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sabato 3 ottobre 2020

La «demitizzazione del Papato»

 ANNICHILIRE LA FEDE CATTOLICA?

Ridicolizzare la chiesa per annichilire la fede cattolica. Ecco perché l’ultimo testo di monsignor Viganò è importante: "ci ricorda che ridicolizzare il nemico è il primo passo sulla via che conduce alla sua distruzione fisica"                                                                                                                                                                di Francesco Lamendola  

 

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Il “caso Becciu” ha mostrato, non per la prima e neppure per la seconda volta, il tipico modo di fare di questo falso pontefice ogni volta che le triste imprese dei cardinali corrotti, pervertiti e simoniaci giungono alla ribalta dei mass-media, quale effetto di una situazione strutturale di allontanamento da Dio e di peccato, e non già quali casi sporadici che in qualsiasi amministrazione, purtroppo, allignano nonostante le cure più assidue per estirparli. Solo dopo che lo scandalo diventa palese e rischia di infangare anche il vertice dal quale i personaggi discussi avevano ricevuto il potere e i mezzi per fare ciò che hanno fatto, il signor Bergoglio, con un atto d’imperio, senza che ci sia stata un’inchiesta, senza dare la possibilità al reo di scolparsi, e soprattutto senza approfondire le cause di quanto accaduto e fare un minimo di autocritica, silura il personaggio divenuto imbarazzante e si lava i panni e la coscienza agli occhi dell’opinione pubblica. 

Sembra che lui, poverino, sia stato ingannato nella sua buona fede, e che il Vaticano sia vittima di infami raggiri e di sottrazioni di danaro: nessun giornalista e nessun osservatore imparziale ha il cattivo gusto di porre le domande: «Santità, ma non è stato lei a fidarsi di simili personaggi, dopo averli accuratamente scelti sulla base della loro totale fedeltà verso la sua persona e verso la sua azione di governo della chiesa? Non è stato lei a promuoverli e a dar loro una così grande autorità e una così larga autonomia d’azione? E inoltre, Santità, non è forse vero che lei sapeva da tempo, da anni, di quel che essi facevano dietro il paravento delle loro funzioni ufficiali – un MacCarrick a livello di abusi sessuali, un Becciu a livello di malversazioni finanziarie – eppure ha taciuto e fatto finta di nulla? E ancora, Santità, come mai quando a cadere in disgrazia sono i buoni, come il cardinale Pell, che in Australia si è fatto più di un anno di galera come l’ultimo dei criminali, salvo poi venir scagionato da ogni accusa perché il fatto non sussiste, lei li abbandona completamente al loro destino; mentre quando a finire nei guai sono i cattivi e i pessimi, come il suo amico vescovo Zanchetta, allora mobilita tutta la macchina vaticana e scende in campo personalmente in loro soccorso, spingendosi al punto di pronunciare parole di fuoco contro le vittime degli abusi? E non è forse vero che la scelta di personaggi ambigui, inadeguati, impresentabili, in posti di maggiore o miniore responsabilità, ma sempre sotto la sua diretta supervisione o per sua espressa volontà, è una costante del suo pontificato, fin dal caso della disinvolta signora Francesca Immacolata Chaouqui, lobbista italo-marocchina appena trentenne, ma già investita di funzioni non proprio insignificanti presso le segreterie economiche e amministrative del Vaticano, che nessuno ha mai capito come avesse ottenuto e sulla base di quali titoli, meriti o competenze?». Il tutto mentre i Francescani dell’Immacolata, l’ordine più fiorente che la Chiesa avesse fino a sette anni fa, veniva colpito a morte da Bergoglio in persona, e infangato sulla base di vili insinuazioni che, al solito, nessuno si è mai degnato di chiarire, confermare o smentire. Alla faccia della trasparenza, del rinnovamento e soprattutto della misericordia così insistentemente predicata e sbandierata dal signore argentino vestito di bianco.

 

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Il “caso Becciu” ha mostrato, il tipico modo di fare di questo falso pontefice: con un atto d’imperio, senza che ci sia stata un’inchiesta, senza dare la possibilità al reo di scolparsi, e soprattutto senza approfondire le cause di quanto accaduto e fare un minimo di autocritica, silura il personaggio divenuto imbarazzante e si lava i panni e la coscienza agli occhi dell’opinione pubblica! 

 

L’analisi più concisa, penetrante ed efficace dell’ultimo scandalo che ha colpito il Vaticano, quello del cardinale, o meglio dell’ex cardinale, Giovanni Angelo Becciu – autore, fra le altre cose, di un misterioso bonifico di 700.000 euro girato su di un conto australiano proprio all’epoca della diabolica persecuzione ai danni del cardinale Pell (com’è piccolo il mondo, mio Dio, guarda quanto è piccolo!) – è stata quella di monsignor Carlo Maria Viganò, apparsa sul quotidiano La Verità del 2 ottobre e subito ripresa da alcuni siti cattolici, ma naturalmente ignorata dai grandi giornali e telegiornali, da sempre appiattiti su una linea oltranzista filo-bergogliana.

Scrive dunque monsignor Viganò, a conclusione del suo intervento, nel tirare le somme di questo come di tanti altri scandali che pure sono stato in gran parte silenziati dai media complici della contro-chiesa, ma che hanno ugualmente straziato l’anima di troppi credenti:

L’operazione a cui stiamo assistendo da ormai sette infaustissimi anni è chiaramente finalizzata alla distruzione dell’istituzione cattolica, tramite la perdita di credibilità, la disaffezione e il disgusto per le azioni e i comportamenti indegni dei suoi membri; un’operazione iniziata con gli scandali sessuali già sotto i Pontificati precedenti, ma che questa volta vede come protagonista, come principale attore proprio colui che siede sul Soglio, e che con le proprie parole e opere è in grado di assestare i colpi più devastanti al Papato e alla Chiesa.

La «demitizzazione del Papato» auspicata dai progressisti consiste essenzialmente nella sua ridicolizzazione, nella sua profanazione, ossia nel renderlo appunto profano, non sacro. Ed è inaudito e gravissimo che questa operazione eversiva sia compiuta da chi quel Papato lo detiene e ne indossa, pur goffamente, le vesti. Analogamente, la profanazione della Chiesa è condotta con metodo scientifico dagli stessi vertici della Gerarchia, che si rendono invisi al popolo di Dio e si fanno compatire dal mondo, sotto lo sguardo compiaciuto dei media mainstream.

Questo modus operandi non è nuovo. Esso fu adottato – con minor impatto mediatico ma pur sempre con le stesse finalità - alla vigilia della Rivoluzione Francese. Rendere odiosa l’aristocrazia; corrompere la nobiltà con vizi sconosciuti al popolo; sradicare il senso di responsabilità morale nei confronti dei sudditi; provocare scandali e fomentare l’ingiustizia verso i più deboli e i meno abbienti; asservire la classe dominante agli interessi delle sette e delle logge: questa fu la premessa, creata ad arte dalla Massoneria, per suscitare il discredito della Monarchia e legittimare le rivolte delle masse, predisposte da pochi sediziosi al soldo delle Logge. E se i nobili non cadevano nella trappola del vizio e della corruzione, i cospiratori potevano accusarli delle nefandezze altrui e condannarli al patibolo sotto la spinta dell’odio coltivato nei ribelli, nei delinquenti, nei nemici del Re e di Dio. Una turba di infami che non aveva nulla da perdere e tutto da guadagnare.

Oggi, dopo oltre due secoli di tirannia del pensiero rivoluzionario, la Chiesa è vittima dello stesso sistema adottato contro la Monarchia. L’aristocrazia della Chiesa è corrotta come e forse più dei nobili francesi, e non comprende che questo vulnus alla sua reputazione e alla sua autorità è la premessa necessaria alla ghigliottina, al massacro, alla furia dei ribelli. E anche al Terrore. Ci pensino bene i moderati che credono che un prossimo Papa solo leggermente meno progressista rispetto a Bergoglio possa sedare gli animi e salvare il Papato e la Chiesa. Perché l’odio teologico dei nemici di Dio, una volta eliminati i buoni Pastori ed allontanati i fedeli, non si fermerà dinanzi a chi oggi deplora il Pontificato presente ma ne difende la matrice conciliare: i conservatori che credono di poter prendere le distanze tanto dai modernisti quanto dai tradizionalisti faranno la fine dei Girondini.

«Mundamini, qui fertis vasa Domini», dice la Sapienza (Is 52, 11). L’unico modo per uscire dalla crisi della Chiesa, che è una crisi di Fede e di Morale, è riconoscere la deviazione dalla retta via, ripercorrere a ritroso il cammino intrapreso e riprendere la strada che Nostro Signore ha segnato con il Suo Sangue: la via del Calvario, della Croce, della Passione. Quando i Pastori avranno non l’odore delle pecore ma il soave profumo del Crisma con il quale sono stati resi simili al Sommo ed Eterno Sacerdote, essi saranno nuovamente conformati al divino modello di Cristo, e con Lui sapranno immolarsi per la gloria di Dio e la salvezza delle anime. Né il divino Pastore farà loro mancare la Sua Grazia. Finché essi vorranno piacere al mondo, sarà il mondo a compensarli con i suoi inganni, le sue menzogne, i suoi vizi più abbietti. La scelta, in fondo, è sempre radicale: la gloria eterna con Cristo o la dannazione eterna lontano da Lui.

 

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Ridicolizzare la chiesa per annichilire la fede cattolica. Ecco perché l’ultimo testo di monsignor Viganò è importante: "ci ricorda che ridicolizzare il nemico è il primo passo sulla via che conduce alla sua distruzione fisica"!

 

Monsignor Viganò evidenzia giustamente che deve esserci una lucida intenzione, una strategia precisa, dietro le continua raffiche di scandali che si susseguono in Vaticano e ne stanno minando l’immagine, così come dietro la loro gestione, apparentemente così goffa e malaccorta, da parte di Bergoglio. Del quale si potrà dire tutto, ma non che è uno sciocco, o un ingenuo: e dunque bisogna scartare l’ipotesi “minimalista” che egli sia stato colto di sorpresa da eventi imprevedibili e incontrollabili, e vi abbia reagito come sapeva e come poteva. Nossignori: voi  una logica, un disegno che sottostà a tutto quel che accade nei sacri palazzi, a partire dalla centrale operativa di Casa Santa Marta: la quale, non lo si scordi mai, è la dimora di Bergoglio perché è sotto la direzione di monsignor Ricca, e dunque sotto il controllo della massoneria e contemporaneamente della lobby gay, che a un certo livello si fondono e diventano una cosa sola. Non si può capire quel che succede in Vaticano negli ultimi anni se non ci si pone nella giusta prospettiva: vale a dire se non si assume come dato di partenza che la massoneria ha ormai il pieno controllo del vertice della chiesa e che pertanto quel che vi accade e quel che trapela all’esterno, nella misura in cui trapela (si è mai fatta chiarezza, per dirne una, sul caso Estermann, che il 4 maggio 1998 insanguinò la gendarmeria vaticana con un triplice omicidio-suicidio?) non è mai frutto del caso o di circostanze contingenti, ma di una volontà ben definita, che risponde a scopi precisi. E dunque vi sarà anche una lotta di tutti contro tutti, per il denaro e il potere (Pell contro Becciu, Perlasca contro Becciu, e prima ancora tutti contro Gotti Tedeschi e contro lo stesso Viganò), ma sempre nel quadro di un dominio ormai incontrastato delle logge sulla cupola ecclesiastica, che si esercita nei tempi e nei modi stabiliti da una centrale operativa esterna, riconducibile a certi ambienti massonici dei “fratelli maggiori” e all’oligarchia finanziaria internazionale formata dai Rotschild, Soros, Gates. La quale, ricordiamolo, si è dimostrata talmente forte da imporre il blocco di tutte le operazioni bancarie del Vaticano nei giorni drammatici che precedettero l’annuncio delle dimissioni di Benedetto XVI, nel febbraio 2013. Tanto per far capire chi sono i padroni universali, come li chiamava Giulietto Chiesa, e ricordare a tutti che al loro controllo non si sfugge.

 

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Monsignor Ricca e il "puffetto" a Bergoglio? La massoneria ha ormai il pieno controllo del vertice della chiesa!

 

Il marcio, in Vaticano e dintorni, è ancora più profondo e più abominevole di quel che si potrebbe immaginare dopo aver avuto notizia degli scandali di natura sessuale o finanziaria, i quali, bene o male, arrivano alla soglia di attenzione dei media, anche se una regia occulta fa in modo di spegnere i riflettori prima cha appaiano in tutta la loro laidezza. E quando diciamo che è più profondo e abominevole, intendiamo dire che oltre alle lobby affaristiche e alle lobby gay, e inestricabilmente intrecciate con esse, vi è una fortissima presenza massonica nell’alto clero, la quale a sua volta è collegata con uno zoccolo duro di “monsignori” dediti al satanismo, alle messe nere e ai sacrifici umani. Sappiamo bene che a parlare di simili cose si rischia di passare automaticamente per dei visionari, dei complottisti nel senso peggiore del termine, nonché degli irresponsabili e forse degli agenti provocatori, l’enormità stessa dei delitti perpetrati da questi sacerdoti ignobili e rinnegati, venduti al demonio, è tale da essere difficilmente creduta; la loro stessa mostruosità li protegge dagli sguardi indiscreti e fa ricadere su quelli che li denunciano il biasimo generale o, nel migliore dei casi, il compatimento, quello che si riserva ai malati di mente. Eppure la presenza satanica all’ombra dei sacri palazzi esiste, è un fatto, anche se è difficile provarlo in maniera completa e con la stessa chiarezza inoppugnabile con cui si può dimostrare che hanno luogo maneggi e intrallazzi di ordine finanziario o abusi di natura sessuale. Noi stessi abbiamo dedicato diversi articoli a questo argomento, mettendo in fila una serie d’indizi piuttosto cospicui, dalla cui somma emerge un quadro significativo, ancorché estremamente inquietante. Possiamo anche indicare la chiesa di Roma che, secondo alcune voci, sarebbe teatro dei riti satanici: la basilica minore di Sant’Anastasia al Palatino, attualmente riservata alla comunità ghanese e quella indiana di rito siro-malabarese (se si osservano le immagini dell’interno, si resta colpiti dal colore nero di tutti i sedili, che spicca violentemente sul bianco delle pareti e dà all’insieme un che di sinistro). Le fonti dalle quali provengono le notizie sono riservate, perché su tale materia ne va della vita: quei signori non arretrano davanti a nulla. E, del resto, vorrà pur dire qualcosa il fatto che lo stesso monsignor Viganò, da quando ha reso pubblica la sua denuncia a Bergoglio per l’affare McCarrick, chiedendogli al tempo stesso di compiere un gesto coerente con la sua proclamata volontà di far “pulizia” in Vaticano, dimettendosi (era il 26 agosto 2018), sia costretto a vivere in clandestinità, cosa che a quanto pare non ha minimamente impressionato mass-media filo-bergogliani, nessuno dei quali trova problematico coniugare il volto “misericordioso” del papa con il pericolo di morte che incombe su quanti osano sfidare la sua credibilità. Ecco perché l’ultimo testo di monsignor Viganò è importante: perché ci ricorda che ridicolizzare il nemico è il primo passo sulla via che conduce alla sua distruzione fisica. E a chi giovano questi scandali che gettano onta e discredito sulla sposa di Cristo, ma non toccano, semmai aumentano, la popolarità del sedicente papa? Sì: se non si vuol smarrire il senso cristiano della vita, si deve ricordare che solo dalla Croce viene la salvezza; e non certo dal plauso del mondo. 

  

Ridicolizzare la chiesa per annichilire la fede cattolica 

                                                         di Francesco Lamendola

 

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