Statua-di-San-Pietro-bronzea-nella-Basilica-di-San-Pietro
 di Pierluigi Pavone
Sul sito del ilGiornale (leggi qui) è stata riproposta la notizia, risalente a qualche mese fa, circa la decisione di accorpare, nell’annuario pontificio, i vari titoli riservati al Papa – tra cui Vicario di Cristo – nella categoria dei titoli storici. La notizia aveva suscitato scalpore, critiche e perplessità, in merito all’aspetto formale, storico e onorifico.

Il mio intento è proporre una riflessione sul senso escatologico del potere che il Papa, proprio in quanto Vicario di Cristo, esercita per frapporsi all’avvento dell’Anticristo, secondo quanto espresso da san Paolo ai Tessalonicesi (capitolo 2 della Seconda Lettera). Perché l’escatologia cristiana è molto chiara: i tempi finali – chiamati anche sesta età o tempo della Chiesa – sono stati inaugurati dalla prima venuta di Cristo, per il Sacrificio della Croce, e finiranno con il ritorno di Cristo nella gloria, per il Giudizio Universale. Proprio il Ritorno di Cristo sarà preceduto dalla apostasia della fede cattolica da parte della stragrande maggioranza dei cristiani, o in modo diretto e esplicito o in modo indiretto e implicito, fosse anche inconsapevole perché educati a dottrine non-cattoliche da autorità formalmente cattoliche. E, insieme, dall’avvento dell’Anticristo.
 L’apostasia generale è lo scandalo dottrinale e l’infiltrazione, in ogni ambito, della dottrina gnostica dell’uomo divino, all’interno della liturgia, della morale, della dogmatica, dell’antropologia, della dottrina sociale della Chiesa apostolica e romana.
L’apostasia è esattamente la misura dell’avvento dell’Anticristo.
E l’avvento dell’Anticristo è esattamente ciò che viene rallentato – come da un ostacolo che si frappone – dal potere del Papa, in quanto Vicario di Cristo. È lo scopo ultimo del suo potere spirituale.
Su questo vorrei proporre la riflessione.
Chiariamo subito tre punti preliminari: già il card. Muller non aveva esitato, facendo addirittura riferimento alla stessa Lumen Gentium (che fa riferimento, al § 18, al Papa come successore di Pietro, vicario di Cristo e capo visibile di tutta la Chiesa), a commentare il fatto come “barbarie teologica” (leggi qui) perché se è ovvio che i titoli del Papato sono cresciuti nella Chiesa, così come la stessa dottrina, è necessario capire bene quelli che rappresentano sostanzialmente “l’essenza” del potere che Cristo ha conferito a Pietro e quindi ai suoi successori. Contro coloro che vantano una scelta di umiltà (come se fosse una vanità essere il Vicario di Cristo o una ambizione umana l’esercizio di tale potere), il card. Muller ha messo a nudo, invece, l’ipocrisia e il dilettantismo teologico, nascosti in questa vuota retorica. Proprio perché la retorica non può occultare o modificare (con ambiguità o esplicitamente) la sostanza delle cose, dei sacramenti, della dottrina, dei comandamenti e disposizioni di Cristo. A meno che non sia apostasia.
Inoltre, come già sottolineato dalla prof.ssa Ines Murzaku, in un articolo di maggio sempre sulla questione (leggi qui), mentre il titolo di Monsignore, riservato ad alcuni prelati, è in effetti un titolo onorifico, non così per il Vicario di Cristo. E ha riproposto lo sviluppo dottrinale in merito, che affondando le sue radici nel Vangelo (si veda ad esempio Matteo 18 o la conclusione di Giovanni), si determina attraverso lettere e documenti che vanno da sant’Ignazio di Antiochia a san Bernardo di Chiaravalle, dal Concilio di Efeso (431) passando per Papa Gelasio I (492-496), al Concilio di Firenze (1439), fino ai nostri giorni.
È altrettanto chiaro che ci si riferisce ad ogni Papa come Vicario di Cristo, al di là se o come, nella personale libertà, abbia esercitato tale potere, al di là se sia rimasto fedele alla Chiesa e al Signore o abbia tradito o dato scandalo (morale, economico e dottrinale che sia). È necessario, cioè, distinguere – come sottolineava san Tommaso in riferimento al rimprovero di san Paolo a san Pietro – l’esercizio della autorità, con l’autorità di governare. Vale, cioè, per papi santi o papi caduti in eresia (come papa Liberio per la questione ariana); papi che si sono macchiati di scandali economici e morali o papi che hanno tutelato solo il potere secolare o papi che si sono opposti al mondo e al principe di questo mondo, a costo della vita. In questo senso il papa può essere santo o può errare, e certamente non gode in assoluto per ogni singola dichiarazione di infallibilità o del vincolo di obbedienza (non può cioè obbligare a credere dottrine non cattoliche). Sono d’accordo, a riguardo, con Matthew Schmitz (leggi qui), quando ha associato sedevacantisti a ultramontani: entrambi rifiutano di ammettere che il papa possa commettere gravi errori. 
Cosa significa, allora, aggiungere la riflessione escatologica sul potere del Papa, in quanto, Vicario di Cristo?
L’escatologia cristiana ignora il tempo esatto del ritorno di Cristo. Tuttavia, un aspetto fondamentale è che esiste un potere che ostacola e trattiene l’avvento e il manifestarsi dell’Anticristo. Vale a dire, è possibile pensare con ogni ragionevolezza che nella storia degli ultimi 2000 anni (ma il discorso vale anche per quella a noi prossima e successiva) abbiamo conosciuto varie figure di uomini che possono essere indicati come precursori dell’Anticristo vero e proprio. In modo complementare è possibile individuare alcune figure di santi che – da soli – si sono posti a sostegno e difesa della Chiesa, rimandando la fine (sempre ovviamente, nei tempi comunque previsti in assoluto da Dio), a vantaggio delle anime e dei popoli da esorcizzare, battezzare, evangelizzare. Viene in mente a tutti il sogno di Papa Innocenzo III, con un frate che reggeva san Giovanni in Laterano (la madre di tutte le Chiese).
In verità, ogni cristiano che aderisce con perseveranza e integrità alla fede cattolica partecipa di questo potere che si frappone all’Anticristo: dal missionario alla suora di clausura, dal bambino che prega il rosario con i genitori al fedele perseguitato nei paesi comunisti o con religioni e regimi avversi, dal sacerdote nel paesino sperduto di montagna che sull’Altare intenzionalmente rinnova il Sacrificio della Messa a colui che in ospedale salva un bambino dall’aborto, dalla famiglia che si consacra a Maria al ragazzo che per amore di Cristo approfondisce i suoi studi, aiutato e ammaestrato da insegnanti che hanno posto la spada della propria intelligenza sotto la luce della Grazia e a servizio della Chiesa, anche alla luce di questa consapevolezza.
Tuttavia, esiste una persona che più di tutti e in nome di tutti, come capo di tutti, come roccia su cui tutti si reggono, come pastore supremo ha il potere di ostacolare l’avvento dell’Anticristo. Questa persona è il Papa. Proprio nella misura in cui esercita il suo potere di Vicario di Cristo. Drammatica – sul piano escatologico – sarebbe ogni decisione di rinunciare a tale potere. Perché non si tratta affatto di un titolo onorifico, ma dell’essenza stessa di quel potere voluto da Cristo, istituito in Pietro e nei suoi successori. Il potere di frapporsi all’ordine satanico nel mondo. Se dovesse venire meno quel potere nessuno si potrebbe ancora frapporsi all’ordine satanico non solo nel mondo, ma nelle ultime ore della storia, del mondo stesso, che riconoscerà proprio l’Anticristo come messia.