ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 21 novembre 2020

Mysterium iniquitatis

Per una geopolitica teologica

                                                        https://www.raffaelesalinari.it/wp-content/uploads/2013/09/apocalisse10.jpg(immagine aggiunta)

Omnia quaecumque petieritis in oratione credentes, accipietis (Mt 21, 22).

«Qualunque cosa chiederete nella preghiera credendo, la riceverete». La meditazione mi riporta costantemente all’insostituibile compito che l’eterno Re ci ha assegnato nella presente congiuntura storica: la supplica che nasce dalla fede, alimenta la speranza ed esercita la carità. Non possiamo esimerci da questo ruolo, che nei piani della Provvidenza occupa un posto ben preciso e riveste una funzione indispensabile nell’ottenere determinati sviluppi. 


I servitori di Satana intendono ridurci in schiavitù, nella forma di oppressione mentale e operativa più feroce e capillare che l’umanità abbia mai conosciuto. Ci sono però due capi di Stato che si sono messi di traverso al demoniaco progetto di un unico governo mondiale che, col pretesto dell’epidemia, ci priverebbe della libertà, del diritto di proprietà e di ogni residuo di dignità. Ad essi potrebbe aggiungersene un terzo, se fosse vero che sta facendo il doppio gioco con l’oligarchia finanziaria che ha scommesso sul suo Paese. L’aquila, con l’orso e il drago già alleati tra loro, può dare alla storia un nuovo corso, se non resta nelle mani dei satanisti pedofili che l’hanno resa odiosa agli occhi del mondo.

Come già ho più volte osservato, il problema politico ha una radice prettamente religiosa, dato che si tratta, in ultima analisi, di quella rivolta contro Dio che i giudei apostati perpetrano da due millenni. Si avvicina il bimillenario dell’atto con cui il Messia fu ripudiato e messo in croce: son passati non quarant’anni, come tra quel momento e la distruzione di Gerusalemme, ma quaranta giubilei. Che sia prossimo il termine fissato dalla pazienza divina per la loro conversione? L’ultimo secolo, nel diciannovesimo centenario della Redenzione, si è aperto con la persecuzione più sanguinosa di tutta la loro storia, ma ciò, a parte qualche caso isolato, non è bastato per il loro ritorno alla fede. In realtà i sionisti, in combutta con il regime satanico che avevano finanziato, ordirono lo sterminio dei loro stessi correligionari per realizzare un altro ritorno, facendo poi leva sull’orrore avvenuto per obbligare la comunità internazionale a riconoscere uno Stato ebraico in pieno contesto arabo, noncuranti delle conseguenze irreparabili. Con questo tentativo di dominio del mondo rivaleggia quello globalista, di analoga matrice, in un conflitto apparente perché controllato da un’unica regia occulta.

In tal modo nessuno degli attori sul campo, che si chiami Soros o Netanyahu, può ottenere un potere preponderante, ma ognuna delle lobby di potere è bilanciata dall’altra. L’operato di entrambe, però, converge nella distruzione della Chiesa e nella cancellazione del cristianesimo, o meglio nella sua riduzione a variante del giudaismo che possa fondersi con esso e con l’Islam. L’obiettivo è la piena instaurazione di un regime demoniaco che è in gestazione da secoli e di cui i peggiori totalitarismi del secolo scorso non sono stati altro che sperimentazioni su larga scala; a tale scopo promuovono un’unica “religione” mondiale che sottometta gli uomini anche spiritualmente. Il vero burattinaio di questo progetto, secondo il profetico Esorcismo di Leone XIII, è l’antico nemico e omicida che, «camuffato da angelo di luce, con l’intera orda di spiriti maligni ampiamente circonda e invade la terra, per cancellare in essa il nome di Dio e del suo Cristo e per rapire, uccidere e perdere nella rovina sempiterna le anime destinate alla corona dell’eterna gloria». I suoi servi, contagiati dal virus immondo della sua malvagità, han posto il trono abominevole nella Sede del beato Pietro.

Da questo punto di vista, viviamo tempi davvero apocalittici, benché io sia poco propenso a stabilire correlazioni troppo univoche tra affermazioni della Scrittura e fatti contingenti, dato che ciò è già stato fatto più volte in passato. Il significato della divina Parola non si esaurisce in un determinato contesto passeggero, ma rivela in ogni epoca inesauribili risvolti. Ciò non toglie che il mysterium iniquitatis paia giunto a un culmine mai prima toccato; anche certe scadenze temporali sembrano approssimarsi. Pur rinnovando la ferma esortazione a non prestar fede a presunte profezie la cui fonte non sia sicura e il carattere soprannaturale certificato dall’autorità ecclesiastica, non ignoro affatto che i piani divini abbiano tempi prestabiliti; una sana vigilanza, purché non degeneri in un’ansia da visionari, può aiutarci a cogliere i segni del loro compimento sulla scorta di una buona teologia della storia. La ribellione a Dio è iniziata in cielo per gli Angeli, nell’Eden per i progenitori, nel deserto per Israele, i cui capi la portarono all’apice nella condanna di Gesù Cristo.

A partire da quel momento il drago dell’Apocalisse, dopo aver invano tentato di divorare il Figlio della Donna vestita di sole, ne perseguita la discendenza terrena, cioè i cristiani. Il suo strumento nel mondo è la bestia dalle sette corna, una struttura tentacolare di potere malvagio che influenza gli uomini tramite la religione spuria promossa dal falso profeta. La comparsa finale dell’Anticristo è preparata da svariate manifestazioni, in campo politico e spirituale, che ne sono anticipazioni, ma non ancora l’apparizione ultima e definitiva che darà occasione al ritorno glorioso del Signore. Il trionfo del Cuore Immacolato di Maria va evidentemente distinto dalla Parusia e collocato quindi, con ogni probabilità, prima della venuta dell’Anticristo, a inaugurazione di un periodo limitato di pace universale e rifioritura ecclesiale che dia agli uomini la possibilità di scegliere bene, dopo aver rasentato l’assoggettamento al regno delle tenebre, che in questo momento storico pare in procinto di imporsi. Le loro menti, ora offuscate dalle mistificazioni della propaganda di regime, potranno riaprirsi alla luce grazie alla predicazione della verità cristiana integrale.

In vista di tale rinascita occorre che i cattolici fedeli si liberino per primi dalle deformazioni mentali di cui sono stati vittime. Una delle più perniciose è quella mistificazione storiografica e teologica che ci ha condotti, a cominciare dal clero, a guardare con ingenua simpatia i nostri stessi carnefici, cioè i seguaci della religione talmudica costituitasi in radicale opposizione al cristianesimo, i quali, in larga maggioranza, non hanno affatto radici israelitiche, ma si sono appropriati di promesse e diritti da cui gli ebrei, in realtà, son decaduti col rinnegamento del Messia. L’alleanza di Dio è certamente irrevocabile per quanto dipende da Lui, ma gli uomini, violandola, possono escludersene, come di fatto è avvenuto. Invece la massoneria giudaica dei Bᵉnè Bᵉrith, rappresentata da Jules Isaac, è riuscita a modificare, con la dichiarazione Nostra aetate, l’insegnamento cattolico su un punto delicatissimo per la sostanza della fede e la ragion d’essere della Chiesa. Da allora i nuovi movimenti hanno concordemente cooperato, seppur non tutti in modo esplicito, alla diffusione della nefasta ideologia giudaizzante che ha minato la dottrina cattolica alle fondamenta.

Nel Vangelo Gesù stesso, maledicendo il fico sterile, condanna simbolicamente il culto del Tempio, ormai superfluo e inefficace. Per suggerire quest’interpretazione, san Marco inquadra la cacciata dei mercanti nei due tempi di quell’episodio altrimenti inspiegabile: il fico è Israele, che ha trasformato la casa di Dio in una spelonca di briganti dediti al mercanteggio non soltanto in senso proprio, ma soprattutto in senso spirituale (cf. Mc 11, 12-21). Chi si ostina in peccati e infedeltà ripromettendosi di rimediare con i sacrifici, infatti, riduce la religione a una frode. I responsabili di tale contraffazione, smascherati dal Messia, gli giurarono vendetta e ne decisero la soppressione; ma secondo le profezie, una volta ucciso il Cristo, non sarebbe più stato suo popolo quello che lo avrebbe rinnegato, mentre la città e il santuario sarebbero stati devastati da un condottiero venturo (cf. Dn 9, 26 Vulg.). Ciò era stato predetto anche da Osea, quando Dio gli aveva ingiunto di chiamare suo figlio Non-mio-popolo (cf. Os 1, 8-9). La Sacra Scrittura, letta nell’alveo della Tradizione, ci consegna un’inequivocabile smentita della “teologia” filogiudaica.

La primavera conciliare, al contrario, è stata un colossale tentativo di pervertire il cristianesimo in senso farisaico-rabbinico: ponendo l’autorità umana al di sopra di quella divina, le opinioni degli esegeti al di sopra della Rivelazione, le rivendicazioni di base al di sopra dell’obbedienza gerarchica, hanno annullato i Comandamenti e dissolto la struttura ecclesiale. Il pontificato attuale sta soltanto portando a termine un lavoro iniziato sessant’anni fa mediante l’infiltrazione massiccia di agenti del sionismo internazionale. Se stiamo pregando perché sia riconosciuta la vittoria di Donald Trump, dunque, non è perché lo abbiamo canonizzato in vita o perché amiamo alla follia la destra americana, che è controllata dall’oligarchia finanziaria tanto quanto la sinistra, bensì perché crediamo nei disegni della Provvidenza e nelle inesauribili risorse della grazia, la quale, operando nella sua coscienza come fece con Costantino, può servirsi di lui, nella sinergia di due o tre potenti convertiti, per imprimere alla storia una virata positiva. Propongo perciò di dedicare a questa intenzione la novena dell’Immacolata, che quest’anno si colloca nel contesto di una decisiva battaglia legale.

Posui adiutorium in potente, et exaltavi electum de plebe mea (Sal 88, 20).

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