ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 22 febbraio 2021

L' incontro ravvicinato con la paura del virus

I nuovi “vaccini” secondo i nuovi cattolici


Lo smottamento pandemico ha portato a galla i retropensieri sommersi di più di qualcuno, che prima giacevano inconfessati o debitamente occultati. Il che non stupisce: nell’ora della verità le carte si sparigliano e tutto si riassetta secondo logiche definitive.

L’ambiente cosiddetto “cattolico”, che per definizione dovrebbe gravitare entro un orizzonte veritativo, esce disintegrato dall’incontro ravvicinato con la paura del virus, e ancor più dalla resa dei conti con il Potere che ne amministra le gesta. Vien da dire finalmente, visto che ormai da tempo quella etichetta, diventata come una spilla glamour da appuntare sul bavero del tailleur, del doppiopetto o di qualsiasi altra divisa, aveva perduto il proprio smalto e quindi ogni effettiva rilevanza. 

La superchiesa è una specie di club alla moda a cui ti devi iscrivere se non vuoi essere tagliato fuori dal giro delle belle persone, e lei imbarca tutti senza pedaggio. Essere cattolici coincide insomma col dirsi cattolici ed è rigorosamente gratis. È così che lo spettro dei fedeli si è magicamente allargato, per spaziare in letizia da Vendola e Spadaro ai prelati dei merletti e della tradizione; dai Biden (padre, figlio e famigli) ai seguaci di monsignor Lefebvre; dai devoti arcobaleno agli adepti di Plinio Corrêa de Oliveira e della sua veneratissima madre, passando per le pie donne in attesa di ordinazione, tra cui la D’Urso, Madonna (intesa come Louise Veronica Ciccone) e suor Cristina. Per finire in gloria col signore che risiede a Santa Marta, ma che talvolta si affaccia alla finestra del palazzo apostolico per ricordare urbi et orbi qual è la sua parte in commedia, così, bestemmiando qua e là. Folklore (e miseria) senza fine.

TRA INCLUSIONE E DIABALLISMO In esperanto quest’ammucchiata – precipitato distorto dell’una cum – si chiama “inclusione”, che è insieme virtù civica e dogma religioso, nuovo valore assoluto dotato di trasversale inderogabilità. È interessante considerarne le ricadute non tanto sugli inclusi – la folta schiera dei nuovi devoti diversamente credenti (e tendenzialmente ecumenici) – quanto sulla selezionata cerchia, e blasonata, di coloro che vantano pratica risalente, rigorosissima formazione, fedelissima appartenenza: quelli cioè che sanno, in cuor loro, di non avere concorrenti nel voto in condotta. 

I primi sono di bocca buona, professano il bello della biodiversità religiosa e si infastidiscono solo con chi, eventualmente, rimembri loro l’esistenza di un decalogo e di una verità; i secondi, viceversa, sono la dottrina fatta carne e vedono tutti gli altri, novizi e non, come indegni parvenu. Ma non lo dicono, per non urtare le gerarchie: primum non dividere, ché è il diavolo che divide – recita il ritornello diaballista. Ed è sempre la vecchia storia del clericalismo, quell’atavica degenerazione della fede che la corrode dalle viscere fino a inghiottirla nel culto della esteriorità e della convenienza. 

LA CONTRADIZION CHE NOL CONSENTE È la corrente più tradizionalista quella che oggi sta autodenudando se stessa, nel senso proprio di mettere in piazza un non detto recondito. Si tratta di una mossa di certo non impulsiva, che poco si attaglia alla castigatezza di costumi, alla prudenza compunta, di un certo milieu: una mossa intrapresa anche a costo di imboccare una deriva suicida. Evidentemente, ragioni prevalenti lo impongono.

Parliamo delle carte che sono state scoperte in tema di vaccini – rectius: terapie geniche a rMNA – prodotti con linee cellulari di feti abortiti, e della pervicacia davvero singolare con cui certuni si stanno affannando a scientificamente, moralmente, teologicamente avallarli in nome del verbo cattolico, con una operazione che sfida non solo il comune senso del pudore ma persino l’ancor più devastante senso del ridicolo.

In effetti, per chi ha fatto della difesa della vita nascente il proprio core business (per dirla in lingua barbara) trovarsi a sostenere lancia in resta l’applicazione farmacologica della pratica abortiva rappresenta una nemesi volontaria a dir poco stravagante. Tanto che vien da pensare, ma forse si fa peccato, che il compito probiotico assunto (o assegnato?) fosse programmato per esaurirsi così: a portare in giro qualche innocuo striscione per le vie delle città, giusto per far sfogare il manipolo di eccentrici contestatori della mattanza di Stato. E rinchiuderli in tal modo nel recinto della inoffensività tipica di una retroguardia sedata e addomesticata. 

Va segnalato dunque, come minimo, un serio cortocircuito laddove con una mano si organizzano manifestazioni antiabortiste e, con l’altra, ci si scervella per legittimare farmaci fabbricati con aborti procurati. Sulla causa del cortocircuito, permane il mistero.

LE SCELTE DELLA VITA Di sicuro nell’ora presente l’argomento vaccini è sulla bocca di tutti, per il semplice fatto che tutti, volenti o nolenti, sono investiti di una scelta fatale. È uno di quei temi che sogliono definirsi, sempre nel solito esperanto, “divisivi”, sui quali il potere cerca ad ogni costo di assicurarsi l’en plein. Di sicuro le gerarchie sono già schierate in modo compatto: legate in matrimonio indissolubile con le élite tecnocratiche sovranazionali, e quindi con le multinazionali del farmaco, si spartiscono con loro il ricco corredo nuziale. È logico, quindi, che il carrozzone ecclesiastico sia entrato nel novero dei più fanatici promotori della sperimentazione a tappeto. E anche della più feroce repressione di ogni dissenso alla dittatura terapeutica. Qualcuno diceva che è la verità a rendere liberi, ma si riferiva a un’altra religione.

Evidentemente, per certi ambienti che amano definirsi tradizionali il valore più importante consiste nel tenersi buone le gerarchie convertite alla fede globalista. Tutto il resto passa in cavalleria. Anche le scelte più definitive restano subordinate alla logica dell’obbedienza al sovrano, e pazienza se ciò significa abbracciare il male. 

Qui il male non si annida nelle pieghe di quaestiones tomistiche o in altri meandri teologici, né, per converso, può essere mascherato dietro arzigogoli ermeneutici o pedanterie accademiche: qui il male è imponente, e autoevidente. Talmente plastico da mostrarsi anche a un ateo (purché non accecato dalla benda ideologica) nella sua fisionomia autenticamente diabolica.

Eppure… Eppure c’è chi arranca in grotteschi tentativi di aggiustare addosso a questo obbrobrio un abito presentabile nelle sagrestie, e ci ricama sopra artifizi e raggiri degni di una nota caricatura manzoniana. Perché, per certi pii signori, non basta prendere la strada sbagliata, occorre convincere gli altri che è quella giusta, brandendo codici pandette e latinorum per mostrarsi studiati e superiori. 

…E I LORO PRECEDENTI? A pensarci, forse, qualche avvisaglia di un razzolare ben diverso dal predicare si era già manifestata in altra occasione enorme e decisiva. Mentre si consumava l’agonia del piccolo Alfie Evans, uno strano distacco aleggiava negli ambienti tanto impegnati a difendere la vita con gli slogan di piazza, quanto attenti agli equilibri della diplomazia.

Il sacrificio umano del bimbo inglese, perpetrato in via istituzionale, ha segnato uno spartiacque non più colmabile. Quella vicenda, con le sue plurime implicazioni sacre e profane, ha disvelato in mondovisione lo scatenamento del male assoluto, che è tanto più forsennato quanto più pura e innocente, e quindi intimamente invincibile, si manifesta la vittima designata. Insieme, si è reso palese il suo vero epicentro, ovvero il luogo geografico e simbolico in cui si celebrano i riti perversi della chiesa occupata, ormai portati alla luce del sole. 

C’era un lavoro da portare a termine, e la rete satanica era incappata in una resistenza imprevista: attorno a due giovani genitori dalla forza straordinaria si era riunito un piccolo esercito agguerrito fatto di uomini di buona volontà, disposto a tutto pur di salvare quel bimbo che incarnava ogni figlio indifeso dell’occidente suicida. Davanti alla voluttà del potere nel rimirare la passione dell’innocente e nell’inseguirne la morte, si è rigenerata l’umanità nei cuori della gente per bene, che ha bussato a tutte le porte, ha pianto e pregato e implorato pietà. 

Altri, già allora, hanno preferito defilarsi per non intralciare il manovratore e non disturbare le sue liturgie. Chissà, forse sono solo impressioni retrospettive. Di certo, oggi c’è qualcosa di più concreto, un sorprendente cambio di passo e una presa di posizione esplicita, e insistente, a sostegno dell’operato dei padroni del mondo. 

SPECULAZIONI ASTRUSE E FACILI COSTUMI In questi sieri di ultima generazione fabbricati dagli apprendisti stregoni per le sperimentazioni di massa è contenuto il corpo del reato del più infame dei crimini contro Dio e contro l’uomo; crimine che viene alimentato e perpetuato al fine di contaminare con il suo segno quanti più individui possibile, adescati col miraggio della conquista, in via biotecnologica, della salute e della immunità. Alla componente abortiva, si associa la tecnica innovativa dell’rMNA messaggero, la quale – come ci informa tronfio e trionfante il sito del Bambin Gesù, l’ospedale pediatrico vaticano – è “frutto di una ricerca che non ha precedenti nella storia dell’uomo”; sì che i nuovi preparati genici rappresentano un attacco definitivo all’essere umano, alla sua natura e all’ordine del creato. Il Vaticano e i suoi servi partecipano felici all’orgia transumanista, ne sono traino fondamentale, del resto preparavano il terreno da tempo.

Le piroette dei primi della classe sono organiche all’operazione e servono a promuovere la presunta accettabilità morale dell’abominio, il quale implicherebbe “soltanto” una “remota e passiva cooperazione al male materiale”, e in una situazione ritenuta di “urgente bisogno”. Ci sarebbe da ridere se non prevalesse il disgusto.

La risposta più vera a tanta pelosa ipocrisia l’ha offerta monsignor Schneider in un documento firmato insieme ad altri quattro vescovi, e scritto dietro la spinta non solo di medici e scienziati, ma soprattutto – come vi è evidenziato – di nonne e nonni, madri e padri di famiglia, e giovani: persone che, indipendentemente dall’età, dalla nazionalità e dalla professione, respingono istintivamente l’idea di un “vaccino” derivato dalle linee cellulari di feti abortiti, così come le giustificazioni offerte per il suo utilizzo, facendo appello alla forza della ragione al proprio sensus fidei. In effetti, ci arriva anche un bambino a vedere dove abita la verità delle cose, anzi, ci vuole proprio lo sguardo incontaminato di un bambino per arrivarci, libero dalle incrostazioni concettualistiche di soggetti accecati dalla loro sterile erudizione.

Due passaggi di quel documento meritano in particolare di essere segnalati, e sono i seguenti: “la ricerca biomedica che sfrutta i nascituri innocenti e usa i loro corpi come ‘materia prima’ ai fini dei vaccini sembra più simile al cannibalismo che alla medicina”“i vaccini derivati dalle cellule di bambini non nati crudelmente assassinati hanno un carattere chiaramente apocalittico e possono presagire il marchio della bestia (Apocalisse 13:16)”.

Questo è. Lasciamo dunque che i primi della classe svolgano l’incarico commissionato, rabberciando tra le rovine di una chiesa distrutta.

Volgiamo altrove i nostri occhi e le nostre energie. Ma non senza, prima, aver capito dove stia il nemico.

Elisabetta Frezza

Febbraio 22, 2021

https://www.ricognizioni.it/i-nuovi-vaccini-secondo-i-nuovi-cattolici/

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