ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 22 settembre 2020

Il delirio della ragione e del discernimento

IL GRANDE INGANNO

Telemaco Signorini - Pascoli a Castiglioncello


«
Ma l'uomo nella prosperità non comprende, è come gli animali che periscono.»  Sal 48
Ero bambino, negli anni cinquanta, della generazione nata da genitori che hanno dovuto ricostruire, se non si apparteneva direttamente alla categoria dei vincitori, con le proprie mani, una vita dignitosa, una casa, un lavoro, un sistema di relazioni che la guerra prima, la guerra civile dopo, avevano disperso, se non del tutto demolito. La modernità, da noi, era arrivata solo in parte, in alcune zone, in alcune case. Ricordo molte donne di paese con la brocca in testa, dopo essersi rifornite di acqua alla fontana pubblica o trasportare, con il secchio di zinco, i panni da lavare al lavatoio. Ricordo i carri, alcuni bellissimi, trainati da una coppia di buoi, mentre trasportavano il fieno o il grano, da far macinare al molino a pietra, su cui noi bambini potevamo, se il contadino acconsentiva, salire al volo. E poi i fornelli a carbone, la lampada ad acetilene, le candele, perché la corrente era molto fioca e mancava spesso, le lunghe serate invernali, senza la televisione, che non era ancora arrivata, davanti al camino acceso che doveva assicurare le braci per scaldare il letto (la monaca e lu prete, per chi è di queste parti), l’acqua ghiacciata con cui dovevamo bagnarci il viso la mattina.


Posso dire che il quadro di costumi, tradizioni, mestieri, relazioni, cultura popolare, poteva essere paragonabile, ancora negli anni cinquanta, nei piccoli centri marchigiani dell’interno, a quelli mirabilmente descritti da Leopardi ad inizio ottocento.

Improvvisamente, come un fiume in piena, è arrivata la modernità. Era ovviamente impossibile rinunciarvi. Se ti portano l’acqua corrente, i fornelli a gas, il telefono in casa, il frigorifero, il riscaldamento, la lavatrice, non ti chiedi che cosa vogliono in cambio, non ti chiedi dov’è l’INGANNO, a parte, ovviamente, il costo economico. Lo scopri cinquant’anni dopo che volevano e vogliono le opinioni che dicono loro, le notizie che dicono loro, le nozioni che dicono loro, la scuola che dicono loro, i modelli di comportamento che dicono loro, i consumi che dicono loro, i vestiti che dicono loro, i giochi che dicono loro, la musica che dicono loro, la politica che dicono loro, la religione che dicono loro, perché vogliono le tue opinioni, i tuoi pensieri, i tuoi sogni, la tua anima.

Non potevano permettersi di prendersi tutto senza occupare l’anima. Il Concilio Vat. II è stato convocato per questo, per prendersi, in modo seducente e pervadente, l’anima del popolo di Dio. Un’anima orientata a Dio, guidata da una Chiesa perfettamente coerente con il proprio mandato, non confusa dalle lusinghe del mondo nuovo, non disorientata, sarebbe stata un ostacolo insormontabile al progetto.

Non intendo ovviamente addentrarmi nella sconfinata, complessa analisi del Concilio, dei suoi decreti, dei successivi documenti. Lascio questo a persone molto più competenti di me. Mi limito ad osservare che quando mi sono deciso di leggerli, vi ho riscontrato una specie di “corruzione” dovuta alla presenza di alcuni elementi, magari pochissimi rispetto all’insieme, contrari alla Dottrina della Chiesa, alla sua Missione. Faccio solo l’esempio di Nostra Aetate, in cui in un impianto cristologico, comunque confuso, mai illuminante il cammino verso Gesù, che nondimeno pretende di legittimare il rapporto con le altre religioni, la “fratellanza universale”, l’unità, la dignità umana, i diritti di tutti gli uomini, si legge “la Chiesa cattolica nulla rigetta di quanto è vero e santo in queste religioni”. Oggi, dopo sessant’anni, abbiamo visto dove porta il “vero e santo in queste religioni”, avendo assistito alla paradossale, infernale adorazione nei Giardini Vaticani.

Elementi estranei inseriti con una tecnica simile al “drogaggio” dei semiconduttori, che, con l’aggiunta di microscopiche parti di metalli diversi al silicio, ne mutano decisamente le proprietà fisiche. Non è un caso che questo “drogaggio” dei semiconduttori abbia reso possibile la rivoluzione digitale, mentre il “drogaggio” del concilio ha reso possibile la rivoluzione della Chiesa. Ha realizzato il disegno di abbattere  ogni aspirazione trascendente, per realizzare modelli di pensiero orizzontale, assoggettando l’anima individuale all’ideologia del pensiero unico e del partito.

La Chiesa post-conciliare ha seguito passo-passo l’evoluzione laica del mondo. Non ci siamo chiesti, allora, dov’era l’INGANNO. Tutto ci sembrava in linea con l’euforia “emancipatrice” di quegli anni.

Così la rivoluzione musicale pop/rock anni sessanta e subito la chiesa, a ruota, con le schitarrate nelle chiese e  melodie ritmate a sfondo sentimentale.

Le assemblee politiche fine anni sessanta e subito la chiesa con la sostituzione della Messa di sempre con la cena-assemblea, di chiara matrice protestante.

Le aperture democratiche, la partecipazione, e subito la chiesa con i consigli parrocchiali, i consigli diocesani, gli incontri sinodali.

La deriva informale, disinvolta dei costumi e subito i preti ad eliminare la talare e a rendersi, ormai, irriconoscibili.

La eliminazione degli elementi formali, nelle relazioni sociali e gerarchici, nelle responsabilità, e la chiesa subito con la banalizzazione della liturgia.

La tecnica dell’illuminazione mediante riflettori, con i profluvi di luce abbagliante, inondante, che rende tutto omogeneo, a favorire la seduzione sulle cose e subito la chiesa, a ruota, con l’adozione dei riflettori, sempre più luminosi, nelle chiese.

La liberazione della donna, la glorificazione dell’omosessualità, la delegittimazione della famiglia e la chiesa, a ruota, che spalanca le porte dei seminari a ogni tipo di lascivia, arrivando, è cronaca di ogni giorno, a benedire, davanti all’altare, le coppie omo o come altro si dice… Il papa salutando, qualche giorno fa, in piazza San Pietro (ma non so fino a quando potremo continuare a chiamarla con questo nome), un’associazione di genitori “lgbt” afferma: «la chiesa ama i bambini lgbt», facendo propria una definizione generica ultramodernista, nel plauso generale, senza chiarire se li ama perché li considera vittime di una efferata ideologia autodistruttiva o perché “la Chiesa castiga il peccato ma accoglie il peccatore…” o perché, semplicemente, avvalorarlo non è peccato. C’è da chiedersi: “ma la chiesa ama i bambini normali ?,  la chiesa ama le famiglie normali ?”.

La strategia dell’indottrinamento acritico e della propaganda ideologica, tipica della cultura dominante di matrice marxista, che reinterpreta e riscrive la storia, in senso storicistico, viene fatta propria dalla chiesa nella nuova esegesi della Sacra Scrittura, nella rielaborazione dei testi sacri. L’esempio della nuova traduzione del Padre Nostro è quello più eclatante, ma, ovviamente, non l’unico. Qui l’inganno arriva persino a cambiare le parole del testo greco, visto che non è riportato in alcun manoscritto il termine corrispondente a “non ci abbandonare”. Ormai non si tiene in alcun conto della Vulgata di San Gerolamo, per il quale la traduzione è stata un atto di grande fede, prima che un esercizio intellettuale, sicuramente Ispirata e sofferta. Innumerevoli sono gli esempi che si possono fare, mi limito ad uno solo. Dal volume IV Liturgia delle Ore della CEI ed. 1989, Salmo 109: manca il versetto 6, presente, invece, nel Breviario Divinum Officium 1960:  «Egli giudicherà le nazioni, riempirà [tutto] di rovine, schiaccerà sulla terra le teste di molti». La traduzione, la struttura,  si adattano alla sensibilità mutata dell’uomo moderno, semidio, che deve perseguire la felicità terrena, e quindi non può angosciarsi per parole troppo forti, non deve pensare a cose cattive come l’Inferno, va assistito, blandito, curato, coccolato.

Ma l’INGANNO più grande è quello dell’ECUMENISMO, perché nasconde, in modo insidioso e strumentale, l’accoglimento dell’eresia. Ora sappiamo perché, per la gerarchia, fosse così auspicabile la migrazione, ormai giunta a compimento, verso un vago protestantesimo, attento a tutte “aperture” alle quali sono "molto sensibili" pure loro.

Ridotta così la religione, in una chiesa che si occupa tanto “ardentemente” delle cose della vita terrena, anzi di più, del piacere dei corpi e affatto della vita soprannaturale e quindi della salvezza delle anime, è come prendere un caffè con gli amici, come fare una gita e sentirsi più buoni, è come fare un giro in barca e sentirsi in pace con il mondo. Viene a mancare Tutto, la tensione verso il soprannaturale, il conforto di qualcosa molto più grande di noi. Un’altra religione.

Gesù non è andato a rimorchio dei sadducei che rifiutavano la tradizione orale, sostenuta invece dai Farisei, non è andato a rimorchio degli Zeloti, propugnatori della guerra contro i Romani, non ha promosso o fiancheggiato sodalizi socio-politici. Ha tracciato il sentiero, impervio ma inconfondibile, che siamo chiamati a seguire pure noi.

Il grande inganno procura il DELIRIO della ragione e del discernimento. Così accade che vengano considerati “malati di tradizionalismo” i pochi religiosi ancora “refrattari” e coraggiosi, che vengono perciò invitati, ma forse è meglio dire obbligati, a sottoporsi ad un periodo di disintossicazione o “rieducazione”, come nei migliori regimi comunisti della storia, da parte dei nuovi khmer rossi, infiltratisi, da più di un secolo, in modo marginale prima, ma sempre crescente, inarrestabile come orde di Urukhai, nelle strutture della Chiesa. Ora sono al potere, insolenti, altezzosi, inamovibili, compiaciuti di avere così zelantemente compiaciuto il loro vero padrone.

Un sacerdote che conosco, che “si ostina” a dare la comunione in bocca, a fare omelie parlando soltanto della Scrittura, delle vite dei Santi, Dei Dottori della Chiesa, dei Novissimi è stato, qualche giorno fa, convocato dal generale dell’Ordine di appartenenza: «ti mandiamo a Roma» gli ha comunicato, «hai bisogno di guarire perché sei malato di tradizionalismo…». Solo che, invece, il sacerdote, peraltro giovane, è sanissimo, mentre il generale dell’Ordine avrebbe bisogno immediato delle cure di un bravo esorcista.

Il GRANDE INGANNO è quello consumato, da parte della chiesa, a spese dell’anima individuale, proponendo spiegazioni agli antipodi rispetto alla tradizione popolare. Leggo, dal sito santuariodiloreto.it:

Alcuni indizi fanno pensare che gli autori del trasporto, non siano stati gli angeli del cielo, ma una famiglia denominata Angeli. Era il 17 maggio 1900 quando Giuseppe Lapponi, archiatra pontificio di Leone XIII, indicava di aver letto negli archivi vaticani alcuni documenti che indicavano una nobile famiglia bizantina di nome Angeli, che salvò i materiali della Casa della Madonna dalla devastazione mussulmana e li fece trasportare a Loreto.” Solo che è stato dimostrato, soprattutto grazie alla dedizione del prof. Nicolini, che questi “documenti” degli archivi vaticani sono falsi.

Se “alcuni indizi” sono sufficienti per non credere al trasporto miracoloso della Santa Casa di Loreto, come possono credere agli innumerevoli miracoli di cui la pietà cristiana ha conservato la tradizione ? Infatti non credono più nei miracoli, perché “non spiegabili razionalmente”. Come possono credere alla moltiplicazione dei pani e dei pesci, creazione della materia dal nulla, in opposizione al primo, fondamentale, principio della fisica ? Come possono credere che un corpo, morto da tre giorni, in decomposizione, possa riattivare tutte le funzioni vitali, fino a riavere la vita nella Risurrezione ? E infatti non ci credono, visto che molti nella gerarchia sostengono trattarsi di un simbolo!!

Mettere in discussione secoli di “pietà popolare” verso la Madonna di Loreto è una forma di sacrilegio di cui si rendono complici anche blog molto diffusi, ospitando, in virtù della ingannevole “par condicio”, metodici interventi dissacratori con evidenti segnali demoniaci, con lo scopo esclusivo, come nei dibattiti politici, di creare confusione e azzerare ogni valore di verità. Pure questo zelo è cedimento all’illuminismo, contro la Fede. Ma prima delle “conquiste” della cosiddetta democrazia, prima della “correttezza professionale”, viene la coerenza del rapporto con Dio, che non ammette discussioni, dispute, investigazioni.

La scorsa settimana, avendo intuito che una religiosa e le sue consorelle, avrebbero espresso un certo voto, ho pensato bene di informarla che stavano per dare il proprio consenso e quindi, in una certa misura, condividere il programma, ad un partito i cui rappresentanti vanno sulle piazze con cartelli “Dio, patria, famiglia che vita de merda”, favorevole all’aborto, alla raccapricciante pillola abortiva, all’abolizione della famiglia naturale per assecondare le “famiglie” omo e oltre…, all’adozione, da parte di queste medesime “famiglie”, di bambini magari nati in provetta e con l’utero in affitto e a mille altre diavolerie che fanno infuriare persino Lucifero, invidioso che gli allievi abbiano superato il maestro. La sua risposta mi ha lasciato interdetto: «tanto lo fanno pure gli altri…». Ora, a parte la palese, sprovveduta conferma della mia intuizione, io non avevo proposto alternative, c’è sempre l’opzione di non dare per forza il consenso se non c’è condivisione. Ho risposto soltanto che tutte le volte che avevo votato scheda bianca, o che non ero andato a votare, non avevo sentito l’esigenza di riferirlo in confessione. Quella risposta, penosamente banale e profana, dimostra quanto la “propaganda dei vincitori” sia riuscita, negli ultimi sessant'anni, a convalidare l’idea che questi sono i buoni, che “ogni tanto sbagliano”, mentre quelli sono i “cattivi”, irrecuperabili. Dimostra quanto i principi fondanti della religione vengano calpestati dalla faziosità e dai compromessi della politica, quanto l’INGANNO IDEOLOGICO sia riuscito a disonorare la vocazione di una grande parte di religiosi. O forse è stato lo stesso inganno ideologico ad averne condizionato la vocazione…


La nostra anima non può permettersi di essere ingannata, non vuole essere “animula vagula blandula”, non ha bisogno di riflettori che non si possono guardare, di bufere che tutto travolgono, di idoli che non si possono adorare, di canzoni che non si possono cantare, di utopie, contrarie alla tradizione, che non si possono accettare. Ha bisogno di guardare la luce fioca, ma rischiarante, della candela, di ascoltare il “sussurro di una brezza leggera”, di dissetarsi all’unica fonte di acqua fresca, di mondarsi al lavatoio con l’acqua corrente, di nutrirsi del pane di farina purissima macinata sulla pietra dell’unica Dottrina, di viaggiare sul carro variopinto verso l’Infinito, dove Gesù e Sua Madre ci stanno, premurosamente, aspettando. 

FRAGMENTA di Claudio Gazzoli

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