ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 6 giugno 2020

In un contesto di rivoluzione

Dalla chiesa lassista alla chiesa agnostica



… ma la storia non è la loro Rivoluzione…. Cari Amici vi offriamo due riflessioni dal sito Radicati nella Fede: il primo è del 2014, assai lungimirante, diremo in tempi non sospetti e dove tutto si è tristemente verificato in questi anni. Il testo è del 2014 – vedi qui – Dalla chiesa lassista alla chiesa agnostica. Il secondo articolo, del 1° gennaio 2020, dimostra quasi una sorta di epilogo, di sostanza in un contesto di rivoluzione che ha danneggiato e danneggia la vera Fede – vedi qui – La storia non è la loro rivoluzione.

Per quel che ci riguarda abbiamo tentato di fare i due testi in una catechesi che troverete in video qui:

DALLA CHIESA LASSISTA ALLA CHIESA AGNOSTICA
Editoriale “Radicati nella fede” – Anno VII n° 12 – Dicembre 2014
  Un Dio che non chiede più nulla agli uomini è come se non esistesse. Questo è l’esito tragico di una Chiesa post-conciliare, che sposando una visione mondana della misericordia giunge ad un agnosticismo pratico. Sì, perché se è vero che c’è un ateismo pratico, quello di chi vive come se Dio non esistesse, pur non negando in modo esplicito la sua esistenza, c’è pure un agnosticismo pratico, quello di chi parla di un Dio che resta sconosciuto, che non parla con chiarezza agli uomini, da cui l’uomo trae quello che vuole a seconda delle occasioni, un Dio che, in fondo, è qui solo per valorizzarti, senza chiederti molto.
  Sembra essere proprio questa la situazione di gran parte del cattolicesimo odierno, quello vissuto concretamente dalla maggioranza dei battezzati.
  Si predica un Dio puro perdono, un Dio consolatorio, che non chiede la conversione personale, che non chiede di cambiare vita. Un Dio pronto ad accogliere le nuove svolte della società, pronto a dichiarare che le immoralità, se vissute con cuore, in fondo non sono proprio immorali. I dibattiti in margine al recente sinodo hanno dato ampio esempio di questo. Il matrimonio non tiene più nel nostro occidente decadente, affrettiamoci allora a dire che Dio non chiede una indissolubilità assoluta. La gente non si sposa più, affrettiamoci allora a dire che, se nei conviventi c’è amore sincero, in qualche modo si supplisce al sacramento… e di questi discorsi, non riferiti solo al matrimonio, potremmo citarne tanti.
  Alla fine possiamo dire di assistere ad un nuovo parlare di Dio, di un Dio che non chiede nulla agli uomini, di un Dio che non vieta nulla. Ai tempi della contestazione andava per la maggiore il “vietato vietare”: oggi questo slogan alberga nella Chiesa rinnovata, nella Chiesa del post-concilio. “Vietato parlare di un Dio che vieta”, sembra essere questo lo slogan con il quale si riprogrammano i quadri dei cattolici impegnati e soprattutto del clero. Si vuole un clero che accolga, senza richiamare al dovere urgente della conversione. Vietato parlare di castigo, di penitenza, di timor di Dio. La gente ha bisogno di consolazione, si dice, di ritrovare fiducia nella Chiesa, allora per favore non vietate! È l’annoiante ritornello.
  Con un colpo di spugna si cancella tutta la Sacra Scrittura, tutto il Vangelo e tutto l’Antico Testamento. Si parla di un Dio che non ritroveremo nella Rivelazione, di un Gesù preso a prestito dal laicismo massonico, ma che non corrisponde a nessun passo del Vangelo. Un Signore che non indica la strada della vita, chiedendo agli uomini di allontanarsi dal peccato; ma di un Signore che si affretta a valorizzare ciò che gli uomini fanno nelle loro ubriacature di peccato.
 Anche gli sforzi della gerarchia sembrano volti a controllare solo quella parte di Chiesa che si attarda a predicare un Dio a cui spiace il peccato, che castiga il peccato, perché l’uomo possa ravvedersi e tornare ad una vita santa. Il “Vietato parlare di un Dio che vieta” diventa “basta con una Chiesa che vieta”. In effetti c’è ancora qualcosa di vietato nelle nostre parrocchie e nelle nostre chiese?
  C’è da domandarsi cosa pensino fedeli e pastori, quando nelle messe viene proclamata la Parola di Dio, quando si ascoltano i profeti che annunciano i castighi di Dio e invitano alla conversione, quando nei vangeli si parla degli ultimi tempi, del giudizio finale e del ritorno glorioso di Cristo.
  Proprio negli anni in cui si è parlato tanto, nella Chiesa, di dialogo con gli ebrei, si è di fatto censurato tutto l’Antico Testamento. È un Dio moderno quello che sta al centro di troppe chiese, un Dio borghese che benedice le tue scelte emancipate, al passo con i tempi, un Dio che non ti chiede più nulla.
  Ma tutta questa falsità è già castigata. Sì, perché un Dio che non ti chiede più nulla è un Dio che di fatto non esiste. Questo è vero anche nel vissuto delle persone: cosa se ne fa l’uomo di un Dio che gli dà sempre ragione?
  Ci siamo scavati la fossa da soli.
  Il cattolicesimo ammodernato si è scavato la fossa da solo: predicando un Dio che è pura accondiscendenza, si è trasformato in un cattolicesimo agnostico, che pur non negando l’esistenza di Dio, vive staccato da Dio, perché per lui Dio è sconosciuto. Se Dio mi dà sempre ragione, se benedice le mie scelte a priori, se Dio coincide con me e con la mia volontà, Dio scompare dalla mia vita. È la tragedia della Chiesa post-conciliare che diventa agnostica.
  Ecco perché nella Chiesa di oggi si parla tanto della Chiesa stessa e del mondo, e quasi mai di Dio.
  Vivendo il Santo Natale ricordiamoci invece che Dio è venuto nel mondo, si è fatto uomo, ha mostrato il suo volto, ci ha parlato lungo i secoli nell’Antico e nel Nuovo Testamento, ci ha detto e ci ha chiesto, e noi dobbiamo ascoltarlo e obbedirgli.
  E la Chiesa deve essere semplicemente il fedele eco del Signore che parla.

LA STORIA NON E’ LA LORO RIVOLUZIONE
Editoriale di “Radicati nella fede” – Anno XIII n° 1 – Gennaio 2020
 Non a caso “Il Capitale” di Karl Marx fu dedicato a Charles Darwin: ogni rivoluzione si presenta come tappa ineludibile di un processo, come inevitabile passaggio, più o meno violento,  verso uno sviluppo storico nell’avvenire, verso, e qui sta il grande inganno, verso un mitico progresso da cui nessuno potrebbe tornare indietro.
 Tutto questo è falso, come è falso Darwin e il darwinismo.
 È l’ideologia della rivoluzione, il più grande inganno della storia: ti fanno credere che i tempi richiedano determinati cambiamenti un po’ su tutto, che essere contrari ai cambiamenti equivale ad essere fuori della storia, ad essere contro il progresso. Fanno coincidere la Storia con le loro rivoluzioni.
 Non a caso a Fatima la Madonna parla degli errori che la Russia, se non convertita, diffonderà nel mondo.
 L’errore per eccellenza è quest’illusione diabolica del progresso rivoluzionario che il Comunismo ha cavalcato, ma che è stato poi condiviso da tutti, destra e sinistra.
 È così radicata questa falsità che nessuno osa contrastarla, anche se non la condivide per niente.
 Questa ideologia è entrata a grandi passi dentro il Tempio di Dio, dentro la Chiesa; è entrata e ha distrutto, semplicemente distrutto, non ha costruito nulla. È cosi forte però questa illusione, che nemmeno i dati spaventosi della crisi in casa cattolica fanno ravvedere qualcuno. La Rivoluzione si presenta come intoccabile.
 All’opinione pubblica mondiale si è presentato il Concilio Vaticano II come la rivoluzione rinnovatrice della Chiesa, che finalmente approdava dentro la modernità, dopo averla osteggiata per più di due secoli.
 Anche chi è stato perplesso di una simile presentazione del Concilio, quasi fosse un nuovo inizio della Chiesa, non ha combattuto con coraggio l’inganno rivoluzionario. Si è medicato tutto timidamente, troppo timidamente, cercando disperatamente di sottolineare che il Vaticano II doveva essere letto in continuità con i precedenti concili e con tutto il magistero perenne della Chiesa.
 Nemmeno di fronte al non apparire dei frutti del Concilio, questi benedetti frutti che non si vedono mai!, si ha il coraggio di dire che bisogna tornare indietro. Si prende per inevitabile la Rivoluzione! Si prende per inevitabile questo terribile falso progresso. Si accetta tutta questa spaventosa decadenza come inesorabile: è l’ideologia della Rivoluzione progressiva che vince in tutti gli animi, anche in quelli anti-rivoluzionari.
 È proprio quello che vogliono i fautori di ogni rivoluzione: far coincidere la Storia con la Rivoluzione.
 Questa supina accettazione dello schema rivoluzionario fa cercare, a quelli che sono contro, a quelli che vogliono restare cattolici non rassegnandosi al disastro della Chiesa Romana, fa cercare un “facile” rifugio nel millenarismo: “Sono gli ultimi tempi”, si dice da più parti, “è la grande apostasia”, “non resta più molto…”.
 Così dicendo non si fa più nulla per la Chiesa, non si giudica fino in fondo con intelligenza cattolica la situazione e non si agisce: che tristezza!
 Sembra di rivedere la situazione descritta da San Paolo:
  • Chi non vuol lavorare neppure mangi. Sentiamo infatti che alcuni fra di voi vivono disordinatamente, senza far nulla e in continua agitazione. A questi tali ordiniamo, esortandoli nel Signore Gesù Cristo, di mangiare il proprio pane lavorando in pace.” (2 Ts 3,10-12).
 Applichiamo con coraggio non soltanto alla vita personale, ma anche alla nostra responsabilità nella Chiesa queste parole dell’Apostolo e ravvediamoci per agire secondo il bene.
 La Rivoluzione, anche dentro la Chiesa, non è inesorabile. Le cose possono cambiare, il Cristianesimo può rinascere nelle nostre terre, perché la storia la fa Dio e non la Rivoluzione. Ma occorre uscire da questo mondo di fantasmi che si chiama modernità!
 No, la Rivoluzione non è inesorabile: si può tornare indietro e riprendere la strada giusta, per edificare la Chiesa come Dio comanda.
 No, il Millenarismo non è la soluzione, ma la solita fuga: nessuno sa quando il Signore verrà, nel mentre abbiamo il compito di fare il cristianesimo, di fare la Chiesa, ripartendo dalla Messa giusta, la Messa di sempre, e dalla stabilità della nostra vita attorno all’altare, pieni di obbediente fervore: così il cristianesimo produrrà opere di bene.
 Gli “agitati, gli inquieti “disordinati” della Tradizione sono troppo simili agli inquieti della rivoluzione, distruggono e non costruiscono.
 Lavoriamo dunque in pace per la nostra santificazione, allora molte anime troveranno casa con noi, e la Rivoluzione scomparirà come neve al sole; forse sta già scomparendo.
  Buon anno a tutti.

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