ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 19 febbraio 2021

Qual è, dunque, il ruolo dei “capi” nella Chiesa?

IL POLIEDRO DI PAPA FRANCESCO 


                                  https://www.fondazioneluciosaffaro.it/images/blueprint/galleria/opere/219.--FONDAZIONE-1985.jpg (innagine aggiunta)

Che cosa è diventata, oggi, la nota di “unità” nella Chiesa conciliare, nella Chiesa secondo Papa Francesco? Già quando Papa Giovanni Paolo II parlava dell’unità i suoi discorsi si ispiravano ad un ecumenismo proveniente dai princìpi protestanti dell’unificazione. Papa Francesco ne propone un’immagine suggestiva: il poliedro, forma geometrica a molteplici basi. 

      Il paragone con questa forma geometrica permette a Papa Francesco, in continuità con il Concilio Vaticano II, di concepire la Chiesa come una realtà a molteplici sfaccettature, di cui nessuno può pretendere l’esclusività. Così il Papa è un vescovo tra i vescovi, il sacerdote è un battezzato tra i battezzati. 

      In quest’idra a molteplici teste non c’è nessuno di più grande o meno grande, ma soprattutto non c’è nessuna mediazione obbligatoria: ogni membro del popolo fedele è animato dallo spirito profetico per scoprire la Rivelazione divina, come afferma il Catechismo della Chiesa Cattolica. Papa Francesco ne trae la conclusione seguente: ogni battezzato è un soggetto attivo di evangelizzazione senza nessuna dipendenza rispetto all’autorità ecclesiastica. 

      Qual è, dunque, il ruolo dei “capi” nella Chiesa? Essi ascoltano il popolo di Dio. Così il sacerdote è in ascolto dei fedeli per sapere come deve agire in parrocchia. Papa Francesco è in ascolto dei vescovi, i quali gli trasmettono la verità emanata dal popolo. Così ritroviamo esattamente il principio egalitario della Rivoluzione, assolutamente contrario all’istituzione di Cristo. 

      Non vediamo, infatti, il collegio degli Apostoli aver agito in questo senso senza la direzione di san Pietro, tranne una volta: quando abbandonarono collegialmente Nostro Signore nell’orto degli ulivi. Forse è lo stesso scopo che vuole raggiungere l’azione collegiale odierna dei vescovi? Il Concilio istituì il “collegialismo” egalitario. Papa 22 Presenza Divina Francesco ha voluto proprio così: il Sinodo dei vescovi, organo permanente dal 1965, è diventato un organo privilegiato di governo nella Chiesa. 

      In continuità con l’enciclica Ut unum sint di Papa Giovanni Paolo II e con le dichiarazioni del Concilio Vaticano II, Papa Francesco estende il suo poliedro a tutta l’umanità. La Chiesa di Roma, la Chiesa di Parigi e tutte le altre Chiese particolari sono delle basi di questo poliedro, ma anche le Chiese protestanti, le Comunità ebree e musulmane sono altre basi di questa Chiesa di Cristo. 

      Già Papa Pio XI, nell’enciclica Mortalium Animos, condannò l’errore funesto di coloro che pensano che l’unità della Chiesa è da fare, che la parola di Cristo non ha ancora ottenuto il Suo pieno effetto. Essi vogliono radunare tutti coloro che portano il nome di “cristiani”, far cessare le divisioni tra ortodossi, protestanti e cattolici. Papa Pio XI li condannò severamente, dichiarando che essi misconoscono le promesse di Cristo, il Quale assicurò perennità alla Sua Chiesa. Affermare che tutte le sette cristiane sono nella verità di Cristo è affermare proposizioni blasfeme. 

      Eppure né il Concilio Vaticano II, né Papa Giovanni Paolo II, né Papa Francesco hanno temuto di fare ciò che Papa Pio XI condannò e di condannare – tramite atti contrari – ciò che egli fece: mandare dei missionari in tutto il mondo per ottenere il ritorno degli eretici e degli scismatici all’unico ovile. In realtà coloro che risuscitano queste teorie protestanti distruggono il fondamento stesso dell’unità. Contrariamente ad una sfera che ha un centro attorno al quale tutto si organizza, il poliedro di Papa Francesco non ha centro, non ha principio di omogeneità. Ogni sfaccettatura può contraddire le altre. Si poteva pensare che lo sguardo ecumenico di Papa Giovanni Paolo II mirasse ad una unificazione nella Fede. Niente affatto! Non si trattava e non si tratta tuttora di illuminare gli uomini con il lume della Fede, ma di chiudere gli occhi, di avere una Fede tutta umana nello stabilire con successo una fraternità universale. 

      Sotto il pretesto di una falsa carità, la Fede è diventata l’elemento povero di questo ecumenismo alla ricerca di un’unità esteriore. La Liturgia della santa Messa ne è l’esempio concreto. Il lavoro dei riformatori consistette nel togliere dalla Liturgia cattolica tutto ciò che potesse dispiacere ai fratelli separati. Così, come per la traduzione ecumenica della Bibbia, larghi tagli sono stati fatti nel dogma. Evidentemente, le definizioni del Concilio Vaticano I, come anche quelle del Concilio di Trento, non poterono resistere a questo impoverimento. Perciò l’insegnamento dell’ecumenismo odierno e del dialogo interreligioso non può che contenere delle formule vuote che predicano un vago umanesimo rivoluzionario. A coloro che ricercano il “vivere insieme” viene proposto di non fermarsi sulle divergenze dottrinali. Eppure – diceva Papa Pio XI – è il colmo dell’iniquità quello di mettere allo stesso livello l’unica Sposa di Gesù Cristo e le false religioni. 

      La “più o meno piena comunione” è probabilmente l’aspetto più sconcertante di queste analogie geometriche. Sono stati inventati dei gradi di comunione che permettono di essere fuori dalla Chiesa cattolica e, nello stesso tempo, di farne parte. Tra due persone o due istituzioni si può capire che possa esserci un’intesa più o meno perfetta, qualche disaccordo nelle posizioni condivise, ma affermare che un gruppo che rifiuta la gerarchia cattolica – come i Protestanti – sia in comunione imperfetta con essa, questo è pura mistificazione. Eppure è proprio in quest’atmosfera deleteria che viviamo da cinquant’anni. 

      L’unità di comunione consiste nell’essere e nell’agire come membra dello stesso corpo. Nel corpo conciliare, invece, le membra sono più o meno collegate al capo. Ecco l’unità di comunione che propone la Chiesa conciliare. 

      In questi tempi di grande confusione rimaniamo fedeli alla Chiesa cattolica, alla Chiesa di Nostro Signore Gesù Cristo. Rimaniamo fermamente legati alla Fede di sempre, al Magistero di sempre, al culto di sempre. Così continueremo ad assicurare la visibilità della Chiesa e a manifestare la sua nota di “unità” nonostante l’attuale eclisse che lascia Roma nella notte.

Pastor Bonus

http://www.presenzadivina.it/330-02.pdf

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