ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 5 marzo 2020

La muraglia di silenzio

Re contro Zen. Li divide una muraglia cinese


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[Da “Asia News” del 3 marzo 2020]
Sull’accordo sino-vaticano è urgente il dialogo fra i due cardinali
di Bernardo Cervellera
Scrivo queste parole con dolore nel vedere due cardinali che ho l’onore di conoscere, due testimoni della fede e collaboratori del pontefice nella missione della Chiesa, dover dibattere in pubblico senza forse aver parlato direttamente fra loro (v. le lettere del cardinale Giovanni Battista Re e del cardinale Giuseppe Zen Zekiun). Mi dà l’impressione che in Vaticano, come nel mondo, si preferisca affermare la propria verità o meglio il proprio punto di vista, senza cercare l’ascolto dell’altro, facendo la fatica di giungere a una sintesi.

Il card. Zen mi ha detto che nelle sue venute a Roma si è trovato spesso davanti a un muro di silenzio.
Proprio durante il pontificato di Francesco, il quale sottolinea molte volte che “il tutto è superiore alla parte” (“Evangelii gaudium”, nn. 234-237), accade che nella Chiesa si siano costituiti due fronti contrapposti e impermeabili: tradizionali e liberali; pro-Cina e anti-Cina; pro-Accordo e anti-Accordo… Tutto poi viene assimilato a due partiti fondamentali: pro-Bergoglio e anti-Bergoglio, per cui una minima perplessità su un fatto o sulla vita della Chiesa viene subito ingabbiata a priori: è pro o contro Bergoglio?
Anche la lettera del card. Re rischia questo schema quando afferma che le “affermazioni molto pesanti” del card. Zen “contestano la stessa guida pastorale del Santo Padre”. Eppure, anche il card. Re riconosce che in Cina “sul piano dottrinale” e “su quello pratico… permangono tensioni e situazioni dolorose”, che il vescovo emerito di Hong Kong mette in luce.
Il punto mi sembra che occorra far dialogare e trovare una sintesi fra la posizione del card. Re, secondo cui l’Accordo sino-vaticano è positivo e “al momento attuale, è parso l 'unico possibile”, e quella del card. Zen, che è vicino “a tutti i fratelli desolati” che subiscono ogni giorno pressioni, violazioni, cacciate, soffocamenti e distruzioni. Essi comprendono i fedeli delle comunità non ufficiali, ma anche molti sacerdoti e vescovi della Chiesa ufficiale che non vedono alcun miglioramento di libertà religiosa dopo l’Accordo.
È tempo che i due partiti pro-Accordo e contro l’Accordo si parlino e trovino una posizione comune, anche in vista della scadenza del 21 settembre 2020, quando tale accordo scadrà. Se occorre rinnovarlo, bisogna che sia fortemente migliorato, correggendo alcune sfasature presenti in quello già firmato nel 2018.
1. Come ho già detto altre volte, l’Accordo – che prevede “l’ultima parola” del papa sulle nomine dei nuovi vescovi – ha un aspetto positivo perché aggancia in qualche modo le nomine dei prelati cinesi al pontefice. E questo è un dato nuovo che non appariva dai tempi di Mao. Ma rimane il dubbio che questo aggancio sia solo una “benedizione” dall’esterno perché non è chiaro se il papa ha diritto di veto e se tale diritto è permanente o temporaneo.
Vale la pena spiegare anche come mai dopo l’Accordo non vi è stata alcuna ordinazione episcopale in Cina. Le due ordinazioni che sono avvenute nel 2019 erano in realtà già state decise molto tempo prima e non possiamo mentire – come ha fatto la stampa cosiddetta “pro-Bergoglio” - dicendo che esse “sono frutto dell’accordo”. Da questo punto di vista, bisogna dire che l’Accordo, anche se ha un aspetto positivo, non è mai stato messo in pratica.
2. Lo sdoganamento per l’appartenenza a una “Chiesa indipendente”, come suggerito dagli “Orientamenti pastorali” ha bisogno di puntualizzazioni. Se infatti per il Vaticano è chiaro che si parla solo di “indipendenza” di tipo politico, l’ambiguità sta nel Partito che continua a esigere indipendenza “tout court”, senza distinzioni. Tant’è vero che nell’adesione alla “Chiesa indipendente” si esige che vescovi e preti non devono “contattare le potenze straniere, non accogliere gli stranieri, non accettare nessun delega dalle comunità o istituzioni religiose straniere”. In più, nel “pacchetto” della “Chiesa indipendente” è compreso il negare “la formazione religiosa ai minorenni” e non compiere alcuna azione religiosa al di fuori dei confini del luogo registrato (niente estreme unzioni negli ospedali, né preghiere o benedizioni in casa…). Che vescovi e sacerdoti accettino queste cose con ovvietà è preoccupante.
3. E’ evidente che la situazione della Chiesa in Cina dopo l’Accordo è peggiorata: chiese chiuse o distrutte; croci divelte dai campanili o dalle mura delle chiese; cupole rase al suolo; antiche statue di santuari sequestrate; segni religiosi in casa o all’esterno cancellati; sacerdoti cacciati via dal loro ministero. È possibile che la Chiesa cattolica e il Vaticano rimangano in silenzio mentre tanti fratelli e sorelle subiscono tali violenze? La denuncia è spesso l’unico modo per salvare questi nostri fratelli e sorelle.
Una volta ho chiesto a un membro del Partito comunista cinese come mai impiegavano tante risorse per controllare uno sparuto gruppo di cattolici in Cina (meno dell’1% della popolazione). Mi ha risposto: “Abbiamo paura della vostra unità”. Nella misura in cui taciamo, ci dividiamo e ci opponiamo, facciamo il gioco del “divide et impera” del Partito.
Settimo Cielo
di Sandro Magister 03 mar

Il cardinale Zen a Re e a Parolin: dove avrei sbagliato? Infatti non rispondono!

Nel 2018 uscivamo con questo editoriale sulla vicenda: Senza dubbio che sia Giovanni Paolo II quanto Benedetto XVI abbiano avviato, sollecitato e continuato iniziative atte ad aprire, alla Chiesa in Cina, ogni porta per tentare una riconciliazione, Benedetto XVI ha provato una riconciliazione riconoscendogli anche dei Vescovi illeciti, ma mai contro la dottrina cattolica, lo ripete ben cinque volte Benedetto XVI nella Lettera citata: “INCOMPATIBILE CON LA DOTTRINA CATTOLICA, mai i compromessi che riguardassero la piena autonomia episcopale della Chiesa, con tutto ciò che ne consegue.
Ma si sa (o dovreste imparare a conoscere), cari lettori e cara eminenza, che per i Gesuiti la Cina è “affare proprio” rivendicandone la prima evangelizzazione e l’opera del gesuita Matteo Ricci…. su questa “padronanza” fa leva infatti la Civiltà Cattolica. Bergoglio non è affatto estraneo ai fatti, egli stesso esprime in molti suoi racconti autobiografici, il desiderio di esser voluto diventare missionario e di andare anche in Cina sulle orme del Ricci… ma il suo pensiero è modernista… è filo-marxista, egli vuole assoggettare la Chiesa in Cina a quella porzione di chiesa creata ad arte dal partito, come del resto fecero già i Gesuiti in alcune parti del sud America attraverso la Teologia della liberazione prima, e la teologia del popolo dopo, si legga qui la profezia del beato Rosmini sulle CINQUE PIAGHE DELLA CHIESA Questo vuole instaurare Bergoglio nella Chiesa sparsa nel mondo: LA TEOLOGIA DEL POPOLO, è e sarà “il popolo” a fare “la chiesa”, e non certo un popolo fedele al Vangelo, piuttosto un popolo legato ALLA TERRA, ai propri sogni e desideri, indipendentemente da ogni dottrina.
Fin qui quanto si raccontava già nel 2018 e le cose sono peggiorate… come la NuovaBussola ha qui descritto e riportato… Il recente scambio di Lettere tra questi cardinali, ci fa comprendere non soltanto la verifica di profezie approvate dalla Chiesa, per esempio quella di Akita in Giappone del 1973… quando suor Agnese ricevette dalla Madonna il primo messaggio nel quale le viene chiesto di pregare per il Papa, i vescovi e i sacerdoti e in riparazione ai mali degli uomini. Come tremendo fu il terzo messaggio in una data significativa, il 13 ottobre.. quando disse:
  • Come ti ho detto, se gli uomini non si pentiranno e non miglioreranno se stessi, il Padre infliggerà un terribile castigo su tutta l’umanità. Sarà un castigo più grande del Diluvio, tale come non se ne è mai visto prima. Il fuoco cadrà dal cielo e spazzerà via una grande parte dell’umanità, i buoni come i cattivi, senza risparmiare né preti né fedeli. I sopravvissuti si troveranno così afflitti che invidieranno i morti. Le sole armi che vi resteranno sono il Rosario e il Segno lasciato da Mio Figlio. Recitate ogni giorno le preghiere del Rosario. Con il Rosario pregate per il Papa, i vescovi e i preti.
  • L’opera del diavolo si insinuerà anche nella Chiesa in una maniera tale che si vedranno cardinali opporsi ad altri cardinali, vescovi contro vescovi. I sacerdoti che mi venerano saranno disprezzati e ostacolati dai loro confratelli…chiese ed altari saccheggiati; la Chiesa sarà piena di coloro che accettano compromessi e il Demonio spingerà molti sacerdoti e anime consacrate a lasciare il servizio del Signore. Il demonio sarà implacabile specialmente contro le anime consacrate a Dio. Il pensiero della perdita di tante anime è la causa della mia tristezza. Se i peccati aumenteranno in numero e gravità, non ci sarà perdono per loro…”
Si voglia credere o meno a certe profezie, sfidiamo chiunque a non vedere la loro realizzazione, mancante solo il grave castigo che dovrà purificare la Chiesa e il mondo… Tornando, dunque, ai fatti descritti dal cardinale Zen è fuori dubbio come in questo “cardinali contro cardinali; vescovi contro vescovi” ha come fulcro il TRADIMENTO… il tradimento alla dottrina sociale della Chiesa.. così come certe “parolinate” di cui parlammo in tempi non sospetti dai nostri editoriali, vedi qui.
E’ certa – per tanto – la nostra incondizionata solidarietà e partecipazione al cardinale Zen e a tutta la Chiesa Cattolica  – vera – in Cina… “senza compromessi e senza condizionamenti” come hanno voluto dire sia Giovanni Paolo II quanto Benedetto XVI e da quest’altri cardinali oggi falsificati….

Pubblichiamo la lettera di risposta del cardinale Joseph Zen, vescovo emerito di Hong Kong, alla lettera che il cardinale Giovanni Battista Re, Decano del sacro Collegio, ha inviato il 26 febbraio a tutti i cardinali a sostegno dell’Accordo tra Cina e Santa Sede sulla nomina dei vescovi con una forte critica al cardinale Zen che a questo accordo si oppone. La lettera è stata pubblicata in italiano dallo stesso cardinale Zen sul proprio blog
A S.E. Rev. ma Sig Card. G.B. Re
Decano del Collegio Cardinalizio
Sig. Cardinale,
Mi sia permesso di usare il mezzo di una lettera aperta per una comunicazione più tempestiva.
Per via indiretta ho preso visione della sua lettera del 26 Febbraio la quale (Prot. N. 1/2020) ha anche l’onore di aver così inaugurato il suo alto ufficio di Decano del Collegio Cardinalizio.
Ammiro il suo coraggio nell’avventurarsi in questioni che Ella pure riconosce essere “complesse”, mettendo a rischio il prestigio del suo appena inaugurato onorevole ufficio. Ma si sa che oggi c’è un vicepapa che riesce a mettere coraggio a tutti i servitori nella Santa Sede.
Veniamo alla lettera.
1. Per chiarire la visione di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI riguardo al comunismo mi basta ora rimandarLa a pag. 161-162 del libro “Ultime conversazioni” (Papa Benedetto mi fece avere una copia con la dedica “in comunione di preghiera e di pensiero”).
La domanda del giornalista Peter Seewald:
“Ha condiviso e sostenuto attivamente la Ostpolitik del papa (Giov. Paolo II)?”
Benedetto rispose: “Ne parlavamo. Era chiaro che la politica di Casaroli, per quanto attuata con le migliori intenzioni, era fallita.
La nuova linea perseguita da Giov. Paolo II era frutto della sua esperienza personale, del contatto con quei poteri.
Naturalmente allora non si poteva sperare che quel regime crollasse presto, ma era evidente che, invece di essere concilianti e accettare compromessi, bisognava opporsi con forza.
Questa era la visione di fondo di Giov. Paolo II, che io condividevo.”
2. Per provare che l’accordo firmato era già stato approvato da Benedetto XVI basta mostrarmi il testo firmato, che fino ad oggi non mi è stato concesso di vedere, e l’evidenza dell’archivio, che Ella ha potuto verificare. Rimarrebbe solo ancora da spiegare perché allora non è stato firmato.
3. Il cambiamento “epocale” del significato della parola “indipendenza” temo che esista solo nella testa dell’eminentissimo Segretario di Stato, indotto magari da una errata traduzione dal cinese fatta dal giovane minutante della Congregazione dell’Evangelizzazione dei Popoli, ormai monoculus rex in regno caecorum, il quale fu corresponsabile anche degli almeno 10 errori nella traduzione della lettera di Papa Benedetto del 2007.
Data però l’intelligenza dell’Eminentissimo mi è difficile credere che sia stato ingannato, è più probabile che abbia voluto “lasciarsi ingannare”.
4. Non capisco l’ultima parte della sua lettera, quantomeno confusa. I fatti sono lì. Ho evidenza che Parolin manipola il Santo Padre, il quale mi manifesta sempre tanto affetto, ma non risponde alle mie domande. Davanti a delle prese di posizione della Santa Sede che non riesco a capire, a tutti i fratelli desolati che si rivolgono a me dico di non criticare chi segue quelle disposizioni. Siccome, però, nelle disposizioni si lascia ancora la libertà a chi ha una obiezione di coscienza, incoraggio questi a ritirarsi allo stato delle catacombe, senza opporsi a qualunque ingiustizia, altrimenti finirebbero per rimetterci di più.
In che ho sbagliato?
5. Sono al cento per cento d’accordo con l’invito a pregare.
Ricordo che recentemente la Santa Sede pure ha raccomandato l’invocazione alla Madonna “Sub tuum praesidium” e quella all’Arcangelo S. Michele.
Ovviamente c’è l “Oremus pro Pontifice” che conclude con “et non tradat eum in animam inimicorum ejus”.
Le auguro momenti più felici nel suo lungo servizio come Decano del Collegio Cardinalizio.
obblig, mo
Card. Zen 
Prima Domenica di Quaresima
Dal Vangelo secondo Matteo (4:8-10)
Il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: “Tutte queste cose ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai”.
Gesù gli rispose: “Vattene, Satana! Sta scritto infatti: il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”.

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