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martedì 25 agosto 2020

Abbonati alla sconfitta

Temi etici, capire le sconfitte dei cattolici con San Tommaso

Aborto, divorzio, unioni civili, leggi contro l'omofobia... i cattolici ne escono sempre sconfitti. E con un motivo chiaro: utilizzano sempre il metodo sbagliato. Per capire la questione sarà utile riprendere in mano alcuni testi per capire san Tommaso d'Aquino.

                            San Tommaso d'Aquino


Aborto, divorzio, unioni civili, leggi contro l’omofobia… non c’è niente da fare: i cattolici sono abbonati alla sconfitta. Perché? Possibile che non riescano a portare a casa un risultato che sia uno?
No. Così come stanno le cose è impossibile. Per almeno due motivi.

Del primo abbiamo già scritto qualche tempo fa: il mondo cattolico non si rende nemmeno conto che, da almeno cinquecento anni, è in guerra (clicca qui). Si ostina a considerare il mondo come neutrale nei propri confronti, disponibile al confronto e al cambiamento. In fondo basta essere preparati e usare gli argomenti giusti, no? No. I crocifissi distrutti e le chiese incendiate sono qualche sbuffo del vulcano che aspetta solo l’occasione per eruttare in tutta la sua violenza. Il Messico e la Spagna non hanno insegnato niente.

Il secondo motivo è semplicissimo: quando i cattolici decidono che forse è il caso di ergere qualche barricata o affrontare il nemico, lo fanno utilizzando gli strumenti sbagliati. Non come (ma è solo una leggenda) i polacchi che caricavano i carri armati tedeschi armati di sciabole: peggio. Come chi affronta un aggressore armato di pistola con un ventilatore portatile. Ridicolo, oltre che inefficace.

Mi spiego meglio. Il pensiero, la filosofia, è uno strumento, un attrezzo, un utensile. Ogni attrezzo ha in sé una funzione; ne deriva che, utilizzando un certo attrezzo, finiremo con lo svolgere quella funzione insita nell’attrezzo stesso. Lo psicologo Abraham Maslow (1908-1970) lo spiegava con questo esempio: «Se l'unico strumento che hai in mano è un martello, ogni cosa inizierà a sembrarti un chiodo». Bene: i cattolici hanno deciso di usare lo stesso attrezzo del nemico, il martello. Visto che, con il martello, prima o poi finisci per piantare chiodi, i cattolici stanno piantando chiodi (sulla propria bara) risparmiando la fatica al nemico.

Di quale martello sto parlando? Del martello di Nietzsche (1844-1900), cioè del pensiero moderno: materialista, antimetafisico, riduzionista, eccetera eccetera.
Qualche esempio chiarirà meglio ciò che voglio dire.

Il ministro della Salute [!] liberalizza l’aborto fai-da-te. Qual è la risposta del mondo cattolico? Un appello alla 194 (clicca qui). Più che geniale direi… omeopatico.
Il disegno di legge Zan-Scalfarotto vuole punire tutti coloro che criticano omosessualismo e transgenderismo. E l’opposizione (al ddl) che fa? Chiede… libertà d’espressione (clicca qui). Da lasciare basiti e attoniti! Se un extraterrestre giungesse ora sulla terra potrebbe farsi l’idea che i cattolici siano dei liberali… in ritardo.

Qualche anno fa ho deciso di approfondire la questione dell’omogenitorialità e ho passato l’estate a compulsare ricerche sull’argomento. Ne è risultato un articolo pubblicato su Studi Cattolici, poi ripreso e diffuso in altra forma. Bene, nei mesi seguenti ho ricevuto – da parte di persone formate e ben intenzionate – diverse richieste di questo tenore: «Mandami la ricerca che dimostra che, per i bambini, è meglio crescere in una famiglia naturale piuttosto che in una omogenitoriale». Sono trasecolato. Significa che anche per i cattolici – ripeto: di quelli bravi e impegnati – una cosa è sbagliata perché ci sono effetti negativi (e chissà cosa significa «effetti negativi») misurabili! E se non ce ne sono? O non sono stati rilevati? Significa che è tutto ottimo e abbondante? Anche per i cattolici la morale dipende da criteri scientifici? Ho sinceramente pensato di aver fatto un errore, pubblicando la mia rassegna.

Utilizzando il pensiero moderno, cioè il martello, non si può ottenere altro risultato che piantare chiodi. Non si può pensare di utilizzare questo tipo di pensiero e di ottenere risultati diversi da quelli ai quali esso conduce. È stato progettato da secoli per portare a questi risultati. E pensare che san Paolo ci aveva avvertito: «Non conformatevi alla mentalità di questo mondo» (Rm 12, 2).

Che fare?, scrisse Lenin (1870-1924). Che fare, dunque, ripetiamo noi.
Abbandonare il pensiero moderno e tornare alla filosofia tradizionale, che significa Aristotele e Tommaso. Del resto, quando la Chiesa si è trovata in brutte acque, si è sempre rivolta al dottor angelico: l’ha fatto durante la bufera protestante, l’ha fatto dopo l’aggressione piemontese, l’ha fatto in piena crisi modernista.

Prevengo l’obiezione: a parte alcuni testi, il lavoro di Aristotele e Tommaso è accessibilissimo perché in perfetta sintonia con il logos e, quindi, con la nostra razionalità. La Somma teologica, nonostante la mole, è in realtà un «bigino» che san Tommaso ha scritto proprio per gli studenti: ha una struttura semplice e conseguente. È divisa in questiones (domande), fornisce le risposte della tradizione, affronta le obiezioni e infine, sulla base di un ragionamento logico, giunge alla risposta definitiva.

Nel caso in cui le mie rassicurazioni non bastassero, ci sono ottimi libri divulgativi su san Tommaso. Fra tutti si segnalano La liberazione del gigante (di Luois De Wohl) e San Tommaso d’Aquino (di Chesterton). Nel caso in cui qualcuno gradisse libri più recenti, ecco i primi due volumi di un corso di filosofia del nostro Stefano Fontana. Il primo si intitola La sapienza dei greci. La filosofia classica da Talete a Plotino; il secondo, La sapienza dei medievali. La filosofia cristiana da San Paolo a Guglielmo di Occam. Il livello è ottimo, ma sono scritti in modo semplice e comprensibile da chiunque.

Chi l’ha mai detto che la riscossa non possa partire dalle letture estive?

Roberto Marchesini
https://lanuovabq.it/it/temi-etici-capire-le-sconfitte-dei-cattolici-con-san-tommaso

Sinistra cattolica, non converte ma si fa convertire

Ma quanti cattolici nel governo Pd-M5S! Sono i diretti discendenti della sinistra DC, a sua volta discesa dagli intellettuali cattolici liberali (e modernisti) dell'Ottocento. Entrati in Parlamento con l'idea di dialogare con il mondo moderno per convertirlo, sono loro ad essere stati convertiti al giacobinismo, con tutte le sue storture ideologiche stataliste, centraliste e laiciste. 


Ma quanti cattolici nel governo Pd-M5S! Ai tempi della prima repubblica autorevoli esponenti democristiani, intervistati, fecero presente che quanto era avvenuto nell’Europa settentrionale sotto governi socialdemocratici, cioè la piena laicizzazione della vita sociale, in Italia si era svolto sotto governi democristiani. Insomma, se ne vantavano. E la cosa aveva una sua coerenza. In effetti, già Sturzo parlava di «ispirazione» e di «idealità» cristiana. Ed è nota la definizione di De Gasperi sulla Dc come partito di centro che guarda a sinistra. Roberto De Mattei ci scrisse sopra un libro significativamente intitolato Il centro che ci portò a sinistra, in cui si osservava come per decenni la Dc aveva raccolto voti a destra per poi spenderli appunto a sinistra.

Il fatto è che gli ideologi di quel partito discendevano in linea retta dai cosiddetti cattolici liberali del secolo precedente, quello risorgimentale. Costoro, però, a quel tempo erano in verità quattro gatti intellettuali «a Dio spiacenti e a li nimici sui», per dirla con Dante; cioè, guardati con diffidenza sia dai liberali al governo che dalla Chiesa. L’insospettabile Giovanni Spadolini nel suo libro L’opposizione cattolica ammise onestamente che l’ingresso dei cattolici nella vita politica italiana dopo Porta Pia fu opera degli allora chiamati intransigenti, quelli del non expedit , «né eletti né elettori», che preferirono dedicarsi alla riconquista della società tramite le opere (casse mutue, rurali e di risparmio, assistenza, scuole professionali, ospedali, orfanotrofi eccetera) per poi offrire il loro voto, col Patto Gentiloni, da posizioni di forza. Questo cattolicesimo ben impiantato nel sociale fu la base di voto, caduto il fascismo, per la famosa «diga» anti-Baffone. Ma fu presto egemonizzato dalla casta degli intellettuali, eredi di quel cattolicesimo elitario e modernista che non rappresentava nessuno ma che era ben provvisto di cattedre e pubblicazioni.

Per questi cattolici «democratici» (non più «liberali»), come per i loro predecessori l’aggettivo era molto più importante del sostantivo. Ecco perché, al dunque, sotto la legge sull’aborto troviamo tutte le loro firme, preoccupati, com’erano, più di non far cadere il governo che di far valere il motivo per cui erano stati votati. I loro antenati ideali erano i vari Lamennais che vedevano tracce evangeliche negli «immortali principi» della Rivoluzione Francese e che credevano di poter evangelizzare il «mondo nuovo». Ma, come i pifferi di montagna, furono loro ad essere evangelizzati dal giacobinismo statalista e accentratore, ecco perché, nel prosieguo della storia, sempre si proposero come cappellani del Potere di turno, passando per «vittime» e «coraggiosi» quando la Chiesa li sconfessava.

Oggi eccone una nuova edizione nello schieramento di sinistra, e sempre con la lodevole intenzione di «stemperare la carica rivoluzionaria» e anticristiana, ieri dei giacobini e dei cavourriani, ora dei comunisti e dei loro alleati. Ma, in realtà, molto più parenti di quanto non sembri, visto che sono statalisti e accentratori anche loro, nemici della scuola libera e adoratori dello Stato. Il bipolarismo italiano, quello effettivo, vede in uno schieramento tutti coloro che nella greppia dello Stato mangiano, dal grand commis all’ultimo bidello; nell’altro, i restanti, quelli che producono e sono stufi di mantenere i primi. Ecco perché quei cattolici di cui sopra hanno scelto il centrosinistra. Si pensi al giro mentale che sta dietro alla deriva giudiziaria italiana: se uno ammazza gente, sconti di pena, permessi premio, nessuno-tocchi-caino e via perdonando; ma se uno tocca soldi dello Stato ingoiano la chiave. Buonisti sulla pelle dei cittadini qualunque, spietati per la «lesa maestà». In più, proni a tutte le fesserie del politicamente corretto; infatti, cos’è il politicamente corretto se non un atteggiamento francescano ma ateo? Non caso Robespierre, capo dei giacobini, era «l’incorruttibile» che voleva trasformare il mondo, con le cattive, in un monastero obbligatorio. E cos’è il mondo in cui è vietato fumare, ingrassare, tagliare un albero o dare un calcio a un cane?

Ma torniamo ai nostri cattolici che stanno nel centrosinistra. Molti di loro, senz’altro, sono in ottima fede. Tuttavia dovrebbero saperlo che i pifferi di montagna sono come quei famosi preti operai che andarono in fabbrica con la lodevole intenzione di evangelizzare il ceto operaio ma ne uscirono sindacalisti trozkysti. Sì, perché, come dice il Mago Merlino nel film Excalibur di John Boorman, «C’è sempre qualcuno più furbo di te». E i comunisti, anche quelli post, hanno sviluppato fino al virtuosismo l’arte di manovrare variegati schieramenti. Anche negli Usa sono cattolici cinque giudici sui nove della Corte Suprema, ben il 34,1% del Congresso e addirittura il 38% dei governatori. Ed è cattolico Biden, lo sfidante democratico di Trump. Qui sono cattolici praticanti gli ultimi capi di governo, da Monti in poi, più il presidente Mattarella. Scriveva san Josemaría Escrivá de Balaguer, fondatore dell’Opus Dei: «Vi sono cattolici, praticanti e persino pii agli occhi degli altri, e forse sinceramente convinti, che servono ingenuamente i nemici della Chiesa. Si è infiltrato nella loro stessa casa, con diversi nomi male applicati – ecumenismo, pluralismo, democrazia - l’avversario peggiore: l’ignoranza».

Rino Cammilleri
https://lanuovabq.it/it/sinistra-cattolica-non-converte-ma-si-fa-convertire

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