ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 30 novembre 2020

Oggi Bergoglio ha superato il maestro

 Bergoglio & il Gran Maestro

La massoneria, diversamente detta Libera Muratoria, fu fondata in Inghilterra il 24 giugno 1717 con la costituzione della Gran Loggia di Londra. A lato del fascino facile che, attraverso misteri ed esotismi, esercitava su una borghesia inquieta e un’aristocrazia annoiata, la massoneria mise in cantiere la prima manipolazione mentale di massa della sua lunga carriera, presentandosi come oasi di fratellanza in un’Europa devastata dai conflitti religiosi. In quest’ottica, l’atto di fondazione della Gran Loggia, alla voce “Doveri del libero muratore relativi a Dio e alla religione”recitava: “(La massoneria obbliga)… soltanto a seguire la religione sulla quale tutti gli uomini sono d’accordo: Essa consiste nell’essere buoni, sinceri, modesti e persone d’onore”(1).Il sottinteso era facilmente leggibile: la fede religiosa era concepita come una falsa risposta alle attese dell’uomo, il galantuomo doveva sostituire il cristiano.

Nonostante gli allarmi lanciati della Chiesa con l’enciclica In eminenti di Clemente XIIdel 28 aprile 1738, nelle logge confluirono legioni di aristocratici e borghesi, che entrarono già debolmente cristiani per uscirne massoni fino al midollo. Annotava uno scrittore francese del secolo scorso: “Il primo effetto dell’iniziazione massonica è di purificare l’apprendista da ogni mentalità cristiana, se egli ne ha una. Così l’adepto, libero da pregiudizi religiosi e sociali, sarà capace di avere una mentalità nuova (…) il massone, alla luce del Tempio, (la loggia, n.d.A) vedrà, giudicherà, agirà massonicamente” (2).

Da allora l’adepto è quindi oggetto di una rieducazione “globale”. In materia religiosa, la rieducazione ruota intorno alla figura del “Grande Architetto dell’Universo” che sembra Dio, ma tale non è. (Tutte le citazioni che seguiranno sono tratte da pubblicazioni massoniche consultabili).

La nozione di “Grande Architetto”, in massoneria, è eredità della filosofia deista, sorta in Inghilterra nel settecento a opera dei “liberi pensatori” (Toland, Collins, Tindall) che, quando non erano atei dichiarati, concepivano Dio come intelligenza universale inconoscibile, che non si rivelava all’uomo e che non agiva nella storia attraverso ciò che i cristiani chiamano “Provvidenza”. In materia, la massoneria esprime quindi, in prima istanza, un principio agnostico: “Dio è inaccessibile, innominabile, incomprensibile” (3).Il Grande Architetto, ed è questo il punto, non è però concepito metafisicamente. “La massoneria non crede né può credere a un essere soprannaturale (4)”La massoneria crede piuttosto che il Dio inaccessibile si inveri nella natura e nell’uomo, governando entrambi. “La massoneria crede (…)nell’esistenza di una legge immanente nella Natura, che denomina ‘Grande Architetto dell’Universo”(5) E ancora: Il Grande Architetto dell’Universo che nel rituale massonico si invoca, non è indipendente dalla natura, è (…) legge’ (…) organizzatrice dell’Universo” (6).

L’agnosticismo si coniuga quindi con un pantesimo classico. La natura e l’uomo non sono concepiti come creazione di un Dio onnipotente, libero di creare come di non creare, ma come emanazione di un Principio generatore, di una “energia prima” che non è più divina della legge di gravità, immanente alla natura e all’uomo. Da uno dei testi fondamentali della massoneria: “L’Energia, condensandosi nell’etere, attraverso una serie di tappe che la scienza comincia a presentire ha generato l’atomo” (7).

In perfetta assonanza, così scrive Eugenio Scalfari, con questo lasciando intravedere le sue frequentazioni, presumibilmente serali: “L’Essere è un tessuto di energia (…) Da quell’energia emergono le forme quando l’energia arriva al punto di esplodere” (8). Il massone è quindi educato a cancellare dalla sua mente la figura divina così come è concepita nel cristianesimo, e soprattutto a cancellare l’idea di un rapporto con Dio: non si prega un “tessuto di energia” né lo si ama.

“È tempo ormai che l’uomo cominci a comprendere che la Divinità dalla quale si sente attratto , non è una persona, ma è dentro il proprio cuore. È tempo che l’uomo cerchi Iddio in tutta la Natura, ma entro la Natura e non fuori di essa (9). La conclusione è un “umanesimo assoluto”. Lo strumento di ricerca della verità e della felicità sarà quindi e soltanto la ragione umana. “Perché l’uomo informi bene la sua condotta, non deve cercare il comando fuori o sopra la ragione (…) non deve prospettare la legge morale come un comando dall’alto, da una esistenza soprannaturale a cui debba inchinarsi”(10).

Ma vi è dell’altro. La religiosità massonica ha due facce. Quella appena presa in considerazione, deista e razionalista, e un’altra, magico-occultista. “La religione che la massoneria professa (….) basata sulla scienza, basata sulla ragione, basata sulla intuizione esoterica degli alti misteri dell’universo (11).“Intuizione esoterica”: è un lessico che rimanda a sapienze nascoste. Del resto la massoneria definisce se stessa “società segreta iniziatica che ha lo scopo di dare all’individuo i mezzi per raggiungere la sua evoluzione spirituale” (12).Recita l’art. 3 dell’attuale Costituzione dell’Ordine massonico: “(La massoneria) segue l’esoterismo nell’insegnamento” (13).

Si configura una controreligione e non per nulla l’“Osservatore Romano” del 23 febbraio 1985 annotava che la dottrina massonica è un “sistema di simboli dal carattere estremamente impegnativo” intorno ad una verità “inafferrabile”. I simboli dal carattere estremamente impegnativo sono quelli delle scienze occulte, dette “scienze sacre”, che in massoneria sostituiscono il Vangelo.

Premesso che l’insegnamento esoterico, in massoneria, ha luogo nei cosiddetti “Riti di perfezionamento”, il più noto dei quali è il “Rito scozzese antico e accettato”, questo è il menu delle “scienze sacre”: “Lo Scozzesismo rappresenta la intesi felice d’un processo di formazione nel quale confluirono Kabbalah, Ermetismo, Mitraismo,Manicheismo,Gnostiismo” (14).L’evoluzione spiritualedel massone è quindi scandita, lungo i gradi ascendenti dei Riti, dalla comunicazione di sapienze segrete che, nelle ottimistiche aspettative massoniche, condurrebbero l’adepto all’illuminazione, alla comprensione super-razionale dei misteri dell’universo. Nella letteratura massonica si incontrano espressioni molto forti, in tal senso, come “Rinascita”, “morte mistica”, “stato di grazia divina”.(15)Tuttavia, come il Grande Architetto, anche l’esoterismo massonico nasconde l’ateismo. Sono due facce della stessa medaglia: l’idea di un mondo senza Dio attraversato da forze misteriose che l’uomo è chiamato a conoscere e soggiogare. Nel pensiero massonico il Principio creatore, impersonale, si fa persona nell’iniziato pervenuto alla illuminazione: l’uomo diventa l’autocoscienza dell’universo, un dio “in potenza”. Un autore massone: “Mentre la religione umanizza Dio la massoneria divinizza l’uomo” (16). Non andremo oltre.

Noteremo soltanto, come principio generale, che questa aspirazione alla sapienza suprema non configura affatto un cammino spirituale degno di questo nome, perché la spiritualità si fonda sull’amore di Dio, e di Dio, in massoneria, non vi è traccia. È piuttosto un cammino di potenza animato da uno spirito prometeico (risalire dalla condizione materiale fino al puro spirito dell’energia originaria) che conduce quindi non a Dio ma al suo avversario, sempre pieno di attenzioni per tutti coloro che aspirano a superiori sapienze e al dominio del mondo. Con tali presupposti, per i massoni la fede religiosa è qualcosa di buono solo per il popolo, per i “profani”. “Qual è il carattere universale di ogni religione? Rispondere allo stato intellettuale di ogni epoca. Ogni religione rimpiazza un culto più grossolano ed essa è rimpiazzata a sua volta” (17).

I massoni, gli “illuminati”, si riservano altre vie di conoscenza. Per essi una religione vale l’altra perché tutte le religioni, se comparate con le discipline esoteriche, sono viste come forme grossolane, inferiori, di conoscenza, e le differenze tra loro “riguardano soltanto alcuni particolari”(18) D’altro canto la massoneria aspira al governo del mondo – recita l’art.1 del suo statuto: “La massoneria è universale. Intende alla elevazione morale, materiale e spirituale dell’uomo e dell’umana famiglia”(19) – e il governo degli uomini esige realismo. In specie, esso consiglia che la religione sussista come elemento di ordine e di coesione sociale. Un autore massonico: “Domani (…) nascerà una nuova religione per le masse” (20). A buon bisogno.

In un nuovo ordine del mondo governato da “illuminati”, non potrebbero coesistere una religione dei governati diversa nella sostanza da quella dei governatori. L’una tesa all’incontro con Dio, l’altra, massonica, tesa a fare dell’uomo, un Dio. Occorrerà quindi che la “religione per le masse” abbia fondamento morale, non metafisico, affinché, in un nuovo ordine del mondo, l’idea di Dio quale Essere infinitamente superiore alla natura e all’uomo, sia bandita per sempre. Una neo-religione che la massoneria ha pronta da tre secoli, sin dalla fondazione della Gran Loggia di Londra: “…la religione sulla quale tutti gli uomini sono d’accordo: Essa consiste nell’essere buoni, sinceri, modesti e persone d’onore…”. Un mondo senza Cristo, ma ricco di pace, umanità e soprattutto di accoglienza.

LA RELIGIOSITÀ MODERNISTA Papa San Pio X denunciò la filiazione massonica dell’eresia modernista. Come i massoni, scriveva nell’enciclica Pascendi dominici gregis, “I modernisti tagliano la fede cattolica alle radici”. Massoni e modernisti dividono infatti, in primo luogo, l’agnosticismo, l’idea che Dio sia inconoscibile, con questo negando alla radice la Rivelazione di Cristo. S.Pio X : “Il fondamento della filosofia religiosa è esposta dai modernisti nella dottrina dell’agnosticismo”.

Dividono altresì l’immanentismo, l’identificazione di Dio col mondo e la storia. San Pio X: “Il teologo modernista si giova (…) del principio dell’immanenza”. Principio che nel modernismo, come in massoneria, è variamente interpretato. San Pio X: “Quanto all’immanenza non è agevole determinare ciò che per essa intendano i modernisti (…) Altri pretendono che l’azione divina sia una con l’azione della natura (…) Altri infine la spiegano da dar sospetto di un senso panteistico”.

Patrimonio comune è poi l’umanesimo, non nell’accezione rinascimentale del termine, ma nell’idea, massonica e modernista insieme, cioè che il luogo della rivelazione divina sia la coscienza individuale, autonoma da qualsivoglia autorità esterna. San Pio X: “Da qui la legge per cui la coscienza religiosa si dà come regola universale, da porsi in tutto al pari della rivelazione”

Tutto questo ha rilevanza ai fini della nostra indagine, perché il bergoglio-pensiero, rientrando formalmente nell’alveo modernista, sia in ordine al concetto dell’unità delle religioni (concetto che è figlio della filosofia immanentista) sia in ordine al principio dell’autonomia della coscienza umana, rientra altresì nell’alveo massonico. La saldatura tra il massonismo, il modernismo e il bergoglio-pensiero, trova poi compimento nell’ idea del “Dio unico”. Scrive Eugenio Scalfari su repubblica, 8 ottobre 2019: “Francesco ha lanciato ormai da anni l’idea del ‘Dio unico”. Dichiara la massoneria: “Noi chiediamo ad ogni neofita la fede nell’esistenza di Dio: diciamo Dio poiché se esso è, come è, unico, non possiamo dargli nome, ogni religione lo chiama come vuole” (21).

LA NEORELIGIONE BERGOGLIANA La correlazione tra Bergoglio e la massoneria è di natura soltanto dottrinale? La risposta è negativa: vi è dell’altro. A partire dal forsennato entusiasmo delle logge per la sua elezione a pontefice, 13 marzo 2013. Il giorno stesso il Gran Maestro della massoneria argentina, Angel Jorge Clavero, salutava l’elezione di Bergoglio, come riportato da un’agenzia giornalistica massonica inglese (22). Sempre nella nella stessa giornata l’organizzazione massonica ebraica ADL (Anti-Defamation League), esprimeva il suo compiacimento per bocca del direttore Abraham H. Foxman, che in un comunicato dichiarava: Ci congratuliamo con il nuovo Papa (…) C’è molto nel suo passato che ci rassicura per il futuro” (There is much in his record that reassures us about the future(23). Il 14 marzo il Gran Maestro della massoneria italiana Gustavo Raffi elogiava Bergoglio. Dal sito del Grande Oriente d’Italia: “Uomo dei poveri e lontano dalla Curia. Fraternità e voglia di dialogo le sue prime parole concrete: forse nella Chiesa nulla sarà più come prima” (24).

A cosa era ed è dovuta tanta cordialità, da parte dei nemici storici del cattolicesimo? Evidentemente al fatto che Bergoglio non è cattolico, come non lo erano i suoi maestri spirituali: Pedro Arrupe, Generale dei Gesuiti, e il Cardinale Carlo Maria Martini. Pedro Arrupe fu osteggiato sia da Paolo VI sia da Giovanni Paolo II per le sue simpatie verso la Teologia della liberazione che, al tempo, imperversava nell’America Latina ammiccando al comunismo e riducendo la fede in sociologia (vezzo, quest’ultimo, classicamente massonico).

In quanto al secondo, scrive Eugenio Scalfari su Repubblica, 2 novembre 2019: “ Il Cardinale Carlo Maria Martini fu molto amico di papa Francesco”. Anche più di amico: Bergoglio ne fu discepolo. Martini guidava la cordata di cardinali che nel 2005 appoggiò in Conclave la candidatura di Bergoglio, fallendo l’impresa. La stessa cordata nel 2013 riuscì, dopo le dimissioni di Benedetto XVI. Dimissioni obbligate, per chi abbia abbastanza cervello per capirlo. Martini si distinse, nella sua carriera ecclesiastica, per un’ostilità irriducibile verso una “Chiesa arretrata di duecento anni”, secondo le sue parole, in materia di celibato sacerdotale, sacerdozio femminile, sessualità e altro. Martini non mancò di esibire silenzi e ambiguità pieni di sottintesi persino in materia di aborto.

Oggi Bergoglio ha superato il maestro. Queste le sue parole, nel corso di una conferenza stampa in aereo, il 26 agosto 2018, al ritorno da Dublino: “Il problema dell’aborto non è un problema religioso: noi non siamo contro l’aborto per la religione. No. È un problema umano, e va studiato dall’antropologia. (…) ) Questo è il mio pensiero” L’omicidio del proprio figlio non è un problema religioso, per un cristiano? È una enormità tale da lasciar supporre che, in questo come in tanti altri casi, il problema sia anche neurologico, non solo teologico.

D’altro canto nella carriera di Bergoglio non mancano le premesse “razionali” di un’affermazione di questo genere. Nella prima intervista pubblicata su Repubblica, Scalfari così parlava: “Lei, Santità, l’aveva già scritto nella lettera che mi indirizzò. La coscienza è autonoma, aveva detto, e ciascuno deve obbedire alla propria coscienza”. Bergoglio aveva risposto: “E qui lo ripeto. Ciascuno ha una sua idea del Bene e del Male e deve scegliere di seguire il Bene e combattere il Male come lui li concepisce. Basterebbe questo per migliorare il mondo”. Capite? Non si pensi che Dio illumini la coscienza. Essa brilla di luce propria e sa illuminare qualunque scelta, anche in materia di aborto.

La pensa così anche la massoneria: Questo regno dello Spirito voi cattolici lo ponete in una sfera soprannaturale dove le anime saranno pesate sulla bilancia del vostro Dio; noi lo collochiamo nella ragione dell’uomo che non deve sperare altro giudice che gli imperativi della propria coscienza” (25). A cosa dobbiamo questa totale concordanza di vedute, tra un papa e la massoneria? La risposta viene dall’elogio funebre di Martini pubblicato in rete dal “Grande Oriente Democratico”, comunione massonica minore, ma assai attiva nelle comunicazioni mediatiche. Prendiamo così atto che i due mentori di Bergoglio, Arrupe e Martini, erano massoni. L’affiliazione del primo è lasciata intendere, quella del secondo è dichiarata. Leggiamo: “Carlo Maria Martini era un gesuita. E, come diversi altri padri gesuiti che vissero la propria giovinezza e maturità nel Secondo Dopoguerra, influenzato dalla grande figura spirituale e morale (progressista) di Pedro Arrupe (1907-1991), Superiore Generale della Compagnia di Gesù dal 1965 al 1983. Martini ebbe curiosità per la sapienzialità massonica. Carlo Maria Martini volle essere iniziato Libero Muratore.” Con buoni motivi, quindi, titolava l’editoriale: “ Il Grande Oriente democratico saluta con affetto il fratello Carlo Maria Martini, passato all’oriente eterno” (26).

Martini evidentemente è stato buon maestro, anzi Gran Maestro di Bergoglio, a partire dall’inverosimile dichiarazione che quest’ultimo rese a Scalfari nella prima intervista: “Dio non è cattolico”. Non era farina del suo sacco: Carlo Maria Martini aveva già parlato in questi termini. Nel suo “Conversazioni notturne a Gerusalemme”, pubblicato nell’ottobre 2008. Martini aveva dichiarato: “Non puoi rendere Dio cattolico. Dio è al di là dei limiti e delle definizioni che noi stabiliamo”. La pensa così anche la massoneria. Da un testo fondamentale del Rito Scozzese: “Nulla può definire il Grande Architetto dell’Universo” (27).E ancora, da una circolare del Grande Oriente di Francia: “Il grande architetto dell’universo non è né cristiano, né israelita, né maomettano”(28). L’unico appellativo di Dio possibile, per Bergoglio, per i modernisti e per i massoni, è “unico”. Proprio intorno a questa idea, lo abbiamo già annotato, ha luogo la concordanza più profonda tra il bergoglio-pensiero e il pensiero massonico.

Nel Libro del Rito Scozzese antico e accettato (in libera vendita) il testo relativo al 18° del Rito presenta all’adepto una galleria di maestri dello spirito, l’uno uguale all’altro, perché tutti profeti del Dio unico. Così Gesù è affiancato a Confucio, Zarathustra, Budda, Ermete Trismegisto, Platone, Maometto e infine Mosè, ove si legge: “Io sono Mosè. Ho scorto nel roveto ardente il Dio che né Abramo né Giacobbe hanno conosciuto sotto il suo vero nome: l’Eterno. Tu non venererai che il Dio unico” (29). Che Bergoglio si è preoccupato di far venerare dal mondo intero, organizzando una giornata di preghiera mondiale attraverso l’Alto comitato per la fratellanza umana, organismo creato dallo stesso Bergoglio a seguito della Dichiarazione di Abudhabi. Ha dichiarato Bergoglio: “Ho accolto la proposta dell’Alto comitato per la fratellanza umana affinché il prossimo 14 maggio i credenti di tutte le religioni si uniscano spiritualmente in una giornata di preghiera e digiuno e opere di carità, per implorare Dio di aiutare l’umanità a superare la pandemia di coronavirus”.

Prove generali del nuovo ordine del mondo. Dichiara la massoneria: “Le religioni sopravvissute, pur conservando la loro forma storica, si considereranno come dei semplici riti di una medesima chiesa, la comunione universale di tutte le persone oneste, quali siano i simboli con i quali si rappresenterà l’Assoluto, l’Infinito e l’Universo”. Insomma una fratellanza universale, verso la quale massoneria e Bergoglio procedono con straordinaria sincronia. Leggiamo sul periodico della massoneria italiana: “Nella sua ultima enciclica Fratelli tutti, pubblicata il 3 ottobre, Papa Francesco ha espresso apertis verbis in chiave assolutamente inedita un’idea di fratellanza universale, come legame che unisce tutti gli esseri umani, al di là della loro fede, ideologia, colore della pelle, estrazione sociale, lingua, cultura e nazione. (…) È la realizzazione di una Fratellanza universale, è dalle origini la grande missione e il grande sogno della Libera Muratoria” (30). Una fratellanza universale senza Cristo, contro gli insegnamenti di Cristo: “Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, questi porta molto frutto; perché senza di me non potere far nulla” (Gv. 15,5).

Note

1)Cfr. “Le charte fondamentali della Universale massoneria” di Rito Scozzese Antico ed Accettato. III ed. Editrice Atanor, Roma, 1973, p.16
2)Cit. in Guido Gili, Orio Nardi “ Attualità della rivoluzione” Edizioni Saven, Lugano 1980, seconda ed., p.80
3) Cfr.LuigiTroisi“MassoneriaUniversale–Dizionario” SUGARCO EDIZIONI, Carnago (VA) 1994, p.93.
4)Cfr. F. Giantulli “ L’essenza della massoneria italiana: il naturalismo”, Pucci Cirpiani Editore, Firenze 1973, p.40
5)Id.
6)Cfr. Tommaso Ventura “ La massoneria alla sbarra”, Editrice Atanor, Roma 1981, pp.82-83
7)Cit. in F. Giantulli, op.cit. p.55
8)Dall’intervista di Eugenio Scalfari a Bergoglio pubblicata su “Repubblica”, 1 ottobre 2013.
9) Cit. in F. Giantulli, op.cit. p.39
10)Cit. in F. Giantulli, op.cit. p.31
11)Cit. in F. Giantulli, op.cit. p.45
12)Cfr. Serge Hutin, “ La massoneria”, Enciclopedia Popolare Mondadori, 1961, p.33
13)Cfr. Bisogni,Bonvicini ed altri “La Libera Muratoria” SugarCo Edizioni, Solaro (Milano) 1978, p.188
14) Cit. in F. Giantulli, op.cit. p.49
15)Cit. in F. Giantulli, op.cit. p.19
16)Cit. in F. Giantulli, op.cit. p.39
17)Cit. in F. Giantulli, op.cit. p.17
18)Cit. in F. Giantulli, op.cit. p.18
19)Cfr. Bisogni,Bonvicini ed altri, op.cit., p.187
20) Cit. in F. Giantulli, op.cit. p.33
21)Cit. in F. Giantulli, op.cit. p.34
22) http://masonicpressagency.blogspot.com/2013/03/grand-lodge-of-argentina-welcomes.html
23)   https://www.adl.org/news/press-releases/adl-congratulates-new-pope-francis
24) https://www.grandeoriente.it/il-gran-maestro-raffi-con-papa-francesco-nulla-sara-piu-come-prima-
25)Cit. in F. Giantulli, op.cit. p.32
26) https://www.grandeoriente-democratico.com/adesso
27)Cfr. Salvatore Farina, “ Il libro dei rituali del Rito Scozzese Antico e Accettato”, I Dioscuri”, seconda ed., Roma 1988, p.448
28)Cit. in F. Giantulli, op.cit. p.23
29) Cfr.Salvatore Farina, op.cit., p.446
30) Cfr “Erasmo”, notiziario del Grande Oriente d’Italia, anno V, n.9, ottobre 2020

Mario Di Giovanni

Novembre 30, 2020

https://www.ricognizioni.it/bergoglio-il-gran-maestro/

Ecco perché ci troviamo non in una finestra, ma in una vetrata di Overton. E la Chiesa che fa?


Cari amici di Duc in altum, ricevo, e vi propongo, questo contributo dal lettore Mario Grifone. Da un punto di vista storico, si tratta di una cavalcata lungo i secoli che può apparire forse un po’ sbrigativa, ma il lettore assicura che l’ha concepita volutamente così, per dare un quadro di sintesi. E credo che, alla luce di quanto stiamo vivendo nella società e nella Chiesa, meriti una riflessione.

A.M.V.

***

Caro Valli, come sa, l’espressione “finestra di Overton” è diventata di accezione comune. In sostanza la finestra di Overton è un modello sociologico, elaborato da un sociologo americano che gli ha dato anche il nome, mediante il quale un comportamento, che in un certo momento della storia è ritenuto impossibile dalla maggioranza dei cittadini o dei popoli, si può trasformare in un comportamento legale e normato, trasformando nello stesso tempo quella maggioranza di contrari in una minoranza dapprima derisa, poi tacitata, quindi censurata e infine perseguitata.

Il risultato lo si ottiene passando per vari stadi: impossibile, possibile, accettabile, ragionevole, popolare e infine legale.

Il giochino è perfettamente riuscito con il divorzio, l’aborto, le unioni omosessuali. E con il gender ci siamo quasi: si trova attualmente nella fase popolare, in attesa di essere legalizzato.

Normalmente per arrivare al risultato ci vogliono circa una decina d’anni, ma se le finestre sono tra loro concatenate, come quelle di cui sopra, il tempo tende a ridursi. Non sfugge infatti che, nel nostro caso, il fine del concatenamento delle finestre è di stravolgere, se non eliminare, il concetto stesso di famiglia.

Ora, ragionando su tutto ciò, mi è venuto spontaneo pensare che quelle citate in realtà non siano che “finestrelle”. Temo infatti che, nel complesso, ci troviamo nel mezzo di una vera e propria “vetrata di Overton”, la quale, per essere realizzata, non richiede anni, ma secoli. E in questo caso l’artefice è il Nemico per eccellenza, quello che ancora in pochi conosciamo come il diavolo.

La “vetrata” con la quale stiamo facendo i conti non mira a capovolgere un comportamento, ma addirittura una fede, quella cristiana, e dunque un’intera civiltà.

Vediamo i fatti. Il punto di partenza potrebbero essere i secoli XI e XII, nei quali il modo occidentale era completamente permeato dalla fede, gli uomini di quel tempo ponevano Dio al primo posto in tutte le attività ed erano disposti a qualunque sacrificio pur di mantenere intatto questo atteggiamento. E infatti riempirono l’Europa e l’Italia di tali e tante bellezze da fare del nostro continente, e in particolare del nostro Paese, uno scrigno di tesori.

Passano un paio di secoli e con il Rinascimento il centro si sposta da Dio agli uomini, e se, apparentemente, sembra che nulla cambi rispetto ai secoli precedenti, ecco che nei due successivi si scatenano furibonde guerre di religione che dividono in maniera irrimediabile l’Europa e la fede cristiana.

Se il risultato voluto dal nemico non fu ottenuto già a quel punto lo si deve alla strenua resistenza della Chiesa, che con il Concilio di Trento, e soprattutto per mezzo dei santi che lo fecero applicare, contrappose una contro-finestra di Overton che almeno per qualche secolo ebbe un discreto successo. A quel punto il diavolo cambiò strategia e nel Settecento si arrivò a spostare l’attenzione dall’uomo alla ragione, che diventò essa stessa dio, così da sfociare nel positivismo. Anche in questo caso però il gioco riuscì solo parzialmente, perché papi, uomini di chiesa e santi, come per esempio Pio IX e san Giovanni Bosco, per citarne solo due tra i tanti, si opposero fieramente.

Il Nemico, quindi, cambiò nuovamente tattica e nel Novecento ecco un nuovo spostamento del centro dell’attenzione: da una parte verso l’invidia (la cosiddetta lotta di classe), dall’altra verso l’odio razziale, con la conseguenza di due conflitti mondiali che decimarono i cristiani (soprattutto nel primo). E tuttavia anche in questo caso non si arrivò al risultato voluto, perché una maggioranza di cristiani del Novecento, tra i quali non pochi santi, non si lasciò abbattere.

Ed ecco dunque, una volta ancora, la nuova tattica: basta guerre, basta invidia; adesso tutto si gioca sul piano morale e soprattutto sessuale. Di qui la rivoluzione sessuale degli anni Sessanta del secolo scorso, che sembra essere finalmente l’arma giusta in mano al Nemico.

Il sesso, svincolato da ogni responsabilità, piace a tutti, è attraente, non comporta guerre. Dall’utilizzo dell’invidia si passa a quello dell’egoismo e così al soggettivismo: ognuno è Dio a se stesso e gli imperativi morali sono quelli che ciascuno preferisce seguire. E infatti il divorzio, l’aborto, le unioni omosessuali e il gender hanno tutti, come denominatore comune, questa idea di sessualità che si può sintetizzare nella formula “faccio ciò che più mi piace e nessuno deve interferire”.

Anche di fronte a questa situazione la Chiesa cercò di opporsi, e Giovanni Paolo II con la sua predicazione e il suo esempio indubbiamente riuscì a ritardare la deriva soggettivista e relativista, la cui pericolosità egli, come del resto il suo successore, aveva ben colto..

E oggi? Purtroppo questa barriera non c’è più. L’attuale pontificato, invece di dare segnali chiari, è estremamente disorientante. Se uno come me, un quidam de populo, una persona qualsiasi, ha capito che cosa sta succedendo, mi domando come mai il mio Pastore e i suoi uomini di vertice facciano finta di niente.

Anzi. Ecco pure la riforma del messale, nel quale lo Spirito Santo diventa “rugiada” e il Padre non ci induce ma ci abbandona alla tentazione, e dove siamo chiamati a specificare che oltre a essere fratelli siamo anche sorelle. A quando anche ibridi?

Sembra che questo papa abbia un indice di gradimento altissimo, ma qualcuno dovrebbe spiegarmi come mai questa popolarità è inversamente proporzionale al numero di persone che frequentano la Messa e si accostano ai sacramenti.

All’inizio dicevo che la maggioranza, diventata minoranza, viene prima derisa, poi tacitata, quindi censurata e infine perseguitata, ed è esattamente quello che sta succedendo. Per il momento siamo ancora nella fase della censura, ma ormai stiamo rapidamente arrivando alla persecuzione.

Tuttavia, sono fiducioso che, come nei secoli passati, Dio susciterà uno o più santi della tempra di Francesco d’Assisi, Domenico, Ignazio. Santi che saranno in grado di dare un potente giro di barra. Nel frattempo, come profetizzato dall’ancora papa Benedetto XVI, i veri cristiani si riuniranno in comunità locali, piccole, ma fedeli.

Caro Valli, spero prima o poi di incontrarla in qualche catacomba.

Non praevalebunt!

Mario Grifone

https://www.aldomariavalli.it/2020/11/30/ecco-perche-ci-troviamo-non-in-una-finestra-ma-in-una-vetrata-di-overton-e-la-chiesa-che-fa/

Nella nomina dei nuovi vescovi cinesi Pechino stravince su Roma. Il caso del Fujan

I “poveri uiguri” annoverati per la prima volta da papa Francesco tra i perseguitati – in un passaggio del suo ultimo libro in uscita il 1 dicembre in più lingue – hanno egemonizzato nei giorni scorsi le notizie riguardanti i rapporti tra il Vaticano e la Cina.

In effetti, l’immediata, polemica reazione del governo cinese – che ha respinto come “priva di riscontro nei fatti” l’accusa del papa, stanti “i pieni diritti di esistenza, sviluppo e libertà di credo religioso di cui godono tutti i gruppi etnici” in Cina – ha messo a nudo le ragioni di Realpolitik di un così lungo silenzio sia di Francesco che delle massime gerarchie della Chiesa su una delle più macroscopiche e sistematiche persecuzioni religiose in atto in Cina (nella foto, un campo di “rieducazione”); silenzio rotto soltanto, fin qui, dalle isolate denunce dei cardinali Giuseppe Zen Zekiun, vescovo emerito di Hong Kong, e Charles Maung Bo, arcivescovo di Yangon.


Il frastuono, però, sulla questione dei musulmani uiguri ha oscurato un’altra importante notizia: la prima nomina di un vescovo cattolico avvenuta secondo le modalità dell’accordo segreto siglato tra la Santa Sede e la Cina il 22 settembre 2018 e prorogato il mese scorso per altri due anni.

Il nuovo vescovo è Tommaso Chen Tianhao, 58 anni, ed è stato messo alla guida della diocesi di Qingdao, nella ricca provincia costiera dello Shandong.

La diocesi era vacante dal giugno del 2018, dopo la morte a 94 anni del predecessore, Giuseppe Li Mingshu, riconosciuto sia dalla Santa Sede che dalle autorità di Pechino ma palesemente sottomesso soprattutto a queste ultime e in particolare all’Associazione patriottica dei cattolici cinesi, il più assillante strumento di controllo della Chiesa cattolica in Cina, il cui capo supremo è stato per decenni Antonio Liu Bainian, anche lui dello Shandong.

La consacrazione del nuovo vescovo è avvenuta il 23 novembre nella cattedrale di Qingdao. L’ha presieduta il vescovo di Linyi Giovanni Fang Xingyao, che è anche presidente dell’Associazione patriottica e vicepresidente del Consiglio dei vescovi, un falso simulacro di conferenza episcopale che riunisce soltanto i vescovi riconosciuti dal regime e a cui spetta – a norma dell’accordo segreto, per quanto si può intuire – la scelta e la proposta al papa di ogni nuovo vescovo, previa una pilotata “elezione” dello stesso nella rispettiva diocesi, da parte di rappresentanti del clero, delle religiose e dei laici organici al regime.

A conferma di ciò, l’agenzia Asia News del Pontificio Istituto Missioni Estere ha fatto notare che nella formula di consacrazione del nuovo vescovo di Qingdao “si è citato il mandato del Consiglio dei vescovi, ma non si è detto nulla del papa e della Santa Sede”. La sua “elezione” previa sarebbe avvenuta il 19 novembre 2019.

Al pari se non più del predecessore, il nuovo vescovo Chen è anche lui uomo di regime, dirigente di lungo corso sia locale che nazionale dell’Associazione patriottica, i cui membri altolocati erano presenti in buon numero all’ordinazione.

Nella lettera del 2007 di Benedetto XVI alla Chiesa di Cina – tuttora valida come sua “magna carta” – è scritto che “la dichiarata finalità [dell’Associazione patriottica] di attuare ‘i principi di indipendenza e autonomia, autogestione e amministrazione democratica della Chiesa’, è inconciliabile con la dottrina cattolica”.

Ma le istruzioni pratiche date da Roma al clero e ai vescovi cinesi il 28 giugno 2019 hanno allargato lo spazio discrezionale delle iscrizioni all’Associazione patriottica, pressantemente richieste dal regime.

*

Tornando all’accordo del 2018 sulla nomina dei vescovi, va riconosciuto a suo merito che esso ha posto fine alle nomine unilaterali fatte in precedenza dal solo governo cinese, senza alcun consenso da parte di Roma, con le conseguenti scomuniche dei nominati.

Ma praticamente immutato è rimasto l’alto numero delle diocesi vacanti. Quelle attualmente rette da un vescovo sono 74, molte meno, quindi, delle 135 diocesi e prefetture apostoliche dell’intera Cina, senza contare Hong Kong e Macao, e molte meno anche delle 104 diocesi unilateralmente ridisegnate e accorpate dal governo senza l’approvazione di Roma.

Il 24 novembre la sala stampa vaticana ha annunciato che “si prevedono altre consacrazioni episcopali perché diversi processi per le nuove nomine episcopali sono in corso”.

Ma colmare i vuoti non sarà affatto facile, perché ogni diocesi, in Cina, è un caso a sé che esige soluzioni specifiche e spesso ardue, come mostra un interessante saggio pubblicato il 16 novembre su UCA News dall’antropologo e teologo francese Michel Chambon:

> Does China really need more bishops?

Un esemplare caso di studio per capire quanto le cose siano complicate è dato dal Fujan, la provincia costiera che è situata di fronte all’isola di Taiwan.

Secondo la mappatura vaticana, nel Fujan vi sono quattro diocesi e due prefetture apostoliche: lungo la costa, a partire da nord, la diocesi di Xiapu-Mindong, l’arcidiocesi di Fuzhou e la diocesi di Xiamen, e nell’interno la diocesi di Changting e le prefetture di Jian’ou e di Shaowu.

Secondo la mappatura governativa, invece, la diocesi di Changting è inclusa in quella di Xiamen, e le due prefetture apostoliche sono accorpate in una nuova diocesi, quella di Minbei.

Ebbene, attenendoci a questa seconda mappatura, alla quale anche il Vaticano in pratica si adegua, ecco lo stato dei fatti.

Nella diocesi di Xiapu-Mindong, prima dell’accordo del 2018 la gran parte dei fedeli e del clero erano sotterranei, cioè privi di riconoscimento governativo, ed erano retti da un vescovo anch’esso sotterraneo, riconosciuto soltanto da Roma, Vincenzo Guo Xiijin. Ma c’era anche una piccola minoranza di cattolici ufficiali, retti da un vescovo unilateralmente insediato dal governo cinese e colpito da scomunica, Vincenzo Zhan Silu.

Con l’accordo, Roma fa cadere la scomunica e insedia Zhan come titolare della diocesi, retrocedendo Guo a suo ausiliare. Guo accetta, rifiuta però di aderire, come richiesto dal regime, a quella “Chiesa indipendente” che per lui e per i suoi fedeli continua ad essere ritenuta “inconciliabile” con la fede cattolica. Sottoposto per questo a crescenti ritorsioni, fino alla cacciata di casa e alla perdita completa della libertà, nel totale silenzio della Santa Sede, finisce col dimettersi da ogni suo ruolo pubblico, proprio alla vigilia del rinnovo dell’accordo. È facile capire che la contrapposizione tra ufficiali e sotterranei, nella diocesi di Xiapu-Mindong, continua ad essere aspra.

Invece nell’arcidiocesi di Fuzhou, una delle più popolose della Cina, con 300 mila fedeli, 120 sacerdoti e 500 suore, la contrapposizione è tra gli stessi sotterranei e ha una lunga storia. Prima dell’accordo del 2018 una parte del clero e dei fedeli parteggiava per il vescovo insediato da Roma Pietro Lin Jiashan, mentre un’altra parte più cospicua e combattiva diffidava di lui, ritenendolo troppo impaziente di sottomettersi al regime. Per sanare la contrapposizione, tra il 2007 e il 2016 Roma aveva addirittura sospeso Lin, sostituendolo con un amministratore apostolico. Ma invano.

Infatti, quando il 9 giugno del 2020 Lin, 86 anni, ottiene il sospirato riconoscimento governativo e firma l’adesione alla “Chiesa indipendente”, in diocesi molti si vedono traditi sia da lui che dal Vaticano. E la contrapposizione è ora più agguerrita che mai.

Al confronto, la confinante diocesi di Xiamen appare un’oasi di tranquillità, retta com’è da un vescovo riconosciuto da tempo sia da Roma che da Pechino e pacificamente accettato dai fedeli, Giuseppe Cai Bingrui, 54 anni.

La diocesi di Minbei, invece, è da decenni senza vescovo e probabilmente non lo avrà ancora a lungo. Copre un territorio montuoso e rurale, grande quasi la metà della provincia del Fujan, Le comunità cattoliche sono piccole e disperse, prive di clero proprio, curate da preti venuti da fuori.

Uno di questi preti, da molti anni il più attivo, proviene dalla confinante diocesi di Xiapu-Mindong e per la precisione dalla cerchia dell’intraprendente vescovo ex scomunicato che ora la regge. Di fatto, questo sacerdote funge già da amministratore della diocesi vacante di Minbei. Ma se ne divenisse il vescovo, si prevede che incontrerà una forte opposizione nei fedeli, proprio per questa sua prossimità al vescovo ex scomunicato, già molto avversato nella sua diocesi di Xiapu-Mindong.

Inoltre, i cattolici di questo territorio mostrano di preferire restare senza vescovo – e quindi meno istituzionalizzati – anche al fine di essere meno sorvegliati dalle autorità cinesi. Applicano a loro stessi il detto: “L’uccello che si alza in volo è quello che viene colpito”. Meglio tenere un basso profilo, senza un vescovo, tanto più se organico al regime, piuttosto che subire una repressione più pesante di quella che già c’è.

Insomma, quattro diocesi con quattro situazioni molto diverse tra loro. Il Fujan è un perfetto ritratto di quanto è complicato il governo della Chiesa cinese.

Settimo Cielo

di Sandro Magister 30 nov

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