ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 30 dicembre 2020

“Non c’è male che non porti un bene”

L’aborto in Argentina e gli amici di papa Francesco


Cari amici di Duc in altum, nel giorno in cui in Argentina è stata approvata la legge sull’aborto (dopo il via della Camera, anche il Senato ha detto sì alla legge, con 38 voti a favore e 29 contro) ricevo da Buenos Aires questo contributo del professor Rubén Peretó Rivas.

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Oggi è stata approvata in Argentina la legge sull’aborto, una delle più permissive al mondo, che lo permette addirittura fino al nono mese di gravidanza, quando la “salute integrale della gestante” è compromessa.

Al di là di tutte le considerazioni morali che conosciamo, è stata una sconfitta umiliante per papa Francesco, poiché il fatto si è verificato nel suo paese ed è stato promosso dal partito politico che egli ha sostenuto in ogni modo possibile. Peggio ancora, quelli che hanno promosso e votato il disegno di legge erano i suoi stessi amici. Questa non è un’interpretazione; è quello che dicono i numeri nudi e crudi dei voti. Il 70% dei deputati peronisti e il 68% dei senatori di quello stesso partito hanno votato a favore del progetto. Il partito centrista, lo stesso che papa Francesco bistratta continuamente e per il quale nutre un profondo risentimento di classe, ha votato ampiamente contro la legge in entrambe le Camere. In poche parole, l’aborto legale in Argentina è opera degli amici di Bergoglio.

Il presidente argentino, Alberto Fernández, è stato colui che ha promosso la legge e si è impegnato a esercitare personalmente e con insistenza pressioni su diversi legislatori affinché cambiassero il loro voto e consentissero la sua approvazione. È lo stesso presidente che è stato accolto con compiacenza e ampi sorrisi dal sommo pontefice il 31 gennaio 2020, lo stesso che quel giorno ha partecipato alla messa celebrata per la sua comitiva dall’arcivescovo Marcelo Sánchez Sorondo nella cripta della Basilica Vaticana, dove ha dialogato con la concubina di Fernández, l’ex showgirl Fabiola Yañez. Molti dei legislatori che hanno contribuito con il loro voto a rendere possibile l’aborto in Argentina hanno avuto e hanno un ingresso libero a Santa Marta, e le loro fotografie con il papa, abbracciati e sorridenti, periodicamente girano per la stampa del Paese. Ancora una volta gli amici di papa Francesco sono responsabili dell’aborto in Argentina.

Gli altri suoi amici, i vescovi, hanno mostrato oggi il loro rammarico per l’approvazione della legge, anche se, curiosamente, i motivi per cui la considerano iniqua sono quelli del magistero bergogliano. In una breve dichiarazione, costellata da un linguaggio disordinato di “genere” (“fratelli e sorelle”, “argentini e argentini”, “ragazzi e ragazze”), la Conferenza episcopale argentina lamenta che la nuova legge “accrescerà le divisioni nel Paese”. La tragedia, per i vescovi, è che saremo meno uniti e verranno costruiti meno ponti. Che l’aborto sia l’omicidio di un essere umano indifeso è un dettaglio che non sembra nemmeno degno di nota.

I vescovi argentini, a seguito della pandemia di coronavirus, hanno ordinato che in tutte le messe i fedeli ricevessero la Santa Comunione esclusivamente nella mano. Molti di loro hanno punito i sacerdoti che rispettavano il diritto dei cattolici che preferivano riceverla in bocca, e lo hanno fatto con decreti solenni in cui proclamavano la sospensione delle loro licenze ministeriali. Uno di loro, monsignor Eduardo Taussig, vescovo di San Rafael, in un eccesso di preoccupazioni igieniche, ha chiuso il suo seminario diocesano, il più frequentato per vocazioni dell’intero paese, poiché i seminaristi si rifiutavano di ricevere la comunione nella mano. Noi cattolici argentini ci chiediamo se i nostri vescovi saranno altrettanto severi e chiari con i legislatori che hanno approvato la legge, informandoli che su di loro è ricaduta la pena della scomunica e non possono avvicinarsi a ricevere i sacramenti.

Quello che è successo in Argentina oggi rende chiare molte cose. In primo luogo, che papa Francesco, nella migliore delle ipotesi, è un politico mediocre, incapace di impedire che s’infligga una sconfitta così schiacciante alla Chiesa e a sé stesso. E nel peggiore dei casi, è un cinico a cui importa poco o nulla dell’approvazione di una legge criminale.

In secondo luogo, il pontefice dimostra ancora una volta la sua incapacità di scegliere i suoi amici. Mentre si oppone ai gruppi politici conservatori, si getta tra le braccia dei populisti che finiscono per legiferare sull’aborto. E questa goffaggine non si verifica solo nella sfera politica. Nella stessa curia vaticana, ha saputo circondarsi di personaggi inutili e della peggior razza morale: Battista Ricca, Gustavo Zanchetta, Edgar Peña Parra e Fabián Pedacchio sono un esempio completo della speciale predilezione pontificia per personaggi con note debolezze.

Inoltre, quanto accaduto a Buenos Aires fa capire ancora una volta che il peronismo è un partito politico con la morfologia dell’ameba, capace di adattarsi a qualsiasi circostanza che possa favorire la sua permanenza al potere e l’aumento della ricchezza dei suoi leader. Bergoglio ha sostenuto stabilmente quel partito politico, che ha potuto contare con il suo aiuto e sostegno per vincere le elezioni del 2019. Mi chiedo se il pontefice condividerà con loro la stessa morfologia zoologica.

Un vecchio proverbio spagnolo dice che “Non c’è male che non porti un bene” (“No hay mal que por bien no venga”). Il male abissale dell’aborto porterà agli argentini un piccolo beneficio: per i prossimi anni, papa Francesco non metterà piede in Patria.

Rubén Peretó Rivas


Argentina, porto sicuro per sicari

Aborto legale, promessa di morte mantenuta



L’Argentina ha mantenuto la propria promessa di morte ed entro l’anno ha approvato la legge sull’aborto fortemente voluta dal presidente Alberto Ángel Fernández.

Il Senato ha varato oggi, con 38 voti a favore e 29 contrari (e un astenuto), la legge che di fatto sdogana completamente l’interruzione volontaria della gravidanza, finora consentita (al solito) solo per i casi di stupro o se la vita della mamma fosse stata in pericolo.

Questa funesta sorpresa di fine anno inserisce dunque l’Argentina in un triste guinness dei primati: quello dei pochissimi Paesi dell’America Latina dove la soppressione di un bimbo ancora nel ventre materno è permessa.

La legge varata oggi è del resto particolarmente radicale. Consente l’aborto fino alla 14esima settimana di gestazione; lo garantisce addirittura alle bimbe di 13 anni previa l’assistenza di uno dei genitori o di un rappresentante legale; lo assicura alle adolescenti di età compresa fra i 13 e i 16 anni senz’alcun bisogno di autorizzazione, a meno che l’operazione dovesse comprometterne la salute; mentre alle ragazze con più di 16 anni accorda autonomia totale. In più assegna allo Stato il compito di attuare per legge l’educazione sessuale nelle scuole.

E così, mentre una enorme folla manifestava pro e contro la vita fuori dalle mura del Senato di Buenos Aires, all’interno di quell’aula oramai sempre più oscura la maggioranza dei rappresentanti del popolo trasformava la patria di Papa Francesco in un porto sicuro per sicari.

Image sourceDimostrazione a sostegno del voto al Senato dell’Argentina per una legge di aborto legalephoto by ProtoplasmaKid from Wikimedia Commons, self-published work, licensed by CC-BY-SA-4.0

di Giordano Lavoratore

https://www.ifamnews.com/it/argentina-porto-sicuro-per-sicari/

Aborto in Argentina. Il Senato Approva, Tutto il Potere al Clan Rockfeller.

30 Dicembre 2020 Pubblicato da  4 Commenti

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, José Arturo Quarracino ci ha inviato questo articolo sull’approvazione da parte del Senato argentino della proposta di legge per l’istituzione dell’aborto legale nel Paese; a dispetto delle massicce dimostrazioni popolari contrarie, e del fatto che il 60 per cento della popolazione fosse contraria. Buona lettura.

§§§

La mattina presto di mercoledì 30 dicembre, il Senato nazionale ha approvato il progetto di legalizzare l’aborto in Argentina, attraverso un vera e propria buffonata legale basata su un diritto inesistente, quindi nullo: che la donna abbia il diritto di uccidere il proprio figlio prima della nascita. Si tratta di un diritto che non è né istituito né sancito da alcuna legge nazionale o internazionale.

Da questo “diritto” inventato di uccidere il proprio figlio, il disegno di legge deduce che l’aborto è poi una questione di salute pubblica, perché esercitandolo si mette a rischio la propria salute, che lo Stato deve salvaguardare. Questa concezione dell’aborto come questione sanitaria è quella che articola l’intero testo approvato, una concezione che ha costituito il cavallo di battaglia del Presidente per giustificare la sua intenzione di legalizzare l’aborto (“l’aborto è un problema di salute pubblica”), del suo segretario di presidenza, l’avvocato Vilma Ibarra, del suo ministro della Sanità, Ginés González García, di alcuni dei ministri del gabinetto nazionale, e della maggioranza dei deputati e senatori che hanno sostenuto il progetto.

Ma questa articolazione necessitava di una procedura: eliminare dal testo normativo ogni riferimento e menzione ai bambini da far nascere, eliminazione testuale che si è compiuta rigorosamente, in quanto non vengono menzionati nemmeno una volta. È questa scomparsa testuale che giustifica la scomparsa pratica da esercitare con l’aborto, cioè la scomparsa forzata dei nascituri, senza alcuna possibile difesa: se la donna vuole uccidere “quello” nel suo grembo, la decisione viene eseguita sommariamente, entro un termine massimo di 10 giorni.

Così, i bambini non nati in Argentina diventano l’unico gruppo demografico che ha il “diritto” di essere ucciso legalmente, nonostante non abbia commesso alcun crimine. D’ora in poi, un serial killer, uno stupratore, assassini di ogni tipo e colore vengono tenuti in vita, ma i bambini non nati possono essere uccisi, con una vera e propria pena di morte che la Costituzione argentina vieta espressamente.

In altre parole, il disegno di legge approvato viola chiaramente e innegabilmente la Costituzione nazionale argentina

Ma in più, la sua fondazione “sanitaria” non è stata creata o inventata dal governo, che si definisce progressista, “nazionale e popolare”, ecc., ma semplicemente copiata, poiché, come abbiamo più volte affermato, è stata inventata nel 1972 da John Davison Rockefeller III, nel suo piano globale di controllo delle nascite per gli Stati Uniti, su richiesta dell’allora presidente Richard Nixon: “[…] la contraccezione è il metodo di scelta per prevenire una nascita indesiderata. Riteniamo che l’aborto non debba essere considerato un sostituto del controllo delle nascite, ma piuttosto come un elemento di un sistema complessivo di assistenza sanitaria materno-infantile.

Un modo curioso di prendersi cura della salute dei bambini, uccidendo il bambino (????).

In altre parole, la legge sancita non è una legge progressista nata e cresciuta dal binomio Alberto Fernández-Cristina Fernández de Kirchner, ma una legge basata sull’ideologia antinatalista e genocida del potere finanziario globale che la famiglia Rockefeller rappresenta.

Così, la concezione abortista della plutocrazia anglosassone diventa il principio di una legge di “democrazia” governata dai progressisti kirchneristi al potere.

In questo modo, il dominio economico esercitato dal clan Rockfeller attraverso il Consiglio delle Americhe 2 creato da David Rockefeller nel 1965 è rafforzato dall’istituzionalizzazione giuridica della sua concezione antinatalista e abortista nella legislazione argentina. L’economia argentina è già di proprietà della plutocratica famiglia angloamericana, ora la legislazione che consente la pena di morte prenatale – senza causa, senza processo e senza condanna – anche.

Insomma, il governo Alberto Fernández-Cristina Fernández de Kirchner fa la sua “offerta di Natale” alla famiglia Rockefeller, consolidando il suo dominio coloniale sulla nazione argentina, in nome di un governo “progressista, nazionale, popolare e femminista”.

In questo contesto di impegno, vale la pena di notare la reazione decisiva di gran parte del popolo argentino, che per un mese è sceso in piazza nelle principali città delle province argentine e nella città di Buenos Aires, per respingere il progetto dell’aborto, a stragrande maggioranza. Vari sondaggi d’opinione condotti da diverse società di consulenza hanno mostrato che oltre il 60% della popolazione argentina rifiuta visceralmente l’aborto come diritto, un dato che in alcune città e regioni sale all’85%.

Nonostante questa opposizione popolare, il governo argentino è riuscito a raggiungere il suo obiettivo abortista, poiché, tra l’altro, ha trovato molto funzionale e favorevole l’atteggiamento passivo, compiacente e silenzioso della gerarchia cattolica, nazionale e vaticana; per un anno ha mantenuto un silenzio quasi assoluto, interrotto solo nelle ultime settimane da dichiarazioni che sembravano più destinate a mostrare la mite opposizione al progetto abortista3 che non a contrastarlo realmente, o direttamente a mantenere l’assoluto silenzio nel Messaggio natalizio papale urbe et orbi4.

Anche se è vero che il 28 e il 29 ci sono state dichiarazioni di alcuni vescovi argentini, come pure di monsignor Marcelo Sánchez Sorondo e dello stesso papa Bergoglio, ma quando le lettere erano già uscite.

Ma ciò che colpisce è l’assoluto silenzio dei vescovi e dei sacerdoti chiamati “villeros”, ad eccezione di padre José De Paola, che si era già pronunciato nel 2018 e anche in questi ultimi mesi a favore della vita degli esseri umani nascenti, ma nella più assoluta solitudine sacerdotale, rispetto ai suoi confratelli e ai vescovi del Paese.

Il 25 marzo di quest’anno, nei primi giorni del confino ordinato dal governo di fronte alla pandemia di Covid-19, il vescovo “paesano” dell’arcidiocesi di Buenos Aires, monsignor Gustavo Carrara, e i sacerdoti “paesani” José María “Pepe” Di Paola, Juan Isasmendi, Nicolás Angelotti, Eduardo Drablle, Carlos “Charly” Olivera e Lorenzo “Toto” de Vedia hanno incontrato il presidente Alberto Fernández.5 In quell’incontro, i sacerdoti hanno offerto la collaborazione della Chiesa per affrontare le sfide dell’assistenza sociale necessaria alle fasce più vulnerabili della popolazione servite dai suddetti ecclesiastici. Al termine dell’incontro hanno pregato un Padre Nostro con il Presidente.

Ma inspiegabilmente, dal momento in cui il presidente argentino ha inviato la proposta di legge sull’aborto al Congresso del 17 novembre, nessuno dei sacerdoti sopra citati – eccetto padre De Paola – né il vescovo Carrara ne ha parlato. Si pone allora la domanda: qual è l’impegno politico, e forse crematistico, dei prelati nei confronti delle autorità di governo, in particolare della vicepresidente Cristina Kirchner? Perché il silenzio assoluto? Il loro rapporto politico con la vicepresidente a favore dell’aborto è più forte del loro sacerdozio? Quanto costa il loro silenzio? In ogni caso, dovrebbero spiegare al popolo argentino e al gregge che servono perché hanno tenuto la bocca chiusa di fronte all’avanzata di questa legge incostituzionale e genocida, antinazionale e anticristiana.

Con la legalizzazione sancita, il popolo argentino sarà costretto ad affrontare in profondità l’offensiva criminale promossa dall’imperialismo abortivo internazionale a vantaggio della plutocrazia finanziaria internazionale che cercherà di istituire il genocidio prenatale come base e fondamento della società argentina.

José Arturo Quarracino

1Population Growth and the American Future, Nueva York 1972, Capítulo 11. Human Reproduction E

2Ver https:///www.as-coa.org/about/coa-corporate-members

3 http://magister.blogautore.espresso.reppublica.it/2020/12/17/no-censura-sino-silencio-calculado-una-carta-desde-argentina-sobre-el-papa-y-el-aborto/

4https://www.marcotosatti.com/2020/12/26/quarracino-aborto-en-argentina-la-indiferencia-del-papa-bergoglio/

5https://www.cronica.com.ar/politica/Alberto-Fernandez-se-reunio-con-curas-villeros-en-Olivos-20200325-0097.html


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