IL BENE DELLA CHIESA
Scorrendo le “res gestae” pubblicate dal vescovo di Ascoli Piceno, mons. Giovanni D’Ercole, si osserva che sono circa trenta le chiese riaperte al culto dopo il terremoto del 2016 e, pertanto, si capiscono meglio le ragioni della “richiesta di dimissioni” pervenuta dal sultano di Santa Marta, prontamente accolta, sottoscritta, inoltrata e, poi ovviamente, accettata il 29 ottobre scorso.
Eppure non si può dire che mons. D’Ercole non fosse della linea di Bergoglio, con l’accoglienza dei pagani e i cenoni di fine anno nelle chiese. Ma non lo è stato fino in fondo. Durante il primo lockdown aveva dichiarato:
«… bisogna dire che il diritto al Culto ce lo diate, se non ce lo date ce lo prendiamo, e se ce lo prendiamo è solo un nostro diritto…È una dittatura quella che impedisce il culto…abbiamo bisogno tutti di spazi di libertà..».
Parole forti, le parole che i fedeli dovrebbero aspettarsi da tutti i vescovi, non solo da uno su 200, che devono essere andate di traverso al sultano, anche per i rapporti di buon vicinato e di pacata sottomissione con il sultanato confinante. Ma poi ai buoni propositi non ha fatto seguito l’azione. Così il pastore, ancora una volta, ha abbandonato le sue pecore, per arrendevolezza e imbarazzante senso del dovere. Non come vuole l’apostolo Giacomo: “Che giova, fratelli miei, se uno dice di avere la fede ma non ha le opere?”.
Nella lettera che spiega le proprie dimissioni il vescovo richiama le parole che Benedetto XVI pronunciò il giorno prima di abbandonare il proprio pontificato: «Amare la Chiesa significa anche avere il coraggio di fare scelte difficili, sofferte, avendo sempre davanti il bene della Chiesa e non se stessi». Ma, anche alla luce dello sfacelo avvenuto in questi sette anni, ultimo atto di una demolizione preparata da molto tempo, è lecito chiedersi che cosa vuol dire BENE DELLA CHIESA.
Il bene della Chiesa è la totale rinuncia alla missione che Gesù le ha affidato ?: «Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, 20 insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» Mt 28:19-20.
Il bene della Chiesa è il dissolvimento del proprio unico Mandato nella palude menzognera delle altre religioni ?
Il bene della Chiesa è il totale asservimento della propria Santa Dottrina alle imposizioni dell’ideologia dominante ?
Il bene della Chiesa è la totale rinuncia alla propria tradizione, agli scritti dei Dottori, agli esempi dei Santi per adottare i metodi, le concezioni, le utopie della politica ?
Il bene della Chiesa è lo sciagurato oltraggio al primo comandamento, che tanti guai provocherà al popolo di Dio, consumato turpemente nella idolatria più triviale, dentro alle mura Vaticane e persino sulla tomba dell’apostolo fondatore ?
Il bene della Chiesa è la sistematica alterazione della Parola di Dio, tramandata da secoli di vigilanza dello Spirito Santo, per farne manifesti rivoluzionari gridati impunemente dai pulpiti ?
Il bene della Chiesa è l’accettazione, strumentale e blasfema, del peccato impuro contro natura ?
Il bene della Chiesa è spalleggiare movimenti rivoluzionari armati ?
Il bene della Chiesa è delegittimare la famiglia naturale a favore di sodalizi che scandalizzano persino il diavolo ?
Il bene della Chiesa è la sistematica profanazione, ora anche igienista e cautelativa, del dono più prezioso, la Santa Eucarestia ?
Il bene della Chiesa è la progressiva, persistente deriva verso il protestantesimo o una qualche sua riproposizione massonico-mondialista ?
Il BENE DELLA CHIESA è la totale, suprema adesione al progetto di Gesù Cristo.
Chi ha veramente a cuore il BENE DELLA CHIESA combatte fino al martirio come Sant’Emidio, patrono della città, il primo vescovo su quella stessa cattedra di Ascoli Piceno, che, sotto Diocleziano, ignorò completamente l’ordine del prefetto di non predicare la buona novella, prodigandosi nella conversione di un gran numero di pagani e, per questo, subendo il martirio per decapitazione.
Claudio Gazzoli - Monterubbiano - diocesi di Fermo, contigua alla diocesi di Ascoli Piceno.
gli avevo già dedicato un commento:
https://blogclaudiogazzoli.blogspot.com/2019/01/sacro-e-profano-2-cenone-in-chiesa.html
La Chiesa (a volte a proposito, a volte a sproposito) si occupa spesso dei diritti delle persone, ma sembra trascurare quelli che, in fondo, sono i diritti che più dovrebbero starle a cuore: il diritto che Dio ha di ricevere il culto nelle forme dovute e il diritto che i fedeli hanno di essere guidati in modo coerente dai pastori, in linea con la dottrina di sempre.
Circa i diritti di Dio, vediamo quanto lo spettacolo sia degradante. Se già prima del Covid la liturgia era spesso oltraggiata e ridotta a happening, ora, in tempi di pandemia, abbiamo avuto prima le Messe vietate e poi le Messe igienizzate, con una serie di conseguenze (divieto di ricevere Gesù Eucaristia sulla bocca, divieto di inginocchiarsi) che hanno ancor più svilito l’azione liturgica e dimenticato del tutto il diritto divino.
Circa i diritti dei fedeli, le continue giravolte e l’ambiguità ormai manifesta del magistero di Bergoglio fanno tutto tranne che confermare i fratelli nella fede. Almeno da Amoris laetitia in poi, passando per la Laudato sì, la Dichiarazione di Abu Dhabi, il sinodo amazzonico, la pachamama e adesso l’enciclica Fratelli tutti (solo per ricordare le tappe salienti), i fedeli sono stati sottoposti a una continua destabilizzazione, che li lascia sconcertati, disorientati, dubbiosi e anche tristi.
Il papa che ama tanto le periferie dovrebbe andare nelle parrocchie e ascoltare un po’ la gente. Dopo le frasi contenute nel film Francesco sugli omosessuali, sono moltissimi i fedeli che, ormai completamente confusi, si chiedono: ma dobbiamo davvero seguire il papa lungo questa strada? E così era stato con l’Amoris laetitia in materia di comunione ai divorziati risposati, così con la Laudato sì in materia di rapporto tra uomo e ambiente, così con Abu Dhabi circa la volontà divina e le diversità tra le religioni, così con il culto tributato in Vaticano all’idolo chiamato pachamama, così con l’idea di fraternità contenuta in Fratelli tutti, più vicina a quella della massoneria e dell’Onu che a quella cristiana.
Da molto, troppo tempo ormai Pietro non conferma i fratelli nella fede, ma conferma i lontani nel loro errore (ricevendone in cambio l’applauso) e confonde i fratelli, lasciandoli in balia dello sconcerto e del turbamento.
E pensare che Bergoglio, a parole, prende tanto spesso le difese del popolo e dice che in esso c’è addirittura una teologia. E allora? Perché non fa che sconcertarlo e confonderlo?
Nel Codice di diritto canonico è scritto che “i fedeli hanno il diritto di ricevere dai sacri Pastori gli aiuti derivanti dai beni spirituali della Chiesa, soprattutto dalla parola di Dio e dai sacramenti”. E che “i fedeli, consapevoli della propria responsabilità, sono tenuti ad osservare con cristiana obbedienza ciò che i sacri Pastori, in quanto rappresentano Cristo, dichiarano come maestri della fede o dispongono come capi della Chiesa”.
Già, ma se i maestri della fede parlano in modo ambiguo, o dicono cose palesemente in contrasto con la fede che ci è stata trasmessa da generazioni, come si deve comportare il fedele? Fin dove può arrivate l’obbligo di obbedienza? Come pretendere che un fedele possa obbedire a ciò che è palesemente contrario alla fede cattolica e alla retta dottrina?
Il Codice, in un altro canone, stabilisce che “i fedeli sono liberi di manifestare ai Pastori della Chiesa le proprie necessità, soprattutto spirituali, e i propri desideri” e che “in modo proporzionato alla scienza, alla competenza e al prestigio di cui godono, essi hanno il diritto, e anzi talvolta anche il dovere, di manifestare ai sacri Pastori il loro pensiero su ciò che riguarda il bene della Chiesa; e di renderlo noto agli altri fedeli, salva restando l’integrità della fede e dei costumi e il rispetto verso i Pastori, tenendo inoltre presente l’utilità comune e la dignità delle persone”. Ma la maggior parte dei fedeli non ha una preparazione specifica e comunque si sente in imbarazzo quando si tratta di manifestare il proprio turbamento.
Faccio riferimento al Codice non per ridurre il tutto a una faccenda di norme, ma per sottolineare che la Chiesa si è sempre posta il problema.
Alle prese, come siamo, con questa pandemia, e quindi già sbandati e in difficoltà per tanti motivi, sarebbe assai caritatevole da parte dei pastori ricordarsi dei diritti di Dio (Deus non irridetur!) e dei diritti dei fratelli a essere confermati in quella fede che, sola, può fornire gli anticorpi che più contano: quelli spirituali.
Fonte: La Verità, 31 Ottobre 2020
https://fatimatragedyhope.info/it/2020/10/31/i-dimenticati-diritti-di-dio-e-dei-fedeli/
Rivoluzione della Chiesa in immagini
Foto della settimana
La 'nuova evangelizzazione' di Christian Brother
Sopra vedete il fratello Martin Sellner, FSC, 83 anni, che balla al ritmo di Go Daddy, Go ( attenzione alle scene sensuali / immorali ). È insegnante di chimica per i fratelli cristiani nelle Filippine. Sellner immagina che eseguendo una danza sensuale come questa, "diffonda un po 'di gioia nei cuori degli altri", come ha detto a The Philippine Star . Sta comprando il sofisma della “nuova evangelizzazione” di Giovanni Paolo II, fondatore delle Giornate Mondiali della Gioventù . La predicazione della Chiesa cattolica dovrebbe essere sulla Croce di Cristo, non i piaceri del mondo, soprattutto non i piaceri che inducono a peccare, come la danza fr. Sellner ha scelto di esibirsi.Ci auguriamo che cambi la sua posizione frivola perché è già tempo che lui pensi a come si presenterà davanti a Dio quando morirà.
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