ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 22 luglio 2020

Nulla sarebbe più come prima

A parte alcune eccezioni, a nessuno, anche in ambito ecclesiale, sembra importare un granché del Zan

Omofobia legge liberticida
A parte alcune eccezioni, a nessuno, anche in ambito ecclesiale, sembra importare un granché del Zan. 

Sgomenta che non ci si renda conto del cambiamento epocale che, come uno tsunami, sta per abbattersi sull’Italia. Il Coronavirus è nulla al confronto. 
Tutti a dire che niente sarà più come prima, ma sbaglia evento. Il Coronavirus ha solo evidenziato l’epidemia del peccato e della paura della morte che infetta il cuore di ogni uomo. Il virus prima o poi passerà, e sarà tutto come prima, solo qualche angoscia in più, alle quali corrisponderanno più alienazioni. 
Mentre con il Ddl Zan convertito in legge davvero nulla sarebbe più come prima. Più grave addirittura dell’aborto. E non solo perché si tratterebbe di una legge liberticida. È molto di più, e l’omotransfobia è solo un grimaldello, l’attacco aereo che prepara l’invasione delle forze di terra. 
Una eventuale Legge Zan decreterebbe la fine di un qualsiasi residuo di Legge Naturale, oggettiva, alla quale tutti debbono rispetto e obbedienza. Il diritto di cittadinanza legislativo (con tutti gli abomini e i reati che ne conseguiranno) di qualsiasi percezione e sentire circa il proprio genere sessuale è solo il candelotto di dinamite con cui sventrare la porta oltre la quale non esiste più alcun limite alla carne, alle sue concupiscenze, alle sue voglie e desideri, il tutto tradotto satanicamente in diritti che tutti devono accettare. 
Una Legge Zan cancellerebbe la Verità e obbligherebbe a non parlarne, a non insegnarla ai nostri figli, nelle nostre chiese, nelle case. Dopo questa Legge tutto sarà possibile perché, per legge, non potendo più nessuno opporsi alla barbarie del relativismo etico, non vi saranno margini alle perversioni. 
Pochissimo tempo e la pedofilia sarà legge, e sarà raccomandata. Una Legge Zan non passerebbe più, radicherebbe nel tessuto sociale e culturale il diritto alla menzogna, alla mistificazione per giustificare tutto. 
Una Legge Zan non solo imbavaglierebbe le voci dissenzienti circa le menzogne, ma creerebbe i presupposti per l’irruzione e il dominio incontrastato di una perfida, iniqua e perversa anarchia morale. Altro che Legge Zan, Legge Caligola dovrebbe chiamarsi. Dalla sua eventuale approvazione alla realizzazione postuma dei sogni deliranti di Caligola basterebbe un attimo. 
Svegliamoci, che il Coronavirus è di un momento, una Legge Zan sarebbe per tanto, tantissimo tempo, cambierebbe definitivamente la nostra società, avremo una battaglia difficilissima per difendere i nostri figli dall’ambiente infettante e pervasivo, per trasmettere loro la fede. 
Dobbiamo pregare, e fare di tutto perché questo abominio non divenga Legge. Nella certezza che comunque il demonio e Caligola non prevarranno. 
Sempre vi sarà un piccolo resto a stendere le braccia e ripetere con Cristo, Padre perdonami perché non sanno quello che fanno. 
Ma dobbiamo aprire gli occhi, essere uniti a Cristo, per non confondere la nostra missione di testimoni e martiri della Verità con una marmellata buonista che finirebbe con il fagocitare anche i cristiani, senza che se ne accorgano. Con Satana non si dialoga, si prega e si sta sulla Croce, annunciando la Verità per esorcizzarlo.
di Antonello Iapicca
Don Antonello Iapicca è missionario da 30 anni in Giappone. Ora opera nella città di Takamatsu.Non 

Il MES ha anche un cuore, ma batte per l’amore LGBT.

Bandiera LGBT

Il MES, Meccanismo di Stabilità Europea, è ormai entrato a pieno titolo nel dibattito pubblico del nostro Paese. Se ne discute persino al bar. Attivo dal 9 ottobre 2012, questo organismo incute legittimi timori e non può certo annoverarsi tra le istituzioni più tranquillizzanti per noi italiani. A cominciare dalla quota che ci siamo impegnati a versare: 125 miliardi di euro. Ora, a prescindere da quanto abbiamo finora pagato (gli europeisti dicono 14 miliardi, mentre gli euroscettici sostengono 60 miliardi), il punto inquietante sta nella disposizione dell’art.3 del Trattato istitutivo del Meccanismo: «I membri del MES si impegnano incondizionatamente e irrevocabilmente a versare il capitale richiesto dal direttore generale entro sette giorni dal ricevimento della richiesta». Non lascia più tranquilli l’art. 32 dello stesso Trattato, secondo cui «i beni, le disponibilità e le proprietà del MES, ovunque si trovino e da chiunque siano detenute, godono dell’immunità da ogni forma di giurisdizione», «non possono essere oggetto di perquisizione, sequestro, confisca, esproprio e di qualsiasi altra forma di sequestro o pignoramento derivanti da azioni esecutive, giudiziarie, amministrative o normative». Inoltre, sempre secondo lo stesso articolo, «gli archivi del MES e tutti i documenti appartenenti al MES o da esso detenuti sono inviolabili», come «inviolabili sono i locali del MES».
Il successivo art. 35 sancisce, poi, che «nell’interesse del MES, il presidente del consiglio dei governatori, i governatori e i governatori supplenti, gli amministratori, gli amministratori supplenti, nonché il direttore generale e gli altri membri del personale godono dell’immunità di giurisdizione per gli atti da loro compiuti nellesercizio ufficiale delle loro funzioni e godono dell’inviolabilità per tutti gli atti scritti e documenti ufficiali redatti». Questo organismo economico, praticamente intoccabile ed inviolabile, possiede la più alta disponibilità finanziaria del mondo. Quando tutti gli Stati avranno versato le loro quote di partecipazionedisporrà di un capitale di 700 miliardi di euro. Non tranquillizza nemmeno il fatto che l’attuale presidente del MES, Klaus Regling, già consulente per il Fondo Monetario Internazionale, sia un uomo di fiducia dell’ex ministro tedesco delle finanze Wolfang Schäube. Analizzando il raggio d’azione del MES è possibile capire fin dove può arrivare il suo potere. Questo organismo, infatti, ha gli stessi poteri di una banca e, grazie alla riserva frazionaria, con 80 miliardi disponibili può concedere prestiti per 500 miliardi di euro. Al pari di qualsiasi stato sovrano, il MES può emettere bond usando come copertura il Fondo Salva Stati. Il MES può privatizzare con la forza i beni di uno stato sovrano, come è già accaduto con la Grecia che ha dovuto piegarsi alle sue richieste. Ricordiamo che il 17 settembre 2013 il governo ellenico è stato costretto ad avviare il più grande piano di privatizzazione del mondo. L’art. 32 del Trattato non lascia dubbi in proposito: «il MES può acquisire ed alienare beni mobili e immobili». Come potremmo definire, quindi, un organismo che gode di totale immunità, che possiede gli stessi poteri di una banca e di uno stato sovrano, e che per giunta è in grado di imporre il suo volere su altri stati sovrani? Sbaglia, però, chi pensi che siamo difronte ad un mero strumento di natura finanziaria esclusivamente e cinicamente improntato alla fredda logica dei numeri, delle regole, dei parametri, dei calcoli matematici, delle formule aritmetiche. No, il MES ha anche un cuore. Si ispira a valori, principi e ideali. Peccato, però, che si tratti degli stessi valori, principi e ideali dell’agenda globalista del Pensiero Unico e dell’ideologica del politically correct. Basta dare un’occhiata al sito istituzionale del Meccanismo ed andare nella sezione denominata proprio “Diversità ed inclusione”. Si può leggere quanto segue: «il MES riconosce che un forte impegno nei confronti della diversità e dell’inclusione non è semplicemente positivo per le imprese, ma essenziale per il successo delle imprese. Il nostro ambiente di lavoro è aperto e collaborativo e abbracciamo attivamente la diversità nel modo in cui lavoriamo insieme e contribuiamo ai nostri obiettivi condivisi. Pertanto, miriamo a fornire pari opportunità a tutti i candidati indipendentemente dal loro genere, nazionalità, età, razza, cultura, istruzione, convinzioni religiose, orientamento sessuale o disabilità». Si precisa, inoltre, che i nuovi membri del personale si debbano integrare nella «cultura» della diversità e dell’inclusione del MES «attraverso vari eventi sociali, attività culturali o sportive interne». Fin qui, sembrerebbe tutto normale, ossia nell’ottica di non discriminare nessuno. Ma da tempo ormai la neo-lingua del politicamente corretto ci ha abituati a dubitare di parole talismano come «diversità» e «inclusione», utilizzate di solito come cavalli di troia per sdoganare l’ideologia omosessualista. E, infatti, anche nel caso del MES lo stratagemma del callido Ulisse è stato pienamente adottato. La prova si è avuta quando il profilo twitterdell’algido e spietato Meccanismo Europeo di Stabilità si è tinto di arcobaleno e ha ufficialmente comunicato di «unirsi alla comunità LGBTQ + nel celebrare» il Gay Pride che si è tenuto a Lussemburgo dal 4 al 12 luglio 2020, rinviando al sito istituzionale dello stesso MES per ulteriori informazioni sulla diversità e l’inclusione. Seguivano gli hastag #LuxembourgPRIDE#UnitedInDiversity.
L’evidenza della portata ideologica dell’idea di diversità e inclusione del MES sta proprio nel fatto che questa istituzione economica ha sostenuto un evento come il Gay Pride. Non un evento qualunque: un Gay Pride, ossia la massima espressione dell’ideologia omosessualista, contestata nella forma e nella sostanza anche da molti omosessuali. Non v’è il minimo dubbio che stiamo parlando di un organismo totalmente appiattito sull’agenda dei cosiddetti “nuovi diritti”. Il lupo ha gettato la maschera rendendo, peraltro, risibile la narrazione vittimistica dei poveri omosessuali e transessuali oggetto di intolleranza e discriminazione, nonostante l’esplicito sostegno di istituzioni come l’ONU, il Consiglio d’Europa, la Commissione europea e, ora, anche potentissimo e temibile MES. Il dato inquietante è che questo organismo, per i poteri che lo caratterizzano, rischia di rappresentare una micidiale macchina di propaganda del Pensiero Unico e, soprattutto, uno strumento formidabile di colonizzazione ideologica. Sorge, però, spontanea una domanda: chi ha deciso tutto questo? Posto che le fredde, asettiche e tecniche disposizioni del Trattato non fanno riferimento a nessun parametro etico-morale, chi ha deciso quali fossero i “valori” di riferimento del MES? La verità è che attraverso i ricatti economici, la corda al collo degli aiuti finanziari, le ferree regole imposte ai bilanci degli stati, le precondizioni per i sussidi, i meccanismi di “salvataggio”, si vuole imporre a tutti i Paesi membri dell’Unione europea una visione del mondo che non tiene conto delle peculiarità e della diversità identitaria delle singole patrie. Si tratta di uno dei più totalitari processi di omologazione culturale e di colonizzazione ideologica della storia recente, attuato con la logica del bastone e della carota nei confronti di Paesi economicamente stremati e sempre più bisognosi daiuti comunitari. Il MES è lo strumento perfetto sia per il processo di omologazione e imposizione del Pensiero Unico, sia per il processo di definitiva estinzione dei principi, valori e ideali del popolo italiano. A cominciare da quei principi, valori e ideali che si rifanno alle profondissime radici cristiane del nostro Paese. Anche di questo occorrerebbe cominciare a parlare nell’attuale dibattito pubblico.
di Gianfranco Amato


Dina Nerozzi al Senato contro il progetto di legge Zan

(Dina Nerozzi) Riportiamo l’Audizione al Senato della prof.ssa Dina Nerozzi, medico, specialista in Neuropsichiatria ed Endocrinologia già titolare del Corso in Psiconeuroendocrinologia all’Università di Roma Tor Vergata, sulla proposta di legge n° 569 Zan et altri Relativa all’Orientamento sessuale e all’Identità di Genere.
La proposta di Legge n° 569 Zan et al. rappresenta solo l’ultima tappa della rivoluzione antropologica del Gender, che vuole eliminare le radici biologiche dell’essere umano per farne un semplice prodotto culturale manipolabile a piacimento. La legge prevede la censura e la detenzione per chi si rifiuta di allinearsi ai dettami del nuovo mondo politicamente corretto.
Per cercare di capire l’origine di un pensiero così rivoluzionario della realtà umana è necessario rifare il percorso culturale che ci ha portato all’attuale situazione.
Il 30 Luglio 1946 il presidente Truman firmava l’adesione degli USA all’UNESCO: «L’UNESCO chiamerà a collaborare alla causa della pace le forze dell’educazione, della scienza, dell’apprendimento, delle arti creative, delle agenzie cinematografiche, della radio e della carta stampata… al fine che gli uomini possano essere educati alla giustizia, alla libertà e alla pace. Per fare in modo che la pace sia durevole, l’educazione deve stabilire l’unità morale del genere umano».

Partiva il processo di globalizzazione culturale e il critico letterario newyorkese Lionel Trilling nel suo articolo The Kinsey Report pubblicato su Partisan Review nell’aprile 1948 ci aiuta a capire meglio la situazione e anche il significato reale della parola “democratico”. «Coloro che asseriscono a praticano le virtù democratiche prenderanno come assunto che, ad eccezione delle difficoltà economiche, tutti i fatti sociali devono essere accettati non solo a livello scientifico ma anche sociale. Non si dovranno esprimere giudizi su di loro e sarà considerata antidemocratica ogni conclusione tratta da coloro che recepiscono valori e conseguenze».
Questo avveniva sul versante “occidentale” mentre di quello che accadeva su quello orientale ci informa Gyorgy Lukacs, il filosofo ungherese della Scuola di Francoforte in: Marxismo e Politica Culturale del 1959: «Tutta la scienza e tutta la letteratura devono servire esclusivamente alle esigenze propagandistiche formulate dall’alto, dallo stesso Stalin… la comprensione ed elaborazione autonoma della realtà era bandita per sempre».
Sia sul versante liberale che su quello comunista veniva messa in campo un’armata poderosa che doveva cancellare la realtà biologica dell’essere umano per ricreare un mondo nuovo pieno di pace e di armonia a patto che a dettare le regole fosse la politica. La questione non è la Verità, o la ricerca della verità, la questione sul tappeto è il Potere e con esso la capacità di definire la realtà delle cose.

Questo è il significato del politicamente corretto: non esiste una realtà che non possa essere manipolata dalla volontà dell’uomo ma è la politica che decide il vero e il  falso, il bene e il male. Era il benservito alla morale giudaico-cristiana e l’avvento di una nuova era in cui a governare era l’uomo con la sua “scienza”.
Per costruire il nuovo mondo pieno di pace e di armonia è necessario dichiarare guerra:
1. alle Religioni ancorate al passato e all’ordine naturale
2. alle Tradizioni popolari perché sono legate ai credo religiosi
3. alla Natura perché è solo un’invenzione dei populisti bigotti e di conseguenza all’Anatomia, alla Fisiologia, alla Genetica e dunque alle scienze biologiche.
Joseph De Maistre filosofo, giurista e politico (1753-1821) ci ricorda come: «Le false opinioni somigliano alle monete false: coniate da qualche malvivente e poi spese da persone oneste che perpetuano il crimine senza saperlo».

Alla fine degli anni 50 John Money inventa l’inganno del Gender: ruolo di genere socialmente indotto (John Locke e la tabula rasa), maschi e femmine non si nasce ma si diventa. Il termine gender deriva dal latino gignere, che significa generare, e l’unico ruolo di genere esistente in natura è quello per cui le femmine partoriscono e i maschi fecondano. Le donne possono fare le astronaute, le scienziate, possono guidare treni a camion ma non possono fecondare; allo stesso modo gli uomini possono cambiare i pannolini, cucinare, creare la moda ma non possono essere fecondati e partorire.
Sempre a John Money si deve la distinzione di Identità di Genere in contrasto con l’identità sessuale biologica (cogito ergo sum di Cartesio). Anche in questo caso l’identità di genere, cioè quella percepita nella mente, viene rapidamente contrastata non dai fanatici bigotti ma dalla genetica impressa in ogni singola cellula del corpo a ricordare che si può essere o maschi Y o femmine X. 
Perché una ipotesi irrazionale priva di riscontri scientifici ha messo radici così forti e resistenti a ogni critica? Perché è in sintonia con la visione del mondo liberal-progressista che vede l’uomo come unico arbitro e artefice del suo destino, oltre che un affare in termini economici.
Per comprendere la posizione dell’avversario bisogna partire dall’evoluzionismo Darwiniano. Per i progressisti l’evoluzionismo darwiniano è alla base della nuova religione della modernità. Secondo la teoria Darwiniana la vita sarebbe sorta come organismo unicellulare che si sarebbe andato evolvendo, nel corso di milioni di anni, nelle varie specie animali e vegetali che popolano la terra: la cosiddetta Macroevoluzione.
Se l’evoluzionismo darwiniano è un fatto reale e se la specie umana è inserita in un continuum evolutivo per meglio adattarsi all’ambiente ne consegue che, con le attuali conoscenze scientifiche e il progresso tecnologico, l’uomo sarebbe in grado di dirigere in autonomia il processo evolutivo nel modo ritenuto più utile all’individuo e alla società. Il compito spetta alla Politica pressata dalle esigenze dell’Economia e della Finanza. Il futuro radioso della modernità poggia le sua fondamenta sulle sabbie mobili della menzogna nascosta dietro una piccola verità. La Microevoluzione all’interno della specie è un dato di fatto che nessuno si sogna di contraddire. La Macroevoluzione Darwiniana è un mito che serve a far avanzare l’agenda progressista sotto l’egida di una falsa scienza.
Noi siamo testimoni della devastazione di una civiltà plurimillenaria costruita sul Principio di Realtà oggettiva e al suo posto vediamo sorgere una organizzazione artificiale ed utopica della Società attraverso un’operazione di ingegneria sociale che ha come obiettivo ultimo trasformare il dono della vita in un prodotto da commercializzare.
Siamo in presenza di due visioni del mondo tra loro inconciliabili: una si fonda sui dati di Realtà, studia la natura e cerca di carpirne i segreti. Il Progresso è inteso in armonia con le leggi naturali. L’altra si fonda sull’Utopia, vuole ricostruire il mondo secondo i suoi desideri anche contro le leggi di natura.
Nel 2006, ventinove “esperti” hanno stilato i Principi di Yogyakarta che dettavano le regole per il mondo intero: «L’applicazione della Legge Internazionale sui diritti umani in relazione all’orientamento sessuale e all’identità di genere». Una guida universale ai nuovi diritti umani. I Principi sanciscono la scomparsa, ope legis, dell’Anatomia, della Fisiologia, della Genetica, in una parola la scomparsa della variabile Natura e dunque la loro deriva antiscientifica.
Il 17 Maggio 2006 Il Consiglio d’Europa adotta la Decisione n. 771/2006/CE che indice il 2007 come l’Anno delle Pari Opportunità per tutti. Obiettivi specifici da raggiungere:
-Sensibilizzare l’opinione pubblica nei confronti del diritto all’uguaglianza e alla non discriminazione.
-Suscitare un dibattito sugli strumenti necessari per potenziare la partecipazione alla società.
-Celebrare e facilitare la diversità.
-Operare in favore di una società più solidale.
Il 31 marzo 2010 viene pubblicata una Raccomandazione CM/Rec(2010)5 contro la Discriminazione basata su Orientamento Sessuale e Identità di Genere.
Il 29 Aprile 2010 esce la Risoluzione 1728 che proibisce la Discriminazione in base all’Orientamento Sessuale e all’Identità di Genere. E’ opportuno ricordare come anche la pedofilia sia un orientamento sessuale e pertanto non discriminabile in base alla risoluzione 1728 del 2010.
Il 2 Maggio 2018 è presentata la proposta di Legge 569 Zan et al: «I fatti di cronaca denunciati da numerosi quotidiani nazionali e locali hanno segnalato l’esponenziale aumento nel numero e nella gravità di atti di violenza nei confronti delle persone omosessuali e transessuali…. Abbiamo assistito a una vera e propria escalation dei crimini d’odio legati all’orientamento sessuale e all’identità di genere».
L’omofobia rappresenta una tattica difensiva del mondo LGBT nei confronti di chiunque osi affermare che il comportamento omosessuale non rappresenta un vantaggio né per l’individuo né per la società. Mentre la transfobia è una tattica difensiva che vuole silenziare chi ritiene che siano ancora vigenti le leggi della biologia con l’odiosa divisione in maschi e femmine e che il responsabile di questo crimine sia il cromosoma Y. A questo punto giova ricordare quanto ebbe modo di dire Bertand Russel nel suo testo The Impact of Science on Society del 1951: «L’educazione è fondamentale, gli psicologi sociali del futuro avranno delle classi di bambini su cui attueranno diversi metodi per produrre in loro il convincimento incrollabile che la neve sia nera». Anche in questo caso esiste una piccola dose di verità infatti la neve può diventare nera a patto di essere stata calpestata e infangata. 

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