Sabato sera 29 agosto alle 21.30 al rosario nella Basilica di Santa Maria degli Angeli ad Assisi. Domenica mattina la messa nella stessa basilica. Ingresso compartimentato e controllato come ad una istallazione nucleare militare. Tutti con mascherina, in questa immensa navata della basilica che contiene la Porziuncola che fu uno dei luoghi prediletti della prima comunità fondata da San Francesco.
Risuonano, in questo grande spazio, le parole di San Paolo della liturgia della messa (Rm 12, 1-2):
«Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a Lui gradito e perfetto.»
Parole grevi, nel caldo afoso che rende la respirazione affannosa, parole che fanno riflettere: sono io che devo rinnovare la mia mente, abbagliata dalle lusinghe del mondo, per comprendere “ciò che è buono e quindi gradito a Dio”. O meglio, per ritornare a comprendere ciò che l’evoluzione del pensiero moderno, garantista e rassicurante, ha inesorabilmente offuscato. “Ciò che è buono” è coniugato al presente, non solo perché questo è il tempo della lettera di Paolo, ma perché questo è il TEMPO DI DIO, un presente senza tempo perché in Dio non vi è “tempo”. Il riferimento morale è ASSOLUTO, non relativo alle inclinazioni mutevoli dell’uomo. Per ritornare a comprendere ciò che è GRADITO A DIO, non ciò che è gradito alla nostra vanagloriosa natura.
Risuonano altresì le parole che Gesù rivolge a Pietro (Mt 16, 21-27):
«Lungi da me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini»
Queste parole, dure come il granito, sono rivolte anche a noi, che, figuriamoci, siamo distanti anni luce dalla contiguità, dalla soggezione di Pietro, in un’epoca assolutamente pervasa dalla forza del pensiero secolare e i suoi infiniti corollari.
Ma non è facile soffermarsi in queste riflessioni. I frati custodi della Basilica sono così solerti e zelanti nel far rispettare le regole anticovid. In particolare un frate, che percorre le navate, indicando la propria mascherina, a riprendere, con sguardo minaccioso, chi non la indossa come lui, fin sotto gli occhi, a redarguire chi la indossa lasciando scoperte le narici. Una esibizione inquietante, che uno non si aspetterebbe di trovare in chiesa, ma in uno stato di regime militare. Poi la distribuzione della comunione, con tutte le precauzioni igieniche del caso, ovviamente sulle mani.
Non vedo altrettanta cautela per le anime, miseramente scoperte e confuse davanti all’attacco del male, diventato, in questo tempo, irriconoscibile, anche per la totale mancanza di adeguate misure di “prevenzione”. Se il medesimo zelo venisse applicato, da parte dei religiosi, nei confronti del virus supervirulento del peccato, proponendo in modo sistematico, richiamando ed offrendo tutti gli antidoti che Chiesa di Gesù mette a loro disposizione, non ci troveremmo nella situazione disperata di oggi. Questo e solo questo è il compito della vera Chiesa, la prevenzione, la vigilanza e, quindi, la salvezza delle anime !
Si respira un'aria diversa, da qualche anno, ad Assisi. Un’aria pesante che non ha più nulla dell’aria leggera, fatta di solo Spirito, alle quote elevate, dove la materia diventa impalpabile come neve fresca.
Si respira un’aria pesante, intrisa dei pensieri dell’uomo tronfio e autosufficiente di questo inizio secolo. Un’aria grondante di buonismo, ecologismo, ambientalismo, mondialismo, ecumenismo, panteismo, naturalismo, antropocentrismo, cattocomunismo…. comunismo. Un’aria pesante che pervade e affonda questi ordini religiosi, destinati, se permanesse l'attuale tendenza, a scomparire, con buona pace del loro fondatore, animato da ben altro zelo.
San Francesco aveva altre intenzioni, per Assisi: «Benedetta sii tu dal Signore, città santa a Dio fedele, poiché per te molte anime si salveranno e in te molti servi dell’Altissimo abiteranno e da te molti saranno eletti al regno eterno».
San Francesco non ha redarguito il lebbroso, che non indossava la mascherina, lo ha abbracciato e lo ha baciato.
https://blogclaudiogazzoli.blogspot.com/2020/09/pienamente-conformati-alla-mentalita-di.html
ANCHE BERGOGLIO È DALLA LORO PARTE: HA BARATTATO LA FEDE IN CRISTO CON QUELLA TERAPEUTICA - Fusaro
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GOTTI TEDESCHI, IL COVID: RE LEAR O LA DOTTRINA SOCIALE?
2 Settembre 2020 8 Commenti
Marco Tosatti
Carissimi Stilumcuriali, con il permesso dell’autore rilanciamo il commento su Covid e Dottrina sociale della Chiesa che il prof. Ettore Gotti Tedeschi ha scritto per La Verità, e che è apparso ieri sul giornale. Buona lettura.
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COVID E LA LEZIONE DI RE LEAR.
Rischiamo di preferire di ispirarci a Shakespeare anzichè alla dottrina (sociale )?
Desidererei suggerire , con devozione, al Presidente della CEI ed al Presidente della Pontificia Accademia per la vita , la lettura di Shakespeare. La lettura estiva del dramma shakespeariano Re Lear mi ha fatto pensare alla nostra situazione pre e post -Covid , alle nostre paure ed alla mancanza di guida e conforto da parte della nostra Chiesa , che più che di anime sembra occuparsi di economia e ambiente. Rischiando di trasformare le nostre paure in cinismo. Il dramma Re Lear di Shakespeare rivela ed illustra il valore della purificazione della sofferenza fisica e psicologica quando si viene spiritualmente aiutati . Re Lear aveva tutto: orgoglio ( anzi tutto) , potere ,ricchezza e anche salute . Grazie a problemi ( chiamiamoli così) familiari , impazzisce , fugge , si dispera .Poi grazie alle cure spirituali di persone a lui vicino, scopre l’umiltà, contempla le sue miserie , corregge i suoi errori , apprende il valore della sofferenza , del dolore .Espia, si purifica , prega . Volendo ( con un opportuno sforzo) ispirarci alla lezione di Re Lear , dobbiamo riconoscere che, pre-Covid ,anche noi credevamo di avere tutto : salute, benessere, libertà , speranze …Facevamo progetti, certo da creature umane .Poi arriva questo Covid e i progetti si interrompono tutti , iniziano le paure , una serie di paure . Paura del contagio, paura della morte , paura per i propri cari .Paura di perdere il lavoro, di impoverirci, paura del prossimo , paura dell’isolamento , della solitudine . Paura che è cresciuta in funzione della crescita della confusione di informazioni , delle contraddizioni delle spiegazioni scientifiche e politiche. Abbiamo avuto persino paura di leggere i giornali e paura delle informazioni stesse . Poi una nuova sconcertante paura , quella di complotti contro la creatura umana unitamente a una paura di esser circondati da cinici esseri umani . Ed infine la paura di morire non in grazia di Dio, quando siamo stati privati ( per disposizione Cei) dei conforti religiosi da parte di una prudentissima “chiesa in uscita “…,ma non per i fedeli. Pensando al dramma di Re Lear si potrebbe immaginare che da tutte queste paure ( e dalle loro cause) si sarebbe potuto trarre nuovi e migliori valori morali .Un certo tipo di paura e di sofferenza ,se ben capita, guidata ed orientata , può valorizzare chi la sperimenta .Come appunto successe a Re Lear che rinsavì ,grazie alla paura ed al dolore. Ma ReLear ebbe una fraterna guida spirituale . Noi abbiam scoperto di avere una guida spirituale che sorprendentemente spiega il Covid quale punizione per aver oltraggiato la natura , e sembra indicare di fatto la Redenzione nella protezione della terra . Ma sembra anche proporci di sostituire la sofferenza in unione con Cristo, in sofferenza in unione con la foresta amazzonica . Deve soffrire molto questa chiesa per esser arrivata a tanto. Deve soffrire ancor più visto che , dopo la riapertura delle chiese al culto , solo il 30% dei fedeli , privato dei sacramenti per mesi, è tornato a frequentare quelle chiese dove sono rimasti preti coraggiosi e santi , senza i quali le nostre prospettive sarebbero senza tante speranze. Dobbiamo starle molto vicino a questa “chiesa che soffre” . Probabilmente un giorno capiremo che il maggior impatto prodotto dal Covid è consistito nel rischio di affermazione di un nuovo umanesimo cinico , proposto grazie alla disattenzione della autorità morale , che sembra aver dimenticato la dottrina e presume di saper dare ricette utopistiche di economia , camuffate da attenzione alla dignità umana , di cui sembra aver perso competenza e il dovuto amore . Sembra , ho detto , sperando di aver male capito . Un tempo alla chiesa era impedito di parlare di economia , solo di coscienze doveva occuparsi , tanto che le Encicliche Sociali venivano immediatamente avversate . Oggi si direbbe che non debba occuparsi più di coscienze, ma solo di economia , analizzata solo negli effetti e non nelle cause , rischiando perciò di incorporare nel Magistero soluzioni utopistiche ed errate . Il rischio di un nuovo umanesimo denso di cinismo è conseguenza evidente . Rischiamo, grazie al Covid , di preferire ispirarci a Shakespeare piuttosto che alla nuova dottrina , anche sociale, della chiesa ?
https://www.marcotosatti.com/2020/09/02/gotti-tedeschi-il-covid-re-lear-o-la-dottrina-sociale/
Prof. Tritto: Il Covid-19 è stato creato nel laboratorio di Wuhan. Ora è in mano all’esercito cinese
(Bernardo Cerveller, AsiaNews – 4 agosto 2020) Esce oggi il libro “Cina Covid 19. La Chimera che ha cambiato il Mondo” (Edizioni Cantagalli, Siena, 2020, 272 pagg., 20 euro), dello scienziato Joseph Tritto. Gli esperimenti di bio-ingegneria compiuti dalla Cina con l’aiuto finanziario e scientifico di Francia e Stati Uniti. Gli studi, nati per creare dei vaccini, si sono trasformati via via in una ricerca a scopo bellico. Il laboratorio di Wuhan è ora in mano all’Esercito di liberazione del popolo, guidato dal generale Chen Wei, un’esperta di armi biochimiche e di bioterrorismo. La lotta (commerciale) per i vaccini. Far firmare alla Cina la Convenzione sulle armi biologiche e tossiniche.
Il Covid-19, che sta mietendo vittime e contagi in tutto il mondo, non è un virus presente in natura, ma è stato creato da un laboratorio di Wuhan e precisamente nel laboratorio di biosicurezza 4. Alla costruzione di questa “chimera” – come si chiama la creazione di un organismo in laboratorio – hanno contribuito non solo scienziati cinesi, ma anche francesi e statunitensi. Fino a pochi mesi fa questa tesi era definita “complottista” e veniva criticata con disprezzo da chi difendeva “l’innocenza” della Cina; essa era blandita come assurda da diversi studiosi che difendevano “l’innocenza” della scienza. Da oggi, questa tesi viene presentata con ampissima documentazione, date, fatti, nomi da uno scienziato di fama internazionale, il prof. Joseph Tritto, presidente del WABT (World Academy of Biomedical Sciences and Technologies) con sede a Parigi, un’istituzione non governativa fondata nel 1997 sotto l’egida dell’Unesco.
Il prof. Tritto, 68 anni, è l’autore del libro che esce oggi per i tipi dell’editore Cantagalli: “Cina Covid 19. La Chimera che ha cambiato il Mondo”.
Nelle 272 pagine del volume, che si leggono con passione, come fosse un libro giallo, il prof. Tritto spiega con precisione e fermezza scientifica le origini del virus, partendo dal tentativo cinese di studiare vaccini contro la Sars; inserendo negli organismi genomi tratti dall’Hiv (che li rende più aggressivi); aggiungendo elementi di coronavirus scoperti in pipistrelli “a ferro di cavallo”, con un metodo chiamato “reverse genetics system 2”.
La prima responsabile di questi esperimenti di ingegneria genetica è la prof.ssa Shi Zheng Li, a capo del laboratorio di Wuhan. Ma questo centro ha avuto gli aiuti del governo francese e dell’istituto Pasteur, da cui i cinesi hanno imparato l’uso dei genomi dell’Hiv. Vi è poi l’aiuto di alcuni scienziati americani, fra cui il prof. Ralph S. Baric, dell’Università della Carolina del Nord, e i fondi provenienti dagli aiuti Usa per lo sviluppo (Usaid). Gli scienziati Usa erano interessati agli studi sui coronavirus, che però fino al 2017 erano proibiti nel loro Paese, a causa della loro pericolosità.
Il prof. Tritto ha un curriculum di tutto rispetto: egli è un medico specializzato in urologia, andrologia, microchirurgia dell’infertilità, professore di microtecnologie e nanotecnologia (Regno Unito e India). Visiting Professor e direttore di nano-medicina, presso la Amity University di New Delhi (India). E proprio per questo egli può scavare sul senso di queste ricerche fatte a Wuhan. Secondo il prof. Tritto, tali ricerche sono nate per combattere le malattie, ma a poco a poco si sono trasformate in studi di bio-ingegneria per costruire armi biologiche letali.
Non è un caso che negli ultimi 5 anni, il laboratorio di Wuhan abbia ricevuto per la ricerca virologica i fondi più consistenti di tutta la Cina, diventando un laboratorio di ricerca molto avanzata, che l’Accademia delle Scienze, e lo stesso governo cinese, hanno posto sotto il loro diretto controllo.
Secondo il prof. Tritto, la prof.ssa Shi Zheng-Li “probabilmente non aveva alcun interesse a lavorare per scopi militari, o di altro tipo, a meno che non sia stata obbligata a farlo. Nessuno mette in dubbio la sua buona fede”. Ma è un fatto che dopo l’enorme pubblicità sul laboratorio, causata dalla pandemia, oggi a capo dell’Istituto di virologia di Wuhan è stato nominato il generale maggiore dell’Esercito popolare cinese, Chen Wei (foto 1), alla quale è stata affiancata un’equipe ove spicca il nome di Zhong Nanshang, famoso pneumologo di lunga esperienza nelle malattie polmonari infettive. Il generale Chen Wei è anche un’esperta di armi biochimiche e di bioterrorismo.
L’Istituto di Virologia di Wuhan è stato dunque praticamente commissariato e messo sotto il controllo delle Forze armate. Della prof.ssa Shi Zheng-Li non si sa nulla: sembra scomparsa.
Nel libro, gli scienziati non ci fanno una bella figura: spinti dal desiderio di conoscenza, diventano poi desiderosi di potere, di arrivismo, carrierismo e di soldi. Una parte del libro è dedicata alla questione della ricerca dei vaccini, in cui ogni istituto e laboratorio si trova in concorrenza con l’altro, non per amore della medicina e per salvare i milioni di malati da coronavirus, ma solo per essere i primi a vendere i vaccini a tutto il mondo. In questo la Cina è maestra: secondo il prof. Tritto, Pechino non ha messo a disposizione la struttura genetica originaria del coronavirus (virus madre), ma ha diffuso solo dati parziali. E perché? Perché solo con la struttura originale del virus si riesce a produrre un vaccino davvero universale, efficace su ogni punto del globo. Con l’andar del tempo, infatti, i virus mutano e un vaccino prodotto da un virus mutato ha efficacia solo in un certo periodo e in una certa zona.
Insomma: al posto dell’amore per la scienza, vi è solo il gretto commercio.
Ma non bisogna dimenticare – e non lo fa neanche il prof. Tritto – i tanti eroi di questa pandemia. Oltre a dottori e infermieri che hanno dato la vita per curare i pazienti che giungevano a valanghe nei pronto-soccorso, si ricordano i primi medici che hanno denunciato la presenza di un’epidemia a Wuhan, condannati poi al silenzio dalla polizia e minacciati di licenziamento. Parliamo della prof.ssa Ai Fen (foto 2), la prima a parlare già in novembre di una “strana influenza”, silenziata dalle stesse autorità ospedaliere; del prof. Li Wenliang (foto 3), oculista, anch’egli silenziato e poi morto di Covid-19, infettato da un suo paziente. Anche della prof.ssa Ai Fen non si sa più nulla e sembra non rintracciabile.
Il libro del prof. Tritto compie anche una disanima sull’Organizzazione mondiale della sanità, divenuta – a detta di molti – “un burattino” nella mani della leadership di Pechino, avendo assecondato i suoi silenzi sull’epidemia.
Il volume non guarda però solo al passato: il prof. Tritto spinge perché a livello mondiale si raggiungano regole per la ricerca sulle chimere, sul funzionamento dei laboratori a sicurezza P4, sui rapporti tra laboratori militari e civili, obbligando la Cina ed altri Paesi a sottoscrivere la Convenzione sulle armi biologiche e tossiniche.
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