ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 22 febbraio 2021

Messaggi in bottiglia, durante un tempo di tempesta

Oltre le tenebre. Messaggi di speranza al tempo della pandemia

Il fatidico 2020 che sarà ricordato come “l’anno della Pandemia”, e che è stato indubbiamente un anno di sofferenza per tante persone, è stato anche un’occasione di rinascita per altre. L’elemento cardine che è stato utilizzato da chi ha colto l’occasione di una epidemia per scatenare una vera e propria rivoluzione mondiale, l’esperimento di colossale ingegneria sociale che è ancora in corso finalizzato ad un grande reset della società, della cultura, del lavoro, perfino della religione, è stato ed è ancora la paura. La paura di ammalarsi. Abbiamo visto e vediamo gente morire non per il virus, ma morire di paura. Gente manipolata, controllata, priva di liberà, e purtroppo priva anche di autentiche risposte, alle domande che il grande esperimento può suscitare.

Perfino l’istituzione ecclesiastica ha battuto in ritirata, diventando la grande assente della pandemia, diventando prima una Chiesa virtuale, con le celebrazioni in streaming, e poi riaffiorando dal periodo di chiusura con molta prudenza, timidezza, ligia ai dettami del potentissimo apparato statale che regola e dispone delle nostre vite.

Così, per tenere viva la virtù della speranza, il compito è toccato ai coraggiosi, ai testimoni della fede, alle persone libere, a persone come Gabriele Ritarossi, un giovane professore di Religione, autore del libro “Oltre le tenebre. Messaggi di speranza al tempo della pandemia” (Idrovolante Edizioni  Roma 2020 pag 196 euro 14)  che è un ottimo antidoto contro la paura.  Gabriele non ha abbandonato il campo, non si è fatto chiudere nella gabbia del “lockdown”, dove milioni di persone sono state costrette, isolate ma allo stesso tempo perennemente connesse e costrette davanti ad uno schermo di PC o di una televisione. 

Gabriele è rimasto libero, e responsabile. Consapevole del proprio compito, del proprio mandato, della propria missione. E l’ha svolta. 

In tempi di messaggi e messaggini, dall’umoristico al patetico, dal disperato al cinico, lui ha scritto. Ha scritto ogni giorno per i suoi studenti dei Pensieri al tramonto, che provvidenzialmente ha deciso grazie anche ad un illuminato Editore di pubblicare.

Che dire di questa raccolta di pensieri? Che si tratta in fondo di una forma antica e nobile di narrativa, quella epistolare, ma che Gabriele ha realizzato con il metodo moderno del whatsapp. Messaggi in bottiglia, durante un tempo di tempesta, con tante navi – un tempo potenti e prestigiose – alla deriva. 

Per non fare naufragio Gabriele ha cercato una bussola. Anzi, ce l’aveva messa già nel suo zaino, insieme ad altri oggetti preziosi che lui stesso consiglia in uno dei più bei messaggi di portarsi durante il viaggio, il grande viaggio di ognuno di noi nella vita. Un’altra metafora – quasi scontata – per descrivere i pensieri del giovin professore è quella delle perle.

Questi pensieri sono delle vere e proprie perle preziose, frasi non da bigliettini dei Baci Perugina ma distillati di saggezza. Frasi che vengono non da teorie, ma da una vita vissuta con profondità, con passione per il Bello, il Buono, il Vero. Affiorano nei pensieri di Gabriele quelli che sono stati per lui riferimenti culturali, veri e propri maestri, come Lewis e Tolkien. Affiorano e vengono offerti ai suoi studenti. Un omaggio non solo al genio di questi grandi scrittori, ma anche alla loro fede cristiana, che è anche quella di Gabriele.

Niente di strano, potrebbe dire qualcuno, è un professore di religione. In realtà Gabriele non propone ai suoi ragazzi quel surrogato di religione cattolica che oggi va per la maggiore, fatto di buonismo, di ecologismo, di vago umanitarismo, ma la religione cattolica vera, quella che accende il cuore e la mente, che appassiona, che fa guardare con occhi diversi la persona che ami, le giornate che hai davanti, gli amici, lo sport, lo studio, tutto. 

In queste pagine dense e limpide emerge una fede autentica, piena di  quel buon senso che era caro al grande Chesterton,  ovvero apprezzare quello che si ha: dalla buona tavola a una famiglia capace di riscaldarti nei momenti freddi e di rinfrescarti in quelli asfissianti che ogni persona attraversa nella sua esistenza. 

Ed è proprio il rapporto con Dio che segna molti punti a favore di Gabriele Ritarossi, espresso con un pudore che però non è ritrosia, ma segno di un autentico rispetto per il cammino umano che stanno facendo i suoi studenti che però non fa alcuno sconto sulla Verità, che è ciò che ci può rendere liberi.

Per dei giovani costretti a vivere nella cattività pandemica questo è davvero un grande dono che il loro insegnante gli fa. 

Questo libro non è soltanto una sorta di diario del rapporto tra un insegnante e i suoi studenti, ma è una vera e propria testimonianza che un giorno rileggeremo con un sorriso di commozione.

Paolo Gulisano

https://www.ricognizioni.it/oltre-le-tenebre-messaggi-di-speranza-al-tempo-della-pandemia/

Vaccini, ibridi uomo-topo e altri usi degli organi di bambini abortiti

Nel 2015 quando vedemmo i video dell’inchiesta sul traffico di organi fetali sentimmo fortissimo l’imperativo morale di tradurli ma non credevamo che fosse un crimine che un giorno ci avrebbe interessato in prima persona. Oggi invece ci ritroviamo con la possibilità che presto sarà obbligatorio farsi iniettare un vaccino testato su cellule di bambini abortiti volontariamente, caratteristica che al momento appartiene al 100% di quelli disponibili sul mercato (ce ne sono alcuni etici ancora in fase di studio).

La Congregazione vaticana per la dottrina della fede nel dicembre 2020 ha dichiarato che in caso di emergenza e in mancanza di alternative è lecito farseli somministrare. Nel 2005 però la Pontificia Accademia per la Vita ha detto il contrario: “Ai fedeli spetta di opporsi, anche con l’obiezione di coscienza, ai sempre più diffusi attentati contro la vita e alla cultura della morte che li sostiene. L’uso di vaccini la cui produzione è collegata all’aborto provocato costituisce almeno una cooperazione materiale passiva mediata remota all’aborto, e una cooperazione materiale passiva immediata alla loro commercializzazione. Inoltre, sul piano culturale, l’uso di tali vaccini contribuisce a creare un consenso sociale generalizzato all’operato delle industrie farmaceutiche che li producono in modo immorale”.

Come spiegato nel video e nella bibliografia che segue per testare i vaccini (e per qualsiasi altro tipo di ricerca medica) non è necessario usare cellule prelevate da feti abortiti volontariamente ma si può usare ogni altro tipo di cellule umane ed animali. Usare le prime serve solo ad arricchire le cliniche abortive e le società di vendita di materiale biologico e a cooperare al crimine dell’aborto. Se ci fosse una massiva opposizione alla somministrazione di vaccini testati con cellule di feti abortiti le aziende farmaceutiche rinuncerebbero a farlo quindi chi non si oppone è complice. La decisione sulla moralità di questa scelta e sul rapporto costo-benifici in termini di salute fisica spetta a ognuno di noi.

Il giro d’affari del traffico di organi di bambini abortiti negli USA (non ci sono prove che avvenga anche all’estero) non è quantificabile perché illegale: è legale donarlo gratuitamente ai enti di ricerca ed è ciò che le cliniche dicono alle madri per convincerle a firmare il consenso informato ma l’inchiesta del Center for medical progress e i processi e le inchieste parlamentari che ne sono conseguiti hanno dimostrato che il prezzo per un organo di bambino abortito può arrivare a 200 dollari.

Il governo USA nel 2018 ha finanziato ricerche che usano questi tessuti con 115 milioni di dollari. Nel 2015 la società di vendita di materiale biologico DaVinci biosciences è stata (stranamente) condannata per traffico illecito di materiale biologico umano, costretta a chiudere e a pagare una multa di 7,8 milioni di dollari ovvero quanto i giudici hanno ritenuto avesse guadagnato nel corso degli anni da questo turpe commercio.

Lo studio sul topo umanizzato è stato pubblicato nel settembre 2020 e aveva lo scopo di studiare il decorso delle infezioni dermatologiche in soggetti immunodepressi e per questo hanno infettato dei topi a cui prima dell’innesto dello scalpo umano erano stati tolti gli organi del sistema immunitario (midollo, timo, milza e fegato) e dei topi in cui erano stati trapiantati questi stessi organi prelevati da feti abortiti volontariamente. Gli animalisti non hanno niente da dire?

PS: non abbiamo intenzione di scatenare nei commenti una discussione sui vaccini. Come abbiamo detto è una decisione personale (o almeno dovrebbe esserlo), parlarne con degli sconosciuti su internet è solo una perdita di tempo.

https://www.youtube.com/watch?v=tMBlT…

https://www.liveaction.org/news/fetal…

https://www.liveaction.org/news/hair-…

https://lozierinstitute.org/cell-line…

https://lozierinstitute.org/what-you-…

https://lozierinstitute.org/use-of-ab…

https://www.liveaction.org/news/hair-…

https://www.nature.com/articles/s4159…

https://www.lanuovabq.it/it/vaccini-e…

https://press.vatican.va/content/sala…

http://www.libertaepersona.org/wordpress/2021/02/vaccini-ibridi-uomo-topo-e-altri-usi-degli-organi-di-bambini-abortiti/#more-154944

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