, la fonte dello spirito di umanità insito in tutti gli individui, passati, preseti e futuri, è Gesù di Nazareth. Tutte le forme di possessione demoniaca, a cominciare da quella parziale fino a quella perfetta, vengono chiaramente e interpretate come un attacco sferrato simultaneamente contro la fonte dello spirito di umanità, Gesù, e contro lo spirito di umanità del singolo uomo o donna. Il processo della possessione in qualsiasi individuo consiste in un’erosione dello spirito di umanità conferito da Gesù.
Cosa spinge Bergoglio a presentarsi all’altare impugnando una ferula che pare un bastone satanico? A non piegar mai le ginocchia davanti a Gesù Eucaristico? Sanno oggi i cattolici riconoscere gli indizi del Male?
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