Il presidente Donald Trump ha fatto visita al santuario di San Giovanni Paolo II a Washington, L’arcivescovo di quella città, Wilton Gregory, se ne è fortemente risentito emettendo una denuncia di fuoco.
Lo scrittore Phil Lawler ha a sua volta scritto una lettera aperta al cardinal Wilton Gregory pubblicata sul Catholic Culture. Eccola nella mia traduzione.
“Trovo sconcertante e riprovevole che qualsiasi struttura cattolica si permetta di essere così egregiamente abusata e manipolata in modo da violare i nostri principi religiosi”, ha detto l’arcivescovo Wilton Gregory dopo che il presidente Donald Trump ha visitato il santuario di San Giovanni Paolo II a Washington.
Vuole sapere cosa trovo sconcertante e riprovevole, Arcivescovo Gregory?
Trovo sconcertante e riprovevole:
… che un arcivescovo cattolico rilasci una dichiarazione palesemente di parte in un momento in cui la nostra nazione è già profondamente divisa.
… che nessun leader responsabile avrebbe rilasciato una dichiarazione incendiaria senza verificare i fatti – e aver appreso, in questo caso, che la visita di Trump al Santuario non era collegata alle manifestazioni e alle rivolte nelle nostre città, che era stata pianificata con largo anticipo, ed che era intesa a focalizzare l’attenzione sulla ricerca internazionale della libertà religiosa – che, l’ultima volta che ho controllato, era una causa che non violava i principi religiosi cattolici.
… che un prelato cattolico evidentemente non si è preoccupato di contattare un’importante istituzione cattolica, per ascoltare la sua versione dei fatti, prima di emettere una pubblica condanna. I Cavalieri di Colombo, che amministrano il Santuario di San Giovanni Paolo II, sono stati scrupolosamente fedeli alla gerarchia cattolica; in cambio meritano almeno questa elementare cortesia.
…che un arcivescovo cattolico ha stroncato il Presidente in un momento in cui Trump stava portando avanti una causa che è, di fatto, inequivocabilmente conforme ai principi cattolici. Mentre si trovava al Santuario, Trump ha firmato un ordine esecutivo che ordina al governo degli Stati Uniti di fare della libertà religiosa una priorità assoluta negli affari esteri, e fornisce i finanziamenti per questa campagna. Qualunque altra cosa i cattolici possano pensare delle iniziative della Casa Bianca, questa meritava un sostegno, non una infuriata denuncia.
… che un pastore cattolico che ha accettato passivamente l’imposizione di restrizioni governative che impediscono di fatto la celebrazione pubblica della messa, fa di una questione politica – non l’amministrazione dei sacramenti – la sua massima priorità.
… che l’arcivescovo Gregorio sarebbe abbastanza ipocrita da criticare qualcun altro per aver permesso la manipolazione della Chiesa a fini politici, quando ha ceduto il pulpito della sua cattedrale alla presidente della Camera Nancy Pelosi, la cui ardente difesa dell’aborto su richiesta viola indiscutibilmente “i nostri principi religiosi”.
… e per questa ragione che l’arcivescovo Gregory, che ha dedicato una dichiarazione della domenica di Pentecoste a una condanna del razzismo, trascura così allegramente la più evidente manifestazione di disparità razziale sulla nostra nazione: lo sterminio sistematico degli afroamericani nel grembo materno, aiutato e sostenuto dai politici cattolici liberali che hanno accolto l’ultimo petulante sfogo dell’arcivescovo.
Di Sabino Paciolla
Nel mezzo di un conflitto crescente riguardante la risposta del presidente ai disordini in tutto il Paese, il presidente Donald Trump ha visitato il santuario nazionale di San Giovanni Paolo II a Washington D.C. martedì mattina, ma il cardinale arcivescovo della città la visita pesantemente.
Ce ne parla lo staff del Catholic News Agency (CNA). Ecco l’articolo nella mia traduzione.
Nel mezzo di un conflitto crescente riguardante la risposta del presidente ai disordini in tutto il Paese, il presidente Donald Trump ha visitato il santuario nazionale di San Giovanni Paolo II a Washington D.C. martedì mattina.
Mentre un portavoce del santuario ha detto che la visita era stata inizialmente pianificata per la firma di un ordine esecutivo internazionale per la libertà religiosa ed era stata programmata qualche tempo fa, l’arcivescovo di Washington ha definito la visita di Trump al santuario “riprovevole”.
Secondo la guida della stampa quotidiana della Casa Bianca, Trump aveva una visita programmata al santuario nazionale di San Giovanni Paolo II nel nord-est della città alle 11:20 di martedì.
La visita del presidente arriva ora poco prima della firma di un ordine esecutivo “per promuovere la libertà religiosa internazionale”.
Un portavoce del santuario ha detto martedì che la Casa Bianca “aveva originariamente programmato questo come un evento per il presidente per la firma di un ordine esecutivo sulla libertà religiosa internazionale”.
“Ciò era giusto, dato che San Giovanni Paolo II è stato un instancabile sostenitore della libertà religiosa durante tutto il suo pontificato”, ha dichiarato il santuario. “La libertà religiosa internazionale riceve un ampio sostegno bipartisan, compresa l’approvazione unanime di leggi in difesa dei cristiani perseguitati e delle minoranze religiose in tutto il mondo”.
Ha aggiunto che “il santuario accoglie tutte le persone che vengono a pregare e a conoscere l’eredità di San Giovanni Paolo II”.
La rinnovata visita, dopo le notti di disordini civili a Washington, è stata accolta con critiche da parte dell’arcivescovo di Washington.
L’arcivescovo Wilton Gregory di Washington, D.C. ha detto martedì mattina: “Trovo sconcertante e riprovevole che qualsiasi struttura cattolica consenta a sé stessa di essere così egregiamente abusata e manipolata in un modo da violare i nostri principi religiosi, che ci chiamano a difendere i diritti di tutte le persone, anche di quelle con cui potremmo non essere d’accordo”.
.@WashArchbishop Gregory has released a statement on the president's visit to the Saint John Paul II National Shrine. adw.org/wp-content/upl …
“San Giovanni Paolo II è stato un ardente difensore dei diritti e della dignità della persona umana. La sua eredità è una vivida testimonianza di questa verità”, ha affermato l’arcivescovo Gregory: “Non avrebbe certamente tollerato l’uso di gas lacrimogeni e altri deterrenti per farli tacere, disperdere o intimidire per [avere] l’opportunità di [farsi] una fotografia davanti a un luogo di culto e di pace”.
Il santuario contiene una reliquia di prima classe del sangue di Papa San Giovanni Paolo II, oltre a una mostra interattiva sulla sua vita, sulle sue realizzazioni e su eventi storici significativi. La Conferenza dei Vescovi Cattolici degli Stati Uniti ha designato il santuario come santuario nazionale nel 2014.
Un gruppo di circa 200 manifestanti si è riunito martedì mattina lungo la strada del santuario. Alcuni dei manifestanti hanno cantato “le vite dei neri sono importanti” e “non c’è giustizia, non c’è pace”, mentre un piccolo gruppo di manifestanti ha recitato il rosario.
Eugene F. Rivers è direttore del William J. Seymour Institute for Black Church and Policy Studies di Boston.
Rivers ha assunto una visione diversa della visita del presidente, dicendo alla CNA martedì che “Poiché la visita del presidente era stata programmata in anticipo e doveva concentrarsi sull’unica questione che negli ultimi anni ha superato la partigianeria, questa è stata una situazione molto difficile”.
“Non vedo come un santuario o un altro luogo di culto possa rifiutare una visita da parte di chiunque voglia rendergli omaggio o pregare lì – a maggior ragione per il presidente. Coloro che chiamano il presidente peccatore dovrebbero ricordare che Gesù ha regolarmente causato scandalo mangiando e accogliendo coloro che erano visti come impopolari o inappropriati durante la sua vita. Penso che Gesù accolga chiunque – incluso Trump”.
Secondo un alto funzionario dell’amministrazione, l’ordine esecutivo sulla libertà religiosa internazionale che Trump dovrebbe firmare martedì (martedì scorso, ndr), continuerebbe il suo precedente appello ad altri Paesi “di porre fine alle persecuzioni religiose”. Integrerebbe questa richiesta nella politica estera degli Stati Uniti.
Lunedì sera, Trump ha visitato la chiesa episcopale di St. John’s Episcopal Church adiacente alla Casa Bianca, alla quale ha partecipato ogni presidente degli Stati Uniti in carica, a cominciare da James Madison.
Trump era fuori dalla chiesa davanti alle telecamere con una Bibbia in mano in un’apparente foto-opportunità. La chiesa aveva subìto danni da incendio durante le proteste di domenica sera.
Nel momento in cui Trump si trovava fuori dalla chiesa, Washington D.C. stava entrando nel coprifuoco delle 19. La folla si era radunata di fronte a Lafayette Square, dietro la Casa Bianca, per protestare contro la morte di George Floyd e la brutalità della polizia.
Secondo il Washington Examiner, la polizia ha disperso la folla con gas lacrimogeni e altre armi non letali su H Street dietro il parco e accanto alla chiesa, ma non un isolato più in là su Vermont Avenue, dove le proteste continuavano oltre il coprifuoco; la dispersione della folla è stata fatta a quanto pare per fare spazio alla visita di Trump a San Giovanni piuttosto che per far rispettare il coprifuoco della città.
Di Sabino Paciolla
Le proteste che stanno danneggiando gli Usa stremati dal lockdown mostrano la loro natura anti cristiana: diverse chiese sono profanate, perciò Trump è stato sui luoghi vandalizzati mostrando la Bibbia e pregando nel santuario di Giovanni Paolo II. Il presidente, però, non si deve difendere solo dalla stampa che mente, ma anche dai vescovi che giustificano gli anarchici e chi odia Dio.
Mentre i media e i grandi giornali americani si ostinano a chiamare “peaceful protesters” (“manifestanti pacifici”) gli anarchici che ora si sentono legittimati a distruggere negozi, derubando la merce e compiendo vandalismi di ogni tipo, alcuni leader religiosi americani sono impegnati ad indignarsi per la foto che ritrae il presidente degli Stati Uniti con la Bibbia in mano, stracciandosi la tonaca per il fatto che l’altro ieri Trump si è recato a pregare con la first lady al Santuario di Washington dedicato a Giovanni Paolo II.
«Trovo sconcertante e riprovevole che qualsiasi struttura cattolica si permetta di venire così egregiamente abusata e manipolata in un modo che vìola i nostri principi religiosi…il papa san Giovanni Paolo II…certamente non perdonerebbe l'uso di gas lacrimogeni e altri deterrenti per zittirli, disperderli o intimidirli (i manifestanti, ndr) pur di farsi fotografare di fronte ad un luogo di culto». Sono queste le parole con cui il vescovo della capitale, Wilton Gregory, ha rimproverato il santuario diretto dai Cavalieri di Colombo.
Si potrebbe pensare ad un’attenuante, che i vescovi stiano dalla parte dei neri discriminati, facendo ingenuamente di tutto un fascio l’erba dell’omicidio di George Floyd. Si potrebbe anche credere che siano convinti dai media che Trump abbia ordinato di usare lacrimogeni contro la folla pacifica, si potrebbe pensare che non abbiano letto per intero il discorso con cui il presidente Usa condanna duramente l’assassinio di Floyd, invitando però a non sfruttare l’accaduto per distruggere l’America già provata dal recente lockdown. Ma ci sono dei fatti che non possono non essere noti ai leader religiosi. Fatti che rendono ingiustificabili le loro posizioni.
La stessa Catholic News Agency ne ha parlato: oltre ai negozi, alle vetrine, ai monumenti, i manifestanti hanno preso di mira in modo particolare le chiese del paese. È accaduto, oltre che a Washington, in California, Minnesota, New York, Kentucky, Texas e Colorado. Sui muri della cattedrale di Denver, ad esempio, i “manifestanti pacifici” hanno scritto così: «Pedofili», «Dio non esiste», «Dio è morto». Sono poi stati disegnati simboli contro la polizia e contro la fede. L’edificio è anche stato preso a sassate nell’intento di spaccare le finestre.
Perfino la splendida cattedrale di St. Patrick, nel centro di New York, è stata imbrattata, mentre a Dallas, le finestre della cappella di Saint Jude sono state distrutte. Stessa sorte è toccata alla libreria della congregazione religiosa delle “Daughters of St. Paul”, chiusa dopo un attacco dei manifestanti, costringendo le suore a rimuovere il tabernacolo dalla cappella adiacente all’edificio. Non solo, la canonica della cattedrale dell'Assunta di Louisville è stata danneggiata dal lancio di massi e a Minneapolis la basilica di Saint Mary ha rischiato di essere incendiata dopo che era stato appiccato il fuoco sotto una panca. Infine, è stata imbrattata la cattedrale maronita di Nostra Signora del Libano a Los Angeles.
Ma i pastori, pur di accusare Trump, lo rimproverano per aver pregato in chiesa, inginocchiandosi in un cappella con l'immagine della Madonna polacca di Czestochowa, o per aver mostrato la Bibbia come richiamo alle radici religiose degli Stati Uniti, difendendo invece coloro che li attaccando. Basti pensare a come padre Jonathan Austin ha giustificato i vandali dopo che la sua chiesa di Dallas è stata rovinata dai sassi: «Questi vetri non sono nulla. Il vetro si rompe continuamente, purtroppo. Ma la scorsa settimana è stata portata via la vita del signor George Floyd». Austin ha colpevolizzato anche la polizia, esortando tutti a «difendere la vera pace» contro gli «atti orribili, soprattuto avvenuti per mano delle autorità».
Anche Mariann Edgar Budde, vescovessa della chiesa episcopale di Washington, si è indignata per il fatto che Trump si sia fatto fotografare di fronte alla chiesa episcopale di Saint John giustificando invece chi, la sera precedente, aveva incendiato e vandalizzato l’edificio religioso. Eppure, è chiaro che il presidente americano volesse dichiarare guerra all’anarchia, decidendo il giorno successivo alle proteste di ripercorrere simbolicamente i luoghi usurpati dalla devastazione per contrapporre il disordine e la violenza luciferini all’ordine che nasce quando si consegna un paese a Dio.
Lo si comprende anche dal fatto che Trump aveva commentato il vandalismo contro il Lincoln Memorial, contro il World War Two Memorial, contro la chiesa episcopale, insieme all'omicidio di un ufficiale afroamericano in California, così: «Questi non sono atti di protesta pacifica. Questi sono atti di terrore interno. La distruzione della vita innocente e lo spargimento di sangue innocente sono un'offesa per l'umanità e un crimine contro Dio».
Che la stampa abbia spudoratamente mentito sulle rivolte, parlando dell'uso di lacrimogeni contro la folla pacifica, sebbene non ci fosse nulla di pacifico nelle proteste di Washington e sebbene la polizia abbia usato non lacrimogeni ma fumogeni, risulta incomprensibile il comportamento ideologico dei vescovi, che pur di remare contro il presidente sono disposti a stringere le mani a chi odia la Chiesa, la fede e Dio. Eppure non è la prima volta che accade visto che di fronte alla decisione di Trump di definire la chiese luoghi “essenziali” da riaprire dopo il lockdown (bypassando i governatori che hanno approfittato dello stato di emergenza per discriminare la fede prolungando le chiusure dei soli edifici di culto), i vescovi anziché rallegrarsi di un potere che favorisce Dio sono riusciti a rimproverare il presidente: la conferenza episcopale dello Stato di Washington, seguita dall’arcivescovo di Los Angeles, Jose H. Gomez, ha risposto a Trump che avrebbero obbedito al loro governatore piuttosto che a lui.
È questa dunque la vera fatica del presidente che, dopo aver firmato un ordine esecutivo con cui ha stanziato 50 milioni all’anno per la tutela della libertà religiosa (qualche ora dopo la visita al santuario), si è ritrovato ancora una volta contro alcuni membri della chiesa che vuole difendere dal dilagare di una cultura progressista e ferocemente avversa a Dio e alla Verità e ce per questo lo odia e ne ha il terrore. Una cultura ormai così penetrata dentro le mura cristiane da costringere chi le ha dichiarato guerra a combattere con coraggio dentro e fuori la città.
Benedetta Frigerio
https://lanuovabq.it/it/trump-difende-le-chiese-e-prega-i-vescovi-lo-attaccano
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