ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 24 luglio 2020

E' stato predetto

CHI E' DAVVERO BERGOGLIO?

    Salvare Giuda? Già solo da questo si capisce chi è davvero Bergoglio. E' stato predetto che sarebbe venuto chi, fingendo di annunciare l’autentico Vangelo ne introdurrà un altro che non viene di certo da Gesù, ma dal suo Nemico
di Francesco Lamendola
  
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Qual è l’atteggiamento peggiore che si può avere nei confronti di Gesù Cristo e del suo Vangelo? Quello di rifiutarlo, disprezzarlo, insultarlo? No. Quello di deriderlo, compatirlo, sbeffeggiarlo? Neppure. Quello di odiarlo, sfidarlo, maledirlo? No, non è nemmeno questo. Certo, è un atteggiamento molto, molto brutto; ma non è il peggiore possibile. Il peggiore è quello che allontana le anime da Lui, ma senza che esse se ne accorgano. 

Bestemmiare contro Cristo significa mettere le carte in tavola: gli altri sanno cosa pensiamo, capiscono ciò a cui miriamo; possono provare orrore o simpatia, ma comunque sanno a che gioco si sta giocando. E dunque l’atteggiamento peggiore consiste nel fingere di amare Gesù, nel fingere di accogliere il suo Vangelo, e nel presentarsi come suoi annunciatori, come operai della sua vigna: ma badando a stravolgerlo in maniera più o meno sottile, dicendo alcune cose secondo verità e dicendone altre deliberatamene false, assumendo un atteggiamento di finta umiltà verso di Lui e poi lasciando trasparire, qua e là, ma con perfida abilità, la propria superbia, la propria impazienza, la propria luciferina convinzione di esser migliori di Lui, di avere un “vangelo” più autentico da annunciare. E tutto questo senza contrapporsi apertamente a Gesù, anzi facendo mostra di volerlo seguire sino in fondo, coerentemente, con dedizione totale: non però come Lui ha insegnato, ma secondo lo spirito del mondo, con la scusa di voler dialogare con il mondo.

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Chi è davvero "Bergoglio"?

Ebbene, tale atteggiamento di falsa adesione e di segreta opposizione, capace di trascinare le anime nell’errore senza che se ne rendano conto, è stato sin dal primo giorno la cifra del pontificato di Bergoglio, il suo costante filo conduttore. Ora, Bergoglio questa tecnica infernale l’ha adottata a trecentosessanta gradi, tutti i giorni, in ogni discorso, in ogni documento, in ogni gesto, in maniera metodica, capillare, senza risparmiare un solo ambito, una sola pagina del Vangelo. Non c’è letteralmente nulla che abbia risparmiato ai fedeli, dalla famiglia alla dottrina, dai Novissimi a Maria Vergine, dalla preghiera al silenzio: su tutto ha seminato volutamente confusione e deformazione, su tutto ha schizzato il veleno di un’eresia sottile, strisciante, ma indubitabile, e per soprammercato ha condito le sue incessanti esternazioni, ufficiali e informali, con ogni sorta d’irriverenze, sconvenienze, scurrilità, vere  proprie bestemmie, vomitate però con quel sorriso di finta innocenza e naturalezza che fa venire i brividi, perché gli occhi restano fermi, duri e freddi come quelli di un rettile, solo la bocca ride, e lo fa scompostamente, stirando i muscoli della faccia e trasformando quel riso in un ghigno, quella faccia in una maschera mostruosa, che fa venire in mente i mascheroni che si vedono, scolpiti nella pietra, sui portoni degli antichi palazzi signorili, specie del diciassettesimo secolo.

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 E' stato predetto che sarebbe venuto chi, fingendo di annunciare l’autentico Vangelo, ne introdurrà un altro, che non viene di certo da Gesù Cristo, ma dal suo "Nemico"!

Il 16 giugno 2016, all’apertura del Convegno ecclesiale della diocesi di Roma, Bergoglio fra le altre cose aveva detto (§ 2):
Il realismo evangelico si sporca le mani perché sa che “grano e zizzania” crescono assieme, e il miglior grano – in questa vita – sarà sempre mescolato con un po’ di zizzania. «Comprendo coloro che preferiscono una pastorale più rigida che non dia luogo ad alcuna confusione», li comprendo. «Ma credo sinceramente che Gesù vuole una Chiesa attenta al bene che lo Spirito sparge in mezzo alla fragilità: una Madre che, nel momento stesso in cui esprime chiaramente il suo insegnamento obiettivo, “non rinuncia al bene possibile, benché corra il rischio di sporcarsi con il fango della strada”». Una Chiesa capace di «assumere la logica della compassione verso le persone fragili e ad evitare persecuzioni o giudizi troppo duri e impazienti. Il Vangelo stesso ci richiede di non giudicare e di non condannare (cfr Mt 7,1; Lc 6,37)» (AL, 308). E qui faccio una parentesi. Mi è venuta tra le mani – voi la conoscete sicuramente – l’immagine di quel capitello della Basilica di Santa Maria Maddalena a Vézelay, nel Sud della Francia, dove incomincia il Cammino di Santiago: da una parte c’è Giuda, impiccato, con la lingua di fuori, e dall’altra parte del capitello c’è Gesù Buon Pastore che lo porta sulle spalle, lo porta con sé. E’ un mistero, questo. Ma questi medievali, che insegnavano la catechesi con le figure, avevano capito il mistero di Giuda. E Don Primo Mazzolari ha un bel discorso, un Giovedì Santo, su questo, un bel discorso. E’ un prete non di questa diocesi, ma dell’Italia. Un prete dell’Italia che ha capito bene questa complessità della logica del Vangelo. E quello che si è sporcato di più le mani è Gesù. Gesù si è sporcato di più. Non era uno “pulito”, ma andava dalla gente, tra la gente e prendeva la gente come era, non come doveva essere. Torniamo all’immagine biblica: “Ti ringrazio, Signore, perché sono dell’Azione Cattolica, o di questa associazione, o della Caritas, o di questo o di quello…, e non come questi che abitano nei quartieri e sono ladri e delinquenti e…”. Questo non aiuta la pastorale!

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E' difficile non vedere come costui giochi abitualmente sul filo della più calcolata malizia, anche linguistica, oltre che concettuale, per ottenere con il minimo dei mezzi il massimo dei risultati, ossia seminare la più grande confusione, il più grande turbamento e la più grande amarezza nel cuore e nella mente dei fedeli!

Ora, chiunque conosca un po’ di geografia e di storia dell’arte europea, sa o dovrebbe sapere che Vézelay, minuscolo paese medievale di neppure 500 anime ma reso famoso dalla presenza della basilica romanica di Santa Maria Maddalena, non si trova affatto nel Sud della Francia, bensì nel Centro-Est, nel dipartimento della Yonne che fa parte della regione storica della Borgogna-Franca Contea. E se si cade in un errore così marchiano, ciò significa che non si sa nulla di Vézelay, della sua storia e della sua arte, ma suggerisce piuttosto che l’oratore abbia sguinzagliato i suoi fidi a caccia di qualche sia pur minimo appiglio culturale, di qualsiasi argomento più o meno tirato per i capelli, al solo e preciso scopo d’introdurre e sviluppare un po’ alla volta l’idea inconfessabile che gli frullava in capo: la riabilitazione di Giuda Iscariote, o meglio, l’ipotesi, presentata come fortemente probabile, di una sua salvazione finale. A dispetto di ogni evidenza, compreso il fatto che, impiccandosi, Giuda ha tolto a se stesso la possibilità di pentirsi nel solo modo che è gradito a Dio, cioè riconoscendosi colpevole senza alcuna attenuante, e nello stesso tempo rimettendosi alla sua misericordia (mentre il suicidio è un’auto-punizione che rifiuta il perdono di Dio, o comunque non crede alla possibilità di essere perdonato). Ma così facendo il peccatore si mostra non solo impenitente, ma anche superbo: pretende di giudicare la misura della misericordia di Dio e trovando che la sua colpa è tanto grande da eccedere quella misura, si condanna da se stesso, sostituendo il proprio giudizio al giudizio di Dio e mostrando di credere che il proprio giudizio è più “giusto” di quello di Dio. Infatti, quale superbia più grande di questa: pretendere di sapere meglio di Dio se si è degni del suo perdono, oppure no?

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Un "pastore" misericordioso? Quando parla fa semplicemente venire i brividi, perché gli occhi restano fermi, duri e freddi come quelli di un rettile, solo la bocca ride, e lo fa scompostamente, stirando i muscoli della faccia e trasformando quel riso in un ghigno, quella faccia in una maschera mostruosa, che fa venire in mente i mascheroni che si vedono, scolpiti nella pietra, sui portoni degli antichi palazzi signorili, specie del diciassettesimo secolo!

Peraltro anche in questa occasione Bergoglio, come in numerose altre, segue la massima di non sprecare nessuna occasione per dare scandalo e infilare nel proprio discorso almeno due bestemmie invece di una sola, che sarebbe troppo poco, sempre però nascondendo la mano subito dopo aver scagliato il sasso, da bravissimo gesuita qual è. Ed ecco che dopo aver suggerito che Giuda si è salvato, contraddicendo frontalmente la parole di Gesù stesso (Gv. 17,129: Quand’ero con loro, io conservavo nel tuo nome coloro che mi hai dato e li ho custoditi; nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si adempisse la Scrittura), non parendogli abbastanza aver detto il contrario di ciò che dice Gesù, ci mette dentro anche un’ulteriore bestemmia: Non era uno “pulito”Dunque, Gesù era uno sporco. Ma perché era sporco? Perché si è sporcato le mani più di tutti. Ora, c’è una bella differenza – sia di forma che di sostanza - fra l’espressione “sporcarsi le mani”, oltretutto adoperata in senso figurato, ed essere sporchi, ovvero non puliti, sempre in senso morale: e fin qui si potrebbe pensare a una semplice (si fa per dire) disavventura linguistica, a una scarsa conoscenza della lingua italiana. Certo, è difficile pensare che nessuno prepari i discorsi del papa o che nessuno gli fornisca qualche consiglio o qualche indicazione per evitare almeno gli incidenti più clamorosi; ma sappiamo quanto sia testardo, presuntuoso e irascibile l’ex buttafuori argentino e in quale altissima considerazione tenga se stesso, al punto da ritenersi del tutto dispensato dalla necessità di ricevere consigli o suggerimenti di qualsiasi tipo, non parliamo poi di correzioni, e come non tolleri intorno a sé se non uomini che gli dicono sempre e solo di sì, pena, in caso contrario, la cacciata immediata dai rispettivi incarichi. E tuttavia, è difficile non vedere come costui giochi abitualmente sul filo della più calcolata malizia, anche linguistica, oltre che concettuale, per ottenere con il minimo dei mezzi il massimo dei risultati, ossia seminare la più grande confusione, il più grande turbamento e la più grande amarezza nel cuore e nella mente dei fedeli.

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Bergoglio ha seminato volutamente confusione, su tutto ha schizzato il veleno di un’eresia sottile, strisciante, ma indubitabile, e per soprammercato ha condito le sue incessanti esternazioni, ufficiali e informali, con ogni sorta d’irriverenze, sconvenienze, scurrilità, vere  proprie bestemmie, vomitate però con quel sorriso di finta innocenza e naturalezza che fa venire i brividi!

Se le sue intenzioni erano buone, non bastava dire che Gesù non disdegnava di sporcarsi le mani? Perché aggiungere che non era uno pulito? Il sospetto di una malizia calcolata, di un vero e proprio dolo, diventa certezza se si considera tutta la frase seguente: Non era uno “pulito”, ma andava dalla gente, tra la gente e prendeva la gente come era, non come doveva essere. Ecco, qui non può trattarsi di una goffaggine dovuta al modo di esprimersi: qui siamo proprio nella deliberata falsificazione del Vangelo, e sia pure con la consueta furberia di non scoprirsi del tutto, di non gettare interamente la maschera e ciò non per un residuo di pudore, ma per un sovrappiù di malizia, in quanto solo mantenendo la finzione d’essere cattolico e in buona fede egli può seguitare  a devastare efficacemente le coscienze. È vero, infatti, che Gesù andava tra la gente e la prendeva come era, non come avrebbe dovuto essere; ma è altrettanto vero che questa affermazione acquista un senso contrario alla verità se non viene integrata da un’affermazione successiva: perché il suo scopo era comunque portare le persone ad essere come dovevano essere, così come ciascuno deve essere. Siate dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro nei cieli!, diceva. Questo è il vero Vangelo di Gesù Cristo: altro che dilettarsi della e nella sporcizia; altro che accettare la gente per quello che essa è: niente affatto, ma esattamente il contrario! E alla donna adultera, scampata per suo merito alla lapidazione, raccomanda: Va’ in pace, e non peccare più. Se si toglie quel non peccare più, si dà l’impressione che Gesù andasse fra la gente, a sporcarsi le mani, per lasciarla esattamente come l’aveva trovata: ossia immersa nel peccato, i violenti nella violenza, gli avari nell’avarizia, i superbi nella superbia, i lussuriosi nella lussuria. Il che è falsissimo. Non dice forse Gesù: Se il tuo occhio ti dà scandalo, strappatelo? E se la tua mano ti dà scandalo, tagliatela? Dunque, non è affatto vero che Gesù accettava la gente così com’era. Prima di tutto Gesù non si rivolgeva “alla gente”, ma alle singole persone: il suo appello era sempre individuale, anche in mezzo alle folle più numerose; era sempre un “tu” indirizzato al Singolo, come giustamente osserva Kierkegaard. In secondo luogo, andava fra la gente per trarla fuori dalle precedenti abitudini di vita, per convertirla e far nascere in ciascuno l’uomo nuovo, fatto a immagine di Dio, e non per incoraggiarlo a restarsene immerso nel brago, come un maiale ben pasciuto e pago della vita che conduce.
Da allora, Bergoglio è tornato più volte sull’argomento, sempre nella stessa direzione: suggerendo che Giuda, dopotutto, probabilmente si è salvato, sia perché si era pentito, sia perché Dio è talmente misericordioso che da Lui non ci può aspettare niente di meno; del resto, quando mai costui ha parlato della dannazione eterna? Mai, che noi si sappia. Se qualcuno lo ha sentito parlare dell’inferno, alzi la mano; a noi non risulta che l’abbia mai fatto, neanche una sola volta, sebbene in questi otto anni non sia stato zitto un giorno solo e non ci abbia risparmiato le sue improvvisazioni su qualsiasi tema possibile, religioso o (più spesso) laico.

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Sappiamo quanto sia testardo, presuntuoso e irascibile l’ex buttafuori argentino e in quale altissima considerazione tenga se stesso, al punto da ritenersi del tutto dispensato dalla necessità di ricevere consigli o suggerimenti di qualsiasi tipo!

Già
 solo da questo si capisce chi è davvero Bergoglio
di 
Francesco Lamendola
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