MONS. PAGLIA SEMI-SDOGANA SALVINI. MA PEZZO GROSSO…
Carissimi amici e nemici di Stilum Curiae, mons. Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, co-fondatore di Sant’Egidio, ha rilasciato un’intervista su La Verità di oggi. A stretto giro di mail Pezzo Grosso ha sfornato un commento al vetriolo. Buona lettura.
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“L’ipocrisia è l’omaggio che il vizio rende alla virtù “, scriveva La Rochefoucauld, filoso francese del XVII sec. Se avesse conosciuto mons. Vincenzo Paglia, avrebbe aggiunto un riferimento specifico.
Caro Tosatti, su La Verità di oggi è apparsa una lunga intervista di MariaGiovanna Maglie all’arcivescovo Vincenzo Paglia. L’intervista è mirata, supponendo sforzi redazionali enormi, a far dire a Paglia che Salvini non è l’uomo nero e che la “destra” può essere una risorsa per il Paese.
Vabbè, oggi si vota il Referendum e soprattutto si vota in Toscana, bravo Belpietro.
Ma per convincere Paglia a farsi “estrarre” (come da un dentista) frasi che lascino interpretare queste considerazioni elettorali, il nostro Arcivescovo e Presidente della Pontificia Accademia della Vita, riesce a farsi fare domande che gli permettono di esternare una serie di ipocrisie al limite della sopportazione sul tema apertura ed accoglienza della vita (“chiunque sia e da dove venga”), sul tema immigrazioni (“bisogna battere i pugni sul tavolo con l’Europa!”) ecc..
Paglia, nell’intento di giustificare la nota NON ingerenza del Papa in politica e l’immigrazionismo misericordioso e disinteressato di Bergoglio, riesce persino a citare il Presidente USA, Ronald Reagan, quando nel 1989 disse “…chiunque da qualsiasi angolo della terra PUO’ venire a vivere in America… noi guidiamo il mondo perché PRENDIAMO il nostro popolo…ecc.”.
PUO’ non deve. PRENDIAMO (non subiamo), ma la frase gli veniva bene così. Io gli avrei chiesto spiegazioni..
Un rimproverino alla bravissima Maglie sta infatti nelle domande “risparmiate” al nostro Paglia, quelle che ci saremmo aspettato di leggere.
Per esempio sulla estraneità di Bergoglio agli aspetti di vita politica, la sua pura attenzione umanitaria alle migrazioni e le ONG vaticaniste (magari citando Casalini).
Per esempio sul suo amore per la vita, sulla sua contrarietà all’aborto, ed il suo affetto per Pannella e Bonino.
Ma anche domande personali a Paglia, per esempio sul suo amore per l’arte, il business e per il genere umano.
In specifico sull’affresco omo di Terni che lo ritrae, oppure sull’indagine della Magistratura di Terni per la compravendita del Castello di Narni.
E l’indagine sulla bancarotta della Diocesi di Terni. Pazienza, passiamoci sopra (l’assoluzione di Salvini val bene una messa..). Ma fatico a passare sopra le risposte su Salvini, su vita e su migrazioni.
– Salvini (che Paglia sembrerebbe oggi considerare un interlocutore politico e non più l’uomo nero), Paglia lo “scomunicò”, dicendogli di vergognarsi, nell’agosto 2019 per aver cantato l’Inno d’Italia al Papeete. Sempre nel 2019 Paglia tuonò contro Salvini per la storia del rosario dicendogli che il rosario va gettato a mare per tirare su i migranti. Nel gennaio 2020 disse che i decreti sicurezza di Salvini andavano cambiati perché distruggevano integrazione e sviluppo (?).Mi fermo qui.
– Tema vita, vorrei solo ricordare l’ intervento di Paglia pro-eutanasia infantile su Charlie Evans, quando avallò la sua “soppressione”, tanto che Riccardo Cascioli sulla NBQ chiese pubblicamente la sua cacciata immediata dalla presidenza dell’Accademia per la Vita.
– Tema migrazioni, a parte la citazione di Reagan, ricordo solo il suo intervento a proposito della legge sullo – ius soli – che considerava un vantaggio per il paese spiegando che “L’accoglienza è il filo che tiene insieme il pontificato di Bergoglio” (Repubblica 28-3-2019) Pur avendo fatto capire prima che il papa si occupa solo di coscienze.
Caro Tosatti, che pazienza! Questa intervista apparentemente pro-Salvini, fatta a Paglia, non avvantaggia certo Salvini.
Tennessee Williams (scrittore americano del XX sec.) scrisse: “ The only thing worse than a liar, that’s also an hypocrite” (peggio di un bugiardo c’è solo un bugiardo ipocrita)
Marco Tosatti
Il partito dei vescovi vota No ed evoca la crisi di governo
Da Nord a Sud, dalla Cei sono arrivate voci critiche: «Minore democrazia». D'accordo le associazioni
Da Nord a Sud, dalla Cei sono arrivate voci critiche: «Minore democrazia». D'accordo le associazioni
Se un vescovo del Nord e uno del Sud, il primo più vicino alle posizioni di centrodestra e il secondo più legato al Pd, si esprimono chiaramente per il «no» al referendum sul taglio dei parlamentari, allora è chiaro che la fotografia dei vescovi italiani ben rispecchia una propensione a bocciare la proposta di revisione della composizione del Parlamento.
Se a monsignor Antonio Suetta, vescovo di Sanremo e a monsignor Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo, si aggiunge monsignor Antonio Raspanti, vicepresidente della Conferenza episcopale italiana, il cerchio si chiude.
La Cei e i vescovi italiani tifano per il «no» al referendum e le motivazioni sono chiare. «Si chiede una modifica più complessa e più strutturata dicono fonti ecclesiastiche e vogliamo di certo una maggiore partecipazione politica e non una minore partecipazione. Con la vittoria del «sì», avremmo più liste bloccate e i politici diverrebbero sempre più casta». Non si tratta, quindi, di un'indicazione di partito. «Qui è in gioco il contenuto della riforma dicono dalle sacre stanze e il fatto che i vescovi delle differenti estrazioni politiche siano compatti sul fronte del no, ne è un chiaro segnale». «La consultazione referendaria risponde più a un'esigenza di propaganda che cavalca il sentimento di anti-politica oggi molto diffuso»: è lo slogan ricorrente tra i prelati.
Era stato il vicepresidente della Cei, monsignor Raspanti, ad aprire il fronte del «no», con l'invito affinché «non sia compromesso l'equilibrio dello Stato». «Capisco aveva detto - che il numero dei parlamentari è la tessera di un grande mosaico che ha bisogno di pesi e contrappesi. La cosa che deve preoccupare è che non siano fatti singoli aggiustamenti sull'onda emotiva dell'anti-politica. Cambiamenti vanno fatti, cercando però di mantenere equilibrati i bilanciamenti dello Stato. Infatti molti esponenti del mondo politico già dicono che c'è bisogno di una nuova legge elettorale perché va da sé che la diminuzione del numero di parlamentari porta a ridisegnare i collegi».
Ai vescovi italiani si aggiungono l'associazionismo cattolico e la «base» dei fedeli, a propendere per il «no» al referendum. «È una riforma voluta dal Movimento 5 Stelle che il Pd ha accettato per non fare cadere il governo confidano ma il mondo cattolico vuole allargare le maglie della democrazia, e non restringerle». Per i cattolici, dunque, «con questa riforma si avrebbe un taglio lineare che non tiene conto della conformazione dei seggi elettorali territoriali. Il voto parla alla pancia del Paese, ma in questo momento occorre dare un contributo fattivo e organico». Si tratta, per Cei e mondo cattolico, di una «misura populista che non va a risolvere i problemi del Paese». Il timore di una vittoria del «sì» è forte. «Si tratta di un populismo becero confidano altre fonti al Giornale che diminuisce la territorialità dei parlamentari e che porterebbe a una poca partecipazione dei cittadini. Se vincesse il sì, il voto diventerebbe ancora meno territoriale. Andrebbe in crisi il principio democratico e del rispetto delle minoranze. Siamo contro una minore partecipazione».
Se sul tema del taglio dei parlamentari non c'è molta «preoccupazione», maggiore interesse è rivolto ai risultati delle Regioni. E in particolare l'attenzione si rivolge a Toscana, Marche e Puglia. «In Toscana si ha la percezione che il centrodestra possa vincere confidano e anche le Marche sono in bilico». Ma se così fosse, è il ragionamento di alcuni esponenti di movimenti cattolici, «il governo dovrebbe interrogarsi e ripensare agli equilibri al suo interno».
Una crisi di governo? Rimpasto? «Di sicuro se i risultati delle regionali dovessero far emergere una volontà elettorale più vicina al centrodestra, il governo non potrà far finta di niente. Magari sarebbe auspicabile un governo tecnico o un rimpasto per traghettare verso nuove elezioni». Ma sui singoli candidati non ci sono indicazioni. L'auspicio è, e resta, quello di una riflessione da parte dell'esecutivo nel caso in cui la democrazia scegliesse il cambiamento.
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