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martedì 25 agosto 2020

La mano sapiente della Divina Provvidenza

Il bene comune della società nell’ora del coronavirus
Il tema degli ultimi giorni di agosto in Italia è quello dell’impennata dei casi di coronavirus. Oltre 1000 casi di contagiati il 22 agosto, che saliranno forse a 2000 o 3000. La discussione su questo tema è scientifica, politica, culturale, ed è tanto più difficile, in quanto ancora poco o nulla si sa del virus che all’inizio di quest’anno ha fatto irruzione nel mondo.

Io vorrei semplicemente soffermarmi su questo punto. Nelle discussioni si è perso un concetto un tempo importante: quello di “bene comune”.
C’è chi mette in primo piano la salute, chi l’economia, chi la libertà, ma sempre in nome dei propri diritti, o dei propri interessi. Esiste però un bene comune dei cittadini che non è la somma dei beni individuali dei singoli, ma è un bene che li trascende. E’ il bene della società considerata nel suo complesso, più alto dei loro singoli beni. L’uomo in quanto essere sociale è ordinato al bene comune della società, che è più perfetto di quello individuale del singolo. Il bene di una comunità, dice san Tommaso d‘Aquino, riprendendo Aristotele, “è superiore al bene di un individuo che ad essa appartiene” (Summa theologica, II-IIae, q. 39, a. 2, ad 2. Cfr. Aristotele, Etica II, VIII, 1094, b10). Luca Ricolfi, su “Il Messaggero” del 22 agosto, osserva giustamente che oggi “la stella polare della politica, di tutta la politica (non solo del governo) è solo il consenso di breve, brevissimo periodo. Non c’è altro nelle scelte che fanno i nostri politici, anche se c’è molto altro nelle chiacchiere con cui le accompagnano”.
La classe politica italiana e occidentale, che dovrebbe avere in vista prima di tutto il bene comune dei cittadini, ha come primo obiettivo un interesse di parte: la propria sopravvivenza. Ma la perdita della nozione di bene comune riguarda anche l’opposizione politica, di destra e di sinistra, riguarda il mondo economico, riguarda l’opinione pubblica, che si muove sulla base di reazioni emotive e viscerali, che variano di giorno in giorno e che riflettono una filosofia di vita che ha perso ogni elemento di trascendenza della sfera materiale. Gli uni mettono in primo piano la tutela della propria salute, gli altri la tutela della propria sopravvivenza economica, ma le esigenze della vita soprannaturale degli uomini e dei popoli sono semplicemente ignorate.

Eppure c’è un bene comune economico, più alto degli interessi economici dei singoli o dei gruppi, così come c’è un bene comune politico e sociale, più alto dei diritti politici e sociali dei singoli individui. E più alto di ogni bene politico, economico e sociale, c’è un bene comune soprannaturale che è Dio stesso, unico Bene comune dell’universo. Sì, la regola ultima dell’universo è il bene comune, a cui si piegano i beni individuali dei singoli. Il bene della società non è diverso da quello degli uomini che la compongono e da quello di tutto l’universo: la gloria di Dio, bene comune a cui tutto tende e a cui tutto ritorna.
Quando le società traversano momenti drammatici, come quelli che viviamo, ogni discorso che non faccia riferimento a Dio e al bene comune della società, ma che si fermi ai diritti individuali dei singoli, si situa all’interno di quell’orizzonte rivoluzionario che è la causa dei nostri mali.
Per qualcuno il coronavirus potrà essere l’occasione per vincere un’elezione politica, per qualcun altro l’occasione di grandi guadagni economici o la realizzazione di utopie ecologiche e planetarie. Per l’uomo di fede la crisi sanitaria che attraversiamo è l’occasione per ricordare la fragilità e l’impotenza di ogni uomo, ma anche la sua forza quando intravede nelle vicende del mondo la mano sapiente della Divina Provvidenza. Il Signore ci riconduce a lui anche attraverso i castighi e nell’ora del castigo, non fa mai mancare il suo aiuto costante, giorno giorno, momento per momento a chi a Lui con fiducia si abbandona.

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