ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 25 maggio 2020

Vatican T.S.O. per diversamente pensanti

Così don Gianluca è stato prelevato e portato via. Per il reato di “diverso pensiero”


    A Castelletto di Leno (millecinquecento abitanti, provincia di Brescia) c’era una volta un parroco. Questo parroco si chiamava don Gianluca Loda e aveva una strana abitudine. Anzi, tre. La prima era quella di pensare con la sua testa, la seconda era quella di dire ciò che pensava, la terza quella di pensare cose piuttosto diverse da quelle imposte dal pensiero dominante.
Per esempio, nell’aprile del 2017 don Gianluca disse che in Europa è in atto un’invasione islamica pianificata, studiata e calcolata a livello mondiale, denunciò la profanazione di un presepio nella sua frazione, invitò a riflettere sulla crisi demografica, disse che i nostri governanti, a Roma come a Bruxelles, si allontanano sempre di più dalla vita concreta delle persone e si preoccupano solo della grande finanza, li invitò a riflettere sulla Brexit, denunciò l’arrendevolezza di fronte alla Turchia di Erdogan e, in polemica con il politicamente corretto che impone di fare l’elogio del dialogo, aggiunse: “Si dice che il confronto con altre culture e civiltà arricchisce; ed è vero. Però, mi permettete, non vorrei far cambio con la cultura e con la civiltà di nessun altro; mi sento contento della mia. Oggi lo posso dire ancora liberamente. Ma fino a quando?”.
Già. Fino a quando?
Le cronache ci dicono che don Gianluca di recente è stato prelevato dalle forze dell’ordine e portato in ospedale “per accertamenti”.
Ospedale? Accertamenti? E perché?
Perché giorni fa, in polemica contro le restrizioni imposte dalle autorità, il suddetto don Gianluca pranzò in piazza, all’aperto, insieme ad altre quattro persone (quattro operai arrivati da Treviso per realizzare alcuni lavori nella chiesa). Fu multato (quattrocento euro), ma mangiò all’aperto anche alla sera (questa volta da solo: una pizza) e tornò a rivendicare il diritto di pensare con la sua testa, senza cedere al clima di terrore.
Non solo. In precedenza, circa le restrizioni imposte alla Chiesa cattolica causa coronavirus, don Gianluca disse che le autorità ecclesiastiche sono “prone al potere”, che per il governo “noi cattolici contiamo meno del pallone, meno della Serie A… meno dei cani”. Poi, già che c’era, aggiunse riflessioni tipo che “i lombardi vanno bene al governo solo per spremerli con le tasse”, che “gli italiani vanno bene all’Europa solo per far funzionare il carrozzone dei marpioni della massoneria” e, dulcis in fundo, che “i cattolici vanno bene finché fanno opere sociali e tamponano i buchi dello Stato”.
Domanda finale di don Gianluca: “Secondo voi è un mondo che gira giusto?”.
Ora, specificando che non ho mai conosciuto don Gianluca e mai ho avuto occasione di parlare con lui, mi sembra di poter dire che le sue osservazioni, certamente espresse in modo alquanto diretto, non sono tanto strane.
Eppure…
Eppure, un bel giorno a casa di don Gianluca si presentarono la polizia locale, i carabinieri e i vigili del fuoco (mancavano solo i marines), i quali, dopo aver forzato una finestra, entrarono nella canonica (il che, se non ricordo male, si chiama violazione di domicilio), lo prelevarono e lo portarono in ospedale (il che assomiglia molto a un sequestro di persona).
Direte: ma la diocesi non ha protestato?
Volete scherzare? Certo che no. Anzi, la diocesi ha diffuso una nota nella quale si legge: “Alcuni comportamenti di don Gianluca Loda negli ultimi giorni sono frutto di un evidente disagio personale. In questo frangente, il vescovo e i suoi collaboratori, dopo un momento di ascolto e con la consulenza del medico curante, hanno concordato con don Gianluca di mettere in atto una serie di azioni per recuperare al più presto una condizione personale più serena. Nelle prossime settimane, pertanto, l’attuale parroco di Castelletto di Leno sarà assente dalla parrocchia e sarà accompagnato in un percorso di verifica e di sostegno che gli consenta un pieno ristabilimento”.
Ripeto ad abundantiam: non ho mai conosciuto don Gianluca e non so nulla del suo stato di salute fisica e mentale. Circa le dichiarazioni fatte nel 2017, sento di poter dire che mi trovo piuttosto d’accordo con lui. Idem per quanto riguarda le più recenti. E quanto al pranzo all’aperto, credo che non abbia infranto alcuna norma. Tuttavia, nei suoi confronti sono scattate queste che la curia diocesana molto carinamente chiama “azioni per recuperare al più presto una condizione personale più serena”.
Il caso di don Gianluca mi fa venire alla mente per analogia quello del signor Dario Musso, che a Ravanusa in provincia di Agrigento, lo scorso 2 maggio andò in giro per le strade della sua città con un megafono, invitando i concittadini a uscire, a riprendere le loro attività lavorative e a non cedere al clima di terrore.
Risultato? Il signor Musso fu intercettato dalle forze dell’ordine, gettato a terra, sedato, prelevato, portato all’ospedale di Canicattì e immobilizzato in un letto di contenzione. Un Trattamento sanitario obbligatorio, che dovrebbe essere autorizzato solo in casi di grave pericolo per la comunità e invece in questo caso è scattato per presunti sintomi di “scompenso psichico e agitazione psicomotoria”.
Molto bene. Ora lo sappiamo. In questo paese chi pensa con la propria testa, e dice quel che pensa, e pensa in modo diverso rispetto al pensiero dominante, da un momento all’altro, pur non avendo infranto la legge, può essere (usiamo le belle parole della curia bresciana) “accompagnato in un percorso di verifica e di sostegno che gli consenta un pieno ristabilimento”.
Non vi sentite più sicuri?
A.M.V.

IL PIANTO DI UN FEDELE. COME SEI CAMBIATA, SPOSA DI CRISTO…


Carissimi Stilmcuriali, ho ricevuto da un’amica di Facebook la lettera di un semplice fedele, che voleva sfogarsi con le persone che conosce, e anche con Stilum Curiae, per la situazione che sta vivendo la Chiesa in Italia, all’epoca dell’emergenza, da cui fortunatamente stiamo uscendo. È veramente un grido dal cuore, pieno di sofferenza, ed è per questo che lo pubblico, e penso che anche voi lo troverete interessante e degno di riflessione. 

A parziale correzione, e per immettere un’iniezione di fiducia e speranza in un panorama che appare certamente cupo, voglio raccontarvi però in breve la mia esperienza della prima messa “libera”. Venerdì mi sono prenotato online per una messa di prima mattina; la parrocchia per agevolare il flusso dei fedeli ha aumentato il numero delle messe. Sono arrivato, ho detto il mio nome a uno dei ragazzi alla porta, sono stato debitamente”spuntato”, e sono entrato. Saremo stati qualche decina; a debita distanza, con le “x” sui banchi per indicare i posti occupabili. Il celebrante ha celebrato, come sempre. Unica differenza: l’eucarestia è stata distribuita alla fine della messa. Uno per volta ci siamo inginocchiati alla balaustra, e abbiamo ricevuto la particola sacra. Mi è sembrato che fosse di una forma particolare, non rotonda, ma rettangolare, per facilitare la distribuzione, sulla lingua. Prima di ogni nuovo comunicando il sacerdote si detergeva le dita in una bacinella. Tutto qui. Devo dire che non capisco perché le Autorità civili e della Chiesa abbiano fatto tutto questo ambaradam per un qualcosa che si può organizzare e svolgere in tutta tranquillità e senza rischi. Cioè, le autorità civili immagino perché lo facciano: il governo del panico e dell’incapacità ha bisogno di emergenze per nascondere le falle. Ma la Chiesa…boh?
Ma ecco il nostro amico sconsolato. Buona lettura.

§§§

Come è cambiata la Sposa di Cristo.​
Ha reso Dio inferiore e impotente davanti a un virus.
Ha reso la scienza superiore a Dio. Ha subordinato la legge divina a quella umana.
Ha svilito il Santo Sacrificio negandolo al popolo e virtualizzandolo, alla stregua di un qualsiasi evento mondano che puntualmente finisce su internet, desacralizzando tutto ciò che di sublime e di sacro custodiva.
Ha chiuso il regno dei cieli proprio nel momento di maggiore necessità (la quaresima), e Gesù rimproverava, per essere precisi accusava, i farisei e gli scribi (ipocriti e vipere) che facevano altrettanto (e qui giova ricordare le sue parole): “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti agli uomini; perché così voi non vi entrate, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrarci”.
Ha dato a “Cesare” anche quello che è di Dio (l’obbedienza, il culto che Gli è dovuto ecc..).
Ha reso l’Eucarestia un diritto anziché una grazia. E un diritto esclusivo solo di chi indossa la mascherina e si mette a distanza e non si muove dal proprio posto e non si gira e non dice amen e non fiata e non respira e non si intestardisce a voler ricevere la sacra particola sulla lingua perché sulla mano lo considera un sacrilegio.
E se qualche fedele si azzardasse ad entrare in chiesa senza la mascherina oppure chiedesse di ricevere la Santa Comunione sulla lingua, verrebbe subito deriso e insultato; fu così anche per Gesù che veniva rimproverato dagli scribi e dai farisei. Giova ricordare la risposta del Maestro: “Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani immonde, cioè non lavate – i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavate le mani fino al gomito, attenendosi alla tradizione degli antichi, e tornando dal mercato non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, stoviglie e oggetti di rame – quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani immonde?».
Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto:​ Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano essi mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini.​ Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini».​
Ha letteralmente decapitato le membra dal Corpo mistico, cioè da Cristo stesso. Non più uniti a Lui ma ben distanziati (e non è una metafora) perché Gesù è un potenziale untore. Di conseguenza, una volta che i tralci non sono più legati alla vite inevitabilmente non portato frutto (in questo caso l’unico frutto è il sospetto che il prossimo possa essere infetto e quindi deve essere tenuto a debita distanza, e se osa entrare senza mascherina o ricevere il corpo di Cristo sulla lingua viene insultato e deriso, altro che carità cristiana) e seccano e vengono gettati nel fuoco, dove sarà pianto e stridore di denti.
Ha ristabilito l’ordine disumano dei valori (che ha sempre combattuto in quelle omelie, direi col senno di poi, intrise di ipocrisia), rimettendo al primo posto la vita fisica, poi la spesa per nutrire il corpo e le sigarette, poi altro e poi? Ci siamo dimenticati di Qualcuno e dei suoi diritti.
Ha trasformato se stessa dalla Chiesa in “uscita” voluta da Bergoglio alla Chiesa in “ritirata” al grido del “si salvi chi può”, come dire “fino ad ora abbiamo scherzato”.
Ha letteralmente blindato Gesù, anzi lo ha incarcerato gettando i fedeli nello sconforto più totale, nelle tenebre del mondo, in balia di se stessi, esponendoli alle grinfie dei lupi rapaci (leggasi demonio se ancora si crede che esista) che non aspettavano altro.
Ha inibito la vita della grazia obbligando i fedeli a rinunciare momentaneamente ai sacramenti, dimentico delle parole di Gesù secondo cui, per quanto ci diamo da fare (con guanti e mascherine) non possiamo aggiungere un’ora sola alla nostra vita e che essa non dipende da questo, e noncurante altresì delle parole del Maestro che ci invita a cercare prima di tutto il Regno dei Cieli e la sua giustizia, dandoci in aggiunta tutto il resto, ivi compresa la protezione contro il virus.
Ha​ palesato i falsi pastori, quelli che sono ladri e briganti a cui interessa solo lo stipendio (leggasi 8 per mille), che sono entrati nella Casa di Dio dalla finestra, bacchettando quelli veri, i buon pastori che danno la vita per le proprie pecore, che non si tirano indietro anche in tempi di epidemie e che sono sempre pronti a pascere le pecorelle di Cristo, quelli a cui se chiedi una benedizione in tempo di coronavirus ti danno anche il “pane”, e non solo Eucaristico (ne sono testimone) e si preoccupano della tua anima invitandoti alla confessione e, naturalmente, ti donano il Corpo di Cristo.
È riuscita perfino a spogliare di significato la “santificazione” amputandola della lettera “t” trasformandola in “sanificazione”, cioè il corpo prima di tutto, tralasciando l’anima (ammesso che ci abbia creduto alla sua esistenza e comincio a nutrire i miei dubbi), tant’è che le uniche indicazioni che si trovano davanti ai portoni delle chiese sono solo quelle che vietano l’ingresso a chi non indossa la mascherina e obbligano chi ce l’ha ad igienizzarsi le mani e a stare distanziato, pena l’esclusione dalle sacre funzioni. Credo che a breve le scuole guida si adegueranno a questi nuovi segnali di divieto e di obbligo. Di cartelli sull’importanza e la necessità della confessione, soprattutto dopo mesi senza, per rimettersi in grazia di Dio e potersi accostare umilmente e con le dovute disposizioni all’Eucarestia, nemmeno l’ombra.
Se il linguaggio del corpo dice tutto anche nella preghiera, allora valutate voi che preghiera possa scaturire da mascherina e guanti, cioè dalla paura del contagio e dal modo demifisticatorio di accostarsi a tutto Cristo con guanti e mascherine. E pensare che prima si chiede a Dio di “liberarci da ogni turbamento”; che contraddizione.​
Ormai la Chiesa non è più comunità perché “ubi Petrus, ibi Ecclesia”.
Il suo Pietro ora è “Cesare” che detta le regole anche in materia di Liturgia imponendo finanche il modo in cui amministrare i sacramenti.
D’ora in avanti chiederò al presidente del consiglio Conte, se ne avrà il tempo e sempre a distanza e con la mascherina (in video conferenza sarebbe meglio), una confessione presentandogli l’autocertificazione del mio stato di battezzato e della comprovata necessità.
Ci manca solo che Conte si faccia proclamare capo della Chiesa Cattolica Italiana, come fece Enrico VIII che, non vedendosi assecondato dalla Chiesa (vera) di Roma riguardo ai suoi capricci amorosi, se ne distaccò fondando la Chiesa anglicana. Con la sostanziale differenza che oggi Conte viene assecondato in tutto da una chiesa (l’iniziale minuscola è voluta) supina e arrendevole, più prona all’obbedienza a Cesare che a Dio, consegnatasi al mondo.
Questo quadro, che mai ci saremmo aspettati da chi dice di credere in Gesù Cristo, è avvilente perché con tali linee dittatoriali diaboliche si profana l’Eucarestia.
Sono un fedele che ama la Sposa di Cristo e​ continua ad amarla e a motivo di questo amore vuole invitarla a riflettere sui suoi abbagli. Sono la voce di uno che grida nel deserto, preparate la strada al Signore, raddrizzate i suoi sentieri. Chiesa, raddrizza i sentieri su cui cammini perché essi imboccano nel baratro.
Marco Tosatti

24 Maggio 2020 Pubblicato da  16 Commenti --

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