ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 13 giugno 2020

Chi è cristiano?

GESU': CHI DITE CHE IO SIA?


Gesù non chiede: cosa credete, ma: chi dite che io sia? Per essere cristiani bisogna credere alla divinità di Gesù Cristo: questo è lo spartiacque. L'eretica posizione dei modernisti? Essi vorrebbero un cristianesimo senza Gesù 
di Francesco Lamendola  
  
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Ma che cosa significa, in definitiva, essere cristiani? Chi è cristiano? Fino a qualche tempo fa, sarebbe sembrato semplice rispondere: cristiano è chi crede in Gesù Cristo. Eppure anche i Testimoni di Geova ci credono, ma solo come uomo, e sia pure il più grande degli uomini; dunque, non vengono riconosciuti come cristiani dalle varie confessioni cristiane. Per essere cristiani, bisogna credere alla divinità di Gesù Cristo: questo è lo spartiacque. 


Enzo Bianchi non ci crede? È un problema suo; Enzo Bianchi non è cristiano, tanto meno cattolico. Il signor Bergoglio indicava Enzo Bianchi come il suo teologo preferito, almeno prima che le beghe interne alla comunità di Bose lo inducessero a far fuori il suo pupillo? Nessun problema: il signor Bergoglio non è cristiano e non è cattolicodel resto, non è nemmeno papa. Dunque, credere nella divinità di Gesù Cristo, credere che Gesù Cristo è la seconda Persona della Santissima Trinità. E non credere, ovviamente, come invece fa Bergoglio, che le tre Persone litigano continuamente fra di loro, con l’aggravante dell’ipocrisia, perché lo fanno a porte chiuse, e quindi dall’esterno danno l’impressione della concordia.

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Gesù non chiede: cosa credete, ma: chi dite che io sia?

Fino a pochi anni fa, una frase del genere avrebbe provocato la cacciata del prete che l’avesse pronunciata; perfino un qualunque sacrestano sarebbe stato severamente rimproverato, non parliamo di un seminarista o uno studente di teologia. E ciò per la buona ragione che quella frase non è ”soltanto” sconveniente, rozza, volgare, sbagliata; è molto di più e di peggio: è una tremenda bestemmia. È  come dire che Dio è in disaccordo con Se stesso, quindi che è un dio schizofrenico: evidente bestemmia ed evidente assurdità. È chiaro che colui che l’ha pronunciata non sa chi è Dio per i cattolici; non sa che è un solo Dio, un solo Dio in tre Persone. Ma il fatto che vi siano in Lui tre Persone non indebolisce neppure per un attimo la sua unità, la sua unicità. È un Dio, non sono tre dèi. Solo un antipapa eretico e bestemmiatore come il signor Bergoglio poteva dire una frase del genere. La cosa grave è che quella frase non abbia provocato le reazioni che avrebbe dovuto: se la Chiesa fosse ancora un corpo sano, se ci fossero ancora dei veri cattolici, non gliel’avrebbero fatta passare per buona. E la stampa cattolica, o sedicente tale, a cominciare da L’Avvenire e Famiglia Cristiana, invece d’inveire contro la Lega e i populisti, invece di fare retorica balorda sui migranti e sull’ambiente, avrebbero detto: No, questo nessuno può dirlo impunemente; tanto meno il Vicario di Cristo in terra. E invece tutti zitti, e tutti a far finta di nulla; e tutti ad applaudire questo falso papa che dice un’eresia e una bestemmia al giorno.

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Per essere cristiani bisogna credere alla divinità di Gesù Cristo: questo è lo spartiacque. L'eretica posizione dei modernisti? Essi vorrebbero un cristianesimo senza Gesù!

Ma torniamo a noi. Il cristiano è colui che crede alla divinità di Gesù Cristo e che riconosce in Gesù Cristo la seconda Persona della Santissima Trinità. Bene. Tuttavia manca ancora qualcosa. Che significa esattamente credere in lui? Uno può anche credere all’oroscopo, o ai dischi volanti, o alla trasmigrazione delle anime; uno può credere ai soldi, alla carriera, al piacere. Il verbo “credere” rischia di essere terribilmente ambiguo, se non è ben definita la relazione che si pone fra il soggetto e l’oggetto. Il soggetto è il credente, l’oggetto è Gesù Cristo; credere in Gesù Cristo significa credere anzitutto nella sua Persona, poi credere nelle cose da Lui annunziate. Quest’ultimo fatto è una conseguenza del primo: se si crede in Gesù come Persona, non si può non credere anche nei suoi insegnamenti; viceversa, si possono accettare i suoi insegnamenti, almeno sul piano morale, senza tuttavia credere alla sua divinità. Ora, questa è proprio la posizione dei modernistiessi vorrebbero un cristianesimo senza Gesù, o per essere più precisi, un cristianesimo senza la divinità di Cristo. Accettano l’insegnamento morale, ma si scandalizzano davanti alla divinità di Cristo. Cristo, per loro, era solo un uomo: come per i Testimoni di Geova; e come per gli islamici. Anche molti atei, che ammirano e rispettano l’insegnamento di Gesù, condividono una tale posizione. Una perfida congiura, che parte da molto lontano, ha portato questo tipo di mentalità fino ai più alti vertici della Chiesa, fino al conclave dei cardinali che ha eletto al pontificato uno dei loro, un massone senza fede, che non crede alla divinità di Cristo e che non s’inginocchia mai davanti al Santissimo (in compenso s’inginocchia e si butta addirittura carponi per baciare i piedi degli uomini) e il cui scopo, nemmeno più tanto velato, è gettare i cattolici nella più completa confusione, perdere le loro anime e distruggere quel che resta della Chiesa visibile.

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Con la svolta antropologica di Karl Rahner, che ha inquinato tutto il Concilio Vaticano II e tutta la Chiesa post-conciliare: non è il credente che s’inginocchia davanti a Gesù Cristo, ma è il clero modernista che s’inginocchia davanti all’uomo, concetto portato all’esasperazione dal falso papa Bergoglio!

La questione, assolutamente decisiva, è posta da Richard Gutzwiller (scrittore svizzero tedesco, 1896-1958) nel suo bel libro Meditazioni su Matteo (titolo originale: Meditationen über Matthäus, Benziger Verlag, Einsiedeln, 1957; traduzione dal tedesco di L. Bornettini Magliano, Milano, Edizioni Paoline, 1961, pp. pp. 284-287):
Lontano dagli uomini, nella solitudine delle sorgenti del Giordano, ai piedi dell’Hermon, Cristo rivolge ai discepoli la domanda definitiva: Chi dite che io sia? È presto stabilito che gli altri uomini non l’hanno riconosciuto. La decisione spetta ora ai discepoli.
1. LA DOMANDA. Gesù non chiede: Che cosa credete? Che cosa ritenete che sia vero? Bensì: Chi dite che io sia? Nella fede cristiana non si tratta in primo luogo di un qualcosa, di una somma di verità, d’una concezione ideologica, di una dogmatica, ma soprattutto della personalità vivente di Gesù Cristo, in Lui l’uomo è diventato Dio. Egli è l’azione e l’avvenimento decisivo ed è, in conseguenza, la decisione per gli uomini, sia che essi lo riconoscano, oppure no. L’orientamento credenti o increduli verso Gesù stabilisce se si è cristiani o se non lo si è. Non è quindi l’etica la cosa essenziale, bensì la fede da cui poi deriva la morale. Se uno ha intuito nella fede chi è Gesù Cristo, l’accettazione della sua parola è qualcosa di naturale e la risposta alle sue richieste qualcosa di necessario. Tutto è contenuto esclusivamente nella fede nella persona di Gesù Cristo. E il cristianesimo è il sì detto a lui. 
2. LA RISPOSTA. La confessione di Pietro: «Tu sei il Cristo, figlio del Dio vivente», contiene la grandezza personale e quella ufficiale di Gesù. Egli è il Cristo, il profeta, re e sacerdote unito da Dio. Ed è ancora più di questo, perché è il Figlio del Dio vivente. Qui tutto viene elevato dall’oggettivo nel personale. Gesù come persona è Figlio del Dio vivo, sicché la fede è l’incontro personale con la Persona del Figlio di Dio. La risposta è stata suggerita da due forze.  La prima è la riflessione e il riconoscimento di Pietro, basata sulla testimonianza di Gesù nelle parole o nei miracoli. Tutto ciò che la precede, particolarmente la guarigione dei malati, la duplice moltiplicazione dei pani, il cammino sulle acque e il salvataggio sulle onde fanno sentire qui il loro effetto. Pietro ha compreso i segni, i quali gli hanno dimostrato che colui che li ha prodotti è il Figlio del Dio vivente. Per questo riconoscimento, però, era necessario ancora qualcos’altro: l’illuminazione interiore per mezzo dello Spirito Santo. «Non la carne né il sangue ti hanno rivelato questo, ma il Padre mio, che è nei cieli». Il Padre ha illuminato con il suo spirito l’uomo Pietro, sicché egli ha riconosciuto il Figlio del Padre nello Spirito Santo. In tal modo l’elemento naturale e quello soprannaturale agiscono insieme nella fede.

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Gesù consegna le chiavi della Sua Chiesa a San Pietro.

3. L’EFFETTO. La decisione, stabilita con questa risposta, porta ora con sé il grande rivolgimento universale; il passaggio dal vecchio al Nuovo Testamento, dall’Israele corporeo a quello spirituale, dalla sinagoga alla Chiesa, dall’elezione d’un popolo alla chiamata di tutti i popoli. Perciò Cristo, in base a questa confessione, promette la costruzione della sua Chiesa: «Edificherò la mia Chiesa».
Questa decisione è definitiva, perché la Chiesa non potrà essere vinta da niente, nemmeno dalle «porte dell’inferno», vale a dire dalla forza di Satana. Altri traducono: «Le porte dell’inferno non potranno resistere». Ciò significa che la Chiesa ha il potere di spalancare tutte le porte, quelle del cielo e quelle dell’inferno. Entrambe le tradizioni hanno un significato profondo e dimostrano la grandezza ultraterrena e sovrumana della Chiesa.
Essa posa su due colonne: sullo spirito e sull’ufficio. Lo spirito è la fede, perché Simone viene detto beato per la sua fede. Soltanto chi crede può appartenere a questa Chiesa. La fede è il fondamento e la radice. Alla fede segue però l’ufficio. Il primo che ha manifestato chiaramente la fede, vien nominato da Cristo prima autorità di questa Chiesa. «E a te darò le chiavi del regno dei cieli; e qualunque cosa avrai legata sulla terra, sarà legata anche nei cieli; e qualunque cosa avrai sciolta sulla terra, sarà sciolta anche nei cieli». Simone, il figlio di Giona, viene innalzato dalla sua natura puramente umana e designato rappresentante del Figlio di Dio, con il potere delle chiavi dell’autorità suprema, munito della facoltà di legare e di sciogliere in nome e con forza di Dio. Una chiesa del puro spirito non è la Chiesa di Cristo, come non lo è una chiesa della pura autorità. Soltanto dove lo spirito e l’ufficio, la fede e l’autorità procedono insieme, c’è la Chiesa di Cristo.
Gesù parla con giubilo, perché ora si è dimostrato che le sue parole e i suoi miracoli sono diventati attivi. Questo evento è pertanto una conclusione e, allo stesso tempo, un inizio, un vero mutamento, una divisione e una decisione. Tutto è incominciato con la Parola di Dio, è stato continuato per mezzo dei suoi miracoli, è stato accolto con il sì della fede. Verrà perfezionato con la parola e con l’opera creativa di Cristo che costruisce la Chiesa.

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Le tre Persone della Trinità litigano continuamente fra di loro, e a porte chiuse? Il signor Bergoglio non è cristiano e non è cattolico; del resto, non è nemmeno papa!

Gesù non chiede: cosa credete, ma: chi dite che io sia?
di Francesco Lamendola


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