di Alberto Contri

Come se niente fosse, prima pubblicano, e poi cancellano e si scusano. Ma nella sostanza insistono. E’ stato cosí per il manifesto di Venezia e per il film di Netflix “Cuties”. Non credo abbiano fatto altrettanto gli organizzatori della mostra dell’auto di Wuhan. Cosí innamorati di inclusione e diversità, cinema e pay tv abbassano sempre di più l’asticella del pudore, pur di conquistare nuovo pubblico, vellicando i sensi dei pedofili dichiarati e di quelli latenti. In nome della libertà di espressione eccetera eccetera.
A seguire, sull’argomento, un brano a proposito della serie Euphoria, tratto da “La sindrome del Criceto” (Ed. La vela, 2020. Disponibile su Amazon e www.edizionilavela.it, con consegna in 1 giorno)
Media e brand sposano il pensiero unico
Oltre alle tv generaliste, le piattaforme pay-tv ritengono necessario trattare i temi cari all’agenda gender, perseguendo inoltre la crudezza delle rappresentazioni del reale “per essere in sintonia con il linguaggio dei giovani”, come nel caso di Euphoria, una serie televisiva prodotta da HBO e diffusa dalla piattaforma Sky. Un caso di scuola anche per l’ipocrisia manifestata da produttori e piattaforme: “Ci saranno genitori che andranno completamente fuori di testa”, ha ammesso l’ideatore Sam Levinson, autore della sceneggiatura, intervistato dall’Hollywood Reporter, “tuttavia, lo show è destinato a un pubblico adulto e le scene descritte nello spettacolo, seppur in maniera esplicita e cruenta (dalle vivide raffigurazioni di overdose ai nudi maschili, fino alle scene di stupro), sono state vissute realmente da qualcuno”. Inneggiando all’autenticità di Euphoria, Ben Travers, giornalista di Indiewire, magazine specializzato in cinema e tv, ha scritto: “Si basa sulla cruda realtà”. Peccato che questo tipo di cruda realtà appassioni soprattutto i giovanissimi, visto che la serie contiene precise istruzioni su come assumere droga senza farsi scoprire dai genitori, amplessi etero e omo in tutte le varianti del kamasutra, oltre a ogni altra possibile modalità di sballo in auge tra i ragazzi. All’inizio di ogni puntata si dichiara che il programma è destinato a un pubblico adulto, quando i protagonisti sono invece tutti adolescenti. Mentre alla fine, dopo aver mostrato scene crudamente esplicite “per essere in sintonia con il linguaggio dei giovani” – molte delle quali potrebbero davvero impressionare o indurre alla depressione qualche personalità un po’ fragile –, Sky si rivolge evidentemente proprio ai giovani con un simile cartello: “Se stai vivendo problemi di dipendenze o situazioni di disagio, non sottovalutarle. Per informazioni e supporto visita sky.it/euphoria”. Chi lo visita trova una linea dedicata (non un numero verde, costerebbe troppo) e un indirizzo mail cui rivolgersi dal lunedì e venerdì dalle 8,30 alle 17,30, orari e giorni durante i quali, per la verità, ci si sballa di meno e si prova probabilmente meno disagio. Il servizio di informazione e supporto “per chi sentisse di aver bisogno di aiuto” è fornito dall’Associazione Unitaria Psicologi Italiani, che poi non è che un sindacato. Un esempio ben strano di CSR: troppe cose non tornano.

(pubblicato su  Linkedin.com)