(Cristiana de Magistris) Nell’epoca del coronavirus può essere utile ricordare le parole del padre Alfonso Rodriguez (1537-1616), che nel suo celebre Esercizio di perfezione, scrive: «nessuna cosa si fa in questa grande Repubblica del mondo se non per volontà e ordine di quel supremo Imperatore che la governa. Nessuna cosa avviene a caso rispetto a Dio; ogni cosa vien decretata e ordinata da Lui e ogni cosa passa per le sue mani».
Questa verità fu nota perfino a certi filosofi pagani i quali dissero che, «sebbene rispetto alle cause seconde molte cose sono a caso, nondimeno non lo sono rispetto alla causa prima; ma molto a proposito e con bello studio sono da essa previste e ordinate. E portano questo esempio: se un padrone mandasse un servo in qualche luogo per qualche affare, e per un’altra strada ne mandasse un altro nel medesimo luogo, o per lo stesso o per un altro affare, senza saper l’uno dell’altro, volendo però il padrone che in quel luogo si incontrassero; il loro incontro sembrerebbe ad essi un caso, ma rispetto al padrone che lo volle non sarebbe un caso, ma cosa pensata e voluta molto di proposito. Così per noi, benché rispetto agli uomini avvengono alcune cose a caso (…), nondimeno rispetto a Dio non avvengono a caso, ma con consiglio e volontà Sua, che così ha ordinato per i fini segreti e occulti che Egli ha» (A. Rodriguez, Esercizio di perfezione e di virtù cristiane, Trat. VIII, cap I, p. 247-8). Anche il peccato, dunque, benché non voluto, è ordinato da Dio per i Suoi fini supremi. Il Rodriguez dice che non solo gli uomini malvagi sono strumenti della Provvidenza di Dio, ma anche gli stessi demoni. San Gregorio si sofferma su queste parole della scrittura: «Spiritus Domini malus arripiebat Saul», uno spirito maligno del Signore agitava Saul (1 Re 16). Uno stesso spirito è detto “spirito del Signore” e “spirito maligno”; maligno per il desiderio della sua maligna volontà, e del Signore per dimostrarci che era mandato da Dio per dar quel tormento a Saul e che Dio glielo dava per mezzo di esso. È per la stessa ragione, dice il Santo, che i demoni, i quali tribolano e perseguitano i giusti, sono chiamati dalla scrittura “ladroni di Dio”, come leggiamo in Giobbe (19, 12): «Simul venerunt latrones eius»; ladri per la maligna volontà che hanno di farci del male; e di Dio per dimostrarci che la potestà che hanno di farci del male l’hanno da Dio (A. Rodríguez, ivi, cap II, p. 250).
Anche Dom Vital Lehodey, nel suo capolavoro Il santo abbandono, asserisce: «Il caso è solo una parola, perché Dio dirige i grandi eventi del mondo e le minime vicende della nostra vita; si serve, è vero, delle cause seconde, ma queste ricevono da lui il potere di agire. Tanto i cattivi quanti i buoni sono, volenti o nolenti, strumenti nelle Sue mani; Egli si riserva di ricompensare gli uni, di punire gli altri, ma vuol far servire le loro virtù e il loro difetti al nostro progresso spirituale; i peccati stessi non potrebbero intralciare i Suoi disegni perché li ha previsti e li ha fatti rientrare nei suoi piani. Ora, colui che ha tutto combinato e che è il padrone sommo di tutti gli uomini e degli avvenimenti, è il Padre nostro infinitamente sapiente e buono […]. Certo, si propone la Sua gloria, ma la fa consistere nel renderci buoni e felici. Egli cercherà in tutte le cose il bene della Sua Chiesa e quello delle nostre anime» (Ed. San Paolo, 2014, p. 460).
Occorre dunque sempre adorare i misteriosi disegni della divina Provvidenza, nella certezza che gli ostacoli stessi le serviranno da strumento e che essa arriverà sempre a trarre dai mali che permette (e perfino dai peccati) il bene immutabile cui mira, poiché Dio, nella Sua sapienza, «ha preferito trarre il bene dal male piuttosto che non permettere alcun male» (sant’Agostino). Come fa giustamente notare ancora sant’Agostino: «Riferite a Dio tutte le disgrazie che vi colpiscono, perché il diavolo stesso non può niente su di voi senza il permesso del cielo». La pandemia, che continua a flagellare l’umanità, è certamente un intervento della Provvidenza divina nella storia. Che sia una volontà di Dio significata, cioè positiva, o che sia una Sua volontà di beneplacito, cioè una Sua permissione, non cambia la sostanza delle cose, secondo quanto afferma sant’Agostino: è sempre il medesimo Dio che vuole o permette.
Occorre dunque riportare tutto a Lui, anche il male che ci attanaglia, poiché vi è sempre un fine superiore, che a noi il più delle volte sfugge, a cui Dio mira per la Sua gloria e il bene degli eletti. «Se, al di là delle strane vicende di cui è colma la vita – scriveva mons. Gay –, sapessimo sempre riconoscere questa volontà divina, così eccelsa, non costringeremmo gli Angeli a contemplare il triste spettacolo delle nostre frequenti meraviglie, davvero poco rispettose, e quell’aria scandalizzata che assumiamo per cose senza fondamento; lo spettacolo delle nostre collere ingiuste e di tanti scoraggiamenti che sono un’ingiuria a Dio; e talvolta, ahimè!, lo spettacolo disgustoso di folli disperazioni che rischiano talvolta di perderci» (De la vie et des vertus chrétiennes, Abanon, I).
A questo riguardo, san Claudio de la Colombière affermava: «Un uomo che è stato colpito mortalmente, se è saggio non corre dietro a colui che l’ha ferito, ma se ne va dritto al medico che può guarirlo. Del resto, se cercate l’autore dei vostri mali, dovreste sempre andare a Dio, ma subito […]. Andate a riportargli, per così dire, la freccia che vi ha lanciato, il flagello con cui vi ha colpito, baciate mille volte le mani del vostro crocifisso, quelle mani che vi hanno colpito e hanno fatto tutto il male che vi affligge. Ditegli spesso le belle parole che Egli stesso diceva al Padre durante la Sua crudele agonia: Signore sia fatta la tua volontà e non la mia […]. Accetto questa calamità in sé stessa e in tutte le circostanze […]. Sono certo che hai voluto tutte queste cose e preferirei morire piuttosto che oppormi alla tua santissima volontà. Sì, mio Dio avvenga tutto ciò che vorrai in me e in tutti gli uomini, oggi e sempre, in cielo e sulla terra; si faccia la tua volontà, ma si faccia sulla terra come si fa su nel cielo» (Sermone LXVII). Ma questo santo abbandono tra le braccia amorose della Provvidenza paterna di Dio, che fa coincidere la Sua gloria con la nostra elezione, non è un tacito invito ad un pernicioso e funesto quietismo, ma, al contrario, un appello ad unire la nostra azione – per quanto piccola e insignificante – a quella onnipotente e onnisciente di Dio, il Quale l’ha voluta, l’ha prevista, l’ha inserita nel Suo piano divino e l’ha ordinata alla Sua gloria e alla nostra eterna ricompensa.
Se la pandemia è stata “orchestrata” da potenze internazionali e sovranazionali che mirano a costituire un pericoloso e perverso ordine mondiale, assisteremo, se Dio lo permette, ad un disordine planetario dalle proporzioni inimmaginabili, ma questo disordine sarà “ordinato” da Dio a fini supremi, e verosimilmente a quei fini stessi che gli ideatori si propongono di scardinare. «Dobbiamo ritenere senza dubbio di sorta – ammoniva sant’Agostino – che quanto fra le cose umane sembra perturbato e in disordine non solo non accade senza alcun disegno ma rientra in un disegno più elevato, cioè nell’ordine stabilito da Dio, che è superiore a quanto può comprendere la nostra meschinità”. Sappiamo infatti, come ci insegna la fede, che “il termine invariabile delle evoluzioni e rivoluzioni di quaggiù non è altro che il raggiungimento da parte degli eletti del loro eterno destino; in modo tale che vedremo forse dal cielo popoli interi messi in subbuglio per la salvezza di un resto scelto… Non è cosa adorabile vedere Dio governare il mondo, con l’unico scopo di fare dei beati e di rallegrarsi in essi?» (A. Desurmont, Providence, c. III).
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