Ma perché negare la Messa di mezzanotte? L’assurda imposizione di satrapi di regime
Cari amici di Duc in altum, ricevo da Alessandro Martinetti questo contributo che volentieri vi propongo.
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Caro Valli, a che serve il coprifuoco alle 22 il 24 dicembre?
A nient’altro che a vietare ai cattolici la Santa Messa di mezzanotte, ovviamente con il pronto e prono benestare della Cei, ridottasi a comitato di anonimi funzionari adibiti al disbrigo di faccende religiose in ligio, pedissequo ossequio ai dettami di regime, che regola a proprio incondizionato piacimento pure la liturgia della Chiesa e non tollera che i suddetti funzionari eccepiscano alcunché, il tutto con l’approvazione di papa Francesco, leale garante delle direttive di regime e censore zelante di perplessi e renitenti.
Quale immane calamità virale si abbatterebbe sull’Italia se la Messa di mezzanotte si celebrasse a mezzanotte e non alle 18 o 19? Nessuna, visto che il virus circola tanto alle 18 quanto alle 24, e che chi non potrà andare a Messa alle 24 andrà alle 18, generando le stesse occasioni di contagio che sarebbero occorse alle 24.
Inoltre, si consideri che tra settembre e novembre i deceduti per Covid hanno età media di 81 anni e il 78% di essi presenta almeno tre altre patologie gravi.
Ovviamente, gli anziani pluripatologici non parteciperebbero né alle 18 né alle 24. E allora, perché negare la Messa di mezzanotte? Solo per la voluttà sprezzante di nuocere ai cattolici, col pretesto fasullo di preservare la salute loro e della collettività.
Faccio inoltre presente che la bella pensata novembrina del coprifuoco alle 22 non ha mai avuto alcun senso, non ha mai posto alcun freno al contagio, visto che se c’è un orario in cui gli assembramenti sono già di per sé quasi assenti è proprio quello dalle 22 alle 5 durante la settimana.
Sarebbe bene che i solerti satrapi di regime, anziché occuparsi di liturgia e propinarci protocolli terapeutici domiciliari a base di tachipirina e aspirina, imparassero una buona volta da chi sa farlo come si cura efficacemente il Covid. Morirebbero meno persone, e si potrebbero evitare insensati lockdown che non salvano la vita a una sola persona che sia una, ma sono utilissimi a infliggere il colpo di grazia alla già sfinita economia italiana.
Grazie, buona domenica di Aavvento!
Alessandro Martinetti
Dopo il caso “Becciu”, le decisioni del Governo sulla Messa del Natale, le intemerate su clima e diritti e gli accordi con la Cina, il giornalista Antonio Socci lancia la provocazione oggi in prima pagina su Libero Quotidiano: «la Chiesa è serva di Dio o serva del mondo?». La critica feroce dello scrittore ed ex direttore della scuola di giornalismo Rai parte dalla Conferenza Episcopale Italiana e arriva fino in Vaticano con Papa Francesco: «la messa alle 18 o alle 19 non è una questione di principio (già in tante parrocchie la si anticipa alle 22), ma è una questione di principio che le decisioni sul culto spettino solo alla Chiesa e non al governo». Secondo Socci infatti, da qualche tempo la Chiesa stessa sembra «desiderosa di rinunciare alla sua “potestas” per seguire direttive o aspettative esterne, non solo delle autorità politiche, ma perfino dei giornali». Lo spunto per l’attacco di Libero è proprio il caso Becciu, con il Cardinale licenziato da ogni incarico in Vaticano dopo un articolo uscito su L’Espresso, ma si va ben oltre: sul banco degli imputati la trasmissione di Barbara D’Urso “Pomeriggio 5” dove solo nell’ultimo mese ben tre preti sono finiti alla gogna mediatica per l’unica colpa di insegnare nelle omelie la dottrina cattolica su omosessualità, aborto e divorzio.
“LA CHIESA SERVA DEL MONDO”
Ha fatto poi molto rumore negli ambienti cattolici e non l’uscita in tv di Suor Alessandra Smerilli, economista e membro del Consiglio di Stato vaticano, che ha lodato la linea del Governo di restringere le festività del Natale per timore di una nuova ondata Covid. Socci attacca: «lei, che pure è una religiosa, ha parlato del Natale solo come un rischio sanitario, con gli stessi argomenti che avrebbe usato un non credente. Come se la nascita di Cristo non c’entrasse nulla con la vita degli uomini del nostro tempo e la paura dell’epidemia». Altra subalternità della Chiesa allo “spirito del mondo” vi sarebbe in quella sempre crescente “fede ecologica” che si allarga sempre più anche nei documenti ufficiali della Cei, come l’ultimo “Documento di lavoro della Settimana Sociale dei cattolici italiani” dello scorso ottobre: «Le parole chiave del documento sono quelle del “pensiero unico”: l’ecologia integrale, il debito ecologico, la sostenibilità… Ma la chicca, davvero surreale, è quella che collega il Covid-19 ai cambiamenti climatici indotti dall’uomo e al degrado ambientale». Non si affronta la vera origine del Covid – quanto successo, di misterioso ancora, in Cina, ma si lega al mancato rispetto dell’ambiente il nodo della pandemia: ecco, Socci non ci sta e contrattacca «il Vaticano si guarda bene dal dispiacere la Cina […] e non sottopone mai a quel regime nemmeno il problema delle persecuzioni contro i cristiani». A corredo della sua tesi, Socci ricorda il recente attacco sferrato dal Santo Padre contro le persecuzioni delle minoranze musulmane degli Uiguri nello Xinjiang, senza però citare invece la libertà inesistente per i cristiani di professare la propria fede: «Questo pontificato, non vuole dispiacere ai poteri mondani e sembra voler adeguare anche i suoi insegnamenti alle ideologie dominanti». Secondo il giornalista, a chiosa del suo editoriale su Libero, la ‘smania’ della Chiesa sarebbe quella di rincorrere le idee del momento – come sulle nuove traduzioni e formule del Messale – da parte però di chi «dovrebbe custodire verità eterne». È un «disastro», secondo Antonio Socci, e si rischia di arrivare così «all’insignificanza».
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