(s.m.) Ricevo e pubblico. L’autrice della lettera, docente di storia contemporanea all’università “La Sapienza” di Roma, ha diretto per sette anni “Donne Chiesa Mondo”, il supplemento mensile de “L’Osservatore Romano”, dalla sua fondazione nel 2012 al marzo del 2019, quando si dimise assieme all’intero comitato di redazione.
Le ragioni delle dimissioni sua e delle colleghe le scrisse nella lettera che inviò a papa Francesco il 21 marzo di un anno fa, integralmente riprodotta da Settimo Cielo. In essa denunciò il pesante “controllo maschile” che in Vaticano era intervenuto a imbavagliare la rivista.
In un libro da poco uscito in Francia – dove nel 2017 le è stata conferita la Légion d’honneur – Lucetta Scaraffia ha ricostruito passo dopo passo quei sette anni a “Donne Chiesa Mondo”, con la battaglia per la liberazione di tante donne, molto spesso religiose, dalla condizione servile a cui il prepotere maschile le sottomette nella Chiesa, nei modi più vari, fino ad abusarne sessualmente:
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Caro Magister,
anche se la crisi in cui versa la Chiesa era evidente già da tempo, la pandemia che stiamo vivendo ha messo in luce l’incapacità da parte delle gerarchie istituzionali a pronunciare parole forti di aiuto e di speranza. Sono solo i preti di base, e soprattutto quelli anziani, insieme ai cristiani laici, a dare nei fatti e nelle parole la prova che i cristiani ci sono, e riescono a fare e a dire qualcosa di importante in un momento in cui – come non mai negli ultimi decenni – stiamo vivendo anche una grave crisi spirituale che coinvolge il nostro modo di vita.
Anche io, come Roberto Pertici, penso che dobbiamo capire: 1) come la Chiesa sia giunta alla situazione descritta; 2) se e come sia possibile invertire la rotta. Però la mia analisi non si limita ai piani alti, ai dibattiti teologici e culturali, ma scende a cercare le cause nelle circostanze storiche che stiamo vivendo.
Penso che la crisi degli abusi stia lavorando la Chiesa dalle fondamenta, in modo implacabile, anche se la gerarchia cattolica cerca ancora di far finta di niente, di cavarsela con grandi affermazioni e pochi fatti. Quello che è inaccettabile non è tanto il delitto in sé – sappiamo tutti che abusi sui minori e sulle donne sono praticati con la stessa frequenza nel mondo laico – ma le modalità con le quali questo è stato nascosto, coperto, negato proprio da coloro che dovevano essere i difensori dei deboli, degli oppressi e che invece hanno scelto sempre di stare dalla parte dei colpevoli, dei forti.
Non sono stati solo silenzi, negazioni dell’evidenza, ma anche attivi interventi per corrompere le vittime perché tacessero, manipolazioni e persecuzioni di chi le voleva aiutare. Se uno segue questi casi – che per l’Italia sono riportati in gran numero dal sito “L’abuso”, quasi mai ripreso dai giornali – si ha l’impressione di trovarsi di fronte a un’associazione a delinquere piuttosto che a una istituzione religiosa.
Per quanto riguarda le donne, molto spesso religiose, la situazione è ancora peggiore: viene calpestata la loro vocazione religiosa – che ha lo stesso valore di quella maschile – e spesso si aggiunge all’abuso sessuale l’aborto obbligato, pagato dal vescovo. Lo stesso ecclesiastico che nelle omelie tuona contro le donne che abortiscono.
Non si tratta di poche mele marce, ma di un sistema capillarmente diffuso, che avvelena tutto creando reti di complicità e di ricatto. Le donne che hanno scelto la vita religiosa non lo meritano, non lo meritano i tanti bravi sacerdoti che continuano con coraggio la loro missione, ma la loro condotta esemplare non basta più a tenere in piedi un’istituzione che vede cadere in profonda crisi lo stesso ruolo sacerdotale.
Penso quindi che in questo momento storico sia compito dei laici, e soprattutto delle donne, forti della preferenza loro accordata da Gesù che i vangeli testimoniano, combattere per la ricostruzione della nostra amata Chiesa, portando alla luce la verità. Sulla menzogna non si costruisce mai niente di buono, non si riesce neppure più ad attingere al tesoro della tradizione, come vediamo in questi giorni.
La lotta contro gli abusi è portata avanti con più chiarezza e determinazione dalle donne, che spesso dicono la verità con coraggio senza perdere di vista l’amore per la Chiesa. Vorrei solo citare in proposito Marie Collins, la vittima irlandese che papa Francesco aveva chiamato a far parte della commissione sugli abusi e che – unica – ha avuto il coraggio di dare le dimissioni quando ha visto che non si avanzava seriamente nella direzione giusta, denunciandolo pubblicamente.
Non ci sono solo dispute teoriche sul diaconato femminile, sui divorziati risposati che lacerano la Chiesa, è la realtà di una corruzione che non viene contrastata a corroderla dall’interno.
Dai sepolcri imbiancati non nasce niente di buono, ma solo altre tossine che avvelenano tutto.
Le donne sono la metà del genere umano, non una minoranza oppressa: se una istituzione come la Chiesa permette che al suo interno così numerose vengano abusate, disprezzate, ingiustamente perseguitate, non ne può venire niente di buono per nessuno.
Lucetta Scaraffia
Settimo Cielo
di Sandro Magister 26 mar
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