La Messa mandata in onda in differita.
La CEI tarocca persino la Madonna.
Articolo di Lorenzo Bertocchi
Immaginate di aver comperato la diretta della finale della Champions League, quella con la vostra squadra del cuore. Vi sedete sul divano con tanto di birra e patatine e davanti alla tv assistete con pathos, poi qualche giorno dopo venite a sapere che in realtà era una «diretta differita». La partita vera era stata giocata quattro giorni prima, ma ve l’hanno venduta come «diretta», così ve l’hanno raccontata proprio quelli della vostra squadra del cuore.
Perfino il presidente si era speso con parole e video per dirvi di partecipare, di restare tutti uniti per la «diretta». Come minimo, ma proprio come minimo, chiedete spiegazioni. E vi dicono che comunque il problema non si pone perché anche se non era, l’evento andava vissuto «come se fosse in diretta».
Uscendo dalla metafora calcistica, questo è quanto è accaduto ai fedeli che venerdì 1° maggio si sono messi davanti a Tv2000, la tv dei vescovi italiani, per essere in comunione nell’affidare la nostra nazione provata dal Covid alla Madonna, nella Basilica di Santa Maria del Fonte presso Cavaraggio, diocesi di Cremona.
Tutti uniti, aveva chiamato a raccolta il presidente dei vescovi, cardinale Gualtiero Bassetti, perché «raccogliendo la sollecitazione di tanti fedeli, la Conferenza episcopale italiana ha deciso di affidare l’Italia a Maria venerdì 1° Maggio alle ore 21».
Avvenire, il quotidiano dei vescovi, aveva titolato: «Diretta su Tv2000 e InBluRadio».
Nobile azione di preghiera, accolta da tanti come un raggio di luce in un tempo assai buio in cui partecipare fisicamente alle celebrazioni eucaristiche non è possibile.
Gesto su cui qualcuno, anche con motivazioni importanti, aveva da ridire a proposito dell’atto di affidamento anziché di consacrazione, ma tutto sommato un bel gesto, condotto tra l’altro nel Santuario di Caravaggio, nel cuore della terra padana che ha pagato un prezzo di morti notevole al Covid.
Allora tutti davanti alla tv dei vescovi venerdì 1° Maggio, fedeli e semplici preti, magari anche qualche prelato. Tutti convinti di pregare insieme in «diretta», perché il cuore materno della Madre di Dio interceda.
Peccato che la sera di venerdì 1° Maggio, nella Basilica di Caravaggio non ci fosse nessuno. Tutto buio, altroché monsignor Antonio Napolioni, vescovo di Cremona, intento a pregare il Rosario e affidare l’Italia a Maria. Anche le telecamere interne, solitamente accese per puntare il sacro Speco, erano spente per problemi tecnici. Buio e silenzio.
Intanto su Tv2000, in «diretta», i fedeli pensavano di essere tutti uniti in quel preciso momento in preghiera. In realtà stavamo tutti guardando la «differita», come le partite di serie A mandate in onda alle 19 nelle domeniche degli anni Ottanta, come a vedere un tutorial-sussidio per la preghiera.
Lo ha svelato per prima una fonte al vaticanista Aldo Maria Valli, che l’ha pubblicato sul suo blog. Che le cose siano andate così è stato confermato anche dal sito online La nuova Bussola Quotidiana, che chiesto pure a don Tonino Bini del Santuario di Caravaggio: «ormai lo sanno tutti, hanno girato lunedì e l’hanno mandato in onda venerdì».
Di fronte a questa mezza fregatura in chiave spirituale abbiamo provato anche noi a chiedere conferme. E in effetti, un sacerdote del posto, che resta anonimo, dice: «Qui nella zona lo sapevamo tutti». E risulta che anche in Curia a Cremona, ovviamente, ci fosse tanta gente informata. Perfino alcuni seminaristi. Comunque,in Curia a Cremona ritengono di non dover commentare; abbiamo scritto una mail ieri mattina al direttore comunicazioni, don Enrico Maggi, e non abbiamo ricevuto alcuna risposta.
E la CEI a Roma? Abbiamo scritto all’Ufficio per le comunicazioni sociali e nessuna risposta. Abbiamo tentato di contattare telefonicamente il direttore Vincenzo Corrado, ma il telefono a squillato a vuoto.
Secondo alcune ricostruzioni, le motivazioni di questa «diretta differita» alla fine sarebbero «questione di costi». Il 1° Maggio la troupe il montaggio sarebbero stati troppo complicati, e quindi si sarebbe optato per una più economica differita.
Eppure alla CEI i denari non mancano, come quando si tratta di organizzare kermesse tipo quella del febbraio scorso a Bari sul «Mediterraneo frontiera di pace»; quindi pare strano che non sia stato possibile trovare qualche migliaio di euro per affidare in diretta a Maria l’Italia provata dal Covid.
Certamente a Tv2000 non potevano non sapere. E ad Avvenire? E il presidente Bassetti sapeva? Leggeva Avvenire, quotidiano di cui è editore, che titola «in diretta»?
E’ questa la cura verso il popolo di Dio di cui parla molto spesso, e giustamente,papa Francesco?
Si dice che l’importante è la preghiera. Va bene, ma qui c’è un altro problema e si chiama «presa per fondelli». Ti dicono che la preghiera c’è stata, e questo nessuno lo mette in dubbio. E che l’evento televisivo andava vissuto «come se fosse in diretta», trionfa così l’ermeneutica anche nella preghiera in Tv.
Non importa cosa accade nella realtà spazio temporale, dipende da come la si vive; e allora diciamo ai fedeli che gli atti cultuali sono diventati un fatto di realtà aumentata.
Ma questa «può diventare una familiarità gnostica», «una familiarità staccata dal popolo di Dio». ha detto papa Francesco qualche tempo fa. Per evitare questo, cari vescovi, innanzi tutto basterebbe non spacciare per «diretta» ciò che è «in differita», il popolo di Dio ve ne sarebbe grato.
Articolo pubblicato sul quotidiano La Verità del 6 maggio 2020
Immaginate di aver comperato la diretta della finale della Champions League, quella con la vostra squadra del cuore. Vi sedete sul divano con tanto di birra e patatine e davanti alla tv assistete con pathos, poi qualche giorno dopo venite a sapere che in realtà era una «diretta differita». La partita vera era stata giocata quattro giorni prima, ma ve l’hanno venduta come «diretta», così ve l’hanno raccontata proprio quelli della vostra squadra del cuore.
Perfino il presidente si era speso con parole e video per dirvi di partecipare, di restare tutti uniti per la «diretta». Come minimo, ma proprio come minimo, chiedete spiegazioni. E vi dicono che comunque il problema non si pone perché anche se non era, l’evento andava vissuto «come se fosse in diretta».
Uscendo dalla metafora calcistica, questo è quanto è accaduto ai fedeli che venerdì 1° maggio si sono messi davanti a Tv2000, la tv dei vescovi italiani, per essere in comunione nell’affidare la nostra nazione provata dal Covid alla Madonna, nella Basilica di Santa Maria del Fonte presso Cavaraggio, diocesi di Cremona.
Tutti uniti, aveva chiamato a raccolta il presidente dei vescovi, cardinale Gualtiero Bassetti, perché «raccogliendo la sollecitazione di tanti fedeli, la Conferenza episcopale italiana ha deciso di affidare l’Italia a Maria venerdì 1° Maggio alle ore 21».
Avvenire, il quotidiano dei vescovi, aveva titolato: «Diretta su Tv2000 e InBluRadio».
Nobile azione di preghiera, accolta da tanti come un raggio di luce in un tempo assai buio in cui partecipare fisicamente alle celebrazioni eucaristiche non è possibile.
Gesto su cui qualcuno, anche con motivazioni importanti, aveva da ridire a proposito dell’atto di affidamento anziché di consacrazione, ma tutto sommato un bel gesto, condotto tra l’altro nel Santuario di Caravaggio, nel cuore della terra padana che ha pagato un prezzo di morti notevole al Covid.
Allora tutti davanti alla tv dei vescovi venerdì 1° Maggio, fedeli e semplici preti, magari anche qualche prelato. Tutti convinti di pregare insieme in «diretta», perché il cuore materno della Madre di Dio interceda.
Peccato che la sera di venerdì 1° Maggio, nella Basilica di Caravaggio non ci fosse nessuno. Tutto buio, altroché monsignor Antonio Napolioni, vescovo di Cremona, intento a pregare il Rosario e affidare l’Italia a Maria. Anche le telecamere interne, solitamente accese per puntare il sacro Speco, erano spente per problemi tecnici. Buio e silenzio.
Intanto su Tv2000, in «diretta», i fedeli pensavano di essere tutti uniti in quel preciso momento in preghiera. In realtà stavamo tutti guardando la «differita», come le partite di serie A mandate in onda alle 19 nelle domeniche degli anni Ottanta, come a vedere un tutorial-sussidio per la preghiera.
Lo ha svelato per prima una fonte al vaticanista Aldo Maria Valli, che l’ha pubblicato sul suo blog. Che le cose siano andate così è stato confermato anche dal sito online La nuova Bussola Quotidiana, che chiesto pure a don Tonino Bini del Santuario di Caravaggio: «ormai lo sanno tutti, hanno girato lunedì e l’hanno mandato in onda venerdì».
Di fronte a questa mezza fregatura in chiave spirituale abbiamo provato anche noi a chiedere conferme. E in effetti, un sacerdote del posto, che resta anonimo, dice: «Qui nella zona lo sapevamo tutti». E risulta che anche in Curia a Cremona, ovviamente, ci fosse tanta gente informata. Perfino alcuni seminaristi. Comunque,in Curia a Cremona ritengono di non dover commentare; abbiamo scritto una mail ieri mattina al direttore comunicazioni, don Enrico Maggi, e non abbiamo ricevuto alcuna risposta.
E la CEI a Roma? Abbiamo scritto all’Ufficio per le comunicazioni sociali e nessuna risposta. Abbiamo tentato di contattare telefonicamente il direttore Vincenzo Corrado, ma il telefono a squillato a vuoto.
Secondo alcune ricostruzioni, le motivazioni di questa «diretta differita» alla fine sarebbero «questione di costi». Il 1° Maggio la troupe il montaggio sarebbero stati troppo complicati, e quindi si sarebbe optato per una più economica differita.
Eppure alla CEI i denari non mancano, come quando si tratta di organizzare kermesse tipo quella del febbraio scorso a Bari sul «Mediterraneo frontiera di pace»; quindi pare strano che non sia stato possibile trovare qualche migliaio di euro per affidare in diretta a Maria l’Italia provata dal Covid.
Certamente a Tv2000 non potevano non sapere. E ad Avvenire? E il presidente Bassetti sapeva? Leggeva Avvenire, quotidiano di cui è editore, che titola «in diretta»?
E’ questa la cura verso il popolo di Dio di cui parla molto spesso, e giustamente,papa Francesco?
Si dice che l’importante è la preghiera. Va bene, ma qui c’è un altro problema e si chiama «presa per fondelli». Ti dicono che la preghiera c’è stata, e questo nessuno lo mette in dubbio. E che l’evento televisivo andava vissuto «come se fosse in diretta», trionfa così l’ermeneutica anche nella preghiera in Tv.
Non importa cosa accade nella realtà spazio temporale, dipende da come la si vive; e allora diciamo ai fedeli che gli atti cultuali sono diventati un fatto di realtà aumentata.
Ma questa «può diventare una familiarità gnostica», «una familiarità staccata dal popolo di Dio». ha detto papa Francesco qualche tempo fa. Per evitare questo, cari vescovi, innanzi tutto basterebbe non spacciare per «diretta» ciò che è «in differita», il popolo di Dio ve ne sarebbe grato.
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